“Cara sinistra, ascolta la maggioranza silenziosa dell’università”. È questo il titolo, ma anche il contenuto dell’intervista-appello di Aldo Schiavone apparsa sul Riformista del 16.3.05 (v. nota). Raccomandiamo l’attenta lettura di questa intervista perché consente di capire ancora meglio come e chi ‘produce’ le leggi sull’Università, in particolare quella governativa sullo stato giuridico alla quale Schiavone si riferisce, ma anche tante altre, compresa l’ultima che riduce ad uno i
due idonei per i concorsi a professore Schiavone attribuisce al Centrosinistra e alla CRUI la ‘colpa’ di avere sollevato le “barricate” contro il DDL Moratti. La verità è che il mondo universitario è autonomamente mobilitato da oltre un anno contro un disegno di legge che vuole demolire del tutto l’Università statale. Una protesta che ha coinvolto i Collegi dei Presidi, i Senati Accademici, i Consigli di Facoltà e di Dipartimento, le Assemblee dei docenti e degli studenti, le Organizzazioni della docenza. Il Centrosinistra ha ‘scoperto’ il movimento solo da qualche mese e, peraltro, non ha ancora recepito i contenuti principali della protesta, come dimostrano gli emendamenti presentati al DDL Moratti e il voto a favore della riduzione ad uno dei due idonei. Una richiesta, quest’ultima, mai avanzata da nessun Organo universitario, da nessuna Assemblea e da nessuna Organizzazione. Per quanto riguarda la CRUI, il Comitato di Presidenza aveva addirittura raggiunto un accordo con il Ministro; accordo bloccato soprattutto dalla forza della protesta e dal dissenso interno. Solo di recente la CRUI sembra avere riconosciuto il ruolo del movimento e delle Organizzazioni che lo hanno coordinato e sembra avere fatto propria la richiesta di una terza fascia non ad esaurimento. Ed è proprio la terza fascia la questione che sta tanto a cuore a Schiavone e a quel gruppo di professori che, mescolando ‘americanismo’ e restaurazione, vogliono eliminare il RUOLO dei ricercatori. Schiavone, inoltre, non vuole che ai ricercatori venga riconosciuta la terza fascia di professore perché ciò “rallenterebbe le carriere dei ricercatori meritevoli, che all’inizio devono già confrontarsi con una periodo di precarietà fisiologica”. La verità è che, invece, la terza fascia della docenza (che di fatto oggi esiste ed è costituita dai ricercatori in ruolo) è indispensabile per ACCELERARE l’ingresso in RUOLO dei giovani docenti-ricercatori, RIDUCENDO il “periodo di precarietà fisiologica”. Ed è per questo che ad opporsi alla messa ad esaurimento del ruolo dei ricercatori sono anche le migliaia di docenti precari, giovani ed ex-giovani, che con l’esaurimento vedono davanti a loro un periodo di incertezza di gran lunga maggiore di quello attuale. Attraverso la messa ad esaurimento dei ricercatori passa il “sistema di reclutamento certo (!?) e funzionale” auspicato da Schiavone, sistema che è certamente funzionale ad un potere accademico che non vuole rinunciare al controllo ‘personalizzato’ del reclutamento e che mantiene i giovani docenti-ricercatori in un lungo e umiliante stato di subalternità, proprio nella fase in cui la piena autonomia nella ricerca è condizione necessaria per ottenere maggiori risultati, come è risaputo e avviene in TUTTI gli altri Paesi avanzati. Va ricordato che per dare uno sbocco agli attuali precari e per iniziare a ‘prevenire’ il prossimo pensionamento di circa la metà degli attuali docenti, le Organizzazioni della docenza chiedono il bando nei prossimi anni di almeno 20.000 posti nel ruolo della terza fascia. Va pure ricordato che il giusto riconoscimento del ruolo di professore svolto di fatto dai ricercatori è richiesto da tutto il mondo universitario; quel mondo universitario che Schiavone preferisce ‘ridurre’ a “pochi gruppi corporativi (che) hanno ottenuto molta visibilità e stanno monopolizzando la protesta” (ma allora Schiavone lo sa che non sono stati Centrosinistra e CRUI a “sollevare le barricate”!). Il fatto è che l’ex direttore dell’Istituto Gramsci, ma ora direttore di un “Centro di eccellenza”, non gradisce “la piazza” “inondata da piccoli gruppi” (ma come fanno “piccoli” gruppi ad inondare le piazze?) e perciò chiama alle armi la “maggioranza silenziosa dei giovani”. E alle armi Schiavone chiama pure coloro che “hanno la possibilità di accedere ai mezzi di comunicazione” per “avviare una campagna di sensibilizzazione su questa riforma”. Schiavone o non si è accorto che la campagna dei professori-opinionisti e dei professori-‘fondisti’ a favore della ‘sua’ riforma e contro il movimento di protesta è già ampiamente partita sui ‘grandi’ mezzi di comunicazione o questa non gli basta. In quest’ultimo caso ci si chiede cosa egli vorrebbe di più per provocare la ‘sua’ “mobilitazione generale” (mediatica) e per fare nascere il ‘suo’ “dibattito vero”, visto che, evidentemente, è per lui falso quello che in questi mesi si è sviluppato in tutti gli Organi accademici e in tantissime Assemblee. Un dibattito che ha coinvolto anche studenti e cittadini e che ha avuto una grandissima diffusione ‘in rete’ e ampio spazio sulla stampa locale, ma nessuno su quella nazionale, rigorosamente ‘riservata’ all’accademia che conta. L’obiettivo principale di chi vuole salvare l’Università e la Ricerca statali deve essere: battere la lobby accademica trasversale che da sempre agisce per demolire le Istituzioni statali a favore di quelle private e degli auto-proclamati “Centri di eccellenza”. Insomma, se non si sconfiggono le oligarchie e i potentati accademici che gestiscono e hanno gestito, anche direttamente, il Ministero, che condizionano pesantemente il Parlamento e che controllano i ‘grandi’ mezzi di comunicazione, sar difficilissimo bloccare i progetti di controriforma che finiranno per passare in questa legislatura o nella prossima.
21 marzo 2005
Nota. Per il testo dell’intervista:
http://www.unipi.it/rassegna/archivio/2005/03/32229692.pdf