Premessa
Per contrastare l’opera di demolizione dell’Università statale, che prevede anche l’espansione del precariato, è necessario un vasto movimento per rifondarla nel suo complesso; un movimento che coinvolga il più possibile la comunità universitaria e soprattutto gli studenti e i precari.
Un movimento che abbia una visione organica e obiettivi dettagliati e interconnessi da contrapporre all’azione di quanti in questi decenni sono riusciti a disgregare l’Università italiana statale con provvedimenti mirati e coerenti con la loro visione e i loro interessi. Un’opera di demolizione che si è avvalsa anche del sostegno dei ‘grandi’ organi di informazione, oltre che dei governi e del Parlamento.
Un movimento che abbia lucidità, continuità e coerenza, al di fuori di compatibilità politico-accademiche e scevro da logiche e interessi corporativi e sub-corporativi.
Solo a queste condizioni sarà possibile, tra l’altro, disinnescare i contenuti e gli effetti devastanti della recente legge sul precariato, imposta, come d’uso, con una legge blindata, questa volta con un decreto legge (v. DL precariato: «rivoluzione»?).
In particolare, una efficace lotta contro il precariato nell’Università deve fare i conti anche con gli interessi baronali consolidati e diffusi che fanno arrivare a sostenere – contro ogni evidenza – che lo stato di precarietà – cioè anni e anni di subalternità, scarsa retribuzione e incertezza – farebbe bene alla qualità della ricerca.
Le proposte
Per eliminare il precariato senza eliminare gli attuali precari è necessaria una nuova legge che preveda contestualmente:
- il bando straordinario immediato, su fondi nazionali e oltre al normale turnover, di almeno 45.000 (v. nota 1) posti di ruolo in 4-5 anni e la proroga, a domanda, di tutti gli attuali precari fino all’espletamento dei concorsi. Questo è l’unico modo per recuperare i posti di ruolo persi in oltre un decennio e per dare un credibile sbocco a buona parte degli oltre 60.000 attuali precari, altrimenti destinati, come sempre, all’espulsione dall’università (oltre il 90%) dopo avere sostenuto per anni il maggior peso della didattica e della ricerca: usa e getta.
- la cancellazione di tutte le attuali figure precarie e l’introduzione di una sola figura pre-ruolo di durata triennale, in numero rapportato agli sbocchi in ruolo, con piena autonomia (anche finanziaria) di ricerca, con retribuzione, diritti e rappresentanza adeguati;
- la definizione a livello nazionale della figura pre-ruolo in tutti i suoi aspetti;
- la previsione di concorsi nazionali per accedere alla figura pre-ruolo, con l’abolizione dell’ASN (v. nota 2);
- la valorizzazione del dottorato di ricerca anche all’esterno dell’Università, aumentando significativamente l’entità delle borse e l’abolizione dei dottorati senza borse.
Nota 1. Questo numero è indicato nella relazione tecnica della legge di bilancio 2022. e servirebbe anche ad avvicinare l’Italia alla media europea del rapporto tra docenti e studenti.
Nota 2. Per debellare la cooptazione personale è indispensabile che anche l’ingresso nella figura pre-ruolo avvenga attraverso concorsi nazionali con commissioni in cui tutti i componenti siano sorteggiati tra tutti i professori. Delle commissioni non devono fare parte i professori che appartengono alle sedi dove sono stati banditi i posti e non ne deve fare parte più di un professore della stessa sede. (Per le motivazioni dell’abolizione dei concorsi e delle prove locali v. anche “Ruolo unico e cancellazione del precariato” cliccando qui).
== Per leggere la Proposta dell’ANDU di riforma complessiva dell’Università (diritto allo studio, precariato, docente unico, riforma concorsi, autonomia del Sistema nazionale, gestione democratica degli Atenei, etc.) cliccare qui.
=== SI SEGNALA l’iniziativa di un gruppo di Assegnisti di ricerca che ha convocato per il 4 novembre 2022 un’Assemblea nazionale a Roma sulla base di un interessante documento (Non c’è più tempo: basta lavoro precario nell’Università).
Concordo Con Maria Adele Teti: ci sono tanti abilitati che non vengono assunti, servono concorsi per assorbire i vari abilitati.
Non si parla per niente di coloro che hanno preso l’abilitazione ormai da tempo e non riescono a stabilizzare la propria posizione. Gli abilitati sono dimenticati dopo aver superato un esame per titoli molto difficile. Aprire i concorsi riservati a questi soggetti.