ANVUR, STATUTI, PRECARI, LAUREA, POSTO FISSO, RETRIBUZIONI

20 febbraio 2012

  1. ANVUR: IL “TASSELLO MANCANTE” DI PROFUMO

  2. STATUTI: PARTITA TRUCCATA. UNA NUOVA LEGGE

  1. PER LEGGE ALTRO PRECARIATO

  2. INTERVENTI CONTRO L’ABOLIZIONE DEL VALORE DELLA LAUREA

  3. POSTO FISSO: “ACCADDE OGGI”

  4. NUOVA RETRIBUZIONE DEI DOCENTI

  5. “UNIVERSTA’ BENE COMUNE”: 24.3.12 ASSEMBLEA NAZIONALE A BOLOGNA

1. ANVUR: IL “TASSELLO MANCANTE” DI PROFUMO

a) Sergio Benedetto, ANVUR

b) Alberto Baccini e IDV

c) Fiorella Kostoris e Luisa Ribolzi, ANVUR

d) V. Presidente Confindustria presiede il Comitato consultivo dell’ANVUR

e) Il “tassello mancante” di Profumo

f) Il modello inglese di Schiesaro, Modica e Tocci

g) Le Fondazioni di Nicola Rossi

h) Francesco Giavazzi

i) Quanto è bello il modello inglese

l) L’ANDU lo aveva previsto

a) Sergio Benedetto, ANVUR

       “Daremo le Pagelle ai professori per fare la classifica delle università” è il titolo di un’intervista a Sergio Benedetto, del Consiglio direttivo dell’ANVUR.

     Benedetto dichiara che ci sarà “una classificazione delle università fatta all’interno di ogni area scientifica. Ad esempio, emergerà una graduatoria che dirà come la ricerca nella fisica sia migliore nell´ateneo A piuttosto che B, e così via. I ragazzi saranno aiutati a scegliere». E inoltre: «Tutte le università dovranno ripartire da zero. E quando la valutazione sarà conclusa, avremo la distinzione tra researching university e teaching university. Ad alcune si potrà dire: tu fai solo il corso di laurea triennale. E qualche sede dovrà essere chiusa. Ora rivedremo anche i corsi di dottorato, con criteri che porteranno a una diminuzione molto netta».

b) Alberto Baccini e IDV

      L’intervista ha provocato apprensione e dissenso per gli eccessivi poteri e per gli obiettivi dell’ANVUR, fino a chiedersi: “non sarebbe il caso che l’attuale ministro (Profumo), prima che la macchina finisca nel burrone, la fermi per un po’?” (Lettera di Alberto Baccini su Repubblica dell’11.2.12). E fino a domandare “come il Ministro intenda chiarire l’intollerabile confusione e sovrapposizione di ruoli tra il Ministero e l’ANVUR” (Interpellanza dell’IDV alla Camera).

c) Fiorella Kostoris e Luisa Ribolzi, ANVUR

      Che l’obiettivo finale dell’”Operazione ANVUR” sia lo smantellamento dell’attuale Sistema nazionale degli Atenei, la maggior parte dei quali saranno emarginati o chiusi, è confermato anche dalle dichiarazioni di altri componenti del Direttivo dell’ANVUR, come Fiorella Kostoris e Luisa Ribolzi.

      Fiorella Kostoris ha sostenuto che “nel nostro Paese la vera riforma sarebbe l’abolizione del valore legale del titolo di studio e la fine di ogni appiattimento burocratico”: “in Italia le differenziazioni di status qualitativo o di salario tra università sono inesistenti” (dal CorrierEconomiadel 24.1.11).

     Luisa Ribolzi, entusiasta dell’“Accordo Confindustria-Crui”, ha scritto: “sapere che la Crui, che rappresenta il governo del sistema, e la Confindustria, che nelle sue imprese accoglie il ‘prodotto’ dell’istruzione superiore, condividono il giudizio sull’importanza della valutazione rende il lavoro dell’Agenzia ancora più rilevante” (Sole 24-ore del 21.11.11).

d) V. Presidente Confindustria presiede il Comitato consultivo dell’ANVUR

  E per non lasciare alcun dubbio, presidente del Comitato consultivo dell’ANVUR è Gianfelice Rocca, vice presidente della Confindustria. Il Comitato consultivo ha il compito di dare pareri e formulare proposte al Consiglio direttivo, in particolare sui programmi di attività e sulla scelta dei criteri e dei metodi di valutazione.

     Gianfelice Rocca ha evidentemente superato le sue “moltissime perplessità” verso la costituzione di una Agenzia di valutazione espresse nel febbraio 2006 a Milano nel “Forum Ricerca e Università” promosso dai DS. In quell’occasione, riferendosi al Direttivo dell’Agenzia proposta da Luciano Modica e Walter Tocci, Rocca aveva parlato di “cavalieri dell’Apocalisse che si trovano a maneggiare uno spazio gigantesco dell’economia e della conoscenza” e di non opportunità di “inventare qualcosa di nuovo”, di “chiamare il podestà”. Gianfelice Rocca voleva “evitare il centralismo”, preferendo un “sistema autoregolato” nel quale “punteremo alla differenziazione”: gli Atenei che lo vogliono “vadano verso le fondazioni, accettando il sistema di incentivi/disincentivi”. Naturalmente Rocca ha anche sostenuto che occorre “superare l’enorme blocco del valore legale del titolo, sostituendolo con l’accreditamento”. (v. video dell’intervento di Rocca).

      Gianfelice Rocca è anche chairman del Consiglio dell’IIT di Genova: “il Consiglio assicura l’eccellenza della Fondazione e controlla l’utilizzo e l’allocazione delle risorse”.

     Rocca fa anche parte del Comitato esecutivo di ASPEN Institute Italia, assieme a tanti ‘eccellenti’ esponenti della politica, dell’economia e dell’informazione. Interessante è il confronto della composizione di questo Organismo con quella della governance della “lobby trasparente” confindustriale TreeLLLe, che ha ‘dettato’ le leggi sull’ANVUR e sulla organizzazione degli Atenei già nel 2003.

e) Il “tassello mancante” di Profumo

   Il fatto è che, al di là di leggi e regolamenti, l’ANVUR è stata pensata e ed è stata costituita per commissariare il Sistema nazionale degli Atenei. L’ANVUR è uno strumento per completare lo smantellamento dell’Università statale di massa e di qualità, per concentrare le risorse pubbliche in meno di 20 atenei ‘eccellenti’. In questo quadro si deve demolire lo stato giuridico nazionale dei docenti (reclutamento, carriera, mansioni, retribuzioni), cancellare qualsiasi forma di partecipazione democratica alla gestione degli Atenei, innalzare il tetto alle tasse degli studenti e aumentare oltre ogni limite il precariato.

      Insomma, l’ANVUR era il ”tassello mancante” di una lunga attività accademico-legislativa, come aveva affermato il rettore Francesco Profumo sulla Stampa del 5.1.11. Profumo aveva elencato, apprezzandoli, i principali provvedimenti sull’Università: autonomia statutaria per “rendere (in prospettiva) gli atenei autonomi e responsabili”, autonomia finanziaria (“responsabilizzazione dei centri di spesa”), autonomia didattica, autonomia nel reclutamento dei docenti. Grazie a tutto questo, ha sostento Profumo, “alcune delle nostre università competono con maggiore energia in campo nazionale e internazionale.” Quanto di negativo accaduto nelle altre Università (“bilanci in rosso”, eccessivo “numero di corsi di laurea”, “troppe sedi decentrate”, troppi ordinari a scapito di posti per ricercatori) è dipeso “dall’assenza di un sistema di valutazione che responsabilizzi gli atenei”. “Finalmente nel 2008, su proposta del ministro Mussi, fu istituita (all’interno di una Finanziaria, ndr) la nuova Agenzia di valutazione.” “Ecco il tassello mancante dell’intero processo” con il quale “si aprirà una nuova stagione dell’università italiana.”

f) Il modello inglese di Schiesaro, Modica e Tocci

      A una Agenzia nazionale di valutazione era stata data la ‘forma’ di articolato di legge già nel febbraio 2006 da Luciano Modica e Walter Tocci che avevano presentato al Senato e alla Camera due paralleli e uguali disegni di legge per la istituzione di un’Agenzia di valutazione. Il loro modello di riferimento era esplicitamente quello inglese.

      Ed è proprio il modello inglese ad attrarre Alessandro Schiesaro, uno dei principali ‘estensori’ della Legge cosiddetta Gelmini (v. intervento sul Sole 24-ore del 17.2.12). Secondo Schiesaro. ora che si sono introdotti “strumenti e meccanismi per la valutazione dei risultati (leggasi ANVUR, ndr), “l’Università italiana” sarebbe “pronta al bing bang” e a passare al “modello copernicano” inglese dove “i docenti non sono funzionari pubblici e la loro carriera si svolge invece nel rispetto di un contratto di riferimento concordato tra le parti a livello nazionale (i rettori da un lato, i sindacati di settore dall’altro) che viene poi declinato con flessibilità sede per sede e caso per caso: tanto flessibile, infatti, da permettere lo sviluppo di un sistema terziario articolato in oltre 300 istituzioni diversissime tra loro”, che “accettano le regole e la valutazione solo se vogliono accedere ai finanziamenti pubblici”. “Questo modello si regge su un presupposto fondamentale: le università del Regno Unito sono fondazioni private riconosciute dallo Stato.”

g) Le Fondazioni di Nicola Rossi

     E del “presupposto fondamentale” delle fondazioni si era occupato già nel febbraio del 2006 Nicola Rossi che, contemporaneamente alla presentazione dei disegni di legge di Modica e Tocci, aveva presentato una proposta di legge (n. 6338) per consentire la trasformazione degli attuali Atenei in fondazioni. Lo stesso Rossi chiariva “che il passaggio al nuovo sistema imporrebbe una revisione profonda dei comportamenti degli atenei coinvolti. Lo stato giuridico pubblico dei professori non si applicherebbe più. La gestione degli atenei non sarebbe più appannaggio dei docenti ma di manager con specifiche competenze. La libertà degli atenei di fissare rette dovrebbe utilmente accompagnarsi (oltre che alle borse di cui si è detto) a un impegno massiccio per l’accensione di prestiti d’onore, il modo socialmente più equo di finanziare la formazione universitaria.” La proposta di legge di Rossi prevedeva anche la costituzione di una Autorità per la valutazione del sistema delle università e della ricerca per le cui caratteristiche lo stesso Rossi rinviava alla proposta di legge presentata da Walter Tocci e da Luciano Modica.

h) Francesco Giavazzi

     Per capire meglio il tutto, può essere utile ricordare che Francesco Giavazzi aveva elogiato l’istituenda ANVUR, “il vero perno della riforma”. La riforma era quella cosiddetta Gelmini, che naturalmente Giavazzi difendeva, pur criticando il Ministro per non avere “proposto di abolire il valore legale dei titoli di studio. Né la sua legge fa cadere il vincolo che impedisce alle università di determinare liberamente le proprie rette.” (“Riforma che va difesa”, Corriere della Sera del 30.10.10).

i) Quanto è bello il modello inglese

      Il “modello copernicano” inglese che attrae Schiesaro e ha ispirato Modica e Tocci, pare abbia determinato che “le università britanniche, Oxford e Cambridge incluse, sono sotto assedio da parte di un sistema di controllo statale che sta erodendo la cosa da cui dipende la loro reputazione mondiale: il calibro della loro scholarship.” Questo è quanto ha riportato Mario Ricciardi nel suo intervento sul Riformista del 5.1.11. E ha scritto ancora Ricciardi: “sempre più spesso accade che gli accademici britannici modulino i propri progetti di ricerca e le proprie pubblicazioni avendo in vista le scadenze dei Research Assessment da cui dipende il finanziamento pubblico. Così facendo, essi si adeguano alle pressioni del management delle università che – avendo il dovere di far quadrare i conti – è interessato soprattutto a risultati di breve periodo e scoraggia lavori che richiedono un impegno di diversi anni.” Ricciardi aggiunge che della “follia di applicare meccanicamente modelli costruiti per misurare la produzione di merci e servizi alla ricerca, non si è parlato e non si parla nel nostro paese.”

l) L’ANDU lo aveva previsto

      Già all’inizio del 2006 l’ANDU, nel confronto diretto con Modica e Tocci (‘profetico’ l’intervento dell’ANDU al Forum di Milano, v. video) e nei documenti di allora, sostenne che con l’istituzione dell’Agenzia “si realizzerebbe di fatto il commissariamento dell’Università per mezzo di una Autorità che difficilmente potrebbe rimanere impermeabile ai poteri forti accademico-politici, i quali hanno ampiamente e continuamente condizionato pesantemente le scelte ministeriali e parlamentari e controllato la stampa.” E ancora: “Con questa sorta di esternalizzazione dell’autonomia dell’Università, si concentrerebbe in poche mani l’immenso potere di gestione della politica e delle risorse nazionali per le Università.” “Si tratta dunque di un progetto che porterebbe all’asservimento dell’Università ai poteri forti dell’accademia. Questo progetto è contrario al dettato costituzionale che garantisce l’autonomia dell’Università” (dal documento dell’ANDU del 2 febbraio 2006).

2. STATUTI: PARTITA TRUCCATA. UNA NUOVA LEGGE

    La vicenda degli Statuti ha fatto vedere a tutti come l’autonomia statutaria sia un imbroglio, una partita truccata ‘diretta’ in maniera pasticciata da coloro che sembrano avere sicuramente chiaro l’obiettivo di distruggere l’Università statale.

     Si doveva abbattere il potere dei baroni – così è stato propagandato – e perciò si è approvata una legge scritta dalla Conferenza dei rettori (cioè dai ‘capi’ del potere baronale costituito) e si è affidata la ‘riscrittura’ degli Statuti agli organismi in carica (SA e CdA) dominati dai rettori-padroni.

      Statuti che non dovevano comunque prevedere una gestione democratica degli Atenei: il potere su tutto doveva essere accentrato in un gruppo ristretto (tra cui obbligatoriamente degli ‘esterni’) dominato dal rettore.

     E a partita ancora in corso, dal Ministero è venuto un ‘avvertimento’. Alessandro Schiesaro, allora capo della Segreteria tecnica del MIUR, il 4.5.11 ha precisato che il Ministero avrebbe effettuato sugli Statuti “un vaglio non solo di legittimità (come impone la Legge), ma anche di opportunità”, perché “non è consentito di tradire lo spirito della Legge” e bisogna “evitare che arrivino all’esito finale proposte statutarie che potrebbero creare una dialettica (sic!) con il Ministero”.

    Contemporaneamente una Lettera del Ministero, con in calce la firma del Ministro, avvertiva che “norme e regolamenti (devono) essere coerenti con l’impostazione della riforma e armonici tra loro” e che saranno “rigorosamente tutelati i principi fondamentali della riforma”.

     E’ evidente la scorrettezza politico-giuridica dell’intervento del Ministero che peraltro utilizza concetti come “opportunità”, “spirito della legge”, “impostazione della riforma”, “principi fondamentali della riforma”, che sono ‘categorie’ NON contemplate dalla Legge.

     Successivamente, chi, secondo il Ministero, ha tradito “lo spirito della legge” e ha approvato norme, sempre secondo il Ministero, non “coerenti con l’impostazione della riforma”, è incorso nei rilievi di non legittimità da parte dello stesso Ministero (non da parte del Ministro, come prescritto invece dalla legge) e, in qualche caso attraverso una “nota ministeriale” (anziché un “decreto” come prescritto dalla Legge).

     Chi ha resistito (come consentito dalla Legge) e ha mantenuto le norme non gradite al Ministero, si è visto arrivare un ricorso al TAR da parte del ministro Profumo.

    Per la prima volta un Ministro ha deciso di passare dall’autonomia (truccata) degli Atenei all’autonomia ‘decisa’ dai giudici amministrativi.

     Profumo è riuscito a ricorrere anche contro lo Statuto da lui stesso approvato (“Profumo contro Profumo”, titola Repubblica di Torino del 7.2.12). C’è una evidente incoerenza. Ma qual’è il vero Profumo? Probabilmente votando il ‘suo’ Statuto il rettore Profumo non è stato coerente con il ruolo da lui svolto nell’elaborazione e approvazione della legge: egli “è sempre stato consultato in merito al suo impianto, di cui ha contributo fattivamente a impostare i principi» ed è stato in sintonia con il precedente ministro Gelmini, come dichiarato dal Presidente della Commissione Cultura della Camera.

Si deve modificare la legge

     Di fronte a una legge – imposta dalla Confindustria e da una ristretta ma potente lobby accademica – che prevede una finta autonomia applicata in maniera ‘disinvolta’ da un Ministero impegnato ad attuarne “lo spirito”, e di fronte a un Ministro che, pur di chiudere i pochi spazi di democrazia previsti da alcuni statuti (compreso il ‘suo’), ricorre a una istituzione esterna all’Università, come certamente è la Giustizia amministrativa, l’unica soluzione è un intervento legislativo urgente che finalmente preveda una organizzazione democratica degli Atenei.

3. PER LEGGE ALTRO PRECARIATO

    Contro interventi legislativi che correggano la legge cosiddetta Gelmini si era costituito il ‘partito preventivo’ di chi sosteneva che non fosse opportuno legiferare continuamente sull’Università. Questo ‘partito’ ha già consentito, con la Legge sulle semplificazioni, di apportare tantissime modifiche tra le quali l’ulteriore aumento del precariato con l’introduzione del “ricercatore tecnologo a tempo determinato” e la reintroduzione degli incarichi gratuiti. Su quest’ultima questione v. anche l’articolo “Docenti anche a titoloi gratuito” su ItaliaOggi del 14,.2.12)

4. INTERVENTI CONTRO L’ABOLIZIONE DEL VALORE DELLA LAUREA

    Si segnalano gli interventi di Ferdinando di Orio, Emilio Padoa-Schioppa e Luca Spadon.

5. POSTO FISSO: “ACCADDE OGGI”

= 2004. Moratti: “Scuola e università. Immenso girotondo”

= 1999. D’Alema: “Addio all’epoca del posto fisso”, D’Alema-Cofferati; “Il posto fisso appartiene al passato”

6. NUOVA RETRIBUZIONE DEI DOCENTI

    Il 9.2.012 è stato pubblicato sulla G.U. il DPR 232/11 riguardante le retribuzioni dei docenti universitari. Su questa questione v. Anche l’articolo sul Sole 24-ore dell’11.2.12.

7. “UNIVERSTA’ BENE COMUNE”: 24.3.12 ASSEMBLEA NAZIONALE A BOLOGNA

    Assemblea nazionale a Bologna sabato 24 marzo 2012, Aula Barilla di p.zza Scaravilli 1/1.

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mario santoro
12 anni fa

Mi interesserebbe un vostro commento sull’art.3, comma 4, della bozza di D.M. sull’abilitazione nazionale. La produzione scientifica del periodo antecedente l’immissione nel ruolo di ricercatore – qualificata si capisce – non serve a nulla? Ed i lavori editi durante il periodo di assegno di ricerca sono sprecati? Grazie

Mauro Moresi
Mauro Moresi
12 anni fa

Il problema della durata dei mandati rettorali comincia a circolare sui mass-media!

Dopo il no ai giochi olimpici del 2020 e all’esenzione ICI per la “Chiesa SpA,
Game over anche per i rettori a vita?
si interroga il giornalista di La Rinascita (http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=13250
Non sarebbe il caso che il Ministro Profumo risponda all’interrogazione scritta 4/14030 del 29.11.2011 da parte dell’On. Manuela Ghizzoni sulla durata dei mandati rettorali e sull’abrogazione dell’art. 14, quinto comma, della legge 18 marzo 1958, n. 311, che prevedeva che il rettore collocato a riposo per limiti di età rimane in carica fino alla scadenza naturale del mandato.
Gradirei che non fosse pubblicata la mia e-mail.

vincenzo fano
12 anni fa

Possibile che non si possa dare informazioni senza spiattellare continuamente giudizi di valore e affermazioni confuse: tipo “Smantellare il sistema universitario”? Come se il nostro sistema universitario avesse il mantello!!