SONDAGGIO E “PICCONATA” – PROROGA RETTORI – PROFUMO ‘LEGHISTA’ – STATUTI: OMBRA DI SCHIESARO, A PALERMO, A PADOVA

  1. DOPO IL SONDAGGIO FARSA, A MAGGIO LA “PICCONATA” AL VALORE DELLA LAUREA. CONTROQUESTIONARIO

  2. DURATA DEL MANDATO DEI RETTORI E PROROGHE

  3. IL PROGETTO ‘LEGHISTA’ DI PROFUMO

  4. STATUTI. L’OMBRA DI SCHIESARO

  5. STATUTI. A PALERMO PER NON SOTTOMETTERSI AL MINISTERO

  6. STATUTI. A PADOVA NUOVO CDA “NEL MIGLIOR MODO POSSIBILE”

1. DOPO IL SONDAGGIO FARSA, A MAGGIO LA “PICCONATA” AL VALORE DELLA LAUREA. CONTROQUESTIONARIO

      “Una volta chiuso il sondaggio … si deciderà come utilizzarli (i risultati, ndr), anche ai fini di una prima ‘picconata’ al valore legale già con il Ddl sulla meritocrazia atteso per metà maggio.” (dal Sole 24-ore del 22.4.12).

     La “picconata” consisterà nell’abolire o abbattere il valore del VOTO di laurea. E’ questo il vero obiettivo immediato della Confindustria e dell’accademia che conta. E’ questa la ‘via breve’ per differenziare gli Atenei e arrivare a soddisfare la richiesta principale della Confindustria: ridurre a non più di 20 gli Atenei (auto)eccellenti, dove si svolgeranno didattica e ricerca e dove concentrare le risorse pubbliche da gestire privatisticamente. Gli altri Atenei dovranno chiudere od occuparsi solo di rilasciare titoli privi di valore.

      Ed è l’abolizione del valore del voto di laurea che il ministro Profumo voleva fare approvare al Consiglio dei Ministri lo scorso gennaio e che quasi certamente riproporrà a maggio. Questo intervento, ‘realistico’ e immediato (l’abolizione formale del valore legale del titolo è complessa e richiede molto tempo), può finalmente dare risposta a chi ha come prioritaria preoccupazione la “qualità della laurea. La Bocconi o un ateneo sconosciuto di chissà dove valgono lo stesso nei concorsi: e sappiamo benissimo che non è così”, come dichiara al Corriere della Sera del 22.4.12 Attilio Oliva, presidente di TreeLLLe, la fondazione confindustriale – ‘partecipata‘ da professori e giornalisti di ‘destra’ e di ‘sinistra’ – che già nel 2003 aveva (pre)scritto la ‘governance’ degli Atenei.

= Per approfondire l’argomento e conoscere le posizioni del Ministro, della CRUI, del PD, di Schiesaro, di Azzoni e Altri, di Anzellotti e Altri, cliccare qui.

= Per leggere le interviste su questo argomento all’ANDU, a Frabboni e a Milanesi cliccare qui (v. il punto 2)

L’iniziativa di un “Controquestionario sul valore legale del titolo di studio”

2. DURATA DEL MANDATO DEI RETTORI E PROROGHE

 Le posizioni dell’ANDU, di Gattuso e del Ministro.

ANDU

     Sulla durata del mandato dei Rettori invitiamo a leggere quanto scritto dall’ANDU nel novembre del 2009. In quel documento, tra l’altro, si legge:

     “Il fenomeno dei “rettori a vita” attraverso la ‘forzatura’ degli Statuti – ‘inaugurato’ nel 1999 nelle Università di Bologna e di Pisa – e’ in realtà la manifestazione di un sistema di potere che negli Atenei si costruisce e si regge attorno alla figura del rettore-padrone.” E ancora:

     “L’introduzione di un limite al mandato dei Rettori è in realtà un diversivo rispetto alla gravissima scelta, prevista nel DDL governativo, di rafforzare negli Atenei il sistema di potere oligarchico, concentrando proprio nelle mani del Rettore e del ‘suo’ Consiglio di Amministrazione un potere assoluto: dal rettore-padrone si passa al rettore-sovrano assoluto!”

 GATTUSO

     Il Direttore generale del MIUR, a colpi di sue interpretazioni della Legge, sta ‘autorizzando’ l’ulteriore proroga dei Rettori.

     Su questa questione Mario Gattuso, già Preside della Facoltà di Scienze MM.FF.NN. dell’Università di Messina, ha inviato una Lettera al ministro Profumo, scrivendo tra l’altro:

     “Fermo restando il rispetto per il ruolo del Direttore Generale del Ministero, non si puo’ non rilevare che tale impostazione rappresenta una “interpretazione” della norma e come tale di significato politico e quindi di esclusiva pertinenza del Ministro. Sempre che in questo caso sia ammissibile procedere per “interpretazione” e non sia necessario invece un atto legislativo.”

     Va aggiunto che il rettore-ministro ha finora dato per buono anche il fatto che il Direttore generale firmasse le osservazioni ministeriali agli Statuti, nonostante la Legge preveda la competenza del Ministro (v. anche il documento “La frittata degli Statuti”).

MINISTRO

     Il ministro-rettore Profumo sulle proroghe dei rettori non ha dubbi: “è la legge a prevedere la proroga di un anno dal momento in cui lo Statuto è operativo per evitare che si arrivi ad un rinnovo degli organi statutari azzerando tutto contemporaneamente” (dall’intervista alla Stampa del 18.4.12).

     E per non lasciare dubbi, il Ministro aggiunge: “c’è bisogno di continuità per garantire che tutto possa continuare a funzionare nel miglior modo possibile. In quell’anno il rettore deve garantire la corretta gestione dell’ateneo mentre si rinnovano le cariche.”

     Detto in altri termini, per applicare “nel miglior modo possibile” la legge voluta dalla Confindustria e sostenuta dalla Conferenza dei Rettori, i Rettori in carica hanno prima avuto il compito di ‘gestire’ la “corretta” stesura degli Statuti e ora devono continuare a ‘gestire’ il rinnovo dei nuovi organismi, naturalmente sempre “nel miglior modo possibile”.

3. IL PROGETTO ‘LEGHISTA’ DI PROFUMO

     Si segnala l’intervento di Giuliano Volpe, rettore di Foggia, sul Manifesto del 6.4.12. Volpe descrive/denuncia il progetto accademico-confindustriale (differenziazione atenei, valore lauree, tagli, ecc.) di demolizione del Sistema nazionale delle università statali. Un progetto che l’ANDU documenta e denuncia da anni.

4. STATUTI. L’OMBRA DI SCHIESARO

     Goffredo Pistelli si dispiace del fatto che stanno aumentando gli Atenei (“ultima Firenze”) che non si sottomettono al divieto ministeriale di prevedere l’elezione di alcuni componenti del CdA e descrive il ruolo di Alessandro Schiesaro nell’approvazione della Legge 240/10 (“piccolo padre della riforma”) e nella ‘gestione’ degli Statuti (“non s’azzardassero le università a far le furbe”). Da “Università con statuti a piacere” su ItaliaOggi del 4.4.12.

5. STATUTI. A PALERMO PER NON SOTTOMETTERSI AL MINISTERO

      Già 620 professori e ricercatori dell’Ateneo di Palermo (v. elenco) hanno sottoscritto una Lettera (“Difendiamo l’AUTONOMIA e le SCELTE DEMOCRATICHE dell’Università di Palermo”) a difesa dell’elezione del Consiglio di Amministrazione. I Docenti “chiedono agli Organi di governo dell’ateneo di confermare le modalità elettive della componente docente del CdA”, “come già avvenuto al Politecnico di Torino e alle Università di Trieste, Pisa e Genova” (e ora anche di Firenze, ndr). Per leggere la Lettera e per sottoscriverla (solo i docenti di Palermo) cliccare qui.

6. STATUTI. A PADOVA NUOVO CDA “NEL MIGLIOR MODO POSSIBILE”

     A Padova è in corso un esempio di applicazione dello Statuto “nel miglior modo possibile”, come auspicato dal Ministro. Lo Statuto di Padova, in linea con le ‘opinioni’ ministeriali, prevede la scelta da parte del SA dei componenti del CdA. Dal Mattino di Padova del 22.4.12: “Solo ordinari nel cda. Bufera sull’università” “Esclusi dal consiglio di amministrazione tecnici, ricercatori e prof. associati”.

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Giuseppe Scollo
12 anni fa

Questa risposta a Giovanni Bonaiuti la propone uno che ha fatto, e molte volte, l’esperienza di passare da un Ateneo all’altro, sia come studente (dal Politecnico di Torino all’Università di Catania, nel lontano 1971, e non certo per questioni di larghezza di manica) sia come docente (posizioni di ruolo in tre atenei, di cui uno in Olanda, senza contare le posizioni temporanee di Research Fellow in altri tre atenei).

Chiedo innanzitutto scusa per la banalità di alcune delle osservazioni che seguono, per esempio la prima: l’assoluta oggettività della valutazione dell’apprendimento è un mito inutile, perché siamo tutti esseri pensanti, e il pensiero, fonte del giudizio, è soggettivo. Direi piuttosto che servano criteri standard di pubblicizzazione dei criteri di valutazione, con buon anticipo nello sviluppo dell’insegnamento, così che le regole del gioco siano chiare a tutti, ed esse stesse valutabili da tutti. Va da sé che anche lo svolgimento delle prove di valutazione deve essere pubblico, ma credo che questa sia routine quotidiana.

È vero, non c’è una regola generale per l’attribuzione dei punti aggiuntivi alla tesi di laurea, ma le regole nei sette atenei di cui sopra differivano poco, e in ogni caso riguardano una quota ridotta del voto di laurea, la cui quota largamente preponderante è ovunque (giustamente) determinata dalla media pesata dei voti di profitto conseguiti negli esami dei singoli insegnamenti. Ora, proprio da questo fatto emerge limpidamente il primo disastro che si profila con l’abolizione del valore legale del voto di laurea: perché spendere energie, un esame dopo l’altro, nello sforzo necessario a ottenere risultati di eccellenza, se l’eccellenza alla fine non è più riconosciuta?

In verità, non è che l’eccellenza non verrebbe più riconosciuta: lo sarebbe nel modo in cui già lo è in molti ambiti di impiego, finora prevalentemente privato, ovvero sulla base dell’ateneo di provenienza. E qui la sostanza delle differenze è fatta molto meno dalla larghezza delle maniche che dalla capienza delle tasche. Questa, naturalmente, è più ampia là dove abbondano i finanziamenti privati e dove alti livelli di tassazione non scoraggiano l’affluenza alle iscrizioni. Gli atenei più ricchi attraggono più iscrizioni, e questo li rende ancora più ricchi. La risposta all’interrogativo finale è dunque molto semplice, sta nel ben noto circolo vizioso (mi si perdoni l’inglese): popularity is attractive. Con buona pace dell’eccellenza “vera”, dimostrata dai risultati conseguiti in un lungo percorso di formazione e, forse male, riassunta dal voto di laurea. Considerate però le conseguenze della picconata in discussione, l’ultima banalità è d’obbligo: meglio male che peggio!

Giovanni Bonaiuti
Giovanni Bonaiuti
12 anni fa

Scusate, ma non capisco cosa ci sia di scandaloso nell’abolire il valore legale del voto di laurea. C’è forse un criterio standard per cui docenti diversi valutano nella stessa oggettiva maniera i propri allievi? C’è una regola uguale per tutti i corsi di laurea con cui si attribuiscono punti alla tesi di laurea? Non so quanti abbiano avuto l’esperienza di passare da un Ateneo all’altro. Chi come me lo ha fatto sa bene che, anche in questo caso i pesi e i criteri sono diversissimi. Quindi, perchè proteggere gli studenti provenienti da Atenei di manica larga? Non ho neppure chiaro quale sia il nesso secondo il quale questa spallata porterebbe ad avere non più di 20 Atenei (auto)eccellenti. Secondo quale criterio?

gianni porzi
gianni porzi
12 anni fa

Tra gli Atenei che hanno mantenuto l’eleggibilità dei membri interni del CdA va annoverata anche l’Università di Parma alla quale il Ministero ha rinviato per due volte lo Statuto (cosa peraltro singolare quanto incomprensibile). Infatti, Parma non solo ha ricevuto in due momenti diversi osservazioni dal MIUR, e sempre sulla prima versione dello Statuto, ma mentre la prima volta, quando era ancora Ministro l’On. Gelmini, il MIUR non aveva fatto rilievi sulle modalità di nomina del CdA, la seconda volta, quando era già insediato il Ministro prof. Profumo, veniva invece contestata l’eleggibilità dei membri interni del CdA. Con l’insediamento del nuovo Ministro l’atteggiamento del MIUR è forse cambiato?

Fiorello Tarico
Fiorello Tarico
12 anni fa

Consoliamoci. Con l’abolizione del valore giuridico della laurea, avremo il piacere di vedere il Trota ministro anche alla Pubblica Istruzione e numerosi analfabeti come manager pubblici.