SEGNALIAMO l’articolo di Anna Maria Sersale “Mini-università, quanti sprechi: in 33 Comuni c’è un solo corso”, sul Messaggero del 29 novembre 2009.
Nell’articolo, tra l’altro, si legge che “le ‘università campanile’ spesso sono nate sulla spinta di interessi locali, di congreghe accademiche, in risposta a logiche di potere. Poco importavano gli sprechi, il servizio scadente, la mancanza di laboratori, l’assenza di ricerca. Tranne qualche eccezione.”
Va rimarcato che tutto questo è il prodotto di una gestione degli Atenei basata sulla figura del rettore-padrone che presiede sia il Senato Accademico, sede dei mini-interessi delle Facoltà rappresentate dai Presidi, sia il Consiglio di Amministrazione, anche esso ‘egemonizzato’ dal Rettore.
Questo assetto di potere, corresponsabile del disastro delle Università, sarebbe ancor più rafforzato da quanto previsto dal DDL governativo e dal DDL del PD, che introducono la figura del rettore-sovrano assoluto che, assieme al ‘suo’ Consiglio di Ammnistrazione, gestirebbe tutto (risorse, reclutamento, ecc.).
E proprio quegli “interessi locali” che hanno portato alle “mini-universita”, verrebbero ‘istituzionalizzati’ dai due DDL che prevedono la presenza obbligatoria degli ‘esterni’ nel nuovo CdA.
Al progetto di ‘aziendalizzazione’ degli Atenei (modello-aziende-sanitarie) l’ANDU propone in alternativa una Organizzazione democratica e responsabile dell’Università (v. il punto 4 del documento citato).
A proposito dell’articolo di A. M. Sersale:
a) la Gelmini in veste di fustigatrice fa ridere i polli (ammesso e non concesso che questi abbiano voglia di ridere);
b) che certe congreghe universitarie abbiano APPROFITTATO delle mini-università, sono dispostissimo ad accettarlo – ma non mi si venga a dire che le mini-università sono opera e invenzione di intraprendenti e rapaci professori universitari: ci prenderemmo in giro;
c) non sarà che, in tutto ciò, i politici (trasversalmente intesi) abbiano la loro brava parte di colpa? o vogliamo solo e soltanto la caccia all’untore?