Si vuole legalizzare l’illegalità e liberalizzare l’illiberalità: è il mercato delle libere volpi in libero pollaio: la vita che vorrebbero prometterci è corta, senza pensione e piena di guano, è come la scala di questo pollaio, totem del dio denaro!
Ammonitore
12 anni fa
L’abolizione del valore legale del titolo di studio NON aumenta la meritocrazia, semplicemente allontana dal mondo del lavoro qualificato quegli studenti pur meritevoli che non hanno avuto i mezzi per studiare nelle università più prestigiose, università che saranno poi quelle più costose e meglio finanziate poichè più prone agli interessi privati.
maria adele teti
12 anni fa
volete togliere valore legale ai titoli di studio per distruggere completamente l’università di stato e promuovere una società razzista e selettiva alla nascita.
invece di migliorare la qualità dell’università nel suo complesso promuovendo una maggiore capacità di ricerca e di studio attraverso le nuove tecnologie competitive a livello globale, si porta avanti un progetto di sfascio totale della società, improntata ad agevolare lA NUOVA CLASSE DIRIGENTE, partorita dal ventre molle dell’attuale classe politica e dirigenziale. Ci avviamo verso un nuovo medioevo razzista e selettivo dove il futuro degli individui sarà deciso già dalla nascita. Sarà possibile per qualcuno che non fa parte di questa loby accedere ai livelli alti della docenza e alle strutture di ricerca? credo proprio di no, se non riuscirà ad espatriare. Un modello oggi in uso nelle pubbliche amministrazioni dove i posti dirigenziali e vengono riservati, in barba alle competenze specifiche, a priori ai figli e “cugini” dei vari potentati locali.
Trovo il documento davvero vergognoso. Continuare a mantenere il valore legale del titolo di studio impedisce, di fatto, lo svilupparsi della competizione fra università, e l’equiparazione dei peggiori laureati ai migliori, visto che come è arcinoto i voti non valgono ugualmente in tutta Italia.
L’intento antiselettivo e scioccamente egualizzante di questa strategia è reso evidente, del resto, dal punto 3: il mantenimento del valore legale del titolo per non «incrementare le diseguaglianze» ecc.
L’atteggiamento conservatore e impermeabile ad ogni tentativo di cambiamento finirà per squalificare del tutto l’università di Stato, insieme a chi ci lavora e anche a chi ci insegna. Bel lavoro.
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Si vuole legalizzare l’illegalità e liberalizzare l’illiberalità: è il mercato delle libere volpi in libero pollaio: la vita che vorrebbero prometterci è corta, senza pensione e piena di guano, è come la scala di questo pollaio, totem del dio denaro!
L’abolizione del valore legale del titolo di studio NON aumenta la meritocrazia, semplicemente allontana dal mondo del lavoro qualificato quegli studenti pur meritevoli che non hanno avuto i mezzi per studiare nelle università più prestigiose, università che saranno poi quelle più costose e meglio finanziate poichè più prone agli interessi privati.
volete togliere valore legale ai titoli di studio per distruggere completamente l’università di stato e promuovere una società razzista e selettiva alla nascita.
invece di migliorare la qualità dell’università nel suo complesso promuovendo una maggiore capacità di ricerca e di studio attraverso le nuove tecnologie competitive a livello globale, si porta avanti un progetto di sfascio totale della società, improntata ad agevolare lA NUOVA CLASSE DIRIGENTE, partorita dal ventre molle dell’attuale classe politica e dirigenziale. Ci avviamo verso un nuovo medioevo razzista e selettivo dove il futuro degli individui sarà deciso già dalla nascita. Sarà possibile per qualcuno che non fa parte di questa loby accedere ai livelli alti della docenza e alle strutture di ricerca? credo proprio di no, se non riuscirà ad espatriare. Un modello oggi in uso nelle pubbliche amministrazioni dove i posti dirigenziali e vengono riservati, in barba alle competenze specifiche, a priori ai figli e “cugini” dei vari potentati locali.
Trovo il documento davvero vergognoso. Continuare a mantenere il valore legale del titolo di studio impedisce, di fatto, lo svilupparsi della competizione fra università, e l’equiparazione dei peggiori laureati ai migliori, visto che come è arcinoto i voti non valgono ugualmente in tutta Italia.
L’intento antiselettivo e scioccamente egualizzante di questa strategia è reso evidente, del resto, dal punto 3: il mantenimento del valore legale del titolo per non «incrementare le diseguaglianze» ecc.
L’atteggiamento conservatore e impermeabile ad ogni tentativo di cambiamento finirà per squalificare del tutto l’università di Stato, insieme a chi ci lavora e anche a chi ci insegna. Bel lavoro.