- La CRUI condivide il nuovo DM sulla didattica per “allineare” l’Università al mercato
Da un comunicato del MUR:
«Condivise le politiche e le misure in campo per rafforzare il sistema universitario nazionale
Il ministro dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa, ha partecipato questa mattina all’assemblea della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane per condividere le politiche e le misure in campo per rafforzare e rendere ancora più competitivo il sistema universitario nazionale.»
«Particolare attenzione è stata dedicata alla proposta di riforma delle classi di laurea, che il ministero ha trasmesso agli organi di competenza, tra cui la CRUI, per la necessaria consultazione.
“I principi ispiratori sono quelli della flessibilità e dell’interdisciplinarietà dei corsi di studio, soprattutto per fronteggiare il disallineamento emergente tra offerta formativa e domanda occupazionale” ha sottolineato il ministro.»
Per quello che si conosce, in nessun Ateneo i Rettori hanno discusso a qualsiasi livello dell’Ateneo stesso l’ipotesi di riforma ministeriale delle classi di laurea: le decisioni della CRUI sono prese dai Rettori a titolo personale, attribuendosi il ruolo di ‘amministratore unico’ del proprio Ateneo, e, tutti insieme, si arrogano la rappresentanza del Sistema nazionale universitario.
Lo stesso è successo anche recentemente nel caso dell’accordo della CRUI con la Fondazione Med-Or della Leonardo.
- Il CUN non condivide il nuovo DM sulla didattica
Il CUN ha espresso un parere sfavorevole sul nuovo DM. Nel parere, tra l’altro, si legge che questo produrrebbe «un impatto fortemente negativo sull’unitarietà del sistema pubblico della formazione superiore e un depotenziamento, se non annullamento, del principio di validità legale del titolo di studio in contraddizione con l’articolo 4, comma 3 del decreto.»
- Il nuovo DM è ‘solo’ un tassello dello smantellamento del Sistema nazionale universitario
Lo scardinamento del Sistema nazionale universitario, con l’annessa abolizione del valore legale dei titoli di studio, è in corso da almeno 30 anni e chi vuole realmente ed efficacemente opporsi ad esso non può preoccuparsi solo degli effetti di questo nuovo DM e non può nascondersi che tutto ciò è stato voluto e realizzato da un ristretto ma potente gruppo accademico-ministeriale-confindustriale, con il consenso di tutti i governi e di tutti i gruppi parlamentari. Questo gruppo ha man mano imposto le norme letali per l’Università che vanno tenute presenti per una corretta analisi e per una valida proposta alternativa (v. in calce Le tappe della demolizione dell’Università).
== Le principali tappe della demolizione dell’Università italiana
Finta autonomia statutaria (1989) per salvaguardare le oligarchie degli atenei, finta autonomia finanziaria (1993) per far gestire agli Atenei la riduzione progressiva dei finanziamenti, finti concorsi locali (1997) e ASN (2010) per dare ulteriore spazio alla cooptazione-arbitrio personale, introduzione del numero chiuso (1999) per negare ai giovani la scelta degli studi, imposizione del “3 + 2″ (2000) con la frammentazione dei saperi, invenzione dell’IIT (2003) costosissimo “giocattolo” ministeriale-confindustriale a discapito dell’Università, istituzione “personalizzata” del SUM di Firenze e dell’IMT di Lucca (2005), svuotamento del CUN (2006) a favore della CRUI, introduzione dell’ANVUR (2006) per commissariare l’Università, messa ad esaurimento del ruolo dei ricercatori (2010) per moltiplicare i precari, cancellazione di ogni parvenza di democrazia negli atenei (2010) con il rettore-padrone assoluto, localizzazione dei collegi di disciplina (2010) per tenere meglio a bada i docenti, istituzione dell’Human Technopole (2016) che è una sorta di duplicazione milanese dell’IIT di Genova, invenzione della costosa Scuola superiore napoletana (2018) – v. “Il Caso della Normale è normale?”, l’istituzione dell’ANR (2019) per controllare ancora di più l’Università e la Ricerca. E anche: Cattedre Natta, scatti premiali ai docenti, borse per studenti eccellenti, aumento delle tasse, finanziamenti per alcuni docenti, finanziamenti per dipartimenti eccellenti, riduzione dei finanziamenti agli Atenei e loro iniqua distribuzione per “merito”, ecc.
- I finti concorsi locali e il ruolo della CRUI e del CUN
Si ripete ancora una volta che il principale strumento per demolire il Sistema nazionale universitario è stato ed è il localismo delle prove per le figure pre-ruolo, il reclutamento in ruolo e gli avanzamenti di carriera dei docenti.
Un sistema di potere baronale, difeso dal CUN e che la CRUI chiede di accrescere; un potere che produce diffusi arbitrii che in troppi si rifiutano di riconoscere.
Questo stesso sistema è mantenuto e rafforzato dal DDL sul reclutamento, ancora all’esame del Senato, il cui impianto è stato condiviso da CRUI e CUN. Lo stesso DDL è stato invece ritenuto “inaccettabile” da ADI, ANDU, ARTED, CISL UNIVERSITÀ, CNU, FLC CGIL, RETE 29 APRILE e UNIVERSITÀ MANIFESTA.
- Lo ‘spappolamento’ dello stato giuridico dei docenti-ricercatori
Assieme alla diversificazione localistica delle prove concorsuali a tutti i livelli, la frammentazione del Sistema nazionale universitario – con l’abbattimento sostanziale del valore legale del titolo di studio – è avvenuta e avviene anche attraverso la diversificazione delle mansioni, degli impegni didattici e della retribuzione dei docenti-ricercatori: ogni ateneo ha deciso e decide quel che vuole.
In questo quadro pseudo-aziendalista si inseriscono il superamento anche formale dei concorsi in vari atenei (v. anche il recente caso di Bologna) e le differenti indennità per le cariche accademiche a seconda degli atenei (v. anche il recente caso di Palermo).
- Un indispensabile nuovo Organismo per l’autonomia del Sistema nazionale dell’Università
Per realizzare l’autonomia del Sistema nazionale universitario, superando la finta autonomia degli atenei, e per garantire la libertà di ricerca e di insegnamento dei singoli docenti, è indispensabile sostituire il CUN con un Organismo di autogoverno e di rappresentanza del Sistema nazionale dell’Università. In questo Organismo è necessario che tutti i membri siano eletti direttamente e contemporaneamente, e che, per la sua componente docente, si adottino criteri proporzionali alla numerosità delle aree (non più di 5-6), con elettorato attivo e passivo non distinto per fasce.
Peraltro questa proposta non è lontana da quella unitariamente elaborata quando si è operata la controriforma del CUN. Il testo della Proposta unitaria si trova in “Università Democratica” novembre 1994, n. 119, pag. 3.
E’ inoltre indispensabile contestualmente abolire (non riformare) l’ANVUR, istituita per commissariare l’Università.