Numero chiuso. Chi deciderà veramente?

NUMERO CHIUSO, ANCORA UNA VOLTA SI DECIDERÀ ALTROVE?

  1. Senato. Le tappe della discussione del numero chiuso
  2. Il Ministro, nonostante tutto, insiste sul numero chiuso simil-francese
  3. Ci avevano già provato nel 2018-2019 e ora ci riprovano, nonostante tutto
  4. Test e sorteggio sono uguali, però …
  5. Gli studenti, il professore Crisanti, il Presidente e i Rettori che forse non sanno
  6. Ancora una volta una legge extraparlamentare?
  7. Federico Caffè nel 1986: «il numero chiuso è una vera iattura»
  1. Senato. Le tappe della discussione del numero chiuso

    Il 23 gennaio 2024 si è svolto nella Commissione Istruzione del Senato il primo ciclo di audizioni sul numero chiuso. Anche l’ANDU è stata audita e ha depositato un proprio documento. Per vedere l’intera audizione cliccare qui (l’intervento dell’ANDU è all’inizio).

    Il 30 gennaio 2024 si è svolto il secondo ciclo di audizioni. Per vedere l’intera audizione cliccare qui.

     Il 9 febbraio 2024 nella Commissione Istruzione del Senato è intervenuto il ministro Anna Maria Bernini per svolgere «l’intervento di replica agli intervenuti nel dibattito» (v. resoconto sommario qui).

    Il 15 febbraio 2024 si riunirà nuovamente la Commissione per proseguire la discussione sul numero chiuso.

La Commissione ha costituito un Comitato ristretto (v. nota). Per conoscerne i componenti cliccare qui.

    Nota. Un Comitato ristretto viene costituito quando una Commissione «raggiunge un consenso politico di massima», ma «a differenza delle sedute della Commissione, delle quali si pubblica il riassunto dei lavori, le riunioni dei Comitati ristretti sono prive di ogni pubblicità.» (dal sito del Senato).

  1. Il Ministro, nonostante tutto, insiste sul numero chiuso simil-francese

     Ecco quanto si legge nel resoconto della seduta del 9 febbraio u.s. della Commissione, relativamente all’ultima parte dell’intervento del Ministro: «Quanto alle modalità per la selezione, occorre, al contempo, evitare il ricorso a test che definisce “general-generici”, come nel caso dei TOLC, prediligendo invece soluzioni mirate e a vocazione professionalizzante. Invita peraltro ad evitare che la selezione perduri per un tempo eccessivo, come accade con il modello francese, e a valorizzare percorsi che consentano di capitalizzare la formazione acquisita, affinché risulti utile per l’eventuale proseguimento degli studi in differenti corsi universitari.

     Avviandosi a concludere, il Ministro giudica importante lo spirito collaborativo fra le forze politiche in Commissione e, al contempo, fra Parlamento e Governo. In quest’ottica, giudica importante la disponibilità a valutare lo strumento della delega legislativa per il riordino del sistema.» (v. nota).

     In altre parole, il Ministro riconferma di condividere l’impianto del Disegno di legge n. 915, che prevede il mantenimento del numero chiuso, spostando la tagliola a dopo un semestre, con tre materie (fisica medica, biologia cellulare e genetica, principi di anatomia umana), comune tra i corsi di Medicina, Biotecnologie mediche e Scienze motorie e sportive, a cui si accede liberamente. Solo coloro che avranno superato i tre esami previsti potranno partecipare a gennaio a un test nazionale (numero chiuso) per proseguire nel corso di laurea in Medicina. Tutti gli altri potrebbero continuare gli studi in Biotecnologie mediche o in Scienze motorie e sportive o iscriversi a un’altra laurea

     In altri termini, si vorrebbe spostare di 6 mesi la decimazioneattraverso il test, di coloro che vorrebbero frequentare Medicina, dopo avere operato una prima scrematura (superamento dei tre esami entro dicembre) che peserà in termini di impegno e di costi economici più di quanto oggi accada per prepararsi agli attuali test per accedere a Medicina.

         Il Ministro, evidentemente, non dà ascolto a coloro che in maniera puntuale e documentata le chiedono di abbandonare del tutto il devastante modello francese, preferendo fare interloquire il suo Ministero “più che quotidianamente” con la CRUI (v. il punto 3. Il Senato il MUR e la CRUI nel documento Incontri Senato e MUR – A Medicina il numero è aperto).

Nota. L’art. 76 Cost. prescrive che «L’esercizio della funzione legislativa non può essere delegato al Governo se non con determinazione di principi e criteri direttivi e soltanto per tempo limitato e per oggetti definiti.».

  1. Ci avevano già provato nel 2018-2019 e ora ci riprovano, nonostante tutto

     Già circa 5 anni fa M5S e Lega avevano presentato alla Camera proposte di legge per introdurre in Italia il numero chiuso alla francese.

     Anche allora l’ANDU ha denunciato e documentato la portata devastante del modello francese. Lo ha fatto con diversi documenti (nota 1) e in un’audizione presso la Commissione Cultura (nota 2).

    Tutte quelle criticità sono state evidenziate ora  nelle audizioni al Senato, oltre che dall’ANDU, anche dalle Organizzazioni degli studenti (e non solo) e sostanzialmente confermate da parte dellAddetta per la ricerca e l’insegnamento dell’Ambasciata di Francia in Italia (nota 3). I Rappresentanti degli studenti hanno anche dimostrato l’impraticabilità del modello simil-francese previsto dal Disegno di legge n. 915.

Nota 1. Dal documento Numero chiuso: di male in peggio, meglio il sorteggio del febbraio 2019.

     «Le proposte del M5S e della Lega fanno riferimento a quanto è in vigore in Francia: libera iscrizione all’università e selezione alla fine del primo anno. Questa modalità è applicata in Francia da 40 anni e proprio ora si è deciso di abbandonarla. Durante tutti questi anni a circa l’80% degli iscritti al primo anno di Medicina (negli ultimi anni circa 60.000) è stato impedito di proseguire negli studi intrapresi. Questo meccanismo ha comportato una estrema competizione tra gli studenti, un costo enorme per le famiglie per supportare lo studio dei propri figli, una grave frustrazione per i giovani che hanno perso uno o due anni della loro vita nel tentativo, fallito, di proseguire negli studi per prendere la laurea da loro desiderata, uno spreco di soldi pubblici per fare studiare inutilmente migliaia di giovani. Il numero chiuso in Francia ha – tra l’altro – portato, come in Italia, a una drammatica mancanza di medici.» (dal documento Numero chiuso: di male in peggio, meglio il sorteggio del febbraio 2019).

Dal documento Legge numero chiuso. Una decimazione lunga un anno dell’agosto 2019:

     «Si mantiene il numero chiuso passando dal test all’ingresso al test alla fine del primo anno, alla Francese proprio quando in Francia hanno deciso di mettere fine a questo sistema perché “assurdo, inefficace, ingiusto e obsoleto” (da Le Monde).

    Una scelta dannosa per i giovani e le loro famiglie, per l’Università e per il Paese, confermata nonostante quasi tutti coloro che sono stati auditi nella Commissione Cultura si siano espressi, con motivazioni diverse, contrari.»

Nota 2. Il 16 gennaio 2019 CRUI e ANDU sono state audite sul numero chiuso dalla Commissione Cultura della Camera. Per il video dell’audizione cliccare qui. Gli interventi dell’ANDU sono dal minuto 0:13:00 del video e da 1:01:37.

Nota 3. Gli interventi dei rappresentanti degli studenti a partire dall’inizio dell’audizione del 30 gennaio 2024 e l’intervento dell’Addetta francese a partire dal ‘tempo’ 1:55:16 del video della stessa audizione.

  1. Test e sorteggio sono uguali, però …

     Durante le audizioni del 30 gennaio 2024, il Prof. Nicola Ferrara dell’Università Federico II di Napoli ha affermato che i test «non hanno mai preteso di volere selezionare i più adatti» ed è stato ricordato che «nell’Università di Maastricht, esperta in docimologia, hanno visto che fare i test o sorteggiare il risultato non era molto differente. Solo che nessuno accetta che suo figlio non faccia il medico solo perché non è stato sorteggiato» (v. al ‘tempo’ 1:44:47 del video dell’audizione).

    In realtà il sorteggio, a differenza del test, non costa nulla ai giovani e alle loro famiglie e quindi non avvantaggia chi può permettersi di sostenere gli ingenti costi per imparare la tecnica’ dei test, che non servono per nulla a misurare la vocazione o l’attitudine o la propensione a diventare un buon medico. I test servono certamente ad alimentare la fabbrica dei ‘preparatori’ privati.

5. Gli studenti, il professore Crisanti, il Presidente e i Rettori che forse non sanno

    Il senatore Andrea Crisanti durante le audizioni del 30 gennaio 2024, a valle degli interventi dei rappresentanti degli studenti, ha detto: «Mi hanno impressionato alcune affermazioni che dicono che, da una parte, il sistema attuale crea diseguaglianze, di fatto svantaggerebbe le persone a reddito più basso, e, dall’altro lato, il sistema di fatto non seleziona persone competenti. Su quali dati voi fate queste osservazioni? C’è un’analisi statistica? Avete confrontato i dati Isee e verificato che il numero atteso è inferiore al numero reale? Avete calcolato il tasso di abbandono per fascia di Isee? Perché noi dobbiamo fare un provvedimento basato su evidenze, non su casi aneddotici o di qualcuno che avete incontrato per strada. Voi avete fatto delle affermazioni, vi chiedo di documentarle» (dal ‘tempo’ 0:51:48 del video dell’audizione). (Nota 1)

     Un po’ più avanti, il Presidente della Commissione ha voluto precisare che «noi abbiamo avuto anche delle audizioni con i rettori (nota 1) e con tanti altri professionisti che di questi dati non ci hanno parlato in maniera così minuziosa. La formulazione del professore Crisanti (nota 2) è una formulazione che occorrerebbe rimarcare in modo di dare anche a voi un giusto peso di cose che magari gli stessi rettori non conoscevano. Potete mandare delle note integrative, altrimenti riterremmo questi dati molto superficiali (…) sono dei dati tecnici che non abbiamo avuto da nessuna università» (dal ‘tempo’ 0:54:40 del video dell’audizione).

La rappresentante degli studenti ha replicato che i dati sono stati sempre chiesti al Ministero, alla CRUI e agli enti con cui si interloquisce. Sul tema delle disuguaglianze, la rappresentante ha affermato che esse sono evidenziate anche dalla crescita delle preparazioni private ai test. (dal ‘tempo’ 0:56:00 del video dell’audizione).

     Dopo l’intervento del senatore Andrea Crisanti, una Senatrice ha detto: «Ringrazio gli studenti. Mentre Andrea li ha bacchettati, io valorizzo il loro impegno». Un’altra Senatrice ha detto: «Io non ritengo superficiale quello che è stato detto qui» e ha chiesto che agli studenti venisse consentita una replica.

Nota 1. Il senatore Crisanti ha chiesto di fare parte del Comitato ristretto per «offrire un contributo, anche in ragione della propria competenza professionale». (v. resoconto sommario della seduta del 31 gennaio 2024 della Commissione Istruzione del Senato).

Nota 2. Il Presidente della Commissione ha confermato la sua particolare propensione a tenere in massimo conto le opinioni della CRUI e dei Rettori. Una propensione che lo ha indotto nella prima tornata di audizioni del 23 gennaio u.s. a trasformare di fatto la seduta in una sorta di riunione della CRUI, dando ai Rettori uno spazio spropositato rispetto a quello concesso agli altri auditi (v. il punto 3 Il Senato, il MUR e la CRUI del documento Incontri Senato e MUR –- A Medicina il numero è aperto).

Nota 3. Il titolo di “professore” viene spesso usato in Parlamento per i professori universitari al posto di “senatore” o di “onorevole”. Il titolo professionale non viene invece impiegato per i Parlamentari di altre professioni come, per esempio, professori di scuola, avvocati, ingegneri, ragionieri, geometri, etc. Perché questa ‘discriminazione’?

  1. Ancora una volta una legge extraparlamentare?

         Negli ultimi decenni quasi tutte le leggi riguardanti l’Università sono state approvate, trasversalmente, da Parlamenti a cui erano state ‘dettate’ da quei poteri forti accademico-ministeriali-confindustriali che volevano la demolizione dell’Università statale. Questo programma è stato ampiamente già realizzato (nota) ed ha come uno dei punti principali proprio il numero chiuso.

         Quanto finora accaduto nella Commissione Istruzione del Senato e quanto sembra prospettarsi, fa fortemente temere che ancora una volta si approverà una legge non prodotta realmente dal Parlamento, ma indotta dall’esterno. Finora nella Commissione non si è svolta alcuna discussione generale sul tema del numero chiuso, si è istituito un Comitato ristretto le cui riunioni non sono pubbliche e si sta prevedendo la delega al Governo di scrivere di fatto la norma.

    Il numero chiuso è un argomento estremamente politico che interessa migliaia di giovani, l’Università, la Sanità pubblica e l’intero Paese. Esso non è appannaggio esclusivo dell’accademia di Medicina e delle organizzazioni professionali.

 Nota. Le tappe della demolizione dell’Università statale

Finta autonomia statutaria (1989) per salvaguardare le oligarchie degli atenei – Finta autonomia finanziaria (1993) per far gestire agli Atenei la riduzione progressiva dei finanziamenti – Finti concorsi locali (1997) e ASN (2010) per dare ulteriore spazio alla cooptazione-arbitrio personale – Introduzione del numero chiuso (1999) per negare ai giovani la scelta degli studi – Imposizione del “3 + 2″ (2000) con la frammentazione dei saperi – Invenzione dell’IIT (2003) costosissimo “giocattolo” ministeriale-confindustriale a discapito dell’Università – Istituzione “personalizzata” del SUM di Firenze e dell’IMT di Lucca (2005) – Svuotamento del CUN (2006) a favore della CRUI – Introduzione dell’ANVUR (2006) per commissariare l’Università – Messa ad esaurimento del ruolo dei ricercatori (2010) per moltiplicare i precari – Cancellazione di ogni parvenza di democrazia negli atenei (2010) con il rettore-padrone assoluto – Localizzazione dei collegi di disciplina (2010) per tenere meglio a bada i docenti – Istituzione dell’Human Technopole (2016) che è una sorta di duplicazione milanese dell’IIT di Genova – Invenzione della costosa Scuola superiore napoletana (2018) – Istituzione dell’ANR (2019),  per controllare ancora di più l’Università e la Ricerca – invenzione del Biotecnopolo di Siena (2021) – Controriforma sul precariato per mantenerlo e senza dare sbocchi in ruolo (2022). E anche: Cattedre Natta, scatti premiali ai docenti, borse per studenti eccellenti, aumento delle tasse, finanziamenti per alcuni docenti, finanziamenti per dipartimenti eccellenti, riduzione dei finanziamenti agli Atenei e loro iniqua distribuzione per “merito”, etc.

  1. Federico Caffè nel 1986: «il numero chiuso è una vera iattura»

     Federico Caffè, quando si prospettava l’introduzione del numero chiuso,  così si esprimeva: «considero una vera iattura che il numero chiuso o programmato (gli espedienti semantici costituiscono una specialità nazionale) formi oggetto di dibattito e anche di già avvenuta attuazione in alcuni settori delle università statali» (Rinascita, 10 maggio 1986).

    In quel periodo si stava tentando, con un decreto ministeriale, di introdurre il numero chiuso nelle Università del Lazio.

    Contro quella operazione l’ANDU di allora scrisse l’articolo Numero chiuso, anatomia di un golpe sul Manifesto del 10 settembre 1986 (v. nota).

    Oltre a riportare la posizione di Federico Caffè, nell’articolo si indicava nel numero chiuso il primo obiettivo del progetto di smantellamento dell’Università statale, un progetto – si scrisse – che aveva i «seguenti obiettivi: ricostituire un’università di élite attraverso il numero chiuso, l’introduzione di più livelli di titoli di studio e l’aumento delle tasse, accrescendo la differenza tra piccoli e grandi atenei e tra quelli del sud e quelli del nord».

Nota. L’articolo sul Manifesto è riportato per intero a pag. 2 di Università Democratica, settembre 1986, n. 25.

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