Mentre cresce la protesta (astensione dalle supplenze e documenti di Senati Accademici e Assemblee) contro il DDL approvato il 31.7.04 dalla Commissione Cultura della Camera (v. documento ANDU qui riproposto), sembra emergere la volontà della lobby accademica trasversale di fare approvare entro un mese il DDL, con una ‘intesa preventiva’ tra esponenti del Senato e della Camera. La lobby accademica ha già esibito a luglio la sua capacità di controllare i tempi di approvazione e i contenuti del DDL, con il più completo silenzio dei ‘grandi’ Organi di informazione. Ciò rende plausibile che essa stia ora tentando di ‘portare a casa’ un provvedimento che completerebbe la demolizione dell’Università statale iniziata da oltre un decennio, a vantaggio dei centri di eccellenza a gestione privatistica.
La scomparsa dell’Università pubblica produrrebbe un danno enorme ed
irreversibile agli Studenti e allo sviluppo culturale ed economico dell’Italia. Per questo occorre mobilitarsi con maggior forza per impedire un disastro che avrebbe una ricaduta negativa anche sull’assetto democratico del nostro Paese. E’ indispensabile che la mobilitazione di tutto il mondo universitario chiami in causa direttamente i Responsabili politici di tutti i Partiti perché smettano di continuare a ‘subire’ gli interessi dei poteriaccademici forti, che si stanno appropriando delle risorse pubblichedestinate alla ricerca e all’alta formazione.
ANDU – Associazione Nazionale Docenti Universitari
DDL De Maio-Moratti
GOLPE ESTIVO DELLA LOBBY TRASVERSALE ALLA CAMERA
Si è concluso sabato 31 luglio 2004 il golpe estivo della lobby accademica trasversale: la Commissione Cultura della Camera ha completato l’esame degli articoli del DDL De Maio-Moratti (nota 1) che verrà portato in Aula il prossimo settembre. Il primo tratto dell’iter parlamentare del provvedimento governativo (dopo l’esame dell’Aula della Camera il DDL dovrà passare alla Commissione
Istruzione del Senato, poi dovrà essere esaminato dall’Aula e, quindi, tornerà alla Camera) ha confermato il totale dispregio del Governo e della Maggioranza nei confronti delle innumerevoli posizioni contrarie al DDL assunte dagli Organismi accademici (Collegi dei Presidi, Senati Accademici, Consigli di Facoltà, di Corso di Laurea e di Dipartimento) ed espresse nelle centinaia di documenti approvati dalle varie assemblee. In nessuna considerazione sono state tenute le grandi iniziative di lotta nazionali e locali, che stanno ora continuando con il crescente rifiuto delle supplenze, e nessun ascolto hanno avuto le puntuali critiche e proposte avanzate unitariamente dalle Organizzazioni della docenza. Inascoltato è stato anche l’appello lanciato all’ultimo momento dalla CRUI che, relativamente alla questione degli attuali ricercatori, ha espresso “la più netta contrarietà a soluzioni improvvisate, non sufficientemente approfondite e condivise su tale tematica”.
Il 19 luglio avevamo scritto: “Pare che il ‘medico’, cioè la lobby trasversale di potenti baroni, abbia prescritto di approvare in Commissione il provvedimento governativo entro questo mese di luglio, il mese più indicato per le ‘forzature’, al riparo dalla mobilitazione del mondouniversitario. Un’accelerazione che sembra prescindere dalla crisi politica in corso, anzi sembra volerne approfittare, forse puntando sullapossibilità, più volte sperimentata, di trasferire sul terreno parlamentarel’unità trasversale dei poteri forti accademici.”
Quanto da noi previsto si è purtroppo avverato: Maggioranza e Opposizione hanno raggiunto e rispettato l’accordo di concludere l’esame del DDL entro il mese di luglio, anzi l’Opposizione ha anche votato insieme alla Maggioranza un articolo di ‘principi’ (emendamento 01.3 del Governo, seconda versione), prima dell’esame dei successivi emendamenti di ‘sostanza’. La ‘forzatura estiva’ ha avuto come protagonista principale il Presidente della Commissione che, svolgendo un compito istituzionalmente improprio, ha surrogato-supportato fino alla fine i ruoli del Relatore e del Rappresentante del Governo, assolutamente incapaci e incompetenti(particolarmente penosi i loro interventi a difesa del loro emendamento sugli attuali ricercatori). Il Presidente, secondo quanto denunciato da due Deputati dell’Opposizione, avrebbe addirittura sospeso la seduta per evitare l’approvazione di un emendamento che prevedeva l’istituzione della terza fascia.
Gli emendamenti approvati confermano l’impianto e i contenuti ‘qualificanti’ del DDL (nota 2):
1. mantenimento dello strumento della legge-delega, che affida così alla lobby trasversale un potere immenso nella definizione dei decreti-delegati;
2. messa ad esaurimento del ruolo dei ricercatori e introduzione di un precariato di lunga durata;
3. introduzione dei concorsi nazionali a numero chiuso, con il mantenimento della chiamata delle Facoltà;
4. precarizzazione della carriera dei professori;
5. eliminazione della differenza tra tempo pieno e tempo definito.
La Commissione ha anche approvato, col voto contrario dell’Opposizione, un emendamento sugli attuali ricercatori che rappresenta una vera e propria provocazione. Infatti, gli attuali ricercatori, per ottenere il titolo di “professore aggiunto”, dovrebbero sottoporsi all’esame di una commissione ‘simil-concorsuale’ e ciò per mantenere l’attuale retribuzione e per peggiorare le attuali mansioni. Infatti ai “professori aggiunti” si potrà imporre lo svolgimento di corsi se e quando deciso dalla struttura didattica ed essi sarebbero comunque tenuti all’attività di tutorato e di didattica integrativa. ‘Naturalmente’ ai “professori aggiunti” non è riconosciuto il diritto di partecipare ai Consigli di Facoltà. Giustamente i Deputati dell’Opposizione hanno denunciato la “marginalizzazione e lo svilimento del ruolo dei ricercatori”, la loro “umiliazione” e l’atteggiamento “sadico” assunto nei loro confronti dal Governo e dalla Maggioranza. Bisogna però dire che negli emendamenti dell’Opposizione, che prevedevano la trasformazione del ruolo dei ricercatori in terza fascia di professore, non era espressamente riconosciuto il diritto di partecipare agli Organi collegiali e, in particolare, ai Consigli di Facoltà. Ferocemente contro la presenza di tutti i ricercatori nei Consigli di Facoltà sono stati e sono soprattutto professori, di destra e di sinistra, delle Facoltà giuridiche di Roma 1, Napoli e Torino. E sempre a proposito delle posizioni dell’Opposizione, va evidenziato come i loro emendamenti sui concorsi, pur formulati per limitare gli effetti del localismo, ne confermano le caratteristiche attuali prevedendo il mantenimento della chiamata dell’unico idoneo (unico come richiesto dalla CRUI) da parte della Facoltà. Ma il limite più grave della posizione dell’Opposizione è costituito dalla mancata distinzione tra i meccanismi di reclutamento e quelli di avanzamento di carriera; distinzione ritenuta necessaria anche dalla CRUI, che però non è ‘in grado’ di trarne le logiche conseguenze. Senza questa distinzione e mantenendo la chiamata delle Facoltà, si continuerà il mercato dei finti concorsi e la dipendenza, anche umana, dal ‘maestro’ di coloro che vogliono intraprendere e continuare la carriera universitaria. È in gioco l’esistenza stessa dell’Università statale, che una lobby trasversale di “professori eccellenti” vuole demolire a favore dei ‘loro’ “centri di eccellenza”. Questa lobby da decenni gestisce il Ministero (il Ministro e il Sottosegretario attuali recitano malamente una parte a loro assegnata), condiziona pesantemente il Parlamento (l’attività della Commissione lo conferma) e controlla la ‘grande’ stampa (totale è stato il silenzio di tutta la stampa nazionale sui lavori della Commissione).
A settembre si giocherà una partita che può essere vinta non solo con la indispensabile continuazione della mobilitazione, che dovrà subire un salto di qualità e di intensità, informando e coinvolgendo i cittadini, ma nello stesso tempo individuando e denunciando le responsabilità di quella parte dell’accademia che vuole imporre, ad ogni costo e con qualsiasi mezzo, la controriforma dell’Università. In particolare va chiarito il ruolo di ‘aggregazioni’ come la Commissione Cultura della CRUI e la “lobby trasparente” TreeLLLe. Tutte le forze politiche dovranno essere chiamate a prendere una chiara posizione POLITICA sulle questioni universitarie e a chiarire i loro rapporti con i poteri forti dell’accademia. Se ciò non avviene lo smantellamento dell’Università statale sarebbe portato a termine anche da un qualsiasi nuovo Governo.
RICHIESTE
Anche alla luce di quanto appena accaduto alla Camera riteniamo che vada confermata la richiesta di accantonare il DDL governativo e di approvare invece, con urgenza, quattro provvedimenti che prevedano:
1. l’eliminazione, con un decreto-legge, del blocco delle assunzioni nell’Università e nella Ricerca;
2. la trasformazione del ruolo dei ricercatori in terza fascia dei professori, con la espressa previsione della loro partecipazione ai Consigli di facoltà;
3. il bando di almeno 20.000 nuovi posti in ruolo nella terza fascia per i giovani docenti;
4. la fine dell’attuale mercato dei concorsi, con una riforma che distingua nettamente il reclutamento (concorsi nazionali nella terza fascia) e l’avanzamento di carriera (giudizi nazionali individuali, con pieno e immediato riconoscimento della nuova qualifica, senza l’ulteriore chiamata della Facoltà dove il docente continua a lavorare). È indispensabile prevedere a tutti i livelli commissioni giudicatrici nazionali composte da soli ordinari tutti sorteggiati.
2 agosto 2004
Nota 1. Per i resoconti delle sedute del 13, 27, 29, 30 e 31 luglio 2004 della Commissione Cultura della Camera e per il testo degli emendamenti: www.camera.it, i lavori, le commissioni, convocazioni, resoconto.
Nota 2. Il testo del DDL De Maio-Moratti, così come emendato dalla Commissione Cultura della Camera, in:
http://cnu.cineca.it/notizie04/testo-emendato.pdf