DOCENZA. CONTRORIFORMA E RIFORMA

Nonostante le puntali critiche espresse il 12 gennaio scorso dall’ANDU (v. il documento qui sotto riproposto) e nonostante i forti dissensi emersi il 25 gennaio scorso nel dibattito pubblico di presentazione, l’Ulivo va avanti con la sua Proposta di legge sulla docenza universitaria il cui ‘nuovo’ testo e’ ora reperibile nel sito della Camera (v. nota).  La versione del provvedimento alla fine presentata e’ stata appena ‘limata’ rispetto a quella precedente, mantenendo tutti i suoi pessimi contenuti. La conferma dell’iniziativa parlamentare dell’Ulivo non puo’ non allarmare
il mondo universitario che deve mobilitarsi per impedire che la liberta’ di ricerca e di insegnamento venga aggredita con la precarizzazione del ‘ruolo’ dei docenti e con l’aumento del controllo gerarchico. In alternativa alla controriforma dell’Ulivo, l’ANDU ripropone in calce il proprio progetto di riforma della docenza.

6 febbraio 2007

Nota. Per leggere la Proposta di Legge “Nuove norme in materia di reclutamento dei professori universitari”, n. 1969, presentata dai deputati dell’Ulivo Tessitore, Volpini, Testa, Tocci, Bianco, Burgio e Ossorio:
http://www.camera.it/_dati/lavori/stampati/pdf/15PDL0019220.pdf

Documento dell’ANDU del 12 gennaio 2007:

PDL ULIVO. CONTRORIFORMA DELLA DOCENZA

Mentre si fa un gran dibattere sulle riforme urgenti e radicali per la Universita’ (governance, didattica, docenza, reclutamento, precariato, diritto allo studio, valutazione e finanziamento, ecc.), c’e’ chi guarda al ‘concreto’. E molto ‘concreti’ sono i contenuti della Proposta di Legge n. 1969 presentata dai deputati dell’Ulivo Tessitore, Volpini, Testa, Tocci, Bianco, Burgio e Ossorio. Questa iniziativa accademico-parlamentare sara’ discussa il 25 gennaio 2007 in un “Dibattito sull’Universita’” organizzato dalla Margherita, al quale dovrebbero partecipare il Ministro e i Sottosegretari del MUR. Il PDL propone alcune significative modifiche agli attuali concorsi che, se approvate, riuscirebbero a peggiorare perfino quanto previsto dalle Leggi Berlinguer e Moratti. L’obiettivo principale del PDL e’ quello di precarizzare i docenti di ruolo prevedendo la possibilita’ ogni sei anni di espellerli dall’Universita’ (art. 5), come gia’ previsto nel disegno di legge presentato al Senato dallo stesso Tessitore e da altri all’inizio della scorsa legislatura e poi nel disegno di legge Modica-Tocci sull’Agenzia per
la valutazione. Si tratta di un gravissimo attacco all’autonomia soprattutto dei docenti universitari appartenenti alle fasce degli associati e dei ricercatori, che sarebbero ancora piu’ subordinati al controllo gerarchico, accademico e umano.
Un altro obiettivo del PDL e’ quello di farla finita con ogni ipotesi (a parole ampiamente condivisa) di netta distinzione tra reclutamento e avanzamento nella carriera dei docenti, riconfermando invece la divisione in tre ruoli (e tre organici) distinti della docenza universitaria e il passaggio da una fascia all’altra attraverso altri concorsi. Il PDL ‘corregge’in parte la Legge Moratti eliminando ogni sorteggio per la composizione delle commissioni che devono compilare le liste nazionali
di idoneita’ – che saranno di piu’ breve durata (due anni) -, attribuendo cosi’ maggiore potere ai gruppi accademici dominanti sul piano nazionale. Il PDL demanda ai singoli Atenei l’individuazione delle “procedure di chiamata” (comma 2, art. 4) da parte di indeterminate “strutture universitarie competenti” (comma 1, art. 4). Con la differenziazione per ogni singolo Ateneo delle procedure di quello che rappresenta il vero concorso, si va decisamente verso la ‘dismissione’ di uno stato giuridico nazionale dei docenti universitari e la ‘connessa’ abolizione
dell’Universita’ statale e nazionale.  Inoltre, mantenendo a livello locale la scelta ultima dell’assunzione, si conserva il carattere localistico del reclutamento e della carriera dei docenti, che sta alla base del nepotismo e della dipendenza scientifica e umana dal ‘maestro’, il quale continuera’ a scegliere chi e quando
reclutare e chi e quando promuovere. Tale controllo gerarchico, personale e
diretto, viene enormemente accresciuto con le verifiche periodiche-con possibilita’ di espulsione dall’Universita’ – date in mano ai “Nuclei di valutazione” locali (comma 1, art. 5). Il PDL attribuisce un ruolo al Senato Accademico nella assunzione definitiva dei docenti (comma 3, art. 4), andando cosi’ incontro alla proposta della trasversale Fondazione TreeLLLe, che vorrebbe attribuire l’intero potere della chiamata all’Organismo di Ateneo. Un’altra novita’ e’ quella che i docenti non sarebbero piu’ inquadrati nelle Facolta’, ma “nei corsi di laurea competenti” (comma 1, art. 5), invece che nei Dipartimenti, come sarebbe piu’ logico. Il PDL mantiene la composizione corporativa delle commissioni nazionali
prevedendo la presenza in esse di rappresentanti delle ‘fasce basse’ per i
concorsi ad associato e a ricercatore (art. 7).
Siamo di fronte a una vera e propria controriforma della docenza universitaria che, se dovesse essere recepita dal Ministro, richiederebbe una mobilitazione del mondo universitario ancora piu’ dura di quella espressa contro il DDL Moratti. Da anni l’ANDU propone una riforma complessiva della docenza universitaria che, anche alla luce di questo ‘nuovo’ progetto di ‘riforma’ baronale, ci sembra ancora piu’ valida.

12 gennaio 2007

PROPOSTA DELL’ANDU DI RIFORMA DELLA DOCENZA UNIVERSITARIA

Stato giuridico nazionale dei docenti collocati in un ruolo unico, articolato in tre fasce con uguali mansioni. Ingresso nel ruolo docente per concorso nazionale (prevalentemente nella terza fascia) e passaggio di fascia per idoneita’ nazionale individuale (a numero aperto), con immediato e pieno riconoscimento della nuova qualifica, senza l’ulteriore chiamata della Facolta’ dove il docente gia’ lavora e continuera’ a lavorare. Per il passaggio di fascia e’ indispensabile prevedere uno specifico budget nazionale per i connessi incrementi stipendiali. Le commissioni nazionali, per i concorsi e per i passaggi, devono essere interamente sorteggiate e composte di soli ordinari. Periodo pre-ruolo massimo di 3 anni in un’unica figura con adeguata retribuzione, diritti(malattia, maternita’, ferie, contributi pensionistici) e liberta’ di ricerca, con un numero di posti rapportato a quello degli sbocchi nel ruolo della docenza. Bando nei prossimi anni, su nuovi specifici e aggiuntivi fondi statali, di almeno 20.000 posti di terza fascia, con cancellazione dell’attuale giungla di figure precarie. Trasformazione del ruolo dei ricercatori in terza fascia di professore, prevedendo la partecipazione di tutti ai Consigli di Facolta’ e l’accesso
ai fondi di ricerca anche per i professori di terza fascia non confermati. Distinzione tra tempo pieno e tempo definito con esclusione per i docenti a tempo definito dalle cariche accademiche e dalle commissioni concorsuali.

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