Con l’autorizzazione dell’Autore, riportiamo in calce il messaggio inviatoci il 9 novembre 2006 da Giovanni Ragone, consigliere del ministro Fabio Mussi. Riteniamo possa essere utile portare a conoscenza del mondo universitario un punto di vista ‘interno’ al Ministero sulle attuali maggiori questioni riguardanti l’Universita’: finanziamento, Agenzia, scatti, reclutamento, ricercatori, Enti.
Vogliamo sperare che il messaggio del Consigliere del Ministro – che comunque ringraziamo per la personale disponibilita’ al dialogo diretto e pubblico – possa essere l’inizio di un vero confronto con l’intera compagine ministeriale sulle posizioni sostenute in tutti questi anni dall’ANDU, anche assieme alle altre Organizzazioni unitarie dell’Universita’. Nel merito di tutte le questioni affrontate da Ragone, l’ANDU ha gia’ espresso, anche recentemente, le proprie posizioni in diversi documenti (v. nota).
Qui ci pare opportuno solo osservare che il messaggio del Consigliere del Ministro conferma lo stato di grave confusione che caratterizza l’azione governativa riguardante l’Università. Un agire caotico senza precedenti, che fa risultare comunque chiara l’esistenza di una pluralita’ di posizioni e di poteri, in un parziale conflitto ‘intestino’. Poteri che vogliono comunque imporre soluzioni opposte a quelle richieste dal mondo universitario e dalle sue rappresentanze. E’ una situazione istituzionalmente inquietante ed estremamente pericolosa che rischia di assestare il colpo di grazia all’Universita’, istituzione centrale per il progresso anche economico e per la stessa democrazia del Paese. Le difficolta’ che gli attuali Responsabili del Ministero incontrano per ottenere (da chi?) quanto necessario almeno alla sopravvivenza degli Atenei, derivano dalla scelta da essi finora fatta di far proprie le posizioni e le richieste della lobby trasversale accademico-confindustriale, privilegiando il dialogo con i suoi esponenti, invece di difendere gli interessi generali dell’Universita’ e del Paese. Le posizioni dei Responsabili del Ministero sugli Enti, sul reclutamento e il precariato, l’Agenzia, il blocco delle assunzioni, il “3 + 2”, il diritto allo studio, la governance, gli scatti, hanno costretto tutte le componenti universitarie (docenti, precari, studenti, tecnico-amministrativi) a mobilitarsi contro le scelte governative, che vanno nella direzione di demolire definitivamente l’Universita’ statale, di massa e di qualita’. Contro la ‘linea’ espressa fino ad oggi dai Responsabili del Ministero occorre tempestivamente intensificare e qualificare ulteriormente la mobilitazione unitaria del mondo universitario. Solo cosi’ sara’ possibile ottenere dal Governo e dal Parlamento le riforme indispensabili per rilanciare una Universita’ efficiente e democratica, finalmente libera dal condizionamento delle oligarchie accademico-confindustriali.
11 novembre 2006
Nota. Per leggere i documenti dell’ANDU:
http://www.bur.it/sezioni/ sez_andu.php
oppure http://www.orizzontescuola.it/ modules.php?name= News&file=categories&op=newin
dex&catid=24
da Giovanni Ragone, consigliere del ministro dell’UR Fabio Mussi:
Cari amici dell’ANDU, ritengo opportuno – vista la notevole preoccupazione che si e’ diffusa nelle Universita’ riguardo alle norme del decreto e della legge finanziaria – ricordare anche a voi alcuni fatti e alcuni impegni presi dal ministro. Spero che anche nella legittima e normale dialettica fra posizioni sia possibile ripristinare una comunicazione piu’ utile a tutti.
1) La linea su cui il ministro Mussi si e’ battuto dall’inizio, riuscendo anche gradualmente a recuperare risorse rispetto a scelte del tutto errate assunte inizialmente dal governo (e da lui – come e’ noto – non condivise), ha puntato a portare in aumento nel 2007 sia il Fondo di Funzionamento Ordinario delle Universita’, sia la dotazione complessiva per il finanziamento della ricerca, e a scongiurare il taglio delle “spese intermedie”. La vicenda della legge finanziaria e’ agitata e conflittuale oltre ogni previsione, e’ evidente che si scontrano all’interno del governo visioni differenti, l’esito e’ incerto e l’equilibrio cambia praticamente ogni giorno. Al momento attuale non e’ ancora possibile avere certezze. Considereremo un successo se tutte e tre le partite si chiuderanno positivamente, in un contesto in cui per scuola, sanita’, enti locali, ministeri si profilano sacrifici di fortissima entita’, anche dell’ordine del 15% complessivo. Il mondo dell’universita’ e della ricerca credo sia ben consapevole della situazione. Il paese si trova su un crinale pericolosissimo riguardo alla tenuta dei conti pubblici, mentre allo stesso tempo abbiamo un bisogno disperato di investire in ricerca a sostegno di una possibile e graduale ripresa strutturale dello sviluppo. Con una azione durissima, di cui sono testimone ogni giorno, occorre garantire che la possibilita’ di investimento in ricerca ci sia – e da subito, anche nell’anno peggiore – dove il risveglio dopo la sbornia berlusconiana e’ piu’ doloroso delle peggiori previsioni. Resta fermo, con questo, il dissenso politico su una linea che non considera – con tutta evidenza – l’investimento in ricerca e alta formazione come la priorita’ assoluta, riguardo alle spese di investimento pure previste nella legge finanziaria. E non come variabile secondaria. E tuttavia, alcuni risultati della nostra azione sono evidenti e hanno rilevanza strategica: l’ingresso del ministro dell’universita’ e della ricerca nel CIPE, dove si programmano gli investimenti strutturali dei prossimi anni, e l’ingente incremento del fondo generale per la ricerca – in cui sono stati fusi i canali di finanziamento precedenti. Sia chiaro: non per azzerarli ma per rimodularli e rendere piu’ efficaci e veloci le procedure, aumentando inoltre il monte-risorse a disposizione della ricerca libera.
2) L’Agenzia per la valutazione non puo’ essere ragionevolmente osteggiata, ne’ nel metodo, ne’ – a certe condizioni – nel merito.
Nel metodo e’ ovvio che se la manovra, pure in regime di stretta parsimonia, prevede incrementi della spesa pubblica per la ricerca e per la formazione superiore, occorre dotare il sistema di un metodo affidabile per valutare i risultati. Quindi e’ del tutto legittimo che l’istituzione dell’Agenzia avvenga per le vie brevi e in connessione con la legge finanziaria. Procedure di valutazione sono state istituite ormai in tutti i principali paesi europei, e la messa a sistema di cio’ che in questo campo e’ stato sperimentato anche in Italia e’ un’esigenza matura da molti anni (prevista, inoltre, dal programma
dell’Unione).
Nel merito, alcune decisioni di principio del ministro su questo punto sono chiare e sono state dichiarate pubblicamente in diverse occasioni: a) l’Agenzia sara’ un organo terzo, nel senso che la composizione del suo organo di direzione e gestione non derivera’ ne’ da designazioni autonome del ministro, ne’ da designazione delle strutture che sono soggette a valutazione (universita’, enti, imprese che ricevono finanziamenti per ricerca, ecc.); b) il suo compito e’ di definire criteri e metodi affidabili di valutazione, e poi di effettuare in modo continuo la valutazione; e’ un lavoro che richiede apertura trasparente all’interlocuzione e alle proposte delle diverse comunita’, riguardo alla discussione sui criteri, e quindi legittimazione non solo in senso istituzionale; ma anche totale indipendenza e imparzialita’ nel lavoro concreto; c) via via che le risorse disponibili rendano possibile percorrere questa strada, quote crescenti del finanziamento pubblico andranno distribuite fra le strutture in relazione ai risultati, sia in senso assoluto, sia per incentivare i miglioramenti conseguiti nel tempo. Su decisione del governo, non dell’Agenzia. Come questo progetto non favorisca ma al contrario possa servire – tra gli altri effetti – a contrastare le pressioni lobbistico-accademiche sembra auto-evidente. Quanto alla questione di come la valutazione possa influire sulla carriera o sugli stipendi dei singoli, e’ logico porre la questione, ma e’ anche scontata la risposta. Vale a dire: l’Agenzia, almeno in un primo tempo, dovra’ provare a valutare i risultati delle strutture e dei progetti; e sara’ interesse delle strutture valutate monitorare e incentivare i risultati dei ricercatori che ne fanno parte.
3) Il blocco – provvisorio – degli scatti di anzianita’ dei docenti e’ una misura che il ministro ritiene sia da modificare, per le ripercussioni comunque dannose, anche in termini giuridici. Questo e’ un altro dei molti fronti aperti sulla manovra, che e’ stata giustificata dai tecnici dell’Economia e della funzione pubblica per ragioni perequative tra categorie contrattate e non contrattate. Tra commissioni parlamentari e emendamenti dello stesso governo, ci si batte perche’ la norma venga cambiata.
4) Le modalita’ di reclutamento dei ricercatori – sottolineo di tutti i bandi per ricercatore, senza alcun “doppio canale” – verranno modificate. E’ intenzione del ministro aprire una consultazione non formale sul contenuto del decreto che su questo punto dovrebbe essere emesso entro marzo. La consultazione iniziera’ quando il Parlamento varera’ la norma.
5) L’impegno per una modifica della legge Moratti per quanto riguarda il pieno riconoscimento dello status docente ai ricercatori (attuali e futuri) verra’ rispettato.
6) La norma sugli Enti di ricerca dara’ luogo, attraverso i regolamenti attuativi previsti, a modifiche importanti ma limitate nella loro estensione rispetto alle leggi vigenti. Esse riguarderanno essenzialmente il meccanismo dei search committees per la designazione dei vertici (mirato a valorizzare la competenza scientifica, e a tenere fuori dal gioco la spartizione fra i partiti politici), e dove sia necessario la ridefinizione della missione che lo Stato affida all’Ente. Vigilare e’ legittimo, ma non vi sara’ – questo e’ l’impegno del ministro – nessuna compressione dei principi di autogoverno, la’ dove essi vigono o dove possono essere estesi.
Anzi…
Per chiudere: governance, stato giuridico e retribuzioni dei docenti, revisione della situazione dei ricercatori non di ruolo sono le questioni-chiave che ci si propone di affrontare dopo la finanziaria, con un pieno coinvolgimento delle universita’ e una o piu’ iniziative legislative (mentre sono possibili senza passaggi parlamentari alcuni
interventi sul dottorato di ricerca, sulla formazione permanente e sulla
riqualificazione del sistema. Ora occorre chiudere positivamente tutte le questioni che sono sul tavolo. Le opinioni delle organizzazioni sindacali e delle associazioni sono state esposte al ministro, alcune delle loro posizioni sono condivise. Nel complesso, spero che il risultato finale possa risultare positivo.
Saluti cordiali,
Giovanni Ragone – Consigliere del Ministro per l’Universita’ e la Ricerca