- “Scandali” concorsuali: Iacona scopre l’acqua calda, molti professori ancora no
- PresaDiretta
- Tutta la Città ne parla
- La scoperta dell’acqua calda: tutto noto già da 25 anni e anche prima
- La cooptazione personale è vitale per il potere baronale. CUN, Ministro e CRUI
- Concorsi veramente nazionali o meglio il ‘Buoni posto’
- Un vero ruolo unico dei professori, come proposto dell’ANDU da oltre 25 anni
- Richiesta al Senato di audire il Ministro sui concorsi
- A medicina il numero chiuso ad ogni costo
- Accantonato il modello “francese”
- Da un solo test-lotteria a fino a quattro test-lotteria. Meglio il sorteggio
- A chi e a cosa serve il numero chiuso a medicina. Due anni persi
- Un ‘vecchio’ confronto pubblico con i partiti
- “Scandali” concorsuali: Iacona scopre l’acqua calda, molti professori ancora no
- PresaDiretta
La reazione alla prima puntata di PresaDiretta condotta da Riccardo Iacona dedicata ai concorsi universitari ha raggiunto livelli di critica molto (ri)sentiti, quasi che i problemi strutturali della gestione delle prove concorsuali a tutti i livelli fossero stati inventati/esaltati nella trasmissione.
- Tutta la Città ne parla
Si è anche sostenuto che Riccardo Iacona non conoscesse l’Università e che, almeno in questo caso, abbia dato una prova di giornalismo scandalistico.
Si invita ad ascoltare/riascoltare la trasmissione radiofonica Tutta la Città ne parla, andata in onda in diretta il giorno successivo alla trasmissione televisiva e dove, nella prima parte, sono intervenuti Riccardo Iacona, Ivano Dionigi, Francesco Coniglione, e Francesca Coin.
In questa trasmissione Riccardo Iacona ha mostrato di conoscere abbastanza bene l’Università italiana tanto da cogliere e denunciare che gli “scandali” concorsuali sono l’espressione di un SISTEMA, a differenza di tanti, troppi, docenti che li considerano invece fatti limitati o che li ‘giustificano’ ritenendoli quasi inevitabili (finanziamenti e normative inadeguati).
- La scoperta dell’acqua calda: tutto noto da 25 anni e anche prima
In realtà Riccardo Iacona ha avuto ‘solo’ il merito di avere reso più pubblico quanto è da sempre noto a chi vive nell’università e cioè che in Italia i concorsi universitari, a tutti i livelli, sono finti: a decidere è il singolo professore che, ottenuto il bando del ‘suo’ posto, lo assegna a chi ha prescelto.
Si tratta di un sistema che è stato fortemente incrementato da chi ha voluto che diventassero finti (locali) anche i concorsi ad associato e a ordinario, così come finti erano già quelli a ricercatore di ruolo (Legge Berlinguer del 1998).
Questo sistema di totale e completo controllo del proprio allievo (spesso dalla laurea al concorso per ordinario) è stato denunciato dall’ANDU da decenni.
In particolare l’ANDU nel giugno 1998 aveva preannunciato gli “scandali” di oggi e di ieri
«Con questa legge (Legge Berlinguer del 1998, ndr) i concorsi locali ad ordinario e ad associato risulteranno una finzione come da sempre lo sono quelli a ricercatore. Localismo, nepotismo e clientelismo, già ampiamente esercitati nei concorsi per l’ingresso nella docenza, saranno praticati anche nell’avanzamento nella carriera, in misura di gran lunga superiore a quanto sperimentato con gli attuali meccanismi concorsuali» (Università Democratica, n. 162-163, giugno-luglio 1998, p. 5).
Poi, nel dicembre 1998, l’ANDU aveva aggiunto: «ora anche la carriera deve essere decisa attraverso una cooptazione personale da parte di quelli che una volta si chiamavano baroni ed è ad essi che bisognerà affidarsi, con adeguati comportamenti anche umani, per vincere concorsi che sono considerati, non a torto, una mera perdita di tempo, un fastidioso ritardo all’attuazione di una scelta già operata.» (v. Un rimedio peggiore del male in Università Democratica, n. 168-169, dicembre 1998-gennaio 1999, p. 7).
Allora Giorgio De Rienzo arrivò ad affermare che con la legge Berlinguer «i nuovi concorsi dovrebbero sfuggire alle vecchie logiche mafiose. Infatti sarà più difficile per i membri della commissione stabilire accordi truffaldini, poiché si troveranno a decidere su un solo posto, per un singolo ateneo, e non più posti a livello nazionale.»
Anche Umberto Eco, Angelo Panebianco, Aldo Schiavone e Marcello Pera avevano allora espresso entusiasmo per la nuova legge. (V. in Ancora la BUFALA dei concorsi responsabili cliccando qui).
- La cooptazione personale è vitale per il potere baronale. CUN, Ministro e CRUI
In Italia il sistema del potere baronale si fonda da sempre sulla cooptazione personale, con l’annesso precariato (l’assistente non di ruolo fino al 1980 e le figure successive). Anche quando i concorsi ad associato e a ordinario erano nazionali erano previste modalità che, in alcuni casi, aiutavano i singoli professori a far vincere il proprio allievo. Dopo la Legge Berlinguer la cooptazione personale è diventata nettamente più semplice anche per questi concorsi: è stato sufficiente che nella commissione vi fosse il professore che avrebbe ottenuto il bando del ‘suo’ posto.
Quanto sia vitale la presenza del cosiddetto membro interno nelle commissioni dei finti concorsi locali l’ha mostrato ampiamente il CUN che vuole che venga ‘aggiustata’ la norma approvata alla Camera che non assicura (anche se non la esclude) la presenza del membro locale nelle commissioni concorsuali.
Il Ministro e la CRUI vanno oltre. Il Ministro vorrebbe che le commissioni indicassero una terna di idonei invece che un solo vincitore. Quest’ultimo verrebbe poi formalmente scelto dal Dipartimento. La CRUI, più semplicemente, vorrebbe eliminare ogni forma concorsuale affidando direttamente ai direttori di dipartimento e al CdA la scelta di chi reclutare/promuovere.
In tutti questi casi il risultato sarebbe lo stesso: ad essere scelto sarà l’allievo del professore che riuscirà a farsi bandire il posto.
Questo sistema di potere penalizza pesantemente la libertà di ricerca e di insegnamento del singolo docente/ricercatore, con grave danno per l’Università e per il Paese, oltre che per i diretti interessati.
- Concorsi veramente nazionali o meglio il ‘Buoni posto’
L’ANDU lo dice da decenni: per contrastare e debellare la cooptazione personale si devono prevedere a tutti i livelli commissioni che ESCLUDANO la presenza di professori appartenenti alle sedi che hanno bandito i posti, sorteggiando tutti i componenti delle commissioni tra tutti i professori (senza alcuna preventiva selezione), prevedendo la presenza di non più di un professore della stessa sede, con la formazione di una graduatoria dei vincitori sulla base della quale essi, a scalare, sceglieranno la sede dove prendere servizio tra quelle che hanno richiesto il bando. Contestualmente va abolita l’ASN.
In alternativa, è più serio, più rapido, meno costoso e meno pericoloso (possibile intervento della magistratura) assegnare un ’Buono posto’ direttamente al professore che è riuscito a ottenere un posto per assegnarlo direttamente al suo allievo.
- Un vero ruolo unico dei professori, come proposto dell’ANDU da oltre 25 anni
Come detto sopra, è urgente e indispensabile liberare, a qualsiasi livello, chi fa ricerca e insegna all’Università dalla sottomissione baronale, togliendo dalle mani del singolo professore la scelta e il controllo di chi vuole intraprendere la carriera accademica.
È altrettanto urgente e indispensabile superare l’artificiosa gerarchia tra docenti che sostanzialmente svolgono la stessa attività di ricerca e di insegnamento. Perciò va realizzato un ruolo veramente unico. Una richiesta che l’ANDU avanza da oltre 25 anni (v. nota), che nel tempo ha meglio definita e che di seguito riproponiamo.
Un ruolo unico vero, necessario, semplice e possibile
Occorre costituire un unico ruolo (organico unico) di professore universitario articolato in tre livelli retributivi, con uguali compiti e uguali diritti (compreso l’elettorato attivo e passivo) e uguali doveri all’interno di un unico stato giuridico nazionale (uguale in tutti gli Atenei).
L’ingresso nel ruolo deve avvenire con concorsi nazionali (senza l’ASN) e il passaggio di livello deve avvenire, a domanda, attraverso una valutazione complessiva (ricerca e didattica) nazionale individuale. In caso di valutazione positiva, deve conseguire l’automatico riconoscimento della nuova posizione (senza alcun ulteriore “filtro” locale).
Gli scatti economici all’interno di ogni livello devono essere legati esclusivamente all’età di servizio (retribuzione differita).
L’età pensionabile deve essere uguale per tutti i professori del ruolo unico. L’elettorato passivo deve essere riservato ai professori con anzianità nel ruolo unico di almeno cinque anni.
I vincitori dei concorsi nazionali devono potere scegliere dove prendere servizio, tra le sedi dove sono stati banditi i posti messi a concorso, sulla base di una graduatoria.
Transitorio
Gli attuali ricercatori a tempo indeterminato, i professori associati e i professori ordinari, a domanda, devono fare parte rispettivamente del terzo, del secondo e del primo livello, mantenendo all’ingresso l’attuale retribuzione.
A tutti i ricercatori di ruolo e gli associati che hanno conseguito l’ASN deve essere riconosciuto immediatamente e automaticamente il passaggio di livello, con i relativi incrementi economici a carico dello Stato (dalla Proposta dell’ANDU Ricostruire l’Università tutta).
NOTA. Nel giugno 1998 l’ANDU scriveva:
«In alternativa alla legge in discussione al Senato (Legge Berlinguer, ndr), riproponiamo l’unica riforma dei meccanismi di reclutamento e di avanzamento nella docenza universitaria che semplificherebbe enormemente le procedure; renderebbe più giusti i giudizi delle commissioni e ridurrebbe fortemente il ‘mercato dei posti’.
Questa riforma dovrebbe prevedere il reclutamento nel ruolo unico della docenza universitaria attraverso concorsi a ricercatore banditi dagli Atenei e svolti da commissioni interamente nazionali formate attraverso sorteggio, e l’avanzamento nella carriera attraverso giudizi di idoneità a numero aperto espresso da commissioni nazionali costituite per sorteggio.
Le mansioni, gli elettorati attivi e passivi e la partecipazione agli organi di gestione dovrebbero essere uguali per tutti. Nel nuovo ruolo unico dovranno essere collocati a domanda gli attuali docenti (ordinari associati, ricercatori).» (Università Democratica, n. 162-163, giugno-luglio 1998, p. 5).
- Richiesta al Senato di audire il Ministro sui concorsi
Dal resoconto della seduta dell’8 febbraio 2022 della Commissione Istruzione del Senato:
«La senatrice MONTEVECCHI (M5S) invita a valutare l’opportunità di svolgere le audizioni dei Ministri eventualmente in sede congiunta con l’omologa Commissione della Camera dei deputati; ritiene che l’audizione del Ministro dell’università e della ricerca potrebbe inoltre costituire l’occasione per riferire sugli aspetti emersi in una recente trasmissione televisiva, con particolare riferimento ai procedimenti di reclutamento dei docenti delle università e dei ricercatori, al fenomeno della cosiddetta “fuga di cervelli” e ai connessi riflessi negativi anche in termini di risorse per la ricerca. Ricorda inoltre la sua proposta di indagine conoscitiva sui lavoratori nel settore dei beni culturali.
La senatrice SAPONARA (L-SP-PSd’Az) si unisce alle considerazioni svolte dalla senatrice Montevecchi in merito all’opportunità di interloquire con il ministro Messa sui procedimenti di reclutamento dei docenti delle università e dei ricercatori, nonché sul fenomeno della cosiddetta “fuga di cervelli”.»
- A medicina il numero chiuso ad ogni costo
- Accantonato il modello “francese”
Dopo tante audizioni da parte della Commissione Cultura della Camera, l’on. Manuel Tuzi (M5S) nell’agosto del 2019 ha depositato, in qualità di relatore, un testo unificato riguardante il numero chiuso. Il Progetto di Legge avrebbe dovuto essere discusso dall’Aula della Camera a settembre-ottobre dello stesso anno. Per il testo cliccare qui.
In quel testo si prevedeva il mantenimento del numero chiuso passando dal test all’ingresso a un test alla fine del primo anno, seguendo il modello francese proprio quando in Francia avevano appena deciso di mettere fine a quel sistema perché “assurdo, inefficace, ingiusto e obsoleto” (su Le Monde).
Si trattava di una scelta dannosa per i giovani e le loro famiglie, per l’Università e per il Paese, che era stata confermata nonostante quasi tutti coloro che erano stati auditi nella Commissione Cultura si fossero espressi, con motivazioni diverse, contrari. V. Legge numero chiuso: una decimazione lunga un anno cliccando qui.
Da allora non se n’è saputo più nulla e meno male.
- Da un solo test-lotteria a fino a quattro test-lotteria. Meglio il sorteggio
In questi giorni è venuto fuori che un gruppo di professori universitari scelti dal Ministro ha elaborato una ‘nuova’ proposta sul numero chiuso immediatamente recepita, all’unanimità, dalla Commissione Cultura della Camera che ha approvato una risoluzione per ‘condividere’ la scelta già fatta dal Ministro e dei ‘suoi’ professori. Così, senza alcuna discussione pubblica che coinvolgesse le varie componenti del mondo universitario e della scuola, il Ministro con un semplice suo decreto sostituirà il test di ingresso che si è svolto finora (e si svolgerà anche quest’anno), con fino a quattro test che si svolgeranno negli ultimi due anni delle superiori.
In tal modo diverse migliaia di studenti saranno impegnate a prepararsi e a svolgere dei test che non potranno comunque ‘testare’ la cosiddetta attitudine a diventare un medico, ma che certamente sottrarranno loro molto tempo allo studio.
Insomma invece che un solo test-lotteria ora saranno disponibili quattro test-lotteria.
Si ripete che volendo mantenere comunque il numero chiuso è certamente meglio un sorteggio che farebbe risparmiare tempo e spesso anche denaro per prepararsi non agli studi di medicina, ma essenzialmente alla ‘tecnica’ dei test.
- A chi e a cosa serve il numero chiuso a medicina. Due anni persi
Ecco quanto si è scritto recentemente sul numero chiuso:
Prima gli interessi particolari accademici, professionali e privati, poi la salute dei cittadini
Quasi nulla è stato fatto di tutto quello che avevamo proposto in un documento già il 17 marzo 2020 (quasi due anni fa!) e ribadito il 2 aprile dello stesso anno nel documento Università e sanità. Se non ora, mai. E questo nonostante l’enorme quantità di risorse finanziarie disponibili che si è preferito utilizzare soprattutto a beneficio delle imprese (3 miliardi solo all’Alitalia!).
Eppure si chiedevano interventi urgenti già prima della pandemia e utili alla salute di tutti i cittadini e all’Università.
Si chiedeva, «di fronte alla drammatica crisi che ha reso più evidente la devastazione della Sanità e dell’Università”, «il varo immediato di un piano straordinario” che prevedesse:
- «l’abolizione immediata del numero chiuso per le scuole di specializzazione»;
- «almeno 000accessi a medicina per quest’anno (2020-2021, ndr)»;
- «un programma per l’abolizione del numero chiuso entro pochi anni (4-5), stanziando «subito le necessarie risorse sia umane, sia materiali»;
- «il bando di almeno 20.000 (5000 all’anno) posti di docenti di ruolo» (Ora, assieme alle altre Organizzazioni universitarie, si chiede il bando di almeno 000posti di ruolo).
Nel novembre del 2020 si è denunciato (Medicina perduta. Cosa fare) come «nulla finora abbia potuto scalfire i consolidati interessi accademico-professionali e nemmeno l’estremo bisogno di medici e di infermieri – che la pandemia ha reso più drammatico». E si è anche scritto:
«Occorre invece ribaltare totalmente le logiche che hanno portato al disastro della Sanità pubblica, liberandola dagli sbarramenti che impediscono l’ingresso a medicina e nelle scuole di specializzazione (da riformare) e bisogna anche assicurare a tutti i medici e a tutti gli infermieri di lavorare in maniera stabile (basta precariato!) per esprimere al meglio la loro professionalità e occorre adeguatamente retribuirli.
La salute è un bene primario da garantire a tutti e per questo deve essere realizzato un Sistema Sanitario che assicuri una sanità pubblica nazionale (non più frazionata per regioni), qualificata, gratuita e diffusa in tutto il territorio. Una sanità, quindi, non più sottomessa agli interessi privati esterni e interni e liberata da ogni logica affaristica e corporativa. Una sanità la cui gestione venga finalmente sottratta totalmente alle scelte spartitorie dei partiti (nomine politiche, lottizzazioni).» In questa direzione, anche l’attuale Governo sta spingendo verso la privatizzazione del servizio sanitario, con la stessa logica neoliberista con quale si sta smantellando l’Università e la Ricerca.
«Sarà che il futuro del sistema sanitario vuole andare in contrasto con l’articolo 32 della Costituzione? Sarà che conviene di più trasformare il servizio pubblico per anni invidiato, ma molto costoso, in servizio privato?» si chiedono i Giovani medici Anaao Assomed in una Lettera aperta del 20 gennaio 2022 al Presidente del Consiglio.
Insomma altri due anni persi per affrontare e risolvere gli enormi problemi della Sanità e dell’Università. Persi per la stragrande maggioranza del Paese, ma guadagnati da quel gruppo di potere, interno ed esterno all’Università, che ha demolito, e continua a farlo, la Sanità pubblica e l’Università statale.
- Un ‘vecchio’ confronto pubblico con i partiti
È nuovamente disponibile il video del Confronto pubblico sull’Università con e tra le forze politiche tenutosi a Roma il 22 gennaio 2013 promosso da ADI, ADU, ANDU, CIPUR, CISL-Università, CNRU, CNU, COBAS-Pubblico Impiego, CoNPAss, CSA-CISAL Università, FLC-CGIL, LINK, RETE29Aprile, SNALS-Docenti, SUN, UDU, UGL-INTESA FP, UIL RUA, USB-Pubblico Impiego
Dopo una introduzione a nome delle Organizzazioni promotrici, sono intervenuti nell’ordine Francesco Polcaro (Rivoluzione Civile), Umberto Guidoni (SEL), Giulia Rodano (IDV), Paola Binetti (UDC), Nando Bonessio (Verdi), Paola Frassinetti (Fratelli d’Italia), Walter Tocci (PD), Eleonora Forenza (Rifondazione Comunista).
Per le Organizzazioni universitarie sono intervenuti Alberto Civica (UIL), Francesco Sinopoli (CGIL), Nino Dammacco (CISL), Marco Merafina (CNRU), Paolo Barison (USB), Alberto Incoronato (CIPUR), Massimiliano Tabusi (Rete29aprile), Mario Nobile (LINK).
Sono anche intervenuti Nino Luciani, Federico Barbino, Gianluca Introzzi, Vito D’Andrea, Rosario Coco, Rosario Rao, Paolo Manzini.
Io sono vecchio (ho novant’anni) ma so che i meccanismi del reclutamento nelle Università come nelle carriere giudiziarie o negli ospedali e, come dovunque le strutture siano pubbliche, il controllo dei concorsi sarà inevitabile. Io, per mia fortuna, sono andato in cattedra l’unico anno in cui la commissione è stata sorteggiata. Il concorso successivo era già ritornato tutto ad personam.
Potete provarci a cambiare le cose, ma dubito che ci riuscirete. Il merito viene valorizzato solo dove c’è la concorrenza, ma le università private da noi sono poche. Per fortuna gli emarginati qui sono apprezzati all’estero.
Auguri comunque.
Alessandro Finzi