1. Valditara a Manfredi
Giuseppe Valditara, “già capo dipartimento Miur”, in un suo intervento su Libero del 31.12.19 (“Manfredi ministro può far bene all’università”), si compiace molto della nomina di Gaetano Manfredi a Ministro dell’Università e Ricerca. Manfredi, scrive Valditara, potrà “sviluppare una politica bipartisan” e lo stesso Valditara ricorda che recentemente Matteo Salvini – come lui stesso ha “sempre sostenuto del resto” – ha dichiarato “che su certi temi occorre fare le riforme insieme”.
E insieme, ricorda Giuseppe Valditara, lui e Manfredi hanno lavorato per “realizzare un corpo importante di riforme dell’università”: sul dottorato, sull’Anagrafe della ricerca, sulla “chiamata diretta preceduta da una abilitazione più ristretta di quella attuale”, sull’autonomia universitaria. Giuseppe Valditara aggiunge che il suo “Dipartimento aveva avviato, come Gaetano Manfredi sa, molte altre iniziative”.
Alla fine, Valditara scrive: “Buon lavoro dunque al ministro sperando di vederlo attuare ciò di cui l’università ha bisogno e su cui alcuni mesi fa si costruì un ampio consenso.”
2. Ricorda Pera a Luigi Berlinguer
Volendo dare una lettura “politica” dell’intervento di Valditara – lui è schierato a destra Gaetano Manfredi no – viene alla mente quanto Marcello Pera, schierato a destra, aveva detto a proposito della legge con la quale l’allora ministro Luigi Berlinguer – non schierato a destra – stava per introdurre i finti concorsi locali anche per associati e ordinari. Il Corriere della Sera del 25.7.96 riportava quanto dichiarato da Pera: “Finalmente abbiamo un bel ministro di destra – ha esordito il senatore berlusconiano -. Proprio quello che ci voleva! Se ha bisogno di aiuto, eccomi qua”. “L’essenziale è resistere alle pressioni del partito trasversale che si oppone al rinnovamento. E’ una lobby potentissima: associati, ricercatori, sindacati dell’università” (in realtà la “lobby potentissima” era solo l’ANDU, purtroppo, ndr).
3. Rettori al Governo e in Parlamento: normale anomalia
Si è parlato tanto di autonomia universitaria dalla politica soprattutto da parte di coloro che sono stati a capo degli atenei o sono stati anche a capo della CRUI. E al dunque, non pochi rettori diventano (o tentano di diventare) parlamentari o presidenti di regione o assessori regionali e alcuni diventano ministri, sottosegretari, capi di dipartimento o di segreterie tecniche del ministero. E ciò anche quando questi stessi rettori non hanno ancora terminato il loro mandato come, ultimamente, nel caso di Marco Mancini nominato a capo del dipartimento del Miur o, ora, di Gaetano Manfredi che sarà nominato ministro.
Si tratta di una “prassi” che non lascia dubbi sulla finta autonomia dell’Università che in realtà soggiace a “una lobby potentissima” trasversale accademico-ministeriale-confindustriale. Una lobby extra-parlamentare la cui attività è denunciata e documentata da decenni dall’ANDU, mentre in troppi continuano a imputare alla classe politica i danni subiti dall’Università, accusandola di incapacità o insensibilità, quando invece partiti, governi e parlamenti sono sempre stati “solo” strumenti esecutivi di un progetto lucido di smantellamento dell’idea stessa di una Università efficiente, democratica, aperta a tutti e diffusa nel territorio italiano. Una Università che è invece indispensabile per la crescita culturale, sociale ed economica e che è alla base dello stesso assetto democratico del Paese.
4. L’ANR, un’Agenzia prima criticata e poi dimenticata da Fioramonti. Perché?
Lorenzo Fioramonti si è dimesso perché non è stato dato, di fatto, alcun finanziamento all’Università. Non pochi hanno apprezzato la sua coerenza, ma in troppo pochi hanno ricordato che anche lui è stato un pessimo ministro con pessime intenzioni: avrebbe voluto il commissariamento di un ateneo, voleva bonificare i finti concorsi locali “impermeabilizzandoli” rispetto alle denunce penali o ai ricorsi amministrativi invece di eliminarli, voleva introdurre il doppio canale di reclutamento che è una follia accademica e giuridica, voleva introdurre il numero chiuso alla francese quando in Francia viene abolito dopo 40 anni di disastri, ha taciuto sul colpo di “manina” con il quale è stata inventata la Scuola superiore napoletana (v. nota) e sta ora tacendo sul colpo di “manina” che ha imposto l’ANR, una struttura – voluta da Giuseppe Conte e condivisa da Gaetano Manfredi – che assieme all’ANVUR completerà il commissariamento dell’Università da parte di “una lobby potentissima” che punta a ridurre l’attuale Sistema universitario a meno di venti atenei auto-eccellenti, chiudendo o emarginando tutti gli altri.
In realtà l’ex ministro Fioramonti aveva denunciato che l’ANR era stata introdotta inizialmente nella Finanziaria, a sua insaputa, da una “manina”, così l’aveva chiamata. Una “manina”!? Ma come fa un Ministro a non rendersi conto che sull’Università ha sempre deciso la solita “lobby potentissima” (altro che “manina”!) che quasi sempre si è servita di provvedimenti blindati (Finanziarie e Decreti-Legge).
Sull’ANR Lorenzo Fioramonti aveva auspicato “che la Legge di Bilancio si limiti a sancirne la costituzione e la dotazione economica, rinviando ad una norma ad hoc da realizzare nei primi mesi del nuovo anno per approntare modello di governance e obiettivi.” Invece, alla fine, diversamente da quanto auspicato da Fioramonti, la Legge di Bilancio ha definito “governance e obiettivi”.
Perché tra i motivi delle sue dimissioni Lorenzo Fioramonti non ha aggiunto la costituzione dell’ANR così come decisa alla fine?
5. Fioramonti e il trentennale operato della “manina”
Se Lorenzo Fioramonti avesse avuto il tempo di informarsi sul sito dell’ANDU avrebbe potuto accertare che la “manina” che ha imposto (a sua insaputa) l’ANR è la stessa che ha deliberatamente portato al collasso l’Università nell’arco degli ultimi 30 anni: finta autonomia statutaria (1989) per salvaguardare le oligarchie degli atenei, finta autonomia finanziaria (1993) per far gestire agli Atenei la riduzione progressiva dei finanziamenti, finti concorsi locali (1997) e ASN (2010) per dare ulteriore spazio alla cooptazione-arbitrio personale, introduzione del numero chiuso (1999) per negare ai giovani la scelta degli studi, imposizione del “3 + 2″ (2000) con la frammentazione dei saperi, invenzione dell’IIT (2003) costosissimo “giocattolo” ministeriale-confindustriale a discapito dell’Università, istituzione “personalizzata” del SUM di Firenze e dell’IMT di Lucca (2005), svuotamento del CUN (2006) a favore della CRUI, introduzione dell’ANVUR (2006) per commissariare l’Università , messa ad esaurimento del ruolo dei ricercatori (2010) per moltiplicare i precari, cancellazione di ogni parvenza di democrazia negli atenei (2010) con il rettore-padrone assoluto, localizzazione dei collegi di disciplina (2010) per tenere meglio a bada i docenti, l’istituzione dell’Human Technopole (2016) che è una sorta di duplicazione milanese dell’IIT di Genova, l’invenzione della costosa Scuola superiore napoletana (2018) v. “Il Caso della Normale è normale?”, l’istituzione dell’ANR (2019) per controllare ancora di più l’Università e la Ricerca. E anche: Cattedre Natta, scatti premiali ai docenti, borse per studenti eccellenti, aumento delle tasse, finanziamenti per alcuni docenti, finanziamenti per dipartimenti eccellenti, riduzione dei finanziamenti agli Atenei e loro iniqua distribuzione per “merito”, ecc.
E sempre se avesse avuto tempo, Lorenzo Fioramonti avrebbe potuto informarsi sulla composizione, le posizioni e l’attività della TreeLLLe, un’associazione trasversale che si autodefinisce “lobby trasparente” e che in effetti visibilmente ed efficacemente opera da decenni per lo smantellamento dell’attuale Sistema nazionale universitario.
Ora non si può certo rimpiangere un Ministro come Lorenzo Fioramonti che, come quasi tutti i suoi predecessori, ha dimostrato di non contare nulla sulle questioni universitarie e che, a differenza degli altri, ha sì avuto il merito di dichiararlo, ma non ha avuto il coraggio di denunciare il sistema di potere che opprime e distrugge l’Università, preferendo impegnarsi in un protagonismo parolaio e certamente non utile all’Università.
6. Un movimento unitario con una piattaforma alternativa per rifondare l’Università. La proposta dell’ANDU
Si ripropone al mondo universitario quanto elaborato dall’ANDU per ricostruire l’Università. Una ricostruzione che può avvenire solo abbandonando ogni logica e ogni interesse categoriale o sub-categoriale e attraverso una grande mobilitazione unitaria e urgente di studenti, precari e docenti. Una mobilitazione che deve avere alla base una visione e una piattaforma complessive e veramente alternative al progetto e alle azioni di chi sta sistematicamente devastando l’Università statale.
Ecco, in sintesi, le proposte dell’ANDU per un movimento unitario:
1. costituire un Organismo nazionale, eletto direttamente da tutte le componenti, per rappresentare e coordinare gli Atenei e per difendere l’autonomia del Sistema nazionale universitario dai poteri forti interni (come la CRUI) ed esterni (come la Confindustria);
2. abolire l’ANVUR, voluta per commissariare gli Atenei e per mortificare la libertà di ricerca e di insegnamento, cancellando le “annesse” abilitazioni nazionali, foglie di fico dei finti concorsi locali;
3. abolire l’ANR imposta per affiancare l’ANVUR nell’opera di controllo totale dell’Università e della Ricerca;
4. rendere i Senati Accademici organi decisionali e rappresentativi di tutte le componenti, trasformando i Consigli di Amministrazione in organi puramente esecutivi e prevedendo la netta riduzione dei poteri dei Rettori, che non devono fare parte del Senato Accademico;
5. abolire il numero chiuso, strumento di inutile violenza contro il diritto dei giovani a scegliere i corsi di laurea in cui vorrebbero studiare, e inoltre assicurare un vero diritto allo studio (borse e alloggi a tutti gli aventi diritto, riduzione delle tasse, strutture adeguate, buona didattica con una adeguata ristrutturazione dei corsi e con un adeguato numero di docenti, ecc).
6. valorizzare il dottorato di ricerca, aumentare significativamente l’entità delle borse e abolire i dottorati senza borse;
7. bandire immediatamente almeno 20.000 (5000 all’anno) posti di professore, unico modo per recuperare i posti in ruolo persi nell’ultimo decennio e dare un credibile sbocco a buona parte degli attuali precari, da prorogare a domanda fino all’espletamento dei concorsi;
8. cancellare tutte le attuali figure precarie per sostituirle con una sola figura pre-ruolo di breve durata (tre anni), in numero rapportato agli sbocchi in ruolo, autonoma e adeguatamente garantita e retribuita;
9. costituire un unico ruolo (organico unico) di professore universitario articolato in tre fasce, con uguali compiti e uguali diritti (compreso l’elettorato attivo e passivo) e uguali doveri all’interno di un unico stato giuridico nazionale (uguale in tutti gli Atenei), con la stessa età pensionabile e con gli scatti economici legati esclusivamente all’età di servizio (retribuzione differita). Va previsto, a domanda, il passaggio automatico da una fascia all’altra attraverso un giudizio individuale nazionale;
10. prevedere il passaggio, a domanda, nelle tre fasce degli attuali ricercatori, associati e ordinari e, nel transitorio, prevedere per tutti i ricercatori e gli associati abilitati il passaggio automatico nella fascia superiore, su appositi fondi nazionali;
11. eliminare a tutti i livelli i finti concorsi locali e le prove locali, prevedendo che, sempre a tutti i livelli (dal dottorato in poi), le scelte siano operate da parte di commissioni nazionali con tutti i membri sorteggiati tra tutti i docenti, escludendo quelli appartenenti agli Atenei direttamente interessati ai concorsi o alle prove e consentendo la presenza di non più di un docente dello stesso Ateneo. Per le motivazioni dell’abolizione dei concorsi e delle prove locali v. ”Ruolo unico e cancellazione del precariato” cliccando qui.
= NOTA. Già nel settembre 2006, sulla costituzione dei “Centri di eccellenza” e dell’ANVUR, l’ANDU aveva scritto: “La costituzione dei cosiddetti “Centri di eccellenza” è uno degli obiettivi principali che i potentati accademici hanno per ottenere la gestione completa e diretta delle risorse pubbliche per l’Università. Un obiettivo che contempla la distruzione dell’Università statale, di massa e di qualità, in atto da anni ad opera di una lobby accademica trasversale”. E poi: “Per completare la sua azione di demolizione dell’Università, la lobby trasversale vuole ora istituire, attraverso una legge delega da inserire nella prossima Finanziaria, una “Agenzia per la valutazione”, come quella prevista da un DDL dei DS. Una operazione gravissima per il metodo e per i contenuti. Infatti l’uso della Finanziaria per legiferare sull’Università esautora di fatto il Parlamento ed esclude il mondo universitario dalla partecipazione all’elaborazione di una norma adeguata e condivisa. Un metodo ‘golpista’, già adoperato nelle precedenti legislature, con il quale ora si vuole imporre una struttura dotata di immensi poteri, privando l’Università e i singoli docenti dell’autonomia garantita dalla Costituzione.” (dal documento ”Università: Genova, Lucca e Firenze”).7. Rinvio del Congresso nazionale dell’ANDU
In attesa di una maggiore chiarificazione della situazione universitaria e del quadro politico-mimisteriale il Congresso nazionale dell’ANDU, previsto per il 7 e 8 febbraio 2020, si terrà in una data successiva che sarà decisa e comunicata quanto prima dall’Esecutivo nazionale.
= Per esprimere e/o leggere commenti sui contenuti di questo messaggio v. sotto.
==== Per informazioni sull’ANDU (Costituzione, Organi, Statuto, Adesione) cliccare: https://www.andu-universita.it/info/==== La storia della devastazione dell’Università può essere approfondita in questo sito utilizzando la “ricerca avanzata”, in alto a sinistra.
Analisi puntuale quanto preoccupante che ci deve vedere in prima linea.
MCF
Condivido pienamente le osservazioni espresse nella lettera, spero si possa darne la massima diffusione perché non è più tempo di restare in silenzio
Grazie Consuelo Diodati