1. Cosa andava fatto già nel marzo scorso
Il 17 marzo 2020, poco dopo l’inizio della prima ondata della pandemia, abbiamo ampiamente diffuso il nostro documento “Abolizione del numero chiuso” con il quale avanzavamo precise proposte “per realizzare un servizio sanitario adeguato ai bisogni del Paese e per assicurare ai giovani la possibilità di scegliere cosa studiare”.
Le stesse richieste erano state riproposte il 2 aprile 2020 nel documento “Università e Sanità. Se non ora, mai”.
Ecco quali erano le nostre proposte, che il Ministro, il Governo e il Parlamento non hanno preso in alcuna considerazione.
Le proposte dell’ANDU del 17 marzo 2020 ribadite il 2 aprile 2020
Per realizzare un servizio sanitario adeguato ai bisogni del Paese e per assicurare ai giovani la possibilità di scegliere cosa studiare, si propone il varo di un piano straordinario che preveda:
a. l’abolizione immediata del numero chiuso per le scuole di specializzazione, consentendo a tutti i laureati in medicina di accedere ad esse, per assicurare un adeguato numero di specializzati al Sistema sanitario e per impedire che ancora una volta si lascino senza sbocchi migliaia di laureati;
b. l’accesso per il 2020 di almeno 20.000 studenti a medicina, tenendo conto che lo strumento di selezione attraverso i test è a giudizio di tutti una vera e propria lotteria (100 minuti per 75 quiz), una lotteria che, peraltro, viene ogni anno “corretta” dalla Magistratura amministrativa che aumenta gli accessi, accogliendo i ricorsi dei candidati esclusi, come ha fatto recentemente ancora una volta il Consiglio di Stato. I test servono solo a foraggiare la costosa industria che prepara a come affrontarli e gravano i giovani di un lavoro inutile che toglie loro tempo che potrebbero impiegare nello studio (v. il documento “Numero chiuso: di male in peggio. Meglio il sorteggio”);
c. un programma per l’abolizione del numero chiuso entro pochi anni (4-5), periodo durante il quale ogni anno si dovrebbe aumentare il numero degli accessi e si dovrebbero adeguare i corsi di laurea per accogliere gli studenti. Occorre inoltre stanziare subito le necessarie risorse umane e materiali.
Le richieste dell’ANDU tenevano anche conto che nei prossimi anni sarebbero mancati almeno 45.000 medici e circa 50.000 infermieri,
2. Cosa ha fatto da allora il Governo
Il Governo in tutti questi mesi:
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non ha elaborato nessun piano straordinario per superare il numero chiuso per i corsi universitari;
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in particolare, per medicina ha consentito per il 2020/21 solo 13.072 ingressi, molto meno dei 20.000 proposti dall’ANDU e perfino meno dei 15.000 ipotizzati dal ministro Manfredi prima dell’inizio della pandemia;
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sempre per medicina sono state bandite solo 14.455 borse per le specializzazioni, a fronte di 23.766 medici concorrenti, invece di consentire a tutti di accedere alle scuole, impedendo così a oltre 9.300 medici di completare la propria formazione per entrare pienamente nel mondo del lavoro.
3. Un Sistema Sanitario Nazionale veramente pubblico
Sembra che nulla finora abbia potuto scalfire i consolidati interessi accademico-professionali e nemmeno l’estremo bisogno di medici e di infermieri – che la pandemia ha reso più drammatico – sembra avere arrestato il sistematico smantellamento del SSN.
Occorre invece ribaltare totalmente le logiche che hanno portato al disastro della Sanità pubblica, liberandola dagli sbarramenti che impediscono l’ingresso a medicina e nelle scuole di specializzazione (da riformare) e bisogna anche assicurare a tutti i medici e a tutti gli infermieri di lavorare in maniera stabile (basta precariato!) per esprimere al meglio la loro professionalità e occorre adeguatamente retribuirli.
La salute è un bene primario da garantire a tutti e per questo deve essere realizzato un Sistema Sanitario che assicuri una sanità pubblica nazionale (non più frazionata per regioni), qualificata, gratuita e diffusa in tutto il territorio. Una sanità, quindi, non più sottomessa agli interessi privati esterni e interni e liberata da ogni logica affaristica e corporativa. Una sanità la cui gestione venga finalmente sottratta totalmente alle scelte spartitorie dei partiti (nomine politiche, lottizzazioni).
4. Il Ministro (intervista)
Nell’intervista al Mattino di Napoli del 18.11.20 (“Medicina, più specializzandi, ma il numero chiuso resterà”) il ministro Gaetano Manfredi, ha prima confermato di volere mantenere il numero chiuso e poi dichiarato: “Per questa emergenza abbiamo potenziato tantissimo i posti nelle scuole di specializzazione, arrivando a quota 14.500 rispetto ai 9mila dello scorso anno.”
5. Cosa va fatto e si può ancora fare
Nell’interesse della salute e della vita di tutti è invece assolutamente indispensabile, urgentissimo e ancora possibile:
a. aumentare per il 2020/21 le immatricolazioni a medicina ad almeno 20.000;
b. immatricolare tutti i candidati ai posti dei corsi di laurea per le professioni sanitarie. Peraltro, come si legge in un articolo di ItaliaOggi del 13.11.20, “sembra che il ministro Gaetano Manfredi stia riflettendo su una possibile immatricolazione per tutti coloro che si sono presentati”-
c. deliberare un programma per l’abolizione del numero chiuso, a medicina e in tutti gli altri corsi di laurea, entro pochi anni (4-5), periodo durante il quale ogni anno si dovrebbe aumentare il numero degli accessi e si dovrebbero adeguare i corsi di laurea per accogliere gli studenti. Contestualmente occorre stanziare i fondi per le necessarie risorse umane (docenti e personale di ruolo) e materiali.
== Per leggere la Proposta dell’ANDU di riforma complessiva dell’Università (diritto allo studio, precariato, docente unico, riforma concorsi, autonomia Sistema nazionale, gestione democratica atenei, etc.) cliccare qui.
Stanziare i fondi certo! Ma è da tempo il punto dolente!
Nicolò M.