MINISTRA E NUMERO CHIUSO. CAMBIARE PER ADDIRITTURA PEGGIORARE?
APRIRE MEDICINA E LE SPECIALIZZZIONI. RIFONDARE IL SISTEMA SANITARIO PUBBLICO
- Lettera della ministra Bernini sul numero chiuso
- Commento e proposte a. ‘Nuovo’ meccanismo-lotteria per accedere a Medicina. Dalla padella italiana alla brace (ex)francese? b. Diritto a studiare anche Medicina c. Stabilire il fabbisogno di medici è impossibile d. Un gruppo ministeriale monco e con obiettivi prestabiliti e. Tre anni di ritardo sulla salute dei cittadini f. Per superare il numero chiuso g. Rifondare il Sistema Sanitario Nazionale
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- Lettera della ministra Bernini sul numero chiuso
La Ministra Anna Maria Bernini, nella Lettera pubblicata il 12 gennaio 2023 dal Corriere della Sera (Capovolgere i meccanismi di accesso a Medicina), riconosce che il numero dei laureati in Medicina non è adeguato al nuovo fabbisogno di medici e ritiene, quindi, che occorra «adeguare le capacità e l’offerta potenziale del sistema universitario.» A tal fine è stato «istituito al ministero dell’Università e della Ricerca – il Mur – un gruppo di lavoro».
Nella stessa Lettera la Ministra sostiene che comunque «non possiamo aprire in automatico le porte delle università a tutti» e ritiene che «è proprio grazie a questa riforma (quella che nel 1999 ha introdotto il numero chiuso, ndr) se i medici italiani sono accreditati tra i migliori del mondo»
La Ministra, inoltre, apprezza il nuovo meccanismo di selezione per l’accesso a Medicina che consente di fare due test nel penultimo anno e due test nell’ultimo anno delle superiori, invece che uno solo dopo l’esame di stato, introducendo così «un percorso di orientamento consapevole, maturo e motivato».
Insomma, nel passato si è sbagliato nel prevedere il fabbisogno dei medici e quindi si è ‘chiuso’ troppo rispetto alle attuali esigenze. Ora, definita l’entità del nuovo fabbisogno, si adeguerà ad esso l’offerta formativa.
- Commento e proposte
La ministra Bernini ha deciso di intestare esplicitamente a se stessa e al governo la questione del numero chiuso, «questione annosa, terribilmente complessa e che richiede risposte altrettanto complesse», come scrive nella sua Lettera.
Questa diretta assunzione di responsabilità politica costituisce una novità rispetto alla ‘modalità parlamentare’ che ha visto nella scorsa legislatura trascinare per mesi alla Camera una discussione attorno all’ipotesi di un sistema di accesso alla “francese” (spostare il numero chiuso alla fine del primo anno di Medicina), un rimedio peggiore del male che è stato dismesso in Francia dopo decenni di disastri e criticato da tutti coloro che sono stati auditi dalla Commissione Cultura. V. Legge numero chiuso: una decimazione lunga un anno (cliccare qui)
= Rispetto al merito delle questioni affrontate dalla Ministra, ecco alcune considerazioni:
- ‘Nuovo’ meccanismo-lotteria per accedere a Medicina. Dalla padella italiana alla brace (ex)francese?
È stato acclarato da tempo e praticamente da tutti che uno o più test non possano mai accertare il livello della capacità di un giovane di diventare un buon medico prima o all’inizio del percorso di studio. Quindi, affrontare da quest’anno quattro test-lotteria negli ultimi due anni delle superiori anziché un solo test-lotteria porta più di prima a togliere agli studenti tempo e attenzione per svolgere al meglio la loro normale attività di studio. E ancora peggio sarebbe se i giovani dovessero affrontare il test-lotteria alla fine del primo anno di università (modello ex-francese). V. Numero chiuso: di male in peggio. Meglio il sorteggio (cliccare qui).
- Diritto a studiare anche Medicina
Impedire di scegliere cosa studiare è «un’inutile violenza contro migliaia di ragazzi e le loro famiglie», come denunciato già nel 2014 dalle Organizzazioni universitarie ADI, ADU, ANDU, CIPUR, CISL-Università, CNRU, CNU, CONFSAL-CISAPUNI-SNALS, CoNPAss, CSA-CISAL Università, Federazione UGL Università, FLC-C32GIL, LINK, RETE29Aprile, SNALS-Docenti, SUN-Universitas News, UDU, UIL RUA (cliccare qui).
Va ricordato che l’introduzione del numero chiuso è stato ed è uno degli ‘strumenti’ principali usati per smantellare l’Università come bene comune e questo l’ANDU l’aveva denunciato oltre 36 anni fa! (v. nota).
- Stabilire il fabbisogno di medici è impossibile
L’individuazione del fabbisogno futuro di medici è servita, nei fatti, a ‘coprire’ interessi corporativi e accademici. In realtà è impossibile prevedere il fabbisogno di medici dieci anni prima (periodo medio per la loro formazione) e questa pretesa, assieme al mancato adeguamento dell’Università alla richiesta di formazione, ha portato all’attuale drammatica carenza di medici e infermieri.
- Un gruppo ministeriale monco e con obiettivi prestabiliti
La Ministra alla fine della sua Lettera auspica «collaborazione di tutti» e si dice disponibile a «un dialogo costruttivo che ci faccia uscire dall’attuale immobilismo».
Buoni propositi che sembrano però contrastare con la composizione del gruppo di lavoro da lei costituito senza la presenza di alcun rappresentante degli studenti e delle Organizzazioni dell’Università e della Scuola.
Inoltre, tenendo conto dei contenuti della sua Lettera, la Ministra sembra escludere che dal suo Gruppo di lavoro possa venire una proposta che abbia come obiettivo l’abolizione del numero chiuso.
Invitiamo la Ministra a integrare la composizione del Gruppo di lavoro e a confrontarsi direttamente con i rappresentanti degli studenti medi e universitari e delle Organizzazioni universitarie, tra le quali l’ANDU che si occupa del numero chiuso da prima della sua introduzione.
- Tre anni di ritardo sulla salute dei cittadini
Ora la Ministra vuole che si esca «dall’attuale immobilismo» affrontando la questione del numero chiuso. Una buona intenzione se ci si vuole muovere nella direzione di garantire il pieno diritto allo studio dei giovani e una sanità qualificata a tutti i cittadini.
Certo sarebbe stato meglio affrontare molto prima la questione del numero chiuso e della sanità pubblica, dato che da diversi anni queste stesse questioni sono note a tutti.
Già il 17 marzo 2020, quindi ormai tre anni fa, l’ANDU aveva diffuso il documento Abolizione del numero chiuso con il quale si avanzavano precise proposte «per realizzare un servizio sanitario adeguato ai bisogni del Paese e per assicurare ai giovani la possibilità di scegliere cosa studiare».
Le stesse richieste erano state riproposte il 2 aprile 2020 nel documento Università e Sanità. Se non ora, mai.
- Per superare il numero chiuso
Per realizzare un servizio sanitario adeguato ai bisogni del Paese e per assicurare ai giovani la possibilità di scegliere cosa studiare, si ripropone il varo di un piano straordinario che preveda:
- l’abolizione immediata del numero chiuso per le Scuole di specializzazione per assicurare un maggior numero di specializzati al Sistema sanitario e per impedire che ancora una volta si lascino senza sbocchi migliaia di laureati. Anche per questo è necessario coinvolgere formalmente e pienamente le strutture ospedaliere non universitarie;
- l’accesso per il prossimo anno di almeno 20.000 giovani a Medicina;
- un programma per l’abolizione del numero chiuso entro pochi anni (4-5), periodo durante il quale ogni anno si dovrebbe aumentare il numero degli accessi e si dovrebbero adeguare i corsi di laurea per accogliere gli studenti. Occorre per questo stanziare subito i fondi per le necessarie risorse umane e materiali.
- Rifondare il Sistema Sanitario Nazionale
Sembra che nulla finora abbia potuto scalfire i consolidati interessi accademico-professionali e nemmeno l’estremo bisogno di medici e di infermieri – che la pandemia ha reso più drammatico – sembra avere arrestato il sistematico smantellamento del SSN.
Occorre invece ribaltare totalmente le logiche che hanno portato al disastro della Sanità pubblica, liberandola dagli sbarramenti che impediscono l’ingresso a Medicina e nelle Scuole di specializzazione (da riformare), riorganizzandola e assicurando a tutti i medici e a tutti gli infermieri un lavoro stabile (basta precariato!) e sicuro per esprimere al meglio la loro professionalità, assicurando loro una retribuzione non inferiore a quella degli altri Paesi anche per fermare la fuga dal pubblico verso i privati e l’estero.
Non sono più tollerabili, in particolare, le liste di attesa anche di tanti mesi e il fenomeno pericoloso e costosissimo dei “medici a gettone”. V. anche Il medico a gettone, un attacco mortale al Servizio sanitario (cliccare qui).
La salute è un bene primario da garantire a tutti e per questo deve essere realizzato un Sistema Sanitario che assicuri una Sanità pubblica nazionale (non più frazionata e differenziata per regioni), qualificata, gratuita e diffusa in tutto il territorio (no ai “viaggi della speranza”).
Una Sanità, quindi, non più sottomessa agli interessi privati esterni e interni e liberata da ogni logica affaristica e corporativa. Una Sanità la cui gestione venga finalmente sottratta totalmente alle scelte spartitorie dei partiti (nomine politiche, lottizzazioni).
Nota. In un intervento sul Manifesto del 10 settembre del 1986 l’ANDU denunciava «un progetto di restaurazione» avente i «seguenti obiettivi: ricostituire un’università di élite attraverso il numero chiuso, l’introduzione di più livelli di titoli di studio e l’aumento delle tasse, accrescendo la differenza tra piccoli e grandi atenei e tra quelli del sud e quelli del nord». E ancora, tra gli obiettivi c’era già quello di «ricostituire la gerarchia accademica, riconducendo la figura dell’associato a quella del vecchio assistente, reintroducendo il reclutamento precario, emarginando, con la messa ad esaurimento del loro ruolo, gli attuali ricercatori.» Cioè tutto quello che è stato e continua a essere puntualmente realizzato.
Per non affidare la selezione a dei test a volte demenziali, si potrebbe permettere a tutti di iscriversi a Medicina, tanto poi: alcuni, i più motivati, si laureano in 6 anni, altri in 10 anni, altri ancora abbandonano, o cambiano facoltà: è questa la vera selezione;
alle Scuole di Specializzazione si potrebbero togliere le borse di studio ( è questo il vero imbuto), esattamente come funzionava prima che qualcuno considerasse gli specializzandi dei lavoratori “sfruttati”e che qualcun altro avesse questa geniale idea del “numero chiuso”.
In questo modo il numero dei Medici si adatterebbe in automatico ai bisogni della popolazione, come è sempre stato.
Un commento che mi sta a cuore riguardo l’affermazione:
“In realtà è impossibile prevedere il fabbisogno di medici dieci anni prima…”
In realtà, è perché non c’è nessuno sforzo di visione, di costruire scenari strategici (set di futuri possibili, non proiezioni esatte!) che non c’è e non c’è stato finora un adeguamento dell’università (più che per l’indeterminatezza del futuro, su cui concordo), mentre nel resto d’Europa (vedi vice-presidenza dedicata allo Strategic Foresight, o l’iniziativa dei “Ministri di futuro” a cui l’Italia deve ancora allinearsi) ci sono sforzi collettivi di prefigurare e anticipare futuri possibili e tra questi definire scenari desiderabili (metodi di Futures Studies/strategic foresight), in Italia si naviga vista nella “bolla del presente”, con orizzonti temporali vaghi (nel migliore dei casi) o brevi (nel peggiore come “tempi di incarico”, “di legislazione”, “di anno accademico”).
Nei miei studi di dottorato ero rimasto stupefatto che una tesi di un mio collega di allora (primi 2000) sulla simulazione di domanda di dottori in Olanda per i successivi 30 anni (modelli di system dynamics) era considerata quale informazione utile dal ministero della salute olandese per calibrare una policy lungimirante (in Italia mi dicevo “sarebbe impossibile”).
Quindi riformulerei
“La mancanza di lungimiranza strutturata impedisce l’adeguamento della formazione Universitaria in medicina …”
Sperando di aver fatto cosa utile,
vi ringrazio dell’impegno e delle informazioni diffuse nella newsletter,
un cordiale saluto,
Rocco
Disastro ampiamente annunciato, ma ormai avvitato in una spirale di accelerazione. Basta pensare che il taglio di risorse alle regioni causa tagli di letti e interi reparti e che questo determina simmetrici tagli di posti per i corsi di laurea e le scuole di specialità.
Intanto assistiamo sbigottiti al nuovo fenomeno dei medici vaganti, da un turno all’altro, da ospedale a ospedale, in una girandola senza controllo.