NO AL COMMISSARIAMENTO DI UN ATENEO
richiesto dall’on. Nicola Fratoianni
1. Il commissariamento dell’Università per stranieri di Perugia 2. Una cura peggiore del male 3. Già si voleva il commissariamento dell’Università di Catania 4. Se si volessero veramente sanare i mali dell’Università italiana 5. E invece nella Commissione Cultura della Camera … 6. Pochi e ‘semplici’ provvedimenti per ricostruire l’Università italiana1. Il commissariamento dell’Università per stranieri di Perugia
Il 18 dicembre 2020 l’on. Nicola Fratoianni (LeU) ha presentato alla Camera una Interrogazione sulla situazione dell’Università per stranieri di Perugia, “nell’ultimo decennio … attraversata da diverse inchieste giudiziarie e difficoltà finanziarie” e da alcune ‘anomalie’ riguardanti anche la gestione di concorsi. Fratoianni ritiene che “un rilancio dell’università per stranieri di Perugia può passare soltanto dalla capacità delle sue forze interne di liberare l’istituzione dalla morsa degli interessi di potere extra universitario che ne hanno limitato la crescita e ne stanno iniziando a decretare la dissoluzione. L’unica soluzione per gestire tale transizione sarebbe quella di un commissariamento (sic!) da parte del Ministero dell’università e della ricerca”.
2. Una cura peggiore del male
Il commissariamento di un Ateneo non avrebbe precedenti in Italia.
L’attivazione di una tale procedura sarebbe gravemente lesiva dell’autonomia universitaria, già pesantemente limitata dall’ANVUR e da un quadro normativo che nei decenni ha demolito del tutto l’autonomia del Sistema nazionale universitario, ha consegnato ai rettori-padroni assoluti la gestione dei singoli atenei e ha rafforzato il potere incondizionato dei singoli ‘maestri’ di formare, reclutare e far fare carriera agli allievi da loro scelti.
3. Già si voleva il commissariamento dell’Università di Catania
Nel luglio del 2019, in occasione dello ‘scandalo’ dei “concorsi truccati” nell’Università di Catania, avevamo, per l’ennesima volta, indicato nel localismo concorsuale il male che sta alla base del sistema di potere universitario, proponendo dettagliatamente la soluzione per porre fine anche ai periodici ‘scandali’ (v. “Concorsi universitari: scandali o sistema?”).
Qualche giorno dopo abbiamo commentato sia la richiesta da parte di una deputata del M5S di commissariare l’Ateneo di Catania, sia la posizione dell’allora Vice-ministro con delega all’Università, Lorenzo Fioramonti, che, prendendo atto che “i tempi tecnici per il commissariamento non ci sono più”, aveva affermato che “il commissariamento avrebbe fatto bene, aiutato a fare pulizia e dare un segnale” (v. “Università. Commissariare Catania o de-commissariare tutti gli Atenei?”).
In quello stesso nostro documento riproponevamo “Pochi e ‘semplici’ provvedimenti per ricostruire l’Università italiana” (v. al punto 6).
4. Se si volessero veramente sanare i mali dell’Università italiana
Coloro che hanno veramente a cuore un’Università sana, invece di invocare la letale scorciatoia del commissariamento di un ateneo, dovrebbero ascoltare e recepire le proposte organiche di intervento legislativo che, come quelle dell’ANDU, farebbero solo del bene all’Università, ma farebbero molto male a chi ha l’interesse accademico-politico-ministeriale di portare a compimento la demolizione dell’Università italiana e per questo non ha interesse a risolvere i problemi del diritto allo studio (compreso il numero chiuso), del precariato (dare sbocchi agli attuali precari e impedirne la riproduzione di nuovi), dell’autonomia del Sistema nazionale universitario, della gestione condivisa degli atenei, ecc.
5. E invece nella Commissione Cultura della Camera …
Da quanto finora emerso nella Commissione Cultura della Camera sembra che, ancora una volta, il Parlamento e i Parlamentari ascoltino – e alla fine adottino – solo le ‘soluzioni’ provenienti da chi ha sempre dettato legge (letteralmente) sulle questioni riguardanti l’Università per distruggerla (v. “Camera. Finte e vere audizioni? Audizione solo di CRUI e CUN”).
6. Pochi e ‘semplici’ provvedimenti per ricostruire l’Università italiana
Il Governo e il Parlamento dovrebbero:
a. rendere i Senati Accademici organi decisionali e rappresentativi di tutte le componenti, trasformando i Consigli di Amministrazione in organi puramente esecutivi e prevedendo la netta riduzione dei poteri dei Rettori, che non devono fare parte del Senato Accademico;
b. costituire un Organismo nazionale, eletto direttamente da tutte le componenti, per rappresentare e coordinare gli Atenei e per difendere l’autonomia del Sistema nazionale universitario dai poteri forti interni ed esterni;
c. abolire l’ANVUR, voluta per commissariare gli Atenei e per mortificare la libertà di ricerca e di insegnamento, e cancellare le “annesse” abilitazioni nazionali, foglie di fico dei finti concorsi locali;
d. eliminare a tutti i livelli i finti concorsi locali e le prove locali, prevedendo che a tutti i livelli le scelte siano operate da parte di commissioni nazionali con tutti i membri sorteggiati tra tutti i docenti, escludendo quelli appartenenti agli Atenei direttamente interessati ai concorsi o alle prove e consentendo la presenza di non più di un docente dello stesso Ateneo;
e. bandire almeno 20.000 (5000 all’anno) posti di professore di terza fascia, con uguali diritti e doveri delle altre fasce, unico modo per dare un credibile sbocco a buona parte degli attuali precari, da prorogare fino all’espletamento dei concorsi;
f. cancellare tutte le attuali figure precarie per sostituirle con una sola figura pre-ruolo di breve durata (tre anni), in numero rapportato agli sbocchi in ruolo, autonoma e adeguatamente retribuita;
g. consentire il passaggio automatico da una fascia all’altra attraverso un giudizio individuale nazionale (docente unico) e, nel transitorio, prevedere per tutti i ricercatori e gli associati abilitati il passaggio nella fascia superiore, su appositi fondi nazionali;
h. abolire il numero chiuso, strumento di inutile violenza contro il diritto dei giovani a scegliere di studiare nei corsi di laurea da loro preferiti.
== Si segnala un articolo sul Corriereuniv.it (“Riforma dell’Università, la proposta per ‘svecchiare’ gli Atenei che non risolve il precariato”) che si riferisce alla recente Audizione di CRUI e CUN da parte della Commissione Cultura della Camera.
- La storia della devastazione dell’Università può essere approfondita in questo sito utilizzando la “ricerca avanzata”, in alto a sinistra.
- Con la recente aggiunta nel sito dell’ANDU di tutte le Agenzie mensili di “Università Democratica” (dal settembre 1984 all’ottobre 1999) è ora più ampiamente documentata sia l’opera di demolizione dell’Università condotta da oltre 40 anni, sia l’opposizione portata avanti da oltre 40 anni prima dal movimento dei precari, poi da quello dei ricercatori e quindi dall’ANDU.