Da decenni si opera impunemente per demolire l’Universita’ statale: falsa autonomia finanziaria per ‘gestire’ la progressiva riduzione dei fondi, finta autonomia statutaria, abolizione di fatto del CUN, finti concorsi locali, imposizione del fallimentare “3 + 2”, moltiplicazione degli Atenei, aumento a dismisura del precariato, legge Moratti, ecc. E proprio coloro che hanno lavorato con successo contro l’Universita’ statale sempre piu’ propongono soluzioni ‘rivoluzionarie’ per farla definitivamente finita con l’idea stessa di una Universita’ di massa e di qualita’: delegificazione del reclutamento dei docenti e dell’organizzazione degli Atenei, Agenzia di valutazione ‘forte’ che decida sulle strutture, sui finanziamenti e sui singoli docenti, concentrazione delle risorse pubbliche in pochi “centri di eccellenza”, abolizione del limite alle tasse studentesche, abolizione del valore legale del titolo di studio. Mentre si intensifica il bombardamento mediatico dei liberisti-aziendalisti che dispongono delle ‘basi permanenti’ del Riformista e del Sole 24-ore e dell’accesso quasi esclusivo, nei momenti ‘giusti’, a Repubblica e al Corriere della Sera, il Governo tenta, in maniera peraltro confusa e pasticciata, di ‘tradurre’ in leggi le richieste e gli interessi di chi ha deciso di imporre al nostro Paese il “modello anglosassone” opportunamente ‘italianizzato’. Idee e interessi ‘forti’ da affermare con i soliti strumenti ‘forti’: decreti-legge, finanziarie, voti di fiducia. In conformita’ agli interessi privatistici di un gruppo ristretto ma potente di ‘eccellenti’ accademici, si e’ cominciato a luglio con il decreto Bersani-Visco che sottrae alle Universita’ per quest’anno il 10% e per l’anno prossimo il 20% dei “consumi intermedi”. Un provvedimento mirato contro l’Universita’, come dimostra il fatto che dai tagli è stata esclusa, fin dall’inizio, la Scuola e che, nel ‘passaggio’ della Finanziaria alla Camera, sono stati esclusi anche gli Enti di Ricerca. E mentre si sottraggono soldi all’Universita’ si stanziano invece 300 milioni per i bandi di ricerca e 700 milioni per la ricerca industriale! Bisogna impedire che continui il gioco al massacro dell’Universita’ statale. Un gioco condotto da un Governo nel quale e’ chiaro ‘solo’ che a prevalere sono i poteri forti, ma in cui non è chiaro a quali Ministeri (e a quali loro ‘stanze’) compete occuparsi dell’Universita’. Grazie alla mobilitazione del mondo universitario, si sono eliminate alcune norme previste originariamente dalla Finanziaria: si e’ eliminata la ‘follia accademica’ del doppio canale di reclutamento; si sta rimediando all’incostituzionale previsione di ‘delegificare’ gli Enti di Ricerca; si e’ eliminato il dimezzamento degli scatti biennali dei docenti. Inoltre si e’ evitata (finora) l’introduzione di una Agenzia per la valutazione ‘forte’, come quella voluta dai Ds e dalla lobby accademico-confindustriale Permane invece il blocco delle assunzioni per il 2007 (che sono fortemente limitate per gli anni successivi) e rimangono assolutamente insufficienti i fondi previsti per il reclutamento straordinario e per il diritto allo studio. E’ stata introdotta una punitiva limitazione agli adeguamenti stipendiali dei docenti che percepiscono oltre 53.000 euro lordi l’anno per darla comunque vinta a coloro che si ostinano a non volere prendere atto che scatti e adeguamenti fanno ‘strutturalmente’ parte della retribuzione dei docenti. Il Ministro ha finora scelto di interloquire prevalentemente con l’accademia che conta (soprattutto quella che puo’ scrivere sulla ‘grande’ stampa) e con la Confindustria e non ha ancora avviato un reale, organico e fattivo confronto con le Organizzazioni unitarie dell’Universita’ (ADU, ANDU, APU, AURI, CISAL-Universita’, CISL-Universita’, CNRU, CNU, FIRU, FLC-CGIL, SNALS-Universita’, SUN, UDU, UILPA-UR) e con tutte le componenti dell’Universita’. Tale confronto e’ ancora piu’ indispensabile e urgente nel momento in cui, passata la Finanziaria, si dovra’ dare contenuto alle questioni impropriamente previste, peraltro con deleghe quasi in bianco, dal Decreto fiscale appena approvato (l’Agenzia per la valutazione) e dalla Finanziaria in corso di approvazione (le nuove modalita’ dei concorsi a ricercatore).
Queste questioni vanno discusse assieme a quelle della radicale revisione del “3 + 2”, dell’abolizione del precariato, dell’istituzione della terza fascia e dell’avanzamento nella carriera dei docenti per idoneità individuale (l’opposto dell’organizzazione piramidale prefissata della docenza o della introduzione della fascia dei ‘professori eccellenti’), della riforma del CUN e della organizzazione degli Atenei. A monte di tutto cio’ va fatta una scelta chiara e definitiva a favore del Sistema nazionale delle Universita’ statali, scelta alternativa alle posizioni e alle richieste liberiste e insieme dirigiste di ‘aggregazioni ‘accademiche trasversali (come TreeLLLe e Magna Carta) e della Confindustria.
7 dicembre 2006