“Vogliamo riprenderci la parola, togliendola a quelli del no senza se e senza ma.” Anche questo è scritto nell'”Appello trasversale” sul Riformista di un gruppo di professori (nota 1).La parola non andrebbe tolta MAI a nessuno.Ma che proprio coloro che da sempre hanno ‘dettato legge’ sulle questioni universitarie servendosi, al riparo di ogni contraddittorio, dei ‘grandi’ mezzi di comunicazione,
vogliano addirittura togliere la parola a quelli a cui non è mai stata data, è un paradosso a dir poco inquietante. L’Appello non è grave e pericoloso solo per l’intolleranza espressa nei confronti di chi osa opporsi ai poteri forti accademici. L’iniziativa è ancora più grave per il fatto che si chiama a raccolta (alla
sottoscrizione) attorno ad un Appello SENZA CONTENUTI: “penseremo più tardi
a scrivere programmi e documenti dettagliati, come si conviene.” (sic!).
Un’operazione qualunquista che si rivolge a quella “maggioranza silenziosa”
già chiamata alle armi appena qualche giorno fa, sempre sul Riformista, da Aldo Schiavone, uno dei firmatari dell’Appello (nota 2). Ma i contenuti che saranno scritti più tardi sono quelli che buona parte degli ‘appellanti’ ha avuto modo di esprimere sui ‘suoi’ quotidiani e all’interno di varie ‘aggregazioni’ (p. e., la “Commissione Cultura” voluta dalla Presidenza della CRUI e/o le Fondazioni TreeLLLe, Magna Carta e ItalianiEuropei). E non è certamente un caso che l’Appello è subito piaciuto ad Adriano De Maio e a Salvatore Settis, componenti della Commissione ministeriale che ha elaborato i contenuti del DDL governativo
sullo stato giuridico dei docenti universitari (nota 3). I firmatari dell’Appello chiedono un ‘consenso in bianco’ contro “quella piccola minoranza alla quale consentiamo da troppo tempo di parlare a nome di tutti”. In altri termini si vuole farla finita con quel mondo universitario che per la prima volta ha osato opporsi a una riforma che, come il DDL Moratti, vuole completare il processo di smantellamento dell’Università statale. Insomma, i ‘manovratori’ non sopportano di essere disturbati da un movimento che ha avuto l’ardire di dire la sua attraverso
i Collegi dei Presidi, i Senati Accademici, i Consigli di Facoltà e di Dipartimento, le Assemblee dei docenti e degli studenti, le Organizzazioni della docenza e recentemente anche la CRUI. E questa “piccola minoranza” non ha detto solo NO al DDL Moratti (sostenuto invece da buona parte degli ‘appellanti’), ma ha detto tanti SÌ a cominciare da quello all’istituzione della terza fascia di professore dove
reclutare i nuovi docenti. Questa è la condizione necessaria per impedire
l’espansione del già intollerabile fenomeno dei docenti precari, per i quali si chiede l’immediato bando di migliaia di posti in ruolo. In particolare, le Organizzazioni unitarie della docenza da anni hanno elaborato un progetto complessivo di riforma dell’Università che prevede il RUOLO UNICO della docenza articolato in tre fasce. In quest’ambito, si è pure chiesta la netta distinzione tra il reclutamento (per concorso e prevalentemente nella terza fascia) e l’avanzamento nella carriera docente (attraverso giudizi di idoneità individuali, cioè a numero aperto). Si è
anche proposto il contenimento a tre anni, dopo il dottorato, del periodo di precariato, con l’eliminazione dell’attuale giungla di figure precarie. Si è infine chiesto l’immediato rinnovo del CUN, modificandone, con decreto ministeriale, l’attuale composizione per farne un organismo, democratico e non corporativo, di rappresentanza del Sistema nazionale delle Università. Organismo senza il quale non è possibile difendere l’autonomia degli Atenei dai poteri forti accademico-politici. Gli ‘appellanti’ si rifiutano di sentire questi SÌ e certamente non li hanno mai letti sui ‘loro’ organi di informazione. Quello che vorrebbe essere il punto di forza degli ‘appellanti’ è la loro ‘trasversalità’, enfatizzata nell’articolo di ‘accompagnamento’ dell’Appello (nota 4), dove si sottolinea che tra di loro vi sono diessini e ciellini. E’ da qualche tempo che in diversi giornali viene rimarcata l’appartenenza ai DS di alcuni professori da tempo impegnati nell”americanizzazione’ delle nostre Università, che ‘in italiano’ significa licealizzazione di gran parte di quelle statali, con dirottamento delle risorse pubbliche in quelle private e negli autoproclamati “centri di eccellenza”. Abbiamo recentemente denunciato (nota 5) il pieno ritorno in campo di quel gruppo di professori DS che hanno sempre determinato la politica universitaria del loro Partito, partecipando direttamente alla gestione del Ministero nella scorsa legislatura. E, a questo riguardo, è particolarmente significativo l’intervento di Luigi Berlinguer contro i “pochi” che “monopolizzano il clamore e, di conseguenza, riescono a influenzare la politica” (nota 6). Politica che, per quanto riguarda l’Università, evidentemente deve restare appannaggio di una oligarchia accademica che non ammette alcuna interferenza. La presenza attiva ed egemonica di questo gruppo accademico DS si è recentemente manifestata con la votazione trasversale alla Camera della riduzione a uno dei due idonei nei concorsi a professore e nel contenuto degli emendamenti al DDL Moratti fatti presentare ai Deputati DS. In questi emendamenti non è accolta la richiesta delle Organizzazioni unitarie di un ruolo unico della docenza e non è più presente la precedente adesione dei DS alla trasformazione del ruolo dei ricercatori nella terza fascia di professore. D’altronde non è facile per un partito come i DS non ‘eseguire’ i voleri della lobby accademica trasversale quando suoi eminenti esponenti continuano a far parte, assieme a loro ‘avversari’, della Fondazione
TreeLLLe, un’associazione che dichiara di svolgere “attività di lobby trasparente al fine di diffondere dati e informazioni, promuovere le tesi presso i decisori pubblici a livello nazionale e regionale, i parlamentari, le forze politiche e sociali, le istituzioni educative affinché le proposte di TreeLLLe influenzino le azioni di governo e si trasformino in sperimentazioni concrete” (nota 7). Di questa stessa “lobby trasparente” fa parte anche un componente della Segreteria politica nazionale dei DS.
31 marzo 2005
Nota 1. Per il testo dell’Appello “Siamo stanchi dei no. Noi vogliamo cambiare” su il Riformista del 30.3.05, pag. 1:
http://www.unipi.it/rassegna/archivio/2005/03/32585214.pdf
Nota 2. V. il documento dell’ANDU “Maggioranza silenziosa” in:
http://www.bur.it/sezioni/sez_andu.php 29 marzo 2005
Nota 3. V. l’articolo “Basta con i no” sul Corriere della Sera del 31.3.05, p. 20:
http://150.146.47.106/ufficioStampa/ RassegnaStampa/05-03/050331/737NI.tif
Nota 4. Per il testo dell’articolo “Basta con la gogna ai governi, solo chi lavora all’università può cambiare l’università” su il Riformista del 30.3.05, pag. 3:
http://www.unipi.it/rassegna/archivio/2005/03/32585556.pdf
Nota 5. V. il documento dell’ANDU “DDL. Con chi stanno i DS?” in:
http://www.bur.it/sezioni/sez_andu.php 14 marzo 2005
Nota 6. V. l’articolo “All’Università più autonomia, più meritocrazia (e più soldi)” sul Riformista del 31.3.05, pag. 1:
http://www.unipi.it/rassegna/archivio/2005/03/32615985.pdf
Nota 7. La TreeLLLe è un’Associazione di cui fanno parte, tra gli altri, Fedele Confalonieri, Sabino Cassese, Adriano De Maio, Tullio De Mauro, Giuseppe De Rita, Umberto Eco, Luciano Guerzoni, Angelo Panebianco, Sergio Romano, Umberto Veronesi, Giuliano Ferrara, Domenico Fisichella, Franco Frattini, Ezio Mauro, Luciano Modica, Andrea Ranieri, Fabio Roversi Monaco, Marcello Sorgi, Piero Tosi, Giuseppe Valditara.
(http://www.associazionetreelle.it/)