PRIN-UNIME-Confronto pubblico-Monti-Mancini-CRUI-Ichino-ANVUR-Incontri

= 10 gennaio 2013 (aggiornamento del messaggio del 7 gennaio, v. sotto)

1. PRIN AI RETTORI

2. RETTORI ETERNI ANCHE A MESSINA

1. PRIN AI RETTORI

Anche tre giorni fa l’ANDU ha scritto che il progetto di distruzione dell’Università statale “comprende anche il ‘commissariamento’ degli Atenei da parte dei rettori.” (v. più sotto al punto 3 del messaggio del 7 gennaio “Governo ‘nemico del sapere’?”).

Il ‘commissariamento’ si è realizzato lasciando, di fatto, ai rettori in carica (molti ulteriormente prorogati) l’elaborazione e l’applicazione ‘corretta’ degli statuti. Statuti che assegnano un potere assoluto ai rettori stessi.

Il rettore-ministro ha ora ‘correttamente’ ulteriormente rafforzato tale potere anche sulla ricerca.

Infatti l’ultimo bando del PRIN – a differenza del precedente – prescrive che il “comitato di preselezione” sia nominato con decreto rettorale. Una preselezione che comunque “appare criticabile perché in sé pregiudizievole per una libera competizione in campo scientifico”, come è giustamente sottolineato in una Petizione.

Ma, se si volesse davvero eliminare non solo lo strapotere dei rettori, ma anche quello delle oligarchie locali, dovrebbe essere chiesta l’abolizione totale proprio della preselezione negli Atenei.

2. RETTORI ETERNI ANCHE A MESSINA

Non è colpa dei singoli rettori se in Italia è diffusa l’abitudine di prolungare il più possibile l’esercizio del loro potere. La colpa sta – come l’ANDU denuncia da decenni –  nell’organizzazione oligarchica della governance degli Atenei attorno al rettore-padrone. Con la riforma cosiddetta Gelmini questa gestione oligarchica è stata enormemente rafforzata attorno alla figura del rettore-sovrano assoluto e al ‘suo’ CdA.

Da qui il fenomeno dei ‘rettori a vita’ (anche oltre 20 anni) e delle proroghe (le prime a Bologna e Pisa nel 1999), ultimamente decise nella legge ‘Gelmini’ e nella “spending review” (ma che c’entrava?).

Dismesso per scelta o per scadenza il potere accademico, non pochi rettori passano a quello politico (governo, parlamenti europeo e nazionale, giunte e consigli regionali, ecc.).

Le ricadute negative di tali percorsi sull’Università sono state ben descritte dal Rettore di Catania prima della sua elezione, anche se poi invece … (v. più sotto al punto 3 del messaggio del 7 gennaio “Il Rettore di Catania aveva ragione”).

A Messina pare si sia inventata una via ‘alternativa’: il Consiglio di Amministrazione – presieduto ‘ovviamente’ dal rettore (in proroga) – nomina lo stesso rettore Presidente di una nuova Fondazione “che anziché conferire risorse all’Università, se ne appropria e (…) si sostituisce ad essa”, come denunciano ANDU, Comitato Nazionale No.Proroga.Rettori, CoNPAss, FLC CGIL e RETE29Aprile di Messina. V. anche l’articolo “Strategica Fondazione” sul settimanale Centonove.

Il rettore-ministro tace e – dopo l’ottimo lavoro fatto per distruggere l’Università statale – potrebbe essere nominato candidato al Parlamento dallo stesso rettore-primo ministro che l’aveva nominato ministro, ritenendolo  “il più qualificato rettore”.

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= 7 gennaio 2013

1. IL 22 GENNAIO A ROMA CONFRONTO TRA E CON LE FORZE POLITICHE

2. MONTI PRIMA, DURANTE E DOPO

3. CRUI, GOVERNO, PARLAMENTO E CANDIDATI

4. MANCINI E IL “PROGETTO DI CANCELLAZIONE DEGLI ATENEI”

5. FUORI DALLA CRUI, ASSOCIAZIONE CORPORATIVA

6. GIAVAZZI E ICHINO: ALL’UNIVERSITA’ COME ALL’OLIMPIADE E AL RISTORANTE

7. ANVUR: Kostoris, Modica-Tocci, ANDU e Astrid

8. “L’ISTRUZIONE CHE DISASTRO!”

9. INCONTRI CON LE FORZE POLITICHE (PD, SEL, IDV)

1. IL 22 GENNAIO A ROMA CONFRONTO TRA E CON LE FORZE POLITICHE

Martedì 22 gennaio 2013 alle 10.30 a Roma – al Centro Congressi di via Cavou 50/a – si terrà un Confronto pubblico tra e con le forze politiche promosso da ADI,  ANDU, CISL-Università, COBAS-Pubblico ImpiegoCoNPAss, FLC-CGIL, LINK, RETE29Aprile, SUN, UDU, UGL-INTESA FP, UIL RUA, USB-Pubblico Impiego. Le Organizzazioni universitarie illustreranno le posizioni contenute nel documento unitario “Per salvare e rilanciare l’Università”. Hanno già assicurato la propria partecipazione diverse forze politiche. L’elenco sarà reso noto quando sarà completo.

2. MONTI PRIMA, DURANTE E DOPO

Si invita a leggere l’interessante intervento di Nadia Urbinati su Repubblica del 2.1.13 che analizza il punto del “Manifesto Monti” dedicato all’università.

Nello stesso intervento è citato quello di Mario Monti di due anni fa (2 gennaio 2011) sul Corriere della Sera, che aiuta a capire meglio l’opera del “Governo dei professori (universitari)”, sostenuto da PD, PDL e UDC.

In particolare, in quell’intervento, Monti, esprimendosi contro “la priorità data (in Italia) alla rivendicazione ideale, su basi di istanze etiche”, ha scritto: “Questo arcaico stile di rivendicazione, che finisce spesso per fare il danno degli interessi tutelati, è un grosso ostacolo alle riforme. Ma può venire superato. L’abbiamo visto di recente con le due importanti riforme dovute a Mariastella Gelmini e a Sergio Marchionne. Grazie alla loro determinazione, verrà un po’ ridotto l’handicap dell’Italia nel formare studenti, nel fare ricerca, nel fabbricare automobili.”

Al Governo Mario Monti si è distinto anche per le sue posizioni contro il valore legale dei titoli di studio e per i motivi corporativi che l’hanno spinto alla nomina di Francesco Profumo.

3. CRUI, GOVERNO, PARLAMENTO E CANDIDATI

Governo “nemico del sapere”?

Alla fine della Mozione approvata – ‘naturalmente’ all’unanimità – il 20.12.12 dalla CRUI si denuncia come “una politica nemica del sapere abbia prodotto risultati disastrosi”. Come è noto il ‘braccio operativo’ di questa politica è stato un Governo in cui il ‘sapere’ è traboccante: tanti qualificatissimi professori universitari e alcuni di essi con esperienze di gestione degli Atenei (Grilli, Monti, Ornaghi, Profumo, Severino). Forse è sbagliato accusare il “governo dei professori universitari” di essere “nemico del sapere” e forse è anche sbagliato accusarlo di essere “nemico” dell’Università in generale. Forse l’attuale Governo e l’attuale Parlamento, come quelli precedenti, sono solo “nemici” di una Università statale democratica, aperta a tutti, diffusa nel territorio nazionale e liberata dai poteri forti, interni ed esterni. Forse l’attuale Governo è solo portatore-esecutore finale di un progetto messo a punto da anni dai poteri forti accademico-confindustriali, che vogliono solo cancellare l’idea stessa di una Università utile alla crescita culturale, sociale ed economica del Paese, pilastro fondamentale della stessa democrazia.

Questo progetto comprende anche il ‘commissariamento’ degli Atenei da parte dei rettori. E la Conferenza dei Rettori ha partecipato in tutti questi anni all’elaborazione e all’attuazione di questo progetto.

Il progetto è stato ‘propagandato’ da professori-opinionisti ai quali la ‘grande’ stampa ha concesso tutto lo spazio possibile, “silenziando” invece rigorosamente le voci che esprimevano posizioni alternative.

Tagli non per tutti

E poi, non è giusto accusare il Governo di avere tagliato i fondi all’Università tutta, quando gli ulteriori  tagli di 300 milioni hanno riguardato solo gli Atenei statali, mentre quelli privati hanno ricevuto incrementi per 9,2 milioni. In particolare, 3,3 alla Cattolica (ex rettore il ministro Ornaghi), 1,4 alla Bocconi (ex rettore il primo ministro Monti) e 0,7 alla Luiss (ex vice-rettore il ministro Severino).

Il vero ministro dell’Università

E poi, e infine, è giusto prendersela con il ministro Profumo quando è noto a tutti che da tanti anni il vero ministro dell’Università è quello dell’Economia? E le scelte operate dall’attuale ministro dell’economia, Vittorio Grilli, non sono state certo fatte alla cieca visto che egli si intende di ricerca e di università avendo guidato per anni, prima da commissario unico e poi da presidente, l’IIT di Genova (che è stato iper-finanziato) e ha fatto parte per anni del CdA della Sant’Anna di Pisa (“vive felicitazioni”).

Un governo senza rettori

Alla luce di tutto questo forse non è totalmente infondato quanto auspicato dall’ANDU e cioè:

“Per il bene dell’Università – e quindi del Paese – bisogna far finire l’abitudine italiana che troppo spesso vede l’esercizio delle cariche accademiche seguito dall’assunzione di cariche politiche in veste di parlamentare, ministro o sottosegretario.”

E ancora, “c’è da augurarsi che del prossimo governo non facciano parte né rettori, né appartenenti all’accademia confindustriale.”

Su questa stessa questione v. l’articolo “Com’è magnifico quel Parlamento”, sul Mondo datato 11.1.13.

Aveva ragione il Rettore di Catania

A proposito di questa questione è da apprezzare quanto dichiarato dal Rettore di Catania al momento della sua candidatura:

“Per le gravi responsabilità insite nell’esercizio della funzione di Rettore (…) un candidato a tale carica deve garantire all’intero Corpo accademico e a quello elettorale, prima, durante e finanche dopo l’espletamento del suo mandato, la certezza della propria neutralità politica, ideologica e istituzionale nell’esercizio delle sue funzioni. E deve dare assicurazione che mai utilizzerà il suo ruolo istituzionale per inseguire personali ambizioni di carriera politica. Ciò al fine di evitare all’intera istituzione universitaria una certa perdita di credibilità (…) In relazione dunque al fenomeno d’osmosi tra politica accademica e politica generale, che purtroppo negli ultimi tempi ha registrato un incremento sicuramente dannoso per la normale vita accademica, occorre ristabilire una situazione d’equilibrio che ridefinisca e allarghi gli spazi di autonomia dell’Università, a tutto vantaggio delle finalità e degli obiettivi della Didattica e della Ricerca”.

Poi, purtroppo, lo stesso Rettore di Catania non è riuscito a evitare di diventare Presidente del Coordinamento Regionale di un partito e ora non è riuscito a evitare di essere nominato candidato al Parlamento.

4. MANCINI E IL “PROGETTO DI CANCELLAZIONE DEGLI ATENEI”

“Il governo tecnico in continuità con Tremonti” è il titolo dell’intervento di Marco Mancini sull’Unità del 24.12.12. Si tratta del quarto intervento che, sempre sull’Unità, scrive il Presidente della CRUI, già segretario generale di quella CRUI che ha sostenuto pesantemente la cosiddetta riforma Gelmini, contestata dalla stragrande maggioranza del mondo universitario. L’ANDU ha già commentato i precedenti interventi di Mancini nel punto “2. Mancini e la ‘sua’ CRUI” del documento “Governo senza rettori”.

Nel suo ultimo intervento Marco Mancini, alla viglia delle elezioni, scrive: “Se a qualcuno fosse sfuggito, occorre sottolineare come questo governo, anziché discostarsi dal precedente, nell’attaccare l’Università è andato persino oltre.” A Mancini è certamente “sfuggito” che quanto egli scopre solo ora è stato invece denunciato e documentato dalle Organizzazioni universitarie e, in particolare l’ANDU, fin dalla nascita di questo governo.

Un’altra scoperta che Mancini fa, prima delle elezioni, è che si è in presenza “di un preciso progetto di cancellazione degli Atenei pubblici che non si è mai interrotto dal 2008 all’altro ieri.” Una scoperta tardiva, imprecisa e incompleta. Infatti l’azione di “cancellazione degli Atenei” statali (e di rafforzamento di quelli privati) comincia nel 1990 con la legge sulla finta autonomia e il “progetto” è stato definito nel 2003 dalla fondazione confindustriale TreeLLLe, ‘partecipata‘ da professori e giornalisti di ‘destra’ e di ‘sinistra’.

Lo stesso “progetto” ha poi avuto come tappe fondamentali il disegno di legge Modica-Tocci sull’Agenzia di valutazione (febbraio 2006), le “Considerazioni e proposte” della CRUI (febbraio 2009) e il disegno di leggedel PD (maggio 2009), che è stato poi ‘tradotto’ in quello cosiddetto Gelmini. Mancini, inoltre, ‘dimentica’ di ricordare che lo stesso “progetto” è sempre stato sostenuto attivamente dalla CRUI fino “all’altro ieri”.

5. FUORI DALLA CRUI, ASSOCIAZIONE CORPORATIVA

“L’insieme delle componenti universitarie ormai tendono a riconoscere nella Crui una associazione di carattere corporativo, chiusa ai problemi reali, cui non può essere delegata la rappresentanza di un sistema drammaticamente alle prese con una crisi che non ha ancora esaurito i suoi effetti” (dall’articolo“Conferenza dei rettori, Salerno esce”, sul Corriere del Mezzogiorno del 19.12.12). Questo ha scritto, tra l’altro, il Rettore di Salerno al Senato Accademico che si è espresso per interrompere il versamento della quota associativa alla CRUI.

Il Rettore della Federico II di Napoli ha dichiarato: «So che Pasquino (rettore di Salerno, ndr) avrebbe voluto che la Crui assumesse una posizione più decisa per esempio sulla proroga del mandato concessa con un decreto del ministro ad alcuni rettori. Avrebbe voluto che si schierasse contro le proroghe, invece la Conferenza è stata poco chiara. Così su altre questioni.”

La scelta dell’Università di Salerno è importante perché potrebbe essere il primo atto ‘operativo’ verso lo scioglimento della CRUI, organizzazione ‘ufficiale’ di quell’accademia che conta che ha compartecipato alla elaborazione e all’attuazione del progetto confindustriale di smantellamento dell’Università statale.  (v. ildocumento “Problema CRUI”).

6. GIAVAZZI E ICHINO: ALL’UNIVERSITA’ COME ALL’OLIMPIADE E AL RISTORANTE

I ‘figli’ di Alesina e Giavazzi

E’ noto che gli economisti iperliberisti vogliono trasferire le risorse dai ricchi ai poveri ed è per questo che Alesina e Giavazzi criticano “gli slogan della sinistra sul ‘diritto allo studio’ (che) non fanno che difendere un ingiusto trasferimento dai poveri ai ricchi. Altro che eguaglianza!” E per questo i due Robin Hood si preoccupano, per il bene del Paese e dell’Università, di ‘dettar legge’ – come d’abitudine – a quello che ritengono sarà il futuro  governo: “con i governi di centrodestra l’Italia ha buttato al vento una grande occasione di rinnovamento. Se la perdessimo anche con i governi della sinistra il futuro dei nostri (di chi?,ndr) figli sarebbe maledetto.” (Corriere della Sera del 13.12.12). Mai contenti! Non basta loro il “rinnovamento”, operato finora da tutti i governi e da tutti i gruppi parlamentari in questi decenni, che ha devastato l’Università statale?

L’Università-Olimpiade e la Costituzione di Ichino e Terlizzese

L’università che piace ad Alesina e Giavazzi è quella prevista nella costituzione inventata da Andrea Ichino e Daniele Terlizzese: “Chi ha talento, anche se privo di mezzi, ha diritto di frequentare l’università”. Ai due non basta che gli studenti siano “capaci e meritevoli”, come prevede invece la Costituzione italiana. Secondo loro “l’università è un’altra cosa”, “è un sistema intrinsecamente elitario” e, “così come non è possibile che tutti vadano alle olimpiadi, è inevitabile che alcuni siano più di altri in grado di prendere il testimone della conoscenza.” (Corriere della Sera del 10.12.12).

All’Università come al ristorante. E il PD?

Oltre alla ‘parabola’ dell’Olimpiade, Ichino e Terlizzese ricorrono anche a quella del ristorante: “quando andiamo al ristorante a mangiare fuori siamo contenti di scegliere il locale che preferiamo tra quelli disponibili”. E se gli studenti-clienti non hanno le risorse per scegliere e sono costretti ad accontentarsi “di atenei tutti uguali per decreto e incapaci di offrire formazione all’avanguardia”? Ecco per loro un prestito da restituire quando lavoreranno (Corriere della Sera del 4.1.13). 

Sulla questione dei prestiti il PD aveva (e ora?) questa posizione: “Noi (il PD, ndr) proponiamo un piano nazionale per il merito e il diritto allo studio, da finanziare con risorse INTERNE al sistema universitario. Seicento milioni per le borse di studio da dare a chi ha un reddito Isee basso e altrettanti per i PRESTITI d’onore, che serviranno anche come sostegno al post-lauream” (Unità del 7.6.12).

Mentre si invita a leggere sItaliaOggi del 16.6.12 “I prestiti per gli studenti fanno tremare gli Usa” e suEuropa del 21.6.12 “Gli studenti universitari nella bolla dei prestiti. E molti finiscono in default”, ci si chiede perché ci si dovrebbe rassegnare al fatto che “agli atenei viene chiesto di tagliare e risparmiare”, come fanno i due economisti, e non invece chiedere allo Stato di investire e operare per assicurare che tutti i ristoranti-atenei ‘cucinino’ una formazione di alto livello?

7. ANVUR: Kostoris, Modica-Tocci, ANDU e Astrid

Nell’intervista a Fiorella Kostoris (“Lavoro e istruzione, le sfide del dopo-Monti”) sulla Gazzetta del Mezzogiorno del 10.12.12, si legge:

“Fiorella Kostoris, al vertice dell’ANVUR”, sostiene che l’”ANVUR è nata bene, è un’agenzia indipendente, pubblica ma non governativa.”

Kostoris ricorda anche che “i primi a parlare di necessità della valutazione sono stati Luciano Modica e Walter Tocci, due esponenti dei Democratici di sinistra. Poi questa cultura è stata fatta propria anche dal Centro destra”.

Si invita – specie coloro che si occupano tanto dell’ANVUR, ma senza riuscire a interessarsi a quanto avvenuto prima dei ministri Gelmini e Profumo – a leggere l’intervento di Fiorella Kostoris del novembre 2006 a favore della proposta di legge “Modica-Tocci” sull’Agenzia di valutazione e a confrontare queste posizioni con quelle critiche espresse da ANDU e Astrid, su questa questione allora convergenti.

E a chi fosse interessato a informarsi sul perché e come è nata l’ANVUR si suggerisce di leggere il punto “2. Salvare il soldato ANVUR, un “bambino” da buttare” del documento “Quest’ANVUR è morta? W l’ANVUR anche privata”.

Cassese si sbaglia

Nel suo intervento di oggi su Repubblica “Università, lo spettro della valutazione”, Sabino Cassese rivolge dure e giuste critiche al ruolo e all’attività dell’ANVUR.

Cassese scrive: “S’era cominciato bene. Dopo una sperimentazione parziale, nel 2006 era stata costituita l’Anvur”. “Successivamente, con una serie di atti che vanno dal 2009 ad oggi”, “la nuova agenzia si è messa a determinare tutt’altre cose, tra cui la scientificità della ricerca”. Non è vero. L’Agenzia di valutazione è stata progettata già dal gennaio 2006 per commissariare il Sistema nazionale universitario e, in particolare, la ricerca scientifica.

Da sempre l’ANDU ha denunciato e documentato le intenzioni esplicite di ‘confiscare’ l’alta formazione e la ricerca attraverso l’Agenzia di valutazione (v. quanto appena richiamato più sopra). In particolare, in un documento dell’ANDU del 2006 si può leggere:

“La natura CENTRALISTICA e DIRIGISTICA dell’Agenzia che il Governo (ministro era Mussi, ndr) vorrebbe imporre è confermata da quanto ha scritto l’11 agosto 2006 il sottosegretario Luciano Modica (DS) sul Corriere del Mezzogiorno: “è fondametale dotare il sistema universitario e della ricerca pubblica di una Agenzia nazionale di valutazione, indipendente dal finanziatore pubblico e dagli atenei, che effettui periodiche valutazione dei SINGOLI docenti e dell’attività didattica e di ricerca” e “SOLO sulla base di questa corretta valutazione, si stabiliscano ruoli, incarichi, avanzamenti di carriera.”

8. “L’ISTRUZIONE CHE DISASTRO!”

Da “L’istruzione, che disastro!” di Massimo Firpo, sul Sole 24-ore del 30.12.12:

“Altri 300 milioni sono stati portati via all’università dalla legge di stabilità appena votata (mentre si continuano a finanziare improbabili atenei privati), per un totale di un miliardo circa nell’arco della legislatura, e ulteriori sforbiciate hanno colpito il diritto allo studio e i finanziamenti alla ricerca. Nel frattempo prosegue la drastica riduzione del numero dei professori e l’università continua ad affondare nell’inarrestabile degrado inaugurato dalla sciagurata riforma Berlinguer e dalla sua capacità di consentire alle peggiori corporazioni accademiche l’esercizio dei loro inestinguibíli vizi.”

9. INCONTRI CON LE FORZE POLITICHE (PD, SEL, IDV)

Incontro con il PD

(per leggere il resoconto dell’incontro cliccare qui)

Mercoledì 12 dicembre 2012 si è svolto l’incontro tra il Responsabile Università e ricerca del PD, Marco Meloni, e le Organizzazioni universitarie.

L’incontro era stato richiesto da ADI, ANDU, CISL-Università, COBAS-Pubblico Impiego, CoNPAss, FLC-CGIL, LINK, RETE29Aprile, SUN, UDU, UGL-INTESA FP, UIL RUA e USB-Pubblico Impiego, che hanno chiesto a tutte le forze politiche un confronto sulle questioni poste nel documento “Per salvare e rilanciare l’Università”, “anche in vista della prossima scadenza elettorale che ci si augura possa portare alla costituzione di un Parlamento e di un Governo che non ascoltino soltanto coloro che hanno interesse allo smantellamento dell’Università statale.”

Precedentemente si erano svolti gli incontri con SEL (cliccare qui) e IDV (cliccare qui). Hanno già dato la loro disponibilità al confronto anche FDS e UDC.

 
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