Incontri Senato e MUR = A Medicina il numero è aperto

NUMERO APERTO A CHI HA I SOLDI

  1. Audizione in Commissione Istruzione del Senato
  2. Incontro con il MUR
  3. Il Senato, il MUR e la CRUI
  4. Le proposte dell’ANDU per salvare e rilanciare la Sanità pubblica
  1. Audizione in Commissione Istruzione del Senato

    Il 23 gennaio 2024 anche l’ANDU è stata audita sul numero chiuso dalla Commissione Istruzione del Senato. Per l’ANDU hanno partecipato Andrea Capotorti, Mauro Federico e Nunzio Miraglia. Per vedere l’intera audizione cliccare qui (l’intervento dell’ANDU è all’inizio).

L’ANDU ha illustrato i punti principali del documento consegnato alla Commissione:

  1. Perché il numero chiuso va abolito
  2. Il sorteggio meglio della lotteria dei test
  3. Il numero chiuso simil-francese: un «massacro generazionale»

    In particolare, su come superare il numero chiuso si è riproposto il piano già avanzato nel marzo del 2020 (quattro anni fa) e colpevolmente ignorato;

«a. l’abolizione immediata del numero chiuso per le scuole di specializzazione, consentendo a tutti i laureati in medicina di accedere ad esse;

b. per il 2020 almeno 20.000 accessi a medicina, tenendo conto che lo strumento di selezione attraverso i test, a giudizio di tutti, è una vera e propria lotteria. I test servono solo a foraggiare la costosa industria che prepara a come affrontarli e gravano i giovani di un lavoro inutile che toglie loro tempo che potrebbero impiegare nello studio;

c. programmazione dell’abolizione del numero chiuso entro pochi anni (4-5), periodo durante il quale ogni anno si dovrebbe aumentare il numero degli accessi e si dovrebbero adeguare i corsi di laurea per accogliere gli studenti, stanziando le necessarie risorse umane e materiali e cominciando a rivedere i percorsi didattici.»

  1. Incontro con il MUR

    Il 25 gennaio 2024 sul numero chiuso si è svolto l’incontro dell’ANDU con il MUR, rappresentato dalla Segretaria Generale Consigliera Francesca Gagliarducci e dal Direttore Gianluca Cerracchio. All’incontro per l’ANDU hanno partecipato Andrea Capotorti, Mauro Federico e Nunzio Miraglia.

    Nell’incontro l’ANDU ha illustrato i contenuti già espressi nell’audizione al Senato, sottolineando come chi ha i soldi (tanti) può frequentare corsi di preparazione ai test e, in caso d’insuccesso, fare ricorsi. Sempre chi ha soldi può iscriversi a corsi di laurea privati italiani o stranieri, senza peraltro alcun adeguato controllo pubblico sulla loro formazione.

    La Segretaria Generale, delegata dal Ministro, ha affermato che la questione del numero chiuso è un tema molto delicato e complesso che richiederà un adeguato approfondimento nei prossimi mesi.

    La stessa Segretaria ha rimarcato che l’unica cosa finora certa è che il mantenimento del numero chiuso non è messo in discussione né dal Ministro, né dalla CRUI e tendenzialmente neanche dal Parlamento.

  1. Il Senato, il MUR e la CRUI

    All’audizione della CRUI hanno partecipato sei Rettori (v. dai ‘minuti’ 1.43,17 del video delle audizioni). Dopo il primo intervento della Presidente della CRUI, il Presidente della Commissione Istruzione ha invitato tutti gli altri Rettori a intervenire, dato che «ci teniamo molto al vostro contributo». Insomma, l’audizione della CRUI si è trasformata in una riunione della stessa CRUI, con un ulteriore intervento conclusivo della Presidente della CRUI stessa.

    Nell’incontro dell’ANDU con il MUR, la delegata del Ministro ha sottolineato come il contatto con la CRUI sia costante, più che quotidiano.

    Insomma, sembra si stia ripetendo quanto accaduto tante volte: la CRUI svolgerà sul numero chiuso quel ruolo determinante che ha già avuto negli ultimi decenni: elaborare e/o supportare tutte le norme che hanno portato alla demolizione dell’Università statale. Le ultime norme – è bene ricordarlo – sono state la controriforma sul precariato e la devastante cosiddetta Legge Gelmini.

    Ancora una volta si sta prospettando l’incapacità del Parlamento di perseguire gli interessi dell’intera Università e, nel caso del numero chiuso a Medicina, anche quelli della Sanità pubblica e dei giovani, preferendo invece fare riferimento alla CRUI, un’organizzazione privata che non rappresenta la Comunità universitaria. I Rettori, peraltro, non discutono nei propri Atenei le posizioni assunte nell’ambito della CRUI.

    Sul ruolo svolto dalla CRUI invitiamo a leggere il ‘vecchio’ documento I Rettori contro il Sistema universitario dell’aprile 2021

  1. Le proposte dell’ANDU per salvare e rilanciare la Sanità pubblica

Queste proposte, se accolte tutte, risulterebbero utili alla salute di tutti i cittadini, ma si teme possano contrastare, tutte o in parte, con gli ‘alti’ interessi professionali, accademici e politici.

    Per salvare e rilanciare la Sanità pubblica l’ANDU da anni chiede il «ribaltamento totale delle logiche che hanno portato al disastro della Sanità pubblica, la quale va liberata dagli sbarramenti che impediscono l’ingresso a Medicina e nelle Scuole di specializzazione, imposti per ‘rispettare’ interessi corporativi e accademici, abrogando, tra l’altro, la normativa che ha portato all’aziendalizzazione del Sistema sanitario. L’arbitraria “programmazione” degli accessi a medicina e alle specializzazioni ha portato all’attuale grave carenza di medici, che è la causa prima dell’implosione della Sanità pubblica.

    Nell’ambito di una riorganizzazione di tutto il Sistema sanitario pubblico, occorrerebbe avviare subito un piano straordinario per l’assunzione in ruolo (basta precariato!) di medici e infermieri, assicurando loro un lavoro dignitoso e in sicurezza, che consenta di esprimere al meglio la loro professionalità; un lavoro adeguatamente retribuito anche per fermare la fuga dal pubblico verso il privato e verso l’estero.

    Non sono più tollerabili, in particolare, le liste di attesa, anche di tanti mesi, e il fenomeno, pericoloso e costosissimo, dei “medici a gettone”.

   Inoltre si dovrebbe al più presto arrivare all’abolizione dell’attività intramoenia, uno dei principali fattori della disgregazione del SSN.

    Va inoltre radicalmente rivisto il ruolo e la formazione dei medici di base.

    La salute è un bene primario da garantire a tutti e per questo deve essere realizzato un Sistema che assicuri una Sanità pubblica nazionale (non più frazionata e differenziata per regioni), qualificata, gratuita e diffusa in tutto il territorio (no ai “viaggi della speranza”). Un Sistema che punti alla prevenzione e non alla medicalizzazione della salute.

    Un Servizio Sanitario Nazionale, quindi, non più sottomesso agli interessi privati esterni e interni e liberato da ogni logica affaristica e corporativa. Una Sanità la cui gestione venga finalmente sottratta totalmente alle scelte spartitorie dei partiti (nomine politiche, lottizzazioni, etc.).» (dal documento Sanità e Medicina chiuse per sempre?).

    Per tutto questo è necessario e urgente intervenire sul Titolo V della Costituzione per togliere alle Regioni l’organizzazione e la gestione dei servizi sanitari.

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Franco Astengo
Franco Astengo
9 mesi fa

Sono molto d’accordo. Grazie Franco Astengo