MINISTRA E SENATORI: CANCELLATE IL PRECARIATO, NON GLI ATTUALI PRECARI

  1. Alla Ministra e ai Senatori: cancellate il precariato, non gli attuali precari
  2. Concorsi. Una norma parzialmente positiva che si tenterà di svuotare – Il CUN
  3. Su Italia Libera “Prigionieri del marketing” di A. M. Sersale

 

  1. Alla Ministra e ai Senatori: cancellate il precariato, non gli attuali precari

 ALLA MINISTRA E AI SENATORI

 Cancellate il precariato, ma non gli attuali precari

       Dopo la recente e veloce approvazione da parte della Camera del Progetto di Legge “Disposizioni in materia di attività di ricerca e di reclutamento dei ricercatori nelle università e negli enti pubblici di ricerca”, ora spetterà al Senato esaminare un provvedimento che, se approvato nell’attuale testo, non impedirebbe ancora una volta l’espulsione di oltre il 90% degli attuali circa 60.000 precari e riprodurrebbe un nuovo precariato, lungo fino a 17 anni prima della stabilizzazione per pochi. Per il testo del provvedimento: A.S. n. 2285.

         Per impedire che tutto ciò accada, Adi, Andu, Arted, Cisl Università, Cnu, Flc Cgil, Rete 29 Aprile e Università Manifesta hanno chiesto di incontrare insieme, sulla base di un documento unitario, la Ministra, la Commissione Istruzione e i Gruppi del Senato.

         Il Governo e il Senato dovrebbero prendere atto che l’unico modo per non disperdere ancora una volta la professionalità di migliaia e migliaia di precari, che svolgono la maggior parte dell’attività didattica e di ricerca, è quello di bandire in 4-5 anni almeno 30.000 posti di ruolo, sia per dare uno sbocco a una buona parte degli attuali precari, sia per recuperare i posti sottratti all’Università dal 2008, avvicinare l’Italia all’Europa nel rapporto docenti/studenti e nel numero di laureati.

         Questo bando straordinario di posti di ruolo dovrebbe essere approvato contestualmente alla riforma del precariato universitario, prevedendo la proroga degli attuali precari fino all’espletamento dei 30.000 concorsi di ruolo.

         Una riforma che comunque deve essere radicalmente diversa da quella approvata dalla Camera che, al di fuori dei parametri europei, prevede:

– borse post-laurea fino a 36 mesi, cioè un precariato usa e getta senza nemmeno i contributi pensionistici;

– assegni di ricerca, cioè una figura precaria, successiva al dottorato, mal pagata, subalterna e senza sbocchi adeguati.

         Queste figure precarie, assieme a tutte le altre, vanno cancellate e sostituite da una unica figura di pre-ruolo che abbia una durata contenuta e in numero proporzionale agli sbocchi in ruolo, con diritti e tutele secondo i principi sanciti della Carta Europea dei Ricercatori.

     

  1. Concorsi. Una norma parzialmente positiva che si tenterà di svuotare – Il CUN

         Con il comma 1, lettera b, punto 3) dell’art. 5 (“Ricercatori universitari”) del Disegno di Legge in esame al Senato non si garantisce la presenza nella commissione concorsuale del ‘maestro’ che ha ottenuto il bando del posto e quindi non si garantisce che a vincere sia il suo ‘allievo’, come invece succede negli attuali finti concorsi locali.

         Con questa norma si tenta blandamente di contrastare la cooptazione personale e gli ‘annessi’ scandali, espressioni di una modalità di concorsuale (dal dottorato all’ordinario) che è alla base del Sistema di potere baronale.

         Blandamente perché non si escludono dalla commissione i professori dell’ateneo per il quale è stato bandito il posto e perché i componenti della commissione sono sorteggiati solo tra coloro “che abbiano presentato domanda” per essere inseriti in un “portale unico dei concorsi dell’università e della ricerca”, invece di essere sorteggiati tra TUTTI i professori.

         Inoltre, con la conseguenza di scoraggiare la partecipazione alla commissione concorsuale di membri esterni all’ateneo, è previsto che ai “componenti della commissione giudicatrice non spettano compensi, gettoni di presenza, rimborsi di spese o altri emolumenti comunque denominati”. Si tratta di una follia accademico-giuridica che punta alla creazione del “commissario di professione”, disposto ad autofinanziarsi pur di compiere la sua ‘missione’.

         Per il mantenimento del localismo concorsuale si è espresso il Presidente del CUN in una Nota,condivisa in aula con i Consiglieri del Consiglio Universitario Nazionale”, nella quale si chiede “la presenza di un membro designato dalla sede” nelle commissioni, continuando così ad assicurare al ‘maestro’ il risultato del finto concorso: il vincitore sarà il suo allievo preferito.

        

  1. Su Italia Libera “Prigionieri del marketing” di A. M. Sersale

         Si segnala l’articolo di Anna Maria Sersale su Italia LiberaPrigionieri del marketing: «L’insegnamento è un prodotto, gli studenti sono clienti». 

Una metamorfosi ha stravolto il mondo universitario. Per Ricerca & Sviluppo siamo a fondo classifica (con l’Ungheria), i moduli d’insegnamento sono una «somministrazione di saperi parcellizzati». La legge Gelmini del 2010 ha accelerato la moltiplicazione delle figure precarie, lasciate all’arbitrio del potere accademico. Sommata alla riduzione delle risorse, in dieci anni ha fatto diminuire del 25% il personale di ruolo e raddoppiato il numero dei contratti a termine. L’Associazione nazionale della docenza universitaria, chiede una prospettiva chiara: dopo una decina d’anni, il 90% dei precari viene espulso. L’Andu a “Italia Libera”: «La legge in discussione è sbagliata; allarga il precariato»

== La storia della devastazione dell’Università può essere approfondita in questo sito utilizzando la “ricerca avanzata”, in alto a sinistra.

== Con la recente aggiunta nel sito dell’ANDU di tutte le Agenzie mensili di “Università Democratica” (dal settembre 1984 all’ottobre 1999) è ora più ampiamente documentata sia l’opera di demolizione dell’Università condotta da oltre 40 anni, sia l’opposizione portata avanti da oltre 40 anni prima dal movimento dei precari, poi da quello dei ricercatori e quindi dall’ANDU.

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Paola
Paola
3 anni fa

Se 30.000 in 5 anni vi sembran tanti, tenete in considerazione che per il 2022 sono già finanziati, extra punti organico, 3.331 posti di RTDB (DM 856 del 16.11.2020) e 2.068 progressioni di carriera da Ricercatore a Professore associato (DM 84 del 14.05.2020, modificato dalla legge di bilancio), mentre per il 2021 sono finanziati 1.511 posti di RTDB (DM 204 08.03.2019) e 676 progressioni di carriera da Ricercatore a Professore associato (DM 364 11.04.2019), per un totale di 7.586 posizioni, delle quali 4.842 arruolamenti e 2.744 progressioni di carriera.
Sono inoltre stati distribuiti 1.961 punti organico nel 2020 e circa altrettanti saranno distribuiti tra poco per il 2021, mentre nel 2019 erano stati ben 4.4.82 (DM 873 29.12.2018, DM 740 08.08.2019, DM 742 08.08.2019) per un totale nel triennio di quasi 8.500.
Tenendo conto che ogni punto organico corrisponde all’uscita di personale anziano in classe retributiva alta, avendo goduto della ricostruzione di carriera con riconoscimento dei servizi pregressi (compresi laurea e servizio militare) abolita dalla legge Gelmini a partire dal 2011, possiamo assumere che per ciascun punto organico si possano coprire una media di 3 nuove posizioni, tra reclutamento ex novo e progressioni di carriera. Dunque 8.500 x 3 = 25.500 in un solo triennio dei quali circa il 60% di personale accademico e circa il 40% di personale PTA.
Quindi tra 7.586 di piani straordinari e 15.300 di turnover (=punti organico), nel periodo 2019-2022 sono a disposizione 22.886 posizioni. Anche senza piani straordinari, se contiamo su un turnover di circa 1.700 posizioni accademiche all’anno, per i prossimi 5 anni avremo a disposizione altre 8.500 posizioni. Ecco che arriviamo ai 30.000: 8.500 + 22.886 = 31.386.
MA, le risorse dei piani straordinari purtroppo vengono lasciate nella libera disposizione degli atenei, anche se NON procedono ad esaudire lo scopo previsto, quindi gli atenei possono accampare questioni di bilancio per non aprire i bandi e tenersi il budget per altri scopi.
Sarebbe opportuno chiedere con forza che le risorse straordinarie non spese entro il termine vengano restituite al Ministero che provvederà a ridistribuirle tra quelli che avranno assolto il compito assegnato.
Tenendo anche conto che così non si otterrà un deciso incremento del personale accademico, sia in termini di numero di teste che di qualificazione (ovvero punti organico), perché è proprio sulla qualificazione del personale accademico che la caduta dal 2008 si rivela più drammatica, sia per la riduzione del numero in assoluto (-26%, ovvero -16.489, al 15 giugno 2021) che per la sostituzione di personale strutturato in favore di personale precario.
Avendo presente che non è che nel 2008 i nostri parametri rispetto a OCSE e EU fossero migliori di oggi e che nell’ultimo decennio gli altri paesi hanno decisamente incrementato l’investimento in ricerca a formazione terziaria, mentre noi al contrario l’abbiamo ulteriormente diminuito. Proprio dal 2011, non a caso, si è impennata l’emigrazione giovanile sia verso i paesi UE che extra UE.