DDL: “Occasione storica” della Confindustria

PRIMO AGGIORNAMENTO.  Luigi Berlinguer: il DDL governativo è anche nostro

    Alla benedizione del DDL governativo da parte del Vicepresidente di Confindustria, sul Corriere della Sera del 2 dicembre 2009 si aggiunge – come da manuale – quella di Luigi Berlinguer, ‘padre’ del disastroso “3 + 2”, della legge sui finti concorsi locali e della controriforma del CUN. (La foto nell’articolo non è quella di Luigi Berlinguer, ma quella di Giovanni Berlinguer).

SECONDO AGGIORNAMENTO.  Rettore Puglisi: no al limite dei mandati dei rettori

   Su Avvenire si legge che anche Gianni Puglisi, rettore dello IULM di Milano,  dà il suo “pieno sostegno all’azione riformatrice dell’Università” e auspica che nel “dibattito in Parlamento prevalga uno spirito di convergenza tra gli schieramenti.” Puglisi, però, ha espresso “la sua contrarietà al limite del mandato dei rettori”. Gianni Puglisi ha le sue buone ragioni: perché porre limiti a chi è in grado di assolvere a tanti importanti incarichi, anche a lungo e anche contemporaneamente?

TERZO AGGIORNAMENTO del 22.1.10 : Confindustria: più spazio agli ‘esterni’ e abolizione del valore legale dei titoli di studio. La Confindustria ha presentato alla Commissione Istruzione del Senato un documento sul DDL governativo che il vice presidente, Gianfelice Rocca, considera  “un’occasione storica per passare dalle parole ai fatti”.  Il DDL”ad avviso del vicepresidente degli industriali, potrà essere migliorarlo durante l’iter  parlamentare.” Tra i ‘miglioramenti’ auspicati da Rocca: consentire che il Rettore possa essere un ‘esterno, consentire che il CdA possa essere presieduto da un ‘esterno’, non porre limiti alla presenza degli ‘esterni’ nel CdA, puntare sull’abolizione del valore legale dei titoli di studio.

QUARTO AGGIORNAMENTO del 24.3.10: Segnaliamo l’intervento di Gianfelice Rocca, Vice-Presidente della Confindustria, sul Corriere della Sera del 24.3.10. Rocca vuole (ha sempre voluto) una nuova ‘governance’ per dare una “autonomia responsabile” agli Atenei. In questa direzione “il provvedimento del Ministro Gelmini rappresenta un passaggio fondamentale.”  Gianfelice Rocca richiama poi “alcuni positivi emendamenti” che vanno nella direzione di una maggiore autonomia (responsabile, naturalmente). “Suscitano invece forti perplessità gli emendamenti che intendono perpetuare l’attuale ‘governance'” e “altrettanta perplessità suscitano i numerosissimi emendamenti che puntano a conservare lo status quo sul reclutamento” e “quelli che tendono a depontenziare il ruolo del Consiglio di Ammnistrazione e la presenza di rappresentanti esterni“. Infine, “cè da augurarsi che siano approvati quegli emendamenti che vanno nella direzione auspicata”: “è questo il momento in cui la maggioranza deve mostrare la sua vera capacità riformatrice, attraverso un dialogo costruttivo con le forze politiche che condividono la volontà di cambiamento.”  La ‘voce del padrone’ si fa sentire per richiamare a comportamenti “costruttivi” un Parlamento che peraltro sta già operando trasversalmente in maniera più che ‘rispettosa’ delle idee e degli interessi confindustriali. Dopo questo intervento-monito arriveranno – come da manuale – gli interventi dei soliti accademici-opinionisti che hanno da sempre il compito di fare da opinione pubblica e che avranno, come sempre, spazio esclusivo nella ‘grande’ stampa nazionale: la ‘dittatura accademico-confindustriale’, siccome è trasversale, è democrazia. Confindustria chiama il PD risponde: per coloro che dovessero – contro ogni evidenza – avere ancora dubbi sulla convergenza del PD sulle posizioni della Confindustria in materia di controriforma universitaria può essere utile leggere la ‘pronta’ dichiarazione del Vice-Segretario del PD sull’intervento del Vice-Presidente della Confindustria.

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          Con l’intervento di Gianfelice Rocca, vicepresidente di Confindustria per l’Education, “Un’occasione storica per i nostri atenei”, sul Sole 24-ore dell’1 dicembre 2009, la Confindustria benedice il ‘suo’ DDL governativo sull’Università che è stato da pochi giorni presentato al Senato e che ha ricevuto le critiche delle Organizzazioni universitarie.

            Gianfelice Rocca teme che “l’accordo vasto” sul DDL possa essere solo “a parole”. Rocca può stare tranquillo. E’ da molti anni che si costruisce una larga convergenza attorno ai ‘desideri’ della Confindustria con i gruppi potenti dell’accademia e con la ‘grande’ stampa. E’ dal 2004 che quanto oggi previsto nel DDL governativo è stato anticipato dalla “lobby trasparente” e trasversale della TreeLLLe. Quegli stessi contenuti fanno parte da tempo anche delle posizioni accademiche che ‘dettano’ da sempre la politica universitaria del PD che, per non lasciare dubbi sulle sue ‘buone’ intenzioni e sulla sua ‘autonomia’, ha presentato prima del Governo un suo DDL, inserendovi  i punti cardine delle posizioni già co-elaborate  nella TreeLLLe.

            Peraltro i Rettori, in questo unanimi nella CRUI, hanno già spianato la strada da tempo al DDL governativo e in diversi Atenei hanno anticipato o stanno anticipando la ‘governance’ prevista dallo stesso  DDL, agendo sempre più da rettori-padrone, facendosi prorogare il mandato e/o facendo modificare gli Statuti per introdurre una gestione degli Atenei ancor più oligarchica (rettore-sovrano assoluto) e aprendo la gestione degli Atenei all’esterno, come auspicato da Rocca: “La presenza di interessi esterni al mondo accademico  è fondamentale per uscire dalla attuale autoreferenzialità”.  

            Gianfelice Rocca chiude il suo intervento con una sorta di chiamata all’ordine: “La riforma nel suo complesso merita fiducia ed ESIGE compattezza.”

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14 anni fa

[…] Lo stesso ‘gruppo’ ha imposto anche i finti concorsi locali e ora sostiene il DDL governativo, che e’ sostanzialmente lo stesso dei quello presentato poco prima dal PD e sostenuta anche […]

Ugo Rossi
Ugo Rossi
14 anni fa

RICERCATORE TD: DEBOLE, SUBALTERNO E DI INCERTO FUTURO
di Ugo Rossi dell’Università di Cagliari

Sorprende che il DDL continui a proporre la figura del “ricercatore” (a tempo determinato) come ruolo di accesso: una figura che sarebbe debole e subalterna ancor più di quella del ricercatore attuale.

In tutti gli altri paesi dove l’università funziona correttamente il primo gradino di ingresso nella carriera accademica è un ruolo più autonomo e visibile, pienamente accademico, al contempo di docenza e di ricerca:

– assistant professor negli USA
– lecturer in Gran Bretagna
– maitre de confèrences in Francia
– chargé de cours in Belgio
etc.

Quale promettente e ambizioso studioso straniero si sognerebbe mai di avventurarsi a provare la carriera accademica in Italia quando gli/le si offre una misera posizione di “ricercatore” tempo determinato, con incerta tenure-track i cui esiti sono indipendenti dai suoi meriti scientifici?

Questo DDL continua a tenere l’Italia lontana dall’Europa e dal resto del mondo avanzato e per questo è una grande occasione perduta.

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14 anni fa

[…] mentre la Conferenza dei Rettori, di fatto, accetta i tagli in attesa di una legge (fortemente voluta dalla Confindustria) che trasformi i rettori-padroni in rettori-sovrani […]

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14 anni fa

[…] Alle ipotesi antidemocratiche di organizzazione degli Atenei sostenute da Confindustra, PDL, PD e CRUI e alle devastanti ipotesi di totale autonomia degl Atenei ‘corretta’ […]

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14 anni fa

[…] (soprattutto ‘governance’ e localismo concorsuale) ha già la condivisione di Confindustria, PDL, PD e […]

alessandro tessari
alessandro tessari
14 anni fa

LA GROTTESCA VICENDA DEL 3+2
di Alessandro Tessari dell’Università di Padova

Salva la stima personale per Luigi Berlinguer,debbo dire che sono molto scettico su come nacque e si è sviluppata la grottesca vicenda del 3+2. Doveva essere una strategia europea: doveva essere addirittura una rivisitazione romantica dell’ università delle origini: un libero movimento di ‘chierici’ che si spostava di città in città, per ascoltare i migliori maestri di tutte le arti. Depurato dei romanticismi impossibili, il disegno doveva muoversi di concerto con i paesi europei. Così non è stato. L’italica imbecillità ha voluto bruciare le tappe e battere tutti in furbizia:dopo i primi tre anni abbiamo regalato una laurea-dottorato che nessuno riconosce in Europa, dove ancora ha un senso la scansione anglosassone del Bachelor-Master-Ph.D. I nostri studenti è bene che sappiano che i titoli inflazionati non valgono nulla:vadano in giro per le università europee a vedere come funziona il mondo. Se la Gelmini non vuol strangolarsi con la barzelletta del 3+2 (mi stupisce che Luigi Berlinguer rivendichi una paternità così indifendibile)abolisca subito il valore legale del titolo e ricominci, ad un tavolo europeo, a ridisegnare le grandi scansioni dell’intero curriculum formativo, dalle elementari all’università. Prima che sia troppo tardi e che ci si debba accodare, noi, ai curricula che verranno imposti dai grandi numeri della immigrazione extracomunitaria. Cordiali saluti. E’ con un po’ di tristezza che dico queste cose: per ben 5 legislature mi sono occupato di riforme scolastiche alla commissione istruzione della Camera dei deputati.
cordialmente alessandro tessari

FINI CARLA
FINI CARLA
14 anni fa

AVANZAMENTO PER RICERCATORI E ASSOCIATI
di Carla Fini dell’Università di Roma 3

Nessuno si è occupato in questa legge, né il precedente ministro dell’Università, ad eccezione che nel decreto Moratti, di sistemare , dando uno stato di avanzamento ai ricercatori anziani e agli associati che vivono la stessa situazione,con una riserva di posti concorsuale (come nel succitato decreto Moratti), che garantiva un avanzamento a quei professori di seconda e terza fascia, che pur avendo pubblicato bene, non rientrano nel “balletto di parentopoli”, come ben sa la Gelmini, perché lo ha affermato a “Ottoemezzo”.
Alcuni dipartimenti, facoltà, collegi didattici, pur avendo molti professori aggregati, non li registrano nei verbali con il titolo che meritano e guai a rivendicarlo, perché chi chiede il “suo” viene isolato.Ma ce li ricordiamo gli effetti positivi del “sessantotto”,dove è il diritto, dove la democrazia?
Carla FINI
Ricercatore del raggruppamento FIL-LET. /04 e Professore Aggregato di Storia della Letteratura Latina per Beni Culturali.

Prof. Giovanni Falaschi
Prof. Giovanni Falaschi
14 anni fa

COMPLIMENTI a NICOSIA
di Francesco Falaschi dell’Università di Perugia

Complimenti al prof. Nicosia. Il suo intervento è tutto da sottoscrivere.

Salvatore Nicosia
Salvatore Nicosia
14 anni fa

DOTTOR ROCCA, UN POCO DI MODESTIA
da Salvatore Nicosia dell’Università di Palermo

Il dottor Rocca si serve come a un buffet del panorama internazionale dell’Università e dei rapporti ricerca pubblica – ricerca privata; e lo fa così apertamente da far sorridere. Magari amaramente.
Sui finanziamenti privati alla ricerca Rocca non prende impegni; cita solo quelli pubblici, e li giudica scarsi: forse perchè più scarsi sono i fondi pubblici per l’Università, più abbondanti dovrebbero essere quelli privati (cioè delle Imprese associate alla Confindustria, fra le altre).
Nelle Università straniere – citate ritualmente nell’articolo, come Zhu En-Lai e Ho Chi-Min nel Sessantotto – gli ex-allievi che hanno fatto carriera, i mecenati, gli imprenditori, non siedono nei CdA solo per dare buoni consigli: finanziano “placements” e specializzazioni, ricerche e cure mediche; riparano edifici, regalano telescopi. Insomma impegnano del loro. Lo fanno anche per i Matematici, i Letterati, gli studiosi di Diritto Internazionale che da noi sono considerati intellettuali improduttivi.
Dispiace farlo, ma se dobbiamo parlare di “rapporti fra i due mondi” (stucchevole) facciamo qualche nome: di tutte le Imprese che in Italia fanno riciclo di rifiuti elettronici non una ha offerto fino ad oggi Tirocini a studenti, neppure se richiesti; da primarie Aziende termotecniche sembra impossibile ottenere un dato per una ricerca sulla cogenerazione. Questo è lo spirito della collaborazione attuale dell’Industria italiana alla formazione universitaria.
Sui ricercatori precari il Preside della Facoltà di Ingegneria del Politecnico di Torino ha già scritto sulla “Stampa”: a chiare lettere ha sostenuto che “abbiamo bisogno di ricercatori strutturati”. Direi che la convinzione espressa da un professore con enormi responsabilità di amministrazione pubblica interna dovrebbe far riflettere almeno per un momento chi la cosiddetta education la fa dall’esterno, dal suo ufficio privato.
Quello che veramente “mal si adatta alla realtà di un paese industrialmente avanzato” è che in Italia è proprio l’Impresa ad avere arretrato: non abbiamo quasi più Farmaceutica originale, stavamo perdendo la partecipazione all’Aeronautica europea, non abbiamo un solo modello di automobile ibrida in produzione (non intendo a benzina + GPL: intendo trazione termica + elettrica, come sapevamo fare quarant’anni fa sui locomotori). A Fiumicino l’Alitalia ha dodici sportelli con enormi intestazioni- ripetitive, perfino pesanti – ma non c’è un’anima in coda.
Forse, prima di mettere Pinocchio in mezzo ai carabinieri, di voler “accompagnare gli Atenei inefficienti a fare rigorosi piani di rientro”, in viale dell’Astronomia un poco di modestia si impone.

Nicola Giuliano Leone
Nicola Giuliano Leone
14 anni fa

PIÙ DELLA METÀ DELL’UNIVERSITÀ VA IN PENSIONE
da Nicola Giuliano Leone dell’Università di Palermo

Non credo che il DDL governativo proposto possa risolvere i problemi dell’Università che sono anche i problemi della nazione: occupazione, occupazione, occupazione e ricambio generazionale. Le regole vanno bene, si sa che le equazioni, le formule, gli algoritmi sono sempre molti e possibilisti. Quando non ci sono numeri si usano le lettere. Quello che mancherà tra due o tre anni all’università di Stato non sono le regole, ma i numeri. Alla domanda di formazione chi risponderà dal 2013, 2014 in poi? Più della metà dell’Università va in pensione. Si sta lavorando per un presente che non c’è e per un futuro che non si vuole conoscere e lo si fa sulla porta senza entrare nei problemi. Tutto quello che dicono la maggior parte dei giornalisti è vero. Ma di che verità si tratta? Non vi sono economie per la ricerca. I giovani fuggono all’estero. Se l’industria ha esportato il lavoro perché non dovrebbe giovarsi delle ricerche condotte da altri, tanto la ricchezza si misura solo sulla base degli investimenti e dei ritorni monetari? In questa condizione il furto di lavoro come di ricerca può comodamente diventare una logica.