1. Il Ministro non vuole abolire il numero chiuso
Il ministro Gaetano Manfredi ha deciso di fare svolgere i test d’ingresso dal primo settembre stabilendo, in particolare, che a Medicina potranno accedere non più di 13.500 giovani, meno dei 15.000 ipotizzati* nel dicembre scorso dallo stesso Ministro.
Contemporaneamente, il Ministro ha ribadito di essere contro l’abolizione del numero chiuso (intervista dell’11 marzo 2020).
2. Perché il numero chiuso va abolito
Chi vuole il numero chiuso per l’accesso ai corsi di laurea e alle scuole di specializzazione sostiene che esso è necessario per non avere medici in numero superiore alle esigenze sanitarie del Paese e che comunque tale numero deve essere compatibile con la capacità dell’Università di formare medici qualificati.
La pretesa dei sostenitori del numero chiuso che si possa prevedere il fabbisogno di medici tra dieci anni (periodo medio per la loro formazione) e il mancato adeguamento dell’Università alla richiesta di formazione ha, tra l’altro, portato all’attuale gravissima carenza di medici (nei prossimi anni ne mancheranno circa 45.000!), un’insufficienza ora resa ancora più drammatica per la diffusione del Coronavirus.
In realtà, il numero chiuso risponde soprattutto a interessi accademico-professionali, senza alcun rispetto per il diritto allo studio che è anche il diritto a scegliere cosa studiare.
L’ANDU già dal 1986, prima della sua introduzione, si è espressa contro il numero chiuso (v. nota 1).
E con forza l’ANDU lo ha fatto anche recentemente nella Commissione Cultura della Camera, dove si sta ancora proponendo di adottare in Italia il modello francese (spostare il blocco alla fine del primo anno), proprio ora che la Francia, dopo 40 anni, lo ha abbandonato perché anche lì ha portato a una grave carenza di medici e ha prodotto danni immensi (“une boucherie pédagogique”) per i giovani, le loro famiglie e l’intero Paese .
Per il video dell’intervento dell’ANDU alla Camera v. nota 2. Per la critica al modello francese v. il documento* “Legge numero chiuso: una decimazione lunga un anno”. Si segnala anche un interessante e “robusto” studio* di Mario Giacomo Dutto che mette a confronto il sistema italiano (attuale e previsto) e quello francese (attuale e previsto). Per la posizione del Ministro sul modello francese v. nota 3.3. Arrivare rapidamente all’abolizione del numero chiuso
Anche per realizzare un servizio sanitario adeguato ai bisogni del Paese e per assicurare ai giovani la possibilità di scegliere cosa studiare, si propone il varo di un piano straordinario che preveda:
1. l’abolizione immediata del numero chiuso per le scuole di specializzazione, consentendo a tutti i laureati in medicina di accedere ad esse;
2. prevedere per il 2020 almeno 20.000 accessi a medicina, tenendo conto che lo strumento di selezione attraverso i test, a giudizio di tutti, è una vera e propria lotteria. I test servono solo a foraggiare la costosa industria che prepara a come affrontarli e gravano i giovani di un lavoro inutile che toglie loro tempo che potrebbero impiegare nello studio;
3. la programmazione dell’abolizione del numero chiuso entro pochi anni (4-5), periodo durante il quale ogni anno si dovrebbe aumentare il numero degli accessi e si dovrebbero adeguare i corsi di laurea per accogliere gli studenti, stanziando le necessarie risorse umane e materiali e cominciando a rivedere i percorsi didattici.
4. Rifondare l’Università italiana
Il dramma del Coronavirus ha portato l’informazione ad accorgersi dell’esistenza del numero chiuso a medicina e del precariato nel mondo della ricerca. Inoltre è emersa l’assenza di un organismo di coordinamento nazionale degli Atenei, rappresentativo del Sistema nazionale universitario.
L’ANDU da decenni denuncia il piano di smantellamento dell’Università statale messo in atto da una potente lobby confindustriale-accademico-ministeriale, invitando la comunità universitaria ad opporvisi, superando logiche e interessi corporativi e sub-corporativi.
Purtroppo in Italia logiche e interessi particolari hanno finora impedito la nascita di un movimento di lotta organizzato e determinato, unito sulla base di un’analisi approfondita e di obiettivi precisi, come quello che si sta sviluppando in Francia (v. punto 5). Finalmente in Italia è partita un’iniziativa (v. punto 6) che potrebbe portare a una mobilitazione qualificata, ampia e tempestiva, capace di impedire la completa demolizione dell’Università e di avviare la sua ricostruzione.
Un’Università che deve essere libera, democratica, aperta a tutti e diffusa sul territorio, uno strumento indispensabile per la crescita culturale, sociale ed economica del Paese e pilastro fondamentale del suo stesso assetto democratico.
In questa direzione si invita a leggere con attenzione la proposta organica* dell’ANDU che affronta tutte le principali questioni che riguardano studenti, precari, docenti e organizzazione nazionale e locale dell’Università.
5. In Francia un grande movimento contro la distruzione dell’Università
In Francia l’Università e la Ricerca sono sotto attacco. In questo Paese si sta tentando di distruggere l’Università e la Ricerca pubbliche, come in buona misura è già accaduto in Italia, dove si sta completando l’opera.
In Francia da mesi si è sviluppato un grande movimento di lotta intercategoriale, organizzato, determinato e con analisi e obiettivi discussi e condivisi, capace di promuovere iniziative forti a livello locale e nazionale.
Per essere aggiornati sulla situazione francese si può utilizzare anche il sito* di “Sauvons l’Université!”.
Segnaliamo quanto inviatoci recentemente sulla mobilitazione in Francia:
“Per vostra informazione, vi inviamo il volantino* composto dal personale scientifico dell’École française de Rome sulle mobilitazioni in corso in Francia: si tratta di una risposta alle raccomandazioni del governo francese per una prossima riforma dell’istruzione superiore e della ricerca.
Speriamo di partecipare alla circolazione delle informazioni per incoraggiare le mobilitazioni su scala europea.”
6. L’Appello “Disintossichiamoci-Sapere per il futuro“
Un gruppo di docenti ha recentemente proposto la sottoscrizione di un Appello* dove, tra l’altro, si denuncia “il processo di distruzione del modello europeo di università“, si constata come “ricerca e insegnamento – è un fatto, eppure sembra un tabù esplicitarlo – da tempo non sono più liberi“, come invece prevede l’art. 33 della Costituzione.
L’Appello si conclude così:
“Quel che serve oggi è quindi riaffermare i principi che stanno a tutela del diritto di tutta la società ad avere un sapere, un insegnamento, una ricerca liberi – a tutela, cioè, del tessuto stesso di cui è fatta una democrazia – e per questo a tutela di chi si dedica alla conoscenza.”
“Serve una scelta di campo, capace di rammagliare dal basso quello che resiste come forza critica, capacità di discriminare, distinguere quello che non si può tenere insieme: condivisione ed eccellenza, libertà di ricerca e neovalutazione, formazione di livello e rapida fornitura di forza lavoro a basso costo, accesso libero al sapere e monopoli del mercato.”
“Organizziamo un incontro a breve per ragionare su politiche radicalmente alternative in fatto di valutazione, tempi e forme della produzione del sapere, reclutamento e organizzazione“.
7. Rinvio del Congresso nazionale dell’ANDU
Per i noti motivi, il Congresso nazionale dell’ANDU, che si sarebbe dovuto tenere il 27 e 28 marzo 2020 a Roma, è stato rinviato a data da destinarsi.
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– Nota 1. L’ANDU nel 1986, prima della sua introduzione avvenuta nel 1999, aveva indicato nel numero chiuso il primo obiettivo del progetto di smantellamento dell’Università. Già allora si denunciava “un progetto di restaurazione” avente i “seguenti obiettivi: ricostituire un’università di élite attraverso il numero chiuso, l’introduzione di più livelli di titoli di studio e l’aumento delle tasse, accrescendo la differenza tra piccoli e grandi atenei e tra quelli del sud e quelli del nord”. E ancora, tra gli obiettivi c’era quello di “ricostituire la gerarchia accademica, riconducendo la figura dell’associato a quella del vecchio assistente, reintroducendo il reclutamento precario, emarginando, con la messa ad esaurimento del loro ruolo, gli attuali ricercatori.” (dall’intervento sul Manifesto del 10 settembre del 1986). – Nota 2. Il 16 gennaio 2019 CRUI e ANDU sono state audite sul numero chiuso dalla Commissione Cultura della Camera. Per il video dell’audizione cliccare qui.I due interventi dell’ANDU cominciano dal minuto 13:30 e da 1:01:36. – Nota 3. Nel febbraio 2020 il Ministro ha affermato: «mi domando se è veramente meglio fare un anno comune e poi cambiare o è meglio saperlo subito se si è tagliati per quel lavoro».
= Per esprimere e/o leggere commenti sui contenuti v. in calce a questo documento
==== Per informazioni sull’ANDU (Costituzione, Organi, Statuto, Adesione) cliccare qui.
==== La storia della devastazione dell’Università può essere approfondita nel sito dell’ANDU utilizzando la “ricerca avanzata”, in alto a sinistra.
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Sono sempre stato contrario (anche da Rettore) al principio
del numero chiuso e specialmente in Italia, dove malamente
copriva un evidente interesse professionale, e per di più parzialissimo.
Lo sono stato proprio perché favorevolissimo a un rigoroso criterio di
razionale programmazione, non lesiva di fondamentali principi costituzionali.
Con molti saluti Fulvio Tessitore
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Gr. Cr. sen. prof. Fulvio Tessitore
Rettore Emerito dell’Univ. degli Studi di Napoli “Federico IIâ€
Accademico Nazionale dei Lincei
Già Presidente dell’Accademia Pontaniana
Presidente dell’Accademia di Scienze Morali e Politiche
della Società Nazionale di Scienze Lettere e Arti
Sono pienamente d’accordo. Spero che siarrivi all’abolizione del numero chiuso non solo a Medicina, ma anche in tutti i Corsi di Laurea.
Grazie dell’aggiornamento. E’ questa una battaglia che merita il nostro impegno. A presto dunque con cordiali saluti mcf