ATENEI CASERME?

= 8 ottobre 2012

1. IL CASO CATANIA NON E’ UN CASO

2. CATANIA: LA DENUNCIA DELLE ORGANIZZAZIONI UNIVERSITARIE

3. 22-27 OTTOBRE ASSEMBLEE DI ATENEO

4. “CONTRO CHI DISTRUGGE IL SAPERE”

1. IL CASO CATANIA NON E’ UN CASO

Collegio di disciplina di Ateneo:

      Per l’ANDU

casalinga giustizia sommaria”

micidiale strumento di ‘controllo’ dei comportamenti dei docenti.”

     Per Mancini

strumento efficace di governance”.

Per l’ANDU

      Già nel marzo 2010 l’ANDU aveva espresso il ‘dubbio’ che con il passaggio dal Collegio di disciplina nazionale ai Collegi di disciplina di Ateneo si andasse verso “una casalinga giustizia sommaria, al di fuori di qualsiasi moderno elementare principio giuridico, tanto per fare capire fino in fondo a tutti chi comanda nell’Ateneo.”
E nel
maggio dello stesso anno l’ANDU aveva individuato nel ”collegio di disciplina di ateneo” un “micidiale strumento di ‘controllo’ dei comportamenti dei docenti.

Per Mancini

       Nel marzo 2011 Marco Mancini, presidente della CRUI e rettore dell’Università della Tuscia, ha individuato nel Collegio di disciplina un “punto estremamente delicato nella vita prossima futura delle nostre Università” e  uno “strumento efficace di governance”.

2. CATANIA: LA DENUNCIA DELLE ORGANIZZAZIONI UNIVERSITARIE

ADI, ANDU, COBAS-Pubblico Impiego, CoNPAss, FLC-CGIL, LINK, RETE29Aprile, SUN, UDU, UGL-INTESA-FP, UIL RUA, USB-Pubblico Impiego

     Le organizzazioni nazionali sindacali, di categoria e studentesche stigmatizzano l’operato del Rettore dell’Ateneo di Catania in relazione all’utilizzo del Collegio di disciplina e denunciano i contenuti delle nuove “Linee guida comportamentali” approvate dal Consiglio di Amministrazione, con le quali si pretende di impedire la discussione pubblica su procedimenti disciplinari in corso.

     Quanto accade nell’Università di Catania evidenzia il tentativo del Rettore di intimidire le componenti dell’Ateneo e di restringere gli spazi di libertà e confronto sulla gestione dell’Università: esemplare il divieto di utilizzare le mailing list di ateneo per le comunicazioni sindacali e di categoria.

     Questa vicenda conferma le preoccupazioni, più volte espresse, sulla nuova govenance imposta dalla legge 240/2010 che attribuisce poteri pressoché assoluti al Rettore e al suo Consiglio di Amministrazione e conferma il timore di un uso improprio dei Collegi di disciplina locali e la necessità che venga ripristinato al più presto un Collegio nazionale.

      Roma, 5 ottobre 2012”

NOTA ANDU.
Il nuovo Collegio di disciplina nazionale in ogni caso dovrà essere composto in maniera non ‘medievale’ e quindi non come quello precedente previsto dall’art. 3 della
LEGGE 16 gennaio 2006, n. 18 (“Il collegio è composto da cinque consiglieri del CUN quali membri effettivi e da altrettanti supplenti. I cinque membri effettivi, così
come i cinque membri supplenti, sono così ripartiti: tre professori
ordinari, un professore associato e un ricercatore.”).

     Quando nel 2004 è stata proposta in Parlamento questa composizione (3+1+1) l’ANDU si è opposta definendola “una composizione che chiarisce la natura degli interessi accademico-corporativi che troppo spesso ‘ispirano’ l’elaborazione delle leggi riguardanti l’Università. Noi pensiamo che il Collegio di disciplina debba essere composto da appartenenti alle categorie dei ‘giudicabili’, senza alcuna predeterminazione dei suoi componenti per fasce né, tanto meno, con una composizione ‘adattata’ al grado dell”incolpato’.”
L’ANDU era quindi contraria a che “esso risulti composto da ‘soli’ ordinari con la presenza di una sorta di ‘avvocati di ufficio’ (un associato e un ricercatore)”. E si aggiungeva “che se la preoccupazione di proteggere gli ordinari dai giudizi espressi da appartenenti alle ‘classi’ subalterne è un valore’ tanto irrinunciabile, perché chi ha elaborato o accetta questa aberrazione giuridica non pensa a tre Collegi di disciplina distinti, ognuno competente per la propria fascia e composto esclusivamente da appartenenti a quella?”

      Più recentemente, nel febbraio 2012, l’ANDU ha commentato la ‘direttiva’ sulla composizione dei Collegi di disciplina del Ministero, che ritiene che il comportamento di un ‘superiore’ non possa essere giudicato da un ‘inferiore’, mentre quello di un ‘inferiore’ può essere giudicato dal suo ‘superiore’ (v. al punto 2 “La giustizia baronale”).
Il ‘modello ministeriale’ di giustizia è stato adottato in alcuni Atenei, compreso quello della Tuscia
dove è stato previsto che sia il Rettore a scegliere i componenti (3 ordinari, 2 associati e 2 ricercatori) e a scegliere il Presidente del
Collegio, lo stesso Rettore a cui spetta “l’avvio del procedimento disciplinare”. Ma non basta: “il Collegio opera secondo il principio fra pari, nel rispetto del contraddittorio, nella composizione limitata alla fascia corrispondente e superiore (sic!) rispetto a quella del docente sottoposto ad azione disciplinare”.

      Epiù in generale, è sempre più chiaro che da anni è in atto un attacco feroce alla libertà di ricerca e di insegnamento dei docenti, al diritto allo studio e all’esistenza stessa di una Università democratica, realmente autononoma dai poteri forti, interni ed esterni.

3. 22-27 OTTOBRE ASSEMBLEE DI ATENEO

       Anche su questa questione si discuterà nelle Assemblee di Ateneo di tutte le componenti che si terranno nella “Settimana nazionale di dibattito e mobilitazione del 22-27 ottobre 2012. Nelle Assemblee si discuteranno anche le proposte per “Salvare e rilanciare l’Università” elaborate da ADI, ANDU, CISL-Università, COBAS-Pubblico Impiego, CoNPAss, FLC-CGIL, LINK, RETE29Aprile, SUN, UDU, UGL-INTESA FP, UIL RUA e USB-Pubblico Impiego.

     Tra le proposte c’è quella importantissima di “rivedere l’attuale governance universitaria: in alternativa ai poteri immensi e antidemocratici del rettore e del CdA, è necessario rafforzare il Senato Accademico, direttamente eletto da tutte le componenti, con responsabilità della programmazione, del coordinamento e del controllo. Va inoltre assicurata la piena autonomia finanziaria e gestionale ai dipartimenti.”

       Più in generale, bisognerà discutere su come reagire a un governo che “ha ulteriormente ridotto i già limitati spazi di democrazia negli Atenei per mezzo di ricorsi ai TAR su Statuti giudicati “troppo democratici”, ha prorogato il mandato dei rettori in scadenza ed ha lasciato accrescere i poteri e le prerogative dell’ANVUR ben al di là del mandato di legge.”

 

4. “CONTRO CHI DISTRUGGE IL SAPERE”

       Si segnala l’intervento di Arienzo, Lucarelli e Olivieri sul Manifesto del 5.10.12 che, tra l’altro, propone come “una base di discussione” il documento delle Organizzazioni universitarie.

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Ferdinando Sartucci
Ferdinando Sartucci
12 anni fa

I baroni distruggono anche le professioni, oltre che il sapere. Basta vedere e ragionare sui livelli dell’asticella che alcuni hanno posto per le prossime idoneità: chiedono ad alcuni di saltare tre metri per classificarsi quando a loro sono bastati 50 cm per vincere. Non si può considerare il numero delle loro poubblicazioni, scritte da altri ed in cui hano messo solo il nome, e chiedere agli altri che se le fanno da soli di averne quanto loro. Prima ci chiedevano pubblicazioni in inglese, poi l’impact Factor ed adesso l’H index. Dovrebbere chiedere che uno sappia fare qualche cosa veramente, non come molti di loro che non conoscono neppure i loro laboratori.
Così non si va lontani e quelli bravi all’estero non tornano.