1. Tutti d’accordo: no al test-lotteria
E’ da anni che l’attuale modalità di ingresso nei corsi di studio a numero chiuso è considerata una vera e propria lotteria: non è possibile in poche ore accertare chi è più “adatto” a intraprendere gli studi. Ed è da anni che si discute per individuare e adottare un modo per effettuare una più “giusta” selezione.
2. Selezione alla francese: un rimedio peggiore del male
A partire dalla ormai comune convinzione che i test di ingresso finora adottati sono arbitrari e inattendibili, tutti i Gruppi politici hanno presentato alla Camera diverse proposte di legge sul numero chiuso.
Le proposte del M5S e della Lega fanno riferimento a quanto è in vigore in Francia: libera iscrizione all’università e selezione alla fine del primo anno. Questa modalità è applicata in Francia da 40 anni e proprio ora si è deciso di abbandonarla. Durante tutti questi anni a circa l’80% degli iscritti al primo anno di medicina (negli ultimi anni circa 60.000) è stato impedito di proseguire negli studi intrapresi. Questo meccanismo ha comportato una estrema competizione tra gli studenti, un costo enorme per le famiglie per supportare lo studio dei propri figli, una grave frustrazione per i giovani che hanno perso uno o due anni della loro vita nel tentativo, fallito, di proseguire negli studi per prendere la laurea da loro desiderata, uno spreco di soldi pubblici per fare studiare inutilmente migliaia di giovani. Il numero chiuso in Francia ha – tra l’altro – portato, come in Italia, a una drammatica mancanza di medici.
Chi vuole spostare la barriera del numero chiuso dall’ingresso alla fine del primo anno pensa che in tal modo si possa individuare più correttamente l’attitudine e la qualità degli studenti, facendo passare al secondo anno – nella quantità prefissata – i “migliori”, espellendo tutti gli altri (i meno “migliori”).
La verità è che durante il primo anno è impossibile individuare quelli che saranno i laureati migliori rispetto a quelli che non si potranno laureare perché scartati. Di certo questa modalità di selezione è – come sperimentato per decenni in Francia –, oltre che inaffidabile, enormemente costosa, non solo in termini economici, per chi alla fine del primo anno non riuscirà a superare il blocco del numero contingentato di posti.
Insomma per evitare una decimazione eseguita con un test-lotteria all’ingresso, si aspetterebbe un anno per attuarla, un anno di vita sprecata per i giovani – la stragrande maggioranza – che saranno eliminati.
3. Da Ferrara: selezione alla italo-francese, ancora peggio di quella alla francese
Da qualche mese dall’Università di Ferrara viene proposto un meccanismo di selezione che nell’ultima versione (un “aggiustamento” di quella avanzata alla fine dell’anno scorso, v. nota 1), riesce a mettere insieme il peggio degli attuali modelli italiano e francese.
Come nel modello italiano l’ingresso al primo anno non è libero, a differenza di quanto accade ora in Francia: può accedere al primo anno un prestabilito numero di giovani determinato dalle capacità di accogliergli dell’Università. Coloro che non saranno scartati all’ingresso potranno proseguire dopo il primo semestre solo se riporteranno una media non inferiore al 27 nelle tre materie che dovranno seguire nei primi mesi e i cui esami dovranno essere obbligatoriamente sostenuti entro febbraio. Il Rettore dell’Università di Ferrara prevede che, con questo sistema, dovrebbe potere proseguire negli studi non più della metà degli studenti che avevano superato la selezione per l’iscrizione.
Rispetto alle attuali modalità in vigore in Italia e in Francia la scelta di chi può laurearsi in medicina sarà locale e affidata ai docenti dell’Ateneo.
La proposta di Ferrara si basa sulla convinzione che in sei mesi di studio (in Francia un anno) sia possibile misurare la “predisposizione” a diventare un medico, con un meccanismo (la media del 27) che punta all’eccellenza, espellendo dal percorso universitario coloro che avranno la colpa di avere ottenuto una media “solo” del 26,66 o meno, oppure di non essere riusciti a sostenere in tempo tutte le tre materie.
Inoltre a Ferrara, nella fase sperimentale del “modello a soglia” (così definito dal Rettore), si troverebbero a studiare in parallelo studenti ammessi attraverso il test nazionale, che potranno laurearsi senza lo sbarramento iniziale della media del 27, e gli altri impegnati nell’impresa di superare i primi tre esami entro febbraio e con una media molto alta. E’ probabile che per quest’ultima “categoria” di studenti si avrà, come in Francia, un diffuso e costoso supporto da parte delle famiglie per tentare di superare in tempo la barriera dei tre esami con la media del 27.
4. A medicina
Il mantenimento del numero chiuso a medicina viene giustificato con la necessità di produrre un numero di medici non eccedente il bisogno, pretendendo di potere stabilire circa dieci anni prima dove, quanti e quali medici occorreranno. Inoltre si sostiene di volere preservare la qualità della formazione adeguando il numero degli studenti alle capacità formative delle Università, invece di adeguare le stesse Università alla domanda di studio.
Per medicina, oltre che l’eliminazione del numero chiuso all’inizio degli studi, è altrettanto urgente eliminare l’imbuto che impedisce a tutti i laureati di specializzarsi.
5. Numero chiuso, caposaldo della distruzione dell’Università
Già nel 1986 (ben tre anni prima della sua introduzione) l’ANDU aveva individuato il numero chiuso come primo punto del programma di demolizione dell’Università statale (v. nota 2).
6. L’ANDU nell’audizione alla Camera: “abolite il numero chiuso”
L’ANDU ha denunciato da sempre come il numero chiuso costituisca una violenza alla libertà dei giovani di scegliere il percorso di istruzione universitaria. Questa denuncia è stata fatta in maniera articolata e argomentata anche nella recente audizione presso la Commissione Cultura della Camera, dove sembra che buona parte dei suoi componenti abbiano ancora come presupposto il mantenimento comunque del numero chiuso, nonostante esso leda il diritto costituzionale allo studio, diritto che ha come premessa la possibilità di cominciare gli studi liberamente scelti. Per ascoltare/vedere l’intervento dell’ANDU alla Camera v. nota 3.
7. Meglio il sorteggio, piuttosto che sperimentare sugli studenti
L’alternativa è secca: o si abolisce realmente il numero chiuso o lo si mantiene senza infingimenti, sapendo cioè che qualsiasi modalità di selezione sarà una lotteria perché nessuna di esse può essere in grado di individuare a priori coloro che saranno, alla fine di un percorso completo di studi, i laureati migliori rispetto a coloro ai quali è stato impedito di studiare e laurearsi.
Chi vuole mantenere ad ogni costo il numero chiuso, ma nello stesso tempo non vuole sperimentare sugli studenti, facendo perdere loro soldi, tempo e salute per sottoporsi ad una selezione fintamente meritocratica (test, esami, ecc.) ha una sola scelta: il puro sorteggio.
Nota 1. La proposta attuale del Rettore di Ferrara è un “aggiustamento” di quella, esposta in una intervista su Sanità Informazione, alla fine del novembre scorso, nella quale il localismo, il doppio sbarramento e l’iper-meritocrazia erano ancora più espliciti. Infatti il Rettore proponeva “una selezione basata su test psicoattitudinali e colloqui, per mantenere il criterio del ‘numero programmato’ ma che chiaramente garantisca un accesso molto più ampio. Una preselezione. Dopo di che passano al secondo anno di medicina tutti coloro che hanno conseguito i pieni voti accademici, cioè 27/30 nei 5 esami del primo anno entro il 30 settembre dell’anno successivo.” Per leggere l’intera intervista cliccare qui.
Nota 2. Il progetto di scardinare e affossare l’Università statale è iniziato diversi decenni fa e l’ANDU lo ha sempre documentato e denunciato, spesso nella disattenzione di troppi.
E proprio in un articolo sul Manifesto del 10 settembre del 1986 (oltre trent’anni fa!) l’ANDU denunciava “un progetto di restaurazione” avente i “seguenti obiettivi: ricostituire un’università di élite attraverso il numero chiuso, l’introduzione di più livelli di titoli di studio e l’aumento delle tasse, accrescendo la differenza tra piccoli e grandi atenei e tra quelli del sud e quelli del nord”. E ancora, tra gli obiettivi c’era quello di “ricostituire la gerarchia accademica, riconducendo la figura dell’associato a quella del vecchio assistente, reintroducendo il reclutamento precario, emarginando, con la messa ad esaurimento del loro ruolo, gli attuali ricercatori.” Cioè tutto quello che è stato e continua a essere puntualmente realizzato.
Nota 3. Il 16 gennaio 2019 CRUI e ANDU sono state audite sul numero chiuso dalla Commissione Cultura della Camera. Per il video dell’audizione cliccare qui.
Gli interventi dell’ANDU sono dal minuto 13:00 del video e da 1:01:37.
…e noi non vi votiamo! (Ai politici, ovviamente)
Ossia: cari politici, contrari alla restaurazione, avete una opportunità di dimostrare che siete contrari alla restaurazione.
Basta proporre l’argomento “abolizione del numero chiuso per iscrizione a qualsivoglia studi” in parlamento e metterlo ai voti palesi.
Tutto ciò che conseguirà in termini di adeguamento delle strutture alla domanda di istruzione, dovrà essere finanziato: è l’investimento produttivo migliore che si possa fare.
Ecco: ora avete un motivo per essere rieletti!
Dite che si può fare, vero?