Per il testo del DDL 2285 sui precari approvato alla Camera e degli emendamenti presentati al Senato v. nota.
- Dichiarazioni dell’on. A. Melicchio (M5S) e del sen. F. Verducci (PD)
- La Commissione del Senato continua a non discutere il DDL
- Come comporre una commissione per concorsi veri
- Stefano Semplici sulle Commissioni concorsuali e il CUN
- Ancora la BUFALA dei “concorsi locali responsabili”, da oltre 20 anni!
- Dichiarazioni dell’on. A. Melicchio (M5S) e del sen. F. Verducci (Pd)
Le dichiarazioni di Alessandro Melicchio e di Francesco Verducci sono riprese dall’articolo di Marco Vesperini “Ricerca, il ddl di riforma in Senato dopo due anni. I nodi: dal rischio di nuovi precari all’eterna concorsopoli. “Servono più investimenti” ” sul Fatto Quotidiano.it.
L’articolo riporta anche le posizioni di Maria Chiara Carrozza (CNR), Maria Cristina Messa (Ministro), Francesco Sinopoli (FLC CGIL) e Nunzio Miraglia (ANDU).
Il DDL 2285 è all’ordine del giorno della seduta del 26 ottobre 2021 della Commissione Istruzione del Senato.
= On. Alessandro Melicchio
<<“L’iter del ddl alla Camera è durato più di due anni, nonostante siano cambiate tre maggioranze diverse e quattro ministri siamo riusciti a portarlo a conclusione, anche per volontà dell’attuale ministra – racconta a Ilfattoquotidiano.it Alessandro Melicchio (M5S), relatore del testo di Montecitorio – La legge punta a ottenere una serie di obiettivi: valorizzazione del dottorato di ricerca, un contenimento della figure precarie nell’Università e l’intervento più importante secondo me nella composizione delle commissioni concorsuali”. Un terzo delle posizioni vengono bandite per membri esterni all’ateneo e la maggioranza dei membri delle commissioni giudicanti sono estratti tra docenti (associati o ordinari), dirigenti qualificati di enti pubblici, primi ricercatori, esterni all’università dove viene bandito il posto e differenziati per settori che riguardino la specifica materia del bando. “Di fatto ciò renderebbe quasi impossibile pilotare un concorso – spiega l’onorevole – ma gli emendamenti presentati al Senato da Pd, Italia Viva e Fratelli d’Italia vanno nella direzione opposta”. Reintroducendo di fatto la possibilità di cooptazione. Ad esempio l’emendamento dei Democratici Rampi e Marilotti inserisce la nomina diretta da parte dell’Ateneo fino a due membri tra i docenti della stessa università.
“Prima dell’approvazione alla Camera – continua Melicchio – ho avuto varie richieste di cambiare questo passaggio da ambienti esterni al Parlamento. Perché c’è un altro tema da evidenziare, in tanti vorrebbero legittimare la cooptazione in Italia”. E se gli emendamenti dovessero essere approvati ci sarebbe uno scontro interno alla maggioranza, come conferma il deputato: “Da quello che so i membri dei Cinquestelle in commissione al Senato non voteranno a favore”.>>
= Sen. Francesco Verducci
<<Un accorgimento non di poco conto per quanto riguarda gli assegnisti cerca di inserirlo il relatore del ddl al Senato, il vicepresidente della Commissione Istruzione, Francesco Verducci (Pd), con un emendamento che trasforma l’assegno di ricerca in contratto. “Se rimanesse l’assegno, un numero enorme di ricercatori precari rimarrebbero senza tutele, mentre un contratto di tipo subordinato garantirebbe maggiore sicurezza a livello lavorativo”. L’obiezione, però, è sia che il livello remunerativo di questa nuova figura vada a sostituire il ricercatore di tipo A (ben remunerato), sia il rischio che, costando il doppio dell’attuale assegnista, le università possano diminuire il reclutamento di nuovi ricercatori: “Ne siamo consapevoli ed è per questo che stiamo lavorando con il ministero per avere un’importante copertura finanziaria già in legge di Bilancio per evitare problematiche di questo tipo”. Rassicurazioni sembrerebbero arrivare anche su altri due punti fondamentali: “Fare in modo che il rapporto tra università ed enti di ricerca sia definito molto bene, così che questa integrazione non penalizzi nessuno – spiega il senatore – Cioè le persone che in virtù di questo disegno di legge vedranno cancellate le proprie posizioni abbiano la possibilità di rimanere negli enti di ricerca e nell’università”. L’altro riguarda le borse di ricerca: “Una figura senza tutele che deve essere circoscritta in modo che non ci sia il rischio di un abuso da parte delle università”.>>
In realtà il DDL ripropone un precariato che può arrivare fino a 17 anni e introduce tre ‘nuove’ figure: i borsisti post lauream (art. 2) iper precari, i contrattisti di ricerca (art. 4) che sono di fatto gli attuali assegnisti subalterni e mal pagati, i ricercatori universitari (art. 5) che sono di fatto gli attuali RTDB con una durata che può arrivare a 7 anni rispetto ai 3 di ora e con un non chiaro mantenimento della tenure track.
Sul DDL 2285 nel suo complesso invitiamo a leggere/rileggere il documento dell’ANDU “Senatori, non approvate una Legge deleteria per i precari e l’Università, ascoltate Parisi e Carrozza”.
- La Commissione del Senato continua a non discutere il DDL
Nella seduta del 22 settembre 2021 la Commissione Istruzione del Senato ha ‘saltato’ la discussione generale del DDL sui precari. Nella seduta del 20 ottobre 2021 nessun Senatore è intervenuto per illustrare gli emendamenti presentati.
È sconcertante che su un provvedimento così importante per i precari attuali e futuri e per l’intera Università non si stia svolgendo al Senato un dibattito pubblico, con pubbliche assunzioni di responsabilità.
- Come comporre una commissione per concorsi veri
Per smetterla con i finti concorsi locali (cooptazione personale), per la composizione delle commissioni concorsuali occorrerebbe prevedere concorsi nazionali con il sorteggio di tutti i commissari tra tutti i professori, senza alcun filtro e distinzione di fascia, escludendo quelli appartenenti all’Ateneo interessato. Della commissione non dovrebbe far parte più di un componente di uno stesso Ateneo. Inoltre la commissione dovrebbe stilare una graduatoria dei vincitori che, a scalare, dovrebbero scegliere la sede in cui prendere servizio tra quelle che hanno bandito i posti. Infine, bisognerebbe prevedere il sorteggio di un professore appartenente al settore interessato dal bando (sempre escludendo i professori dell’Ateneo) per assicurare la presenza di una competenza specifica.
Questa proposta fa parte degli emendamenti avanzati dall’ANDU e si colloca all’interno del più generale Progetto “Come ricostruire l’Università tutta”.
- Stefano Semplici sulle Commissioni concorsuali e il CUN
Sulla composizione delle commissioni si segnala un interessante intervento di Stefano Semplici “Università, così il Parlamento ha azzoppato la riforma anti concorsi truccati” sul Corriere.it del 15 ottobre 2021.
Stefano Semplici, tra l’altro, ricorda che il CUN ha richiesto al Senato di ripristinare la presenza di un membro interno nelle Commissioni concorsuali a tutela «dell’autonomia che regola il sistema universitario» e per evitare «grandi discrepanze fra le commissioni, per la casuale presenza o assenza di docenti appartenenti alla sede che bandisce la posizione». Semplici commenta: “Una domanda e un dubbio fastidioso sorgono in me spontanei: perché dalla presenza o dall’assenza di docenti «interni» dovrebbero risultare grandi discrepanze nel lavoro delle commissioni? E queste discrepanze potrebbero incidere sul principio di imparzialità? Sarebbe molto più semplice prevedere che non possano esserci commissari interni. In nessun concorso.”
Sulla posizione assunta dal CUN v. anche il documento dell’ANDU “Il Presidente del CUN ha chiesto di peggiorare la pessima Legge sul precariato” cliccando qui, al punto 3.
- Ancora la BUFALA dei “concorsi locali responsabili”, da oltre 20 anni!
Nel marzo 2010 nel documento “Ancora la BUFALA dei concorsi locali responsabili” riportava:
<< 2. PREVISIONI dell’ANDU.
Il 27 giugno 1998, prima dell’approvazione della legge Berlinguer, l’ANDU aveva scritto:
“Con questa legge i concorsi locali ad ordinario e ad associato risulteranno una finzione come da sempre lo sono quelli a ricercatore. Localismo, nepotismo e clientelismo (parole usate oltre venti anni fa!, ndr), già ampiamente esercitati nei concorsi per l’ingresso nella docenza, saranno praticati anche nell’avanzamento nella carriera, in misura di gran lunga superiore a quanto sperimentato con gli attuali meccanismi concorsuali” (“Università Democratica”, Giugno-Luglio 1998 n. 162-163, p. 5).
E nel dicembre 1998 l’ANDU ha aggiunto: “ora anche la carriera deve essere decisa attraverso una cooptazione personale da parte di quelli che una volta si chiamavano baroni ed è ad essi che bisognerà affidarsi, con adeguati comportamenti anche umani, per vincere concorsi che sono considerati, non a torto, una mera perdita di tempo, un fastidioso ritardo all’attuazione di una scelta già operata.” (“Università Democratica” Dicembre 1998-Gennaio 1999 n. 168-169, p. 7).>>
Nota.
Per leggere il testo del DDL all’esame, in sede redigente (nota 1), della Commissione Istruzione del Senato cliccare qui (pagg. 4-10), all’interno del “Fascicolo Iter DDL S. 2285 – Disposizioni in materia di attività di ricerca e di reclutamento dei ricercatori nelle università e negli enti pubblici di ricerca”.
Per leggere gli emendamenti fino a ora presentati al Senato cliccare qui. Solo il Relatore e il Governo potranno eventualmente presentare nuovi emendamenti.