MEDICINA. TRE ANNI GIA’ PERSI. QUANTI ALTRI ANCORA?
LA DENUNCIA DI UNA STUDENTESSA. E I DOCENTI?
1. Modificare o abolire il numero chiuso? a. Le dichiarazioni dei Ministri dell’Università e della Salute b. La comunque «miope» programmazione degli accessi c. Basta con la costosissima lotteria dei test. Meglio il sorteggio d. Per la salute dei cittadini e per superare il numero chiuso e. «La lezione da Madrid. Salviamo il Servizio Sanitario Nazionale». 2. La denuncia di una studentessa. E i docenti?1. Modificare o abolire il numero chiuso?
a. Le dichiarazioni dei Ministri dell’Università e della Salute
– Anna Maria Bernini. In una intervista su Repubblica del 21 febbraio 2023, la Ministra ha dichiarato che per i nuovi ingressi a Medicina «ipotizziamo un aumento di posti tra il 20% e il 30% rispetto all’anno scorso (da 14740 a tra 17688 e 19162, ndr)». Inoltre si vorrebbe «riformare l’accesso alle discipline sanitarie … vogliamo che le cose cambino già dal prossimo anno». E per definire il fabbisogno di medici per i prossimi 10-15 anni sta lavorando «il gruppo di lavoro istituito al Mur» che concluderà la sua attività «ad aprile».
– Orazio Schillaci. Recentemente il Ministro della Salute ha dichiarato: «Oggi siamo impegnati a fronteggiare l’emergenza della carenza di medici, una criticità che deriva da lontano, da una programmazione miope del numero di accessi alla Facoltà di Medicina, che non rispondeva alle reali esigenze del Paese». E ancora: «senza interventi lungimiranti e sistemici, le nostre università continueranno a formare i migliori cervelli che emigreranno verso altri Stati alla ricerca di migliori prospettive economiche e professionali. In dieci anni, dal 2005 al 2015, oltre diecimila medici (10.104) hanno lasciato l’Italia per lavorare all’estero».
b. La comunque «miope» programmazione degli accessi
Il Ministro della Salute critica duramente («programmazione miope») chi da oltre dieci anni ha dato i numeri per l’accesso a Medicina.
Il fatto è che è impossibile prevedere il fabbisogno di medici dieci-undici anni prima: evoluzione della medicina, nuove malattie e nuove cure, emigrazione (c.d. “fuga dei cervelli”), abbandoni (interruzioni, cambio di corso di laurea), etc. La pretesa di ‘indovinare’ 10-11 anni prima quali saranno «le reali esigenze del Paese», assieme al mancato adeguamento dell’Università alla richiesta di formazione, ha portato all’attuale drammatica carenza di medici e infermieri.
Nei fatti i numeri degli accessi sono stati ‘inventati’ nel quadro di un progetto di drastica riduzione del Servizio sanitario pubblico e sulla base di interessi corporativi e accademici.
Si spera fortemente che il Gruppo istituito dalla Ministra lavori non per riformare/mantenere il numero chiuso, ma per programmarne il superamento nell’interesse della salute di tutti i cittadini e dei giovani che hanno il diritto di scegliere gli studi da intraprendere, premessa indispensabile per un pieno diritto allo studio.
Per questo si invitano i componenti del Gruppo di lavoro, i Ministri dell’Università e della Salute, l’intero Governo e tutti i Parlamentari a prendere in seria considerazione quanto proposto dall’ANDU già tre anni fa (v. il punto seguente), tenendo anche conto che la stessa ANDU già da prima della sua introduzione (1999) si è continuamente occupata del numero chiuso.
c. Basta con la costosissima lotteria dei test. Meglio il sorteggio
Sembra prospettarsi per l’anno prossimo l’ennesima ‘riforma’ dei test per l’accesso a Medicina.
Che i test siano totalmente inattendibili per accertare la ‘propensione’ di un giovane a diventare un buon medico è ampiamente noto e lo dicono ormai in tanti.
La lotteria dei test è servita e servirebbe ancora ‘solo’ a togliere tanto tempo di studio e di vita agli studenti delle superiori, una parte dei quali può permettersi di addestrarsi alla ‘tecnica dei test’ frequentando costosi corsi o anche di ricorrere contro la propria esclusione. Altri, che se lo possono permettere, rimediano all’esclusione iscrivendosi ai primi anni di Medicina in altri Paesi.
Alla lotteria dei test è di gran lunga preferibile il sorteggio tra tutti coloro che chiedono di frequentare Medicina. Una soluzione semplice, immediata, non costosa per i giovani e per l’Università, equa. V. il documento Numero chiuso: di male in peggio. Meglio il sorteggio.
d. Per la salute dei cittadini e per superare il numero chiuso
– Premessa
Finalmente ora sono in tanti ad accorgersi della drammatica carenza di medici e infermieri e del più generale dissesto della Sanità pubblica.
Certo sarebbe stato meglio affrontare molto prima queste questioni, dato che da diversi anni esse sono note a tutti.
Già il 17 marzo 2020, quindi ormai tre anni fa, l’ANDU aveva diffuso il documento Abolizione del numero chiuso con il quale si avanzavano precise proposte «per realizzare un servizio sanitario adeguato ai bisogni del Paese e per assicurare ai giovani la possibilità di scegliere cosa studiare».
Le stesse richieste erano state riproposte il 2 aprile 2020 nel documento Università e Sanità. Se non ora, mai.
– Cosa occorrerebbe fare subito
Per realizzare un servizio sanitario adeguato ai bisogni del Paese e per assicurare ai giovani la possibilità di scegliere cosa studiare, è necessario e urgente il varo di un piano straordinario che preveda:
= l’abolizione immediata del numero chiuso per le Scuole di specializzazione, per assicurare un maggior numero di specializzati al Sistema sanitario e per impedire che ancora una volta si lascino senza sbocchi migliaia di laureati. Per questo è necessario coinvolgere formalmente e pienamente anche le strutture ospedaliere non universitarie, come in altri Paesi;
= l’accesso per il prossimo anno di almeno 20.000 giovani a Medicina;
= un programma per l’abolizione del numero chiuso entro pochi anni (4-5), periodo durante il quale ogni anno si dovrebbe aumentare il numero degli accessi e si dovrebbero adeguare i corsi di laurea per accogliere gli studenti. Occorre per questo stanziare subito i fondi per le necessarie risorse umane e materiali.
Tutto questo nell’ambito di un ribaltamento totale delle logiche che hanno portato al disastro della Sanità pubblica che non solo va liberata dagli sbarramenti che impediscono l’ingresso a Medicina e nelle Scuole di specializzazione (prevedendo maggiore autonomia e responsabilità), ma va anche riorganizzata assicurando a tutti i medici e a tutti gli infermieri un lavoro stabile (basta precariato!) e sicuro per esprimere al meglio la loro professionalità, con una retribuzione non inferiore a quella degli altri Paesi anche per fermare la fuga dal pubblico verso i privati e l’estero.
Non sono più tollerabili, in particolare, le liste di attesa anche di tanti mesi e il fenomeno pericoloso e costosissimo dei “medici a gettone” e andrebbe anche ripensata l’attività intramoenia.
La salute è un bene primario da garantire a tutti e per questo deve essere realizzato un Sistema sanitario che assicuri una Sanità pubblica nazionale (non più frazionata e differenziata per regioni), qualificata, gratuita e diffusa in tutto il territorio (no ai “viaggi della speranza”).
Una Sanità, quindi, non più sottomessa agli interessi privati esterni e interni e liberata da ogni logica affaristica e corporativa. Una Sanità la cui gestione venga finalmente sottratta totalmente alle scelte spartitorie dei partiti (nomine politiche, lottizzazioni).
e. «La lezione da Madrid. Salviamo il Servizio Sanitario Nazionale».
Si segnala un interessante articolo di Giulio Gambino su TPI (The Post Internazionale) che inizia: «Domenica 12 febbraio alcune centinaia di migliaia di persone sono scese in piazza a Madrid per difendere il servizio sanitario pubblico nazionale spagnolo.»
2. La denuncia di una studentessa. E i docenti?
Si segnala l’intervento della studentessa Emma Ruzzon all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università di Padova. Video
Un intervento ‘politico’ a tutto campo (la ‘mortale’ competitività, il diritto allo studio negato, il dramma del precariato, i diritti civili e sociali, la Costituzione) che è molto difficile riscontrare nell’accademia.
== La storia della devastazione dell’Università può essere approfondita nel sito dell’ANDU utilizzando la “ricerca avanzata”, in alto a sinistra.
Nel corso di una tavola rotonda all’interno di un’associazione ho rappresentato poche settimane addietro al rettore della nostra università il torto che subiscono i giovani e le giovani al momento di fare la prima scelta per il proprio futuro: potrebbe non essere poi quella più rispondente, sì che facendo se ne possono rendere conto. Il numero chiuso, oltre ad essersi rivelato punitivo per le reali esigenze del servizio sanitario nazionale, incide pesantemente sulla libertà di scelta di un diplomato che cerca di accedere all’università.
Penso che dalla fine del 1° anno e/o anche dal 2° anno lo studente potrebbe verificare la adeguatezza a se stesso della scelta fatta e decidere, consigliato e guidato meglio ancora, di cambiare strada.
Il Rettore ha risposto che nella nostra realtà sociale e di costume quello che in Francia riescono a praticare potrebbe offrire il fianco ad una selezione arbitraria fatta da docenti, si potrebbe dire, “poco etici” (la definizione è di chi scrive), i quali potrebbero fare dei distinguo fra studenti e studenti nell’esito degli esami al fine di favorire che proseguano nel corso di studio coloro i quali dispongono di “spalle coperte” (anche questa espressione è di chi scrive).
È molto, molto amaro che l’istituzione pubblica, con tutta la buona volontà, debba temere come pressoché normale un comportamento illecito, purtroppo difficilmente smascherabile. Su questo punto dovremmo riflettere: gli esami, la loro pubblicità, la difesa da condizionamenti ricattatori del pubblico e degli “aiuti” nelle commissioni.
Non voglio rassegnarmi a definire “mondo delle favole” ogni anelito di rilancio comune, collettivo.
Zaira Dato
== Commento dell’ANDU.
Forse il riferimento che si fa al sistema francese è impreciso. In Francia vige la libera iscrizione a medicina e la selezione (numero chiuso!) avviene alla fine del primo anno. Questa modalità è applicata in Francia da oltre 40 anni e ora si sta decidendo di abbandonarla. Durante tutti questi anni a circa l’80% degli iscritti al primo anno di medicina (negli ultimi anni circa 60.000) è stato impedito di proseguire negli studi intrapresi. Questo meccanismo ha comportato una estrema competizione tra gli studenti, un costo enorme per le famiglie per supportare lo studio dei propri figli, una grave frustrazione per i giovani che hanno perso uno o due anni (si può riprovare una volta) della loro vita nel tentativo, fallito, di proseguire negli studi per prendere la laurea da loro desiderata, uno spreco di soldi pubblici per fare studiare inutilmente migliaia di giovani. Il numero chiuso in Francia ha – tra l’altro – portato, come in Italia, a una drammatica mancanza di medici.
Chi vuole spostare la barriera del numero chiuso dall’ingresso alla fine del primo anno pensa che in tal modo si possa individuare più correttamente l’attitudine e la qualità degli studenti, facendo passare al secondo anno – nella quantità prefissata – i “migliori”, espellendo tutti gli altri (i meno “migliori”).
La verità è che durante il primo anno è impossibile individuare quelli che saranno i laureati migliori rispetto a quelli che non si potranno laureare perché scartati.
Insomma per evitare una decimazione eseguita con un test-lotteria all’ingresso, si aspetterebbe un anno per attuarla, un anno di vita sprecata per i giovani – la stragrande maggioranza – che saranno eliminati.
Sono il papà di una figlia che ha deciso di diventare Medico. Durante il quinto anno ha frequentato i corsi (a pagamento) di preparazione ai test di accesso ed ha studiato per gli esami di maturità. Si è diplomata con il massimo dei voti ma non ha superato il test. Ha ritentato l’anno dopo, passando diversi mesi a studiare da sola e ultimando la sua preparazione con un altro corso di preparazione (anch’esso a pagamento). Ha infine superato il test e finalmente si è iscritta nel corso di laurea in medicina. Insieme a lei abbiamo discusso diverse volte sul senso di questo percorso e ci è parso evidente che lo studio di alcune materie scientifiche (necessarie per il superamento dei test) e l’impegno dimostrato permettano una selezione e sia propedeutico ad un buon percorso di studi. Non voglio dire che infine siano scelti i migliori, o coloro che desiderano più ardentemente indossare il camice; ma al termine di quel percorso, sono certamente selezionati coloro i quali hanno lavorato davvero tanto, e questo a prescindere dai cognomi e dalle conoscenze. Mi sorprende quindi questo dibattito che peraltro dura ormai da diversi anni: sarà certamente un sistema perfettibile, ma suggerire sistemi aleatori come il sorteggio o percorsi in cui la discrezionalità diventa criterio di selezione, mi sembra davvero paradossale. Inoltre, la soluzione al basso numero di medici è in una efficiente regolazione del mercato del lavoro, regolazione che, per l’appunto, necessariamente deve prevedere limiti e quote, pena il rischio di doversi lamentare del contrario (dopo aver studiato tanto…non riesce a trovare lavoro.!). Ciò che trovo scandaloso è il dover ricorrere a corsi a pagamento: la scuola o l’università potrebbero certamente fare di più in questo senso. Di questo dovremmo protestare…. E poi il problema è di sistema: se si vuole aumentare il numero di futuri medici occorre intervenire prima di tutto sulle strutture didattiche, sui laboratori, sul numero dei docenti e sul sistema di tirocinio, affinché l’aumento dei numeri non incida nella qualità della didattica, senza dimenticare il collo di bottiglia delle borse di specializzazione. Altrimenti qualsiasi critica a questo sistema è puramente ideologica e favorisce interventi legislativi con un respiro di brevissimo periodo…proprio quello che cerca un certo tipo di politica.
Marco Platania
== Commento dell’ANDU.
Certamente i corsi per la preparazione ai test di ingresso servono: aiutano a imparare la ‘tecnica’, ma certamente non servono a preparare i giovani al percorso universitario e tanto meno alla professione. I test – tutti – sono costose (preselezione per censo) lotterie peraltro criticate ripetutamente da tanti e anche da tutte le forze politiche che periodicamente li ‘riformano’ (cambiare poco per non cambiare niente). E al costo economico (per chi se lo può permettere) va aggiunto il tempo e l’impegno che i giovani sottraggono allo studio delle materie degli ultimi mesi delle superiori per prepararsi ai test.
L’ANDU non suggerisce “sistemi aleatori come il sorteggio o percorsi in cui la discrezionalità diventa criterio di selezione”. Il sorteggio o la discrezionalità sono due sistemi evidentemente antitetici: il sorteggio – a differenza dei test-lotteria – è una lotteria semplice, immediata e non onerosa per i giovani e per l’Università (fare svolgere i test ha un costo non irrilevante). Noi non vogliamo né i test né il sorteggio, bensì vogliamo, al più presto, il superamento del numero chiuso a medicina, come in tutti gli altri corsi di laurea.
Con Marco Platania sono d’accordo quando scrive che “se si vuole aumentare il numero di futuri medici occorre intervenire prima di tutto sulle strutture didattiche, sui laboratori, sul numero dei docenti e sul sistema di tirocinio, affinché l’aumento dei numeri non incida nella qualità della didattica, senza dimenticare il collo di bottiglia delle borse di specializzazione”. È proprio quello che abbiamo proposto di fare già tre anni fa – da soli e inascoltati – e che abbiamo riproposto in questo nostro documento al punto 1.d.
Mi dispiace su tante cose concordo con voi ma il sorteggio è la cosa più imgiusta di tutte, cambiamo i test, decidiamo in base ai risultati dell’ultimo o degli ultimi tre anni di scuola superiore, qualunque cosa ma il sorteggio è veramente ingiusto, altro che valutazione del merito. Il senso della proposta è “nella vita ci vuole C***”? O è solo, come spero, una provocazione e allora apprezzo l’ironia.
Giovanni Santangelo
Devo dire che le vostre osservazioni sono sempre molto equilibrate. Alla proposta di abolire il numero chiuso non viene data la risposta di come verrebbero organizzate le lezioni con circa 700- 1000 studenti e cosa ancora più importante come verrebbero organizzati i tirocini professionalizzanti non essendoci strutture adeguate per tale numero. Io sono docente nel corso di laurea in medicina e chirurgia e già con il numero attuale le aule sono al limite e non tutti gli studenti, a mio avviso, hanno la possibilità di effettuare il tirocinio che le competerebbe. Non ci sono un numero di docenti che posso prendersi cura di tutti gli studenti.
A mio avviso il problema da affrontare sarebbe quello di poter formare il numero che attualmente si iscrive a Medicina con un percorso che li porti alla specializzazione e poi all’inserimento nel lavoro di competenza.
ANDU. Un breve commento a questo messaggio: le proposte sono al punto 1.d (“Per la salute dei cittadini e per superare il numero chiuso”).