RICERCATORI, CONSIGLIERE DEL MINISTRO E ANDU

Apprezziamo molto la franchezza con la quale Giovanni Ragone, consigliere del ministro Mussi e gia’ consigliere del ministro Berlinguer, ha commentato (v. in calce il messaggio inviatoci) il documento dell’ANDU “Un ‘buono-posto’ invece del ‘concorso'”, riguardante lo Schema di Regolamento per i concorsi a ricercatore. Invece non apprezziamo per niente la superficialita’, l’approssimazione e l’arroganza con la quale da oltre un decennio si sono elaborate, sostenute e approvate norme devastanti per l’Universita’ statale come la falsa autonomia finanziaria per ‘gestire’ la progressiva riduzione dei fondi, la finta autonomia statutaria, l’abolizione di fatto del CUN, i finti concorsi locali, il fallimentare “3 + 2”. Cio’ premesso, vogliamo commentare le singole osservazioni di Giovanni Ragone, tentando cosi’ di trasformare il suo messaggio in un’occasione utile a chiarire ulteriormente al Ministro le nostre “critiche giustificate” allo schema di provvedimento ministeriale, critiche che mirano ad evitare l’ennesimo pasticcio normativo.

– L’ANDU ha scritto che l’attuale progetto ministeriale e’ “provinciale per la previsione di esperti stranieri senza nemmeno il vincolo della reciprocita’. Una presenza che dovrebbe comunque essere legata alle specificita’ delle aree disciplinari”.
– Ragone invece afferma che “non e’ “provinciale”. Si procede infatti esattamente attraverso scambi di banche dati di valutatori, con paesi nostri partner in Europa”.
I “nostri partner in Europa” prevedono per il reclutamento dei loro docenti la presenza obbligatoria di “valutatori” stranieri? In ogni caso, lo ribadiamo, in Italia questa presenza dovrebbe comunque non essere obbligatoria per tutte le aree disciplinari, ma si dovrebbe tenere conto delle loro specificita’.

– L’ANDU ha scritto che l’attuale progetto ministeriale e’ “rispettoso degli ‘equilibri’ accademici nazionali per il fatto di non prevedere l’appartenenza ad Atenei diversi di tutti gli “esperti revisori” nazionali”. – Ragone invece afferma che “non e’ “rispettoso degli equilibri accademici”, anzi. Si puo’ benissimo escludere gli esperti revisori dello stesso ateneo che bandisce”. Ragone evidentemente non ha presente che la sua ipotesi di “escludere gli esperti revisori dello stesso ateneo che bandisce” e’ gia’ inserita nello Schema di Regolamento ministeriale alla fine del comma 3 dell’art. 5. Quello che l’ANDU chiede e’ che sia anche impedito che “tra gli esperti revisori” vi sia piu’ di un componente di uno stesso Ateneo. Questo con l’evidente obiettivo di evitare che le sedi con piu’ ordinari possano
avere un peso eccessivo.

– L’ANDU ha scritto che l’attuale progetto ministeriale e’ “discriminatorio nei confronti di molti attuali precari per l’introduzione di prerequisiti (in questa fase comunque arbitrari) e per la previsione di lettere di presentazione-raccomandazione”. – Ragone invece afferma che “non e’ discriminatorio. Quali sarebbero i motivi per cui “nell’attuale fase” non si puo’ chiedere a chi vuole
diventare professore universitario (perche’ di questo si tratta, sta per
essere resa nota la proposta di legge sulla terza fascia che era nel
programma di governo) di aver svolto attivita’ di ricerca per quattro anni
o di essere uscito dal dottorato di ricerca?” Ragone dovrebbe sapere che in molti casi il lungo percorso precario e’ anche fatto di attivita’ non ufficiali in attesa di una ulteriore ‘sistemazione’ precaria. Il buon senso dovrebbe indurre a ‘sospendere’ la
previsione di “requisiti di ammissione”, almeno fino a quando non sara’
definitivamente superata l’attuale giungla di precariato con l’introduzione di una sola figura pre-ruolo (il cui numero di posti dovrebbero essere rapportato agli sbocchi in ruolo) e fino a quando non sara’ riformato il dottorato di ricerca. Naturalmente, come da tempo proponiamo, “ai candidati devono essere adeguatamente riconosciuti i periodi di attivita’ didattica e scientifica svolti a qualsiasi titolo: dottorato, assegni, borse, incarichi, ecc.” E a proposito della “proposta di legge sulla terza fascia”, ci auguriamo che il ministro Mussi elabori una sua proposta confrontandosi su di essa con le rappresentanze dei docenti PRIMA di presentarla al Consiglio dei Ministri, cosi’ come ha fatto il ministro Moratti per la legge sulla docenza.

– L’ANDU ha scritto che l’attuale progetto ministeriale e’ “illegittimo per la partecipazione di commissari ‘non esperti’ alle prove locali. Una previsione questa giuridicamente tanto assurda da far pensare ad una scelta da ‘sentenza suicida’, per ottenerne poi l’annullamento”. – Ragone invece afferma che “non e’ illegittimo. In tutti i concorsi pubblici NON e’ assicurata la competenza “tecnica” di tutti i commissari. E comunque, se questo fosse un problema sollevato dal Consiglio di stato, lo si risolvera’ sulla base dei macrosettori. Quanto all’idea che l’intento
sia di far bocciare il provvedimento, e’ pura paranoia”. Ragone non ha compreso che l’illegittimita’ non sta nella presenza di commissari ‘non esperti’ nella “Commissione giudicatrice” (presenza che sarebbe opportuno in ogni caso non prevedere), ma nella loro partecipazione alla valutazione del “seminario pubblico” dei candidati. Valutazione che richiede una competenza specifica che i ‘non esperti’ non hanno.

– L’ANDU ha scritto che l’attuale progetto ministeriale e’ “contraddittorio per la previsione del sorteggio dei ‘commissari’ solo per la fase nazionale”. – Ragone invece afferma che “non e’ contraddittorio. La scelta e’ infatti quella di restringere le possibilita’ di scelta locali solo ai migliori tra i candidati, ma poi di responsabilizzare chi sceglie, e qui deve scattare
l’autonomia dell’ateneo. Nel provvedimento sulla “terza fascia” si prevede
che a pessima scelta finale dell’ateneo corrisponda il taglio delle risorse
relative, dopo la valutazione dei risultati (quattro anni dopo l’assunzione)”.
“Responsabilizzare chi sceglie” e’ stata la giustificazione-propaganda per
prevedere il ‘membro interno’ (il maestro) nei concorsi a ricercatore e a
professore e per consentire alle Facolta’ di non chiamare nessuno quando
(raramente) l’allievo del maestro non e’ stato giudicato idoneo ad un
concorso a professore. Il sorteggio anche dei componenti della
“commissione giudicatrice” servirebbe a rendere meno ‘automatico’ il
risultato nel caso in cui l’allievo del maestro risultasse inserito tra gli
‘idonei’ della lista ristretta.

– L’ANDU ha scritto che l’attuale progetto ministeriale e’ “accentratore
per la previsione di concentrare in poche mani (la “parte istituzionale”
della commissione locale) il potere di ‘sovraintendere’ al reclutamento
nell’Ateneo”.
– Ragone invece afferma che “non e’ “accentratore”. La critica che arriva infatti e’ esattamente quella opposta: in troppi a giudicare, la scelta non puo’ avvenire “in famiglia”…” Ripetiamo: e’ accentratore. Questa scelta va verso la direzione di una
gestione complessiva dell’Ateneo concentrata nelle mani di poche persone,
emarginando la stragrande maggioranza della comunita’ universitaria
(docenti, tecnico-amministrativi, studenti).

– L’ANDU ha scritto che l’attuale progetto ministeriale e’ “baronale per l’esclusione degli associati e dei ricercatori dalla “parte istituzionale” della commissione locale, per la quale non e’ richiesta alcuna competenza scientifica specifica.”
– Ragone invece afferma che “non e’ baronale. Sappiamo bene, e voi stessi
lo affermate, che la capacita’ di incidere in un concorso di associati e ricercatori e’ di solito nulla. Si va a fare un favore, in attesa di ricambi.”. L’ANDU da anni chiede che le commissioni concorsuali siano formate solo da ordinari. E questo continuiamo a chiedere per quanto riguarda i “componenti esperti”, cioe’, nel caso dell’attuale Schema di Regolamento ministeriale, gli “esperti revisori” e la “parte disciplinare” della”commissione giudicatrice” di Ateneo. Tutt’altra cosa e’ invece la “parte istituzionale” della “commissione giudicatrice” alla quale e’ assegnato un compito ‘politico’: quello di ‘difendere’ gli interessi generali dell’Ateneo. Perche’ non dovrebbe potere svolgere un tale compito un associato o un ricercatore? Chi nega questa possibilita’ dovrebbe per coerenza chiedere che a fare parte degli organi accademici (Senato Accademico, Consigli di Amministrazione, di Facolta’, di Corso di Studio e di Dipartimento, CUN) debbano essere solo i professori ordinari.

– L’ANDU ritiene da anni che nei concorsi a ricercatore “la scelta dei vincitori deve essere fatta da una commissione nazionale composta solo da ordinari direttamente sorteggiati”.
– Ragone definisce clamorosamente assurda questa nostra proposta, sostenendo che “il concorso nazionale di soli ordinari perpetuerebbe esattamente la situazione attuale, chi bandisce il posto si metterebbe semplicemente d’accordo con gli ordinari-leader a livello nazionale, e il gioco sarebbe fatto, come sempre…”. Non si capisce perche’ il condizionamento degli ordinari sorteggiati e’
certo quando si tratta di quelli previsti nella proposta dell’ANDU emiracolosamente tale condizionamento non sarebbe possibile per gli ordinari sorteggiati (gli “esperti revisori” nazionali) previsti nell’attuale Schema di Regolamento ministeriale. La differenza di fondo tra la proposta dell’ANDU e l’attuale progetto ministeriale sta nel fatto che l’ANDU ritiene INDISPENSABILE che la scelta del vincitore venga sottratta TOTALMENTE alla volonta’ del maestro che e’ riuscito a farsi bandire il posto da destinare al proprio allievo, mentre il Ministero vuole CONDIZIONARE, ma non escludere, che il maestro alla fine possa scegliere il suo allievo. Infatti, quando l’allievo del maestro dovesse risultare inserito tra gli ‘idonei’ della “lista ristretta” (che non a caso c’e’ chi vuole allargare significativamente), sara’
‘inevitabile’ che ad essere scelto dall’Ateneo (cioe’ dal suo maestro) sara’ proprio lui.

31 maggio 2007

Da Giovanni Ragone, consigliere del ministro Mussi:

“Subject: contro il buono-posto
Date: Mon, 28 May 2007 19:50:31 +0200
From: “Ragone Giovanni”
To: <anduesec@tin.it>

Cari amici e colleghi dell’ANDU…

… al di la’ dei vostri soliti toni apodittici, noto che avete finalmente compreso che la proposta di nuovo regolamento per il reclutamento dei ricercatori punta a porre sostanziali limiti alla tradizionale cooptazione mascherata da concorso (locale o nazionale; qui è infatti l’assurdo clamoroso della vostra proposta: il concorso nazionale di soli ordinari perpetuerebbe esattamente la situazione attuale, chi bandisce il posto si metterebbe semplicemente d’accordo con gli ordinari-leader a livello nazionale, e il gioco sarebbe fatto, come sempre…). E per completezza e
informazione, in attesa della prevista riunione di confronto con sindacati e associazioni, e mentre si stanno valutando i pareri del CUN e della CRUI, decisi a mantenere l’impianto del provvedimento ma anche ad accogliere le critiche giustificate, vi rendo noto che:

a) il meccanismo non e’ lungo. La procedura interamente telematica e’ pronta, il tempo da impiegare per la valutazione preventiva dei referee anonimi equivale a quello che si perdeva tra il bando e l’elezione della commissione;

b) non e’ “provinciale”. Si procede infatti esattamente attraverso scambi di banche dati di valutatori, con paesi nostri partner in Europa;

c) non e’ “rispettoso degli equilibri accademici”, anzi. Si puo’ benissimo escludere gli esperti revisori dello stesso ateneo che bandisce;

d) non e’ discriminatorio. Quali sarebbero i motivi per cui “nell’attuale fase” non si puo’ chiedere a chi vuole diventare professore universitario (perche’ di questo si tratta, sta per essere resa nota la proposta di legge sulla terza fascia che era nel programma di governo) di aver svolto attivita’ di ricerca per quattro anni o di essere uscito dal dottorato di ricerca?

e) non e’ illegittimo. In tutti i concorsi pubblici NON e’ assicurata la competenza “tecnica” di tutti i commissari. E comunque, se questo fosse un problema sollevato dal Consiglio di stato, lo si risolvera’ sulla base dei macrosettori. Quanto all’idea che l’intento sia di far bocciare il provvedimento, e’ pura paranoia.

f) non e’ contraddittorio. La scelta e’ infatti quella di restringere le possibilita’ di scelta locali solo ai migliori tra i candidati, ma poi di responsabilizzare chi sceglie, e qui deve scattare l’autonomia dell’ateneo. Nel provvedimento sulla “terza fascia” si prevede che a pessima scelta finale dell’ateneo corrisponda il taglio delle risorse relative, dopo la valutazione dei risultati (quattro anni dopo l’assunzione).

g) non e’ “accentratore”. La critica che arriva infatti e’ esattamente quella opposta: in troppi a giudicare, la scelta non puo’ avvenire “in famiglia”…

h) non e’ baronale. Sappiamo bene, e voi stessi lo affermate, che la  capacita’ di incidere in un concorso di associati e ricercatori e’ di solito nulla. Si va a fare un favore, in attesa di ricambi…

Saluti cordiali

Giovanni Ragone

Spero che apprezzerete la franchezza.”

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