OPPOSITORI O COLLEGATI ?

A N D U

Associazione Nazionale Docenti Universitari

OPPOSITORI O COLLEGATI ?

Il commento dell’ANDU del 6 giugno 2000 (“Controriforma Universitaria”) iniziava:

“Il 6 giugno 2000 sarò presentata in Commissione Cultura della Camera la nuova edizione del Collegato sullo stato giuridico dei docenti universitari. Il nuovo testo, formalmente presentato dal relatore – il prof. Castellani, presidente della Commissione – e’ il frutto di un accordo tra i professori-deputati appartenenti ai gruppi di maggioranza e di opposizione. Infatti, “sono i professori universitari in Parlamento che fanno le leggi universitarie, ed essi non fanno riferimento ai partiti di riferimento. Il Parlamento è dominato dai professori universitari. Non c’entra nulla la maggioranza e l’opposizione”. L’opposizione presenterà solo formalmente propri emendamenti per questioni di visibilità.

Tutto questo – ed altro – ha dichiarato l’1 giugno 2000 il prof. Volpini, responsabile del gruppo PPI nella Commissione Cultura, nel corso di un confronto pubblico.”

L’8 giugno 2000 il prof. Mauro Francaviglia, responsabile dell’Ufficio Università e Ricerca di AN, in un lungo comunicato – facendo esplicitamente riferimento al documento dell’ANDU – ha, tra l’altro, scritto che “Alleanza Nazionale si dissocia dall’affermazione che esista un accordo tra maggioranza e opposizione”, “piuttosto che di ‘accordo’ sarebbe quindi meglio parlare di ‘parziale convergenza di visioni'”, e ribadisce “che AN sin dall’inizio non ha condiviso larga parte dei contenuti della proposta governativa” e intende “tutelare non solo i diritti e le aspettative degli attuali docenti (ordinari e associati) ma anche le legittime aspettative dei ricercatori”.

Il 9 giugno 2000 il prof. Gino Moncada Lo Giudice, responsabile dell’Ufficio Università e Ricerca del CCD, in un breve comunicato ha ribadito “che anche il CCD si dissocia dall’affermazione che esista un accordo tra maggioranza e opposizione”.

Riportando le dichiarazioni del prof. on. Volpini non si aveva intenzione di diffondere una (auto)denuncia clamorosa: e’ da decenni che si denuncia, documentandola, l’azione di una potente lobby accademico-parlamentare-ministeriale che decide su tutte le più importanti scelte normative riguardanti l’Università. Questa lobby – di cui fanno parte baroni appartenenti a ogni gruppo politico – recentemente ha agito apertamente, all’interno e all’esterno del Parlamento e del Ministero, per bloccare la legge sulla terza fascia, anche facendo presentare al Governo un Collegato sullo stato giuridico dei docenti.

Per quanto riguarda l’ultimo accordo, non si tratta di “una parziale convergenza di visioni”, ma di una completa identità di vedute su come attuare la controriforma della docenza universitaria. Ciò è documentato dagli emendamenti al Collegato presentati dai vari gruppi politici.

In particolare, gli emendamenti presentati dai Deputati di AN e del CCD sono identici, nella sostanza e molto spesso nella lettera, a quelli presentati dal Relatore. AN e CCD condividono in maniera completa il mantenimento di 3 ruoli – ancor piu’ differenziati – della docenza universitaria, organizzata in maniera fortemente gerarchica.

Per punti. AN e CCD, come i Gruppi di maggioranza, vogliono:

– la netta differenziazione tra le tre fasce della docenza (emendamenti 2.2 e 2.9);

– il mantenimento degli attuali pessimi meccanismi concorsuali per passare da una fascia all’altra, con il sostegno della prova didattica per tutti i ricercatori (2.2). Una proposta più “avanzata” di quella del Relatore che arriva a prevede tale prova anche per gli associati diventati tali per idoneità (2.29);

– il tempo pieno obbligatorio solo per i professori di terza fascia (4.1). Questo non è previsto nemmeno dal Relatore;

– che i professori siano componenti di diritto negli organi collegiali “salvo che l’ateneo sia munito di statuto che preveda una diversa normativa” (5.1, 5.2), cioè, in soldoni, gli Statuti possono prevedere che i professori di terza fascia non ne facciano parte di diritto. Questo non è previsto nemmeno dal Relatore;

– composizione “a scalare” per la destinazione dei posti (5.7, 5.8)

– esclusione di tutti i professori di II e III fascia dall’eleggibilità a rettore, preside e direttore di dipartimento (5.23, 5.24).

In un solo caso AN e CCD fanno una proposta non totalmente appiattita o peggiore di quella del Relatore ed e’ quando prevedono l’accesso automatico dei ricercatori con supplenza alla terza fascia (12.12, 12.20). Inoltre AN presenta emendamenti a difesa dell’autonomia statutaria (12.83, 12.85, 12.86), così come fa il gruppo di Rifondazione che è il solo ad avanzare una proposta organica di docente unico, con uguali mansioni e uguali poteri.

La lettura attenta di tutti gli emendamenti presentati, oltre a far vedere chiaramente come il trasversalismo accademico coinvolga tutti i Gruppi – da AN ai Comunisti, eccetto Rifondazione -, consente di capire la logica tutta baronale che muove la presentazione dei vari emendamenti.

Alcuni esempi.

Il governo presenta solo due emendamenti che bastano a qualificare la sua ampia visione riformatrice: con il primo ripesca in qualche modo il numero massimo di ordinari (2.23), nel secondo prevede solo due fasce (5.6).

Il prof. on. Volpini (PPI), anche lui con una ampia visione riformatrice, presenta un solo emendamento che riguarda alcuni “ammessi con riserva per effetto di ordinanze di sospensione dell’efficacia degli atti preclusivi” ecc. ecc. (12.60).

Il prof. on. Bracco (DS) ha presentato pochi emendamenti il più qualificante dei quali è senza dubbio quello che prevede il passaggio dei ricercatori nella terza fascia “previa verifica con modalità stabilite dagli atenei dell’attività didattica svolta e dei titoli scientifici.” (12.14). Dizione questa identica a quella prevista dal Relatore (12.17). Considerando che per alcuni mesi il prof. Bracco, relatore della legge sulla terza fascia, ha cercato di convincere i suoi colleghi Deputati che i ricercatori dovevano essere “trasformati” automaticamente in terza fascia, visto che il loro stato giuridico e’ stato modificato da numerose leggi successive al DPR 382 del 1980, si deve ritenere che con la presentazione del suo emendamento il prof. on. Bracco abbia voluto rendere manifesto al massimo di avere messo la testa a posto.

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CHI COPIA CHI ?

Il prof. Mauro Francaviglia, responsabile dell’Ufficio Università e Ricerca di AN, in risposta al documento sopra riportato si è domandato se l’ANDU “sa cosa vuol dire copiare….? Sono quelli (gli emendamenti) del relatore ad essere “quasi” identici a quelli di an, che erano pronti sin da gennaio 2000 questo indica che il governo attuale è senza idee e per fare qualcosa di costruttivo deve ricorrere alla copiatura, come ai tempi della scuola elementare (che del resto proprio loro hanno contribuito a distruggere).”

A suo modo il prof. Francaviglia riconosce che sullo stato giuridico dei docenti universitari non c’è sostanziale differenza tra le posizioni dei Gruppi della maggioranza e quelli dell’opposizione. Nonostante ciò, egli continua a metterla in politica, quando la politica, quella vera, in questo caso non c’entra proprio nulla: per le questioni universitarie il Parlamento tutto – come ha sostanzialmente ammesso anche il prof. on. Volpini – non ha alcuna autonomia rispetto ai poteri forti dell’accademia.

L’identità di vedute tra i vari Gruppi politici, o meglio dei potenti professori ordinari che li controllano, è possibile coglierla più facilmente utilizzando l’ottimo lavoro svolto da Guido Greco dello Snur-Cgil (www.snur-cgil.org) che ha “ricostruito” i diversi (si fa per dire) testi del Collegato governativo cosi come risultano alla luce degli emendamenti presentati dal Relatore, da AN, dal CCD, dai Comunisti e da FI. E’ stato “ricostruito” anche il testo presentato da RC, l’unico gruppo che ha fatto proprie le richieste della maggioranza delle Organizzazioni della docenza.

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