= 11 giugno 2012
1. IL PD VUOLE ABOLIRE SUBITO IL VALORE DELLA LAUREA. MONTI, LETTA, MELONI
2. ABILITAZIONI E/O CONCORSI? CAPRA E CAVOLI. MEGLIO UN ‘BUONO POSTO’. ICHINO, MARTINOTTI, BANFI
3. PERCHE’ CAMBIARE LE ABILITAZIONI. IL TESTO DEL DECRETO MINISTERIALE
Si comprende bene perché alcuni politici – specie quelli ‘impreparati’ o dalla laurea facile e, forse, comprata o mai conseguita – avuti nell’ultimo ventennio osteggino il voto di laurea ma almeno portino attenzione ai curricula degli studenti. Non tutti i ‘bocconiani’ saranno chiamati ad Oxford per fare luce nell’UK, né i laureati, ad es., presso università come la ‘Federico II’ di Napoli o altre sedi del sud e delle isole troveranno uno sbarramento all’estero, se dotati e preparati (soprattutto con titoli/pubblicazioni scientifici di qualità). E poi, se i docenti(mi si permetta, sia quelli in attività sia i pensionati come me) hanno preparato bravi allievi negli anni e non hanno badato ai loro ‘servigi’ da scudieri, perché dovrebbero poi abbandonarli al momento di una prova concorsuale? Certo, vincano i migliori! e – come si dice a Napoli: “I buoni cavalli li rivelerà la strada (più o meno così). Anche il sorteggio dei commissari (di uno stesso settore disciplinare, macro o micro che sia) potrebbe aiutare. Ma è la qualità dei concorrenti che conta; se mediocri, anche i c.d. maestri dovrebbero vergognarsi, se promossi. E il giudizio, in fine, dell’Accademia (italiana o straniera) prima o poi farà giustizia. mdv, cum parrhesia e dignità.
Sui concorsi sottoscrivo completamente le tesi dell’articolo intitolato “capra e cavoli”.
Sull’abolizione del valore legale vorrei dire due cose:
1- sia che il PD abbia ragione a volerlo abolire, sia che abbia torto, il suo zelo nel mostrarsi più liberista dei bocconiani suscita pena a chiunque (pena condìta da dileggio nella destra, e da rabbia nei progressisti).
Ma evidentemente Meloni e i dirigenti suoi superiori non vogliono sentirselo dire. Non dico da noi untorelli, ma nemmeno da firme importanti (a diverso titolo) come Raffaele Simone e Michele Serra;
2- questa situazione politica, nella quale un settore del Paese si sente pervicacemente trascurato, zittito e non-rappresentato da alcuna formazione politica, noi più anziani l’abbiamo già vissuto nel 1973 e anni seguenti.
Che furono gli “anni di piombo”: quel tempo cioè nel quale in Italia le scorciatoie del tumulto, della devastazione, dell’intimidazione fisica, del sequestro di persona, della ferita, dell’omicidio apparvero comprensibili e perfino giustificabili o addirittura legittime perchè l’espressione parlamentare dell’opposizione era stata sbarrata.
Mi sembra che, col loro ottuso conformismo, i nostri Partiti tutti stiano di fatto coltivando questa attuale “rinascita anarchica” in Italia.
Dimenticando che dell’Autonomia e del Brigatismo trent’anni fa i danni politici peggiori li sofferse proprio la sinistra.
Non è giusto abolire il voto di laurea, ma piuttosto va abolita la “valutazione del voto di laurea” nei concorsi pubblici. In qualsiasi tipo di concorso pubblico i candidati dovrebbero essere valutati esclusivamente in base alle conoscenze e alle capacità dimostrate durante le prove del concorso.
Niente e nessuno riuscirà mai a scalfire il potere dei “maestri”. Del resto, anche i finanziamenti (che servono a far produrre di più e, quindi, aiutare gli allievi) sono distribuiti con meccanismi di accordi e scambi di “favori” tra maestri autoreferenziali. A che servirebbe, poi, far chiamare un “promosso” da un’università diversa da quella in cui è cresciuto? Nell’Italia settentrionale ci sono una miriade di università che rendono sopportabili gli spostamenti tra siti vicini: sarà mai possibile obbligare un promosso del Nord ad andare al Sud e viceversa? E anche se così fosse, i maestri, col solito gioco di alleanze, troverebbero occasione (ed è già abbondantemente successo) per espandere la loro area di influenza personale. Il panorama futuro non sarà meno squallido di quello attuale, a meno che non si lasci un qualche potere decisionale agli studenti che, come in un tempo antico, potrebbero pagare solo chi dà lustro al titolo che conseguiranno o alla sede universitaria dove il titolo venga conseguito; il discorso è lungo ed andrebbe certamente precisato, ma è certo che gli studenti continueranno a subire gli effetti dei giochi di potere accademico (come se davvero fossero solo oggetti di produzione burocratica e non fabbri del loro futuro).
ma perchè invece di abolire il voto di laurea non si valuta il percorso universitario di ciascuno, prescindendo dal voto di laurea?. Se si usasse come parametro la media dei voti riportati negli esami, vi sarà una probabilità assai inferiore di discrepanza da ateneo ad ateneo, visto che è la media derivante dalla valutazione di almeno 20 docenti diversi e non di una ristretta commissione di laurea che può “gonfiare” il voto di laurea e quindi di fatto eliminare le differenze tra studenti meritevoli e non. Ad oggi troppi arrivano ad un voto di laurea elevato pur non avendo medie curricola di studio eccezionali.