= 30 dicembre 2011
1. “Profumo? È come la Gelmini”?
2. Profumo-Gelmini
3. “Estrema criticità dell’Università”. Documento unitario.
4. “Quel Profumo che piace a Bersani”.
5. Il Vice-presidente di Confindustria presidente del Comitato consultivo dell’ANVUR.
6. Situazione dei precari e soluzione.
7. Incentivi ai docenti.
8. Puglisi anche rettore dello IULM e della Kore.
Concordo con i colleghi Gibellini e Falaschi in tutto o quasi (non sono convinto che i professori di prima fascia siano i soli possibili giudici nei concorsi – questo è stato il piatto di lenticchie che ha ‘piegato’ alla logica della legge Gelmini la parte maggiore della classe, con un danno profondo alla coesione dell’università). Quanto alla valutazione, ritengo evidente che sul piano scientifico la mancanza di un riconoscimento della specificità della ricerca e dell’insegnamento della lingua e letteratura nazionale sia un segno di provincialismo e di subalternità culturale a indirizzi astratti. (Più accettabile – anzi giusta – appare la valutazione positiva di lavori scientifici ‘tradotti’ in lingue di cultura diverse).
Mi riferisco alla denuncia del prof. Gibellini, che condivido in pieno. Gli studiosi di Letteratura Italiana pubblicano ovviamente in lingua italiana e, solo in casi eccezionali e se vogliono, in altra lingua. Hanno a disposizione per le loro pubblicazioni riviste,case editrici e collane italiane, che sono le più prestigiose in questo settore. Come potrebbe essere altrimenti? Gli studiosi stranieri di Letteratura Italiana cercano di pubblicare nelle stesse riviste e collane italiane: è un loro traguardo (si vedano per esempio le loro pubblicazioni presso Olschki, Longo e così via). Come si può non tener conto di questo dato nella valutazione? Visto che non ci sono valutatori che provengano da questa area, mi chiedo se quelli specializzati in altri campi non hanno sufficiente intelligenza da capire il problema? E’ difficile? – La stessa cosa si potrebbe dire per gli storici italiani che si occupano di cose italiane. Se al ministero, vista l’ignoranza di chi li ha diretti finora, non hanno considerato il problema, i colleghi scienziati, per esempio, non lo capiscono da soli?
Leggo questa proposta dell’ANDU:
“Si potrebbe prevedere una graduatoria dei vincitori dei concorsi nazionali per il reclutamento, facendo scegliere ai vincitori stessi, seguendo l’ordine della graduatoria, la sede tra quelle che hanno bandito o hanno avuto assegnati i posti.”
Vorrei sapere se si tratta di uno scherzo. Qualcuno ha in mente la differenza tra una università e un liceo?
Il precariato dei ‘giovani’ -spesso non più tali ma da anni impegnati a reggere le sorti delle facoltà, avare di certezze e sempre baronali- dovrebbe essere affrontato con maggiore equità e trasparenza , che non pare tale dalle vostre proposte, sempre legate a logiche baronali, provinciali e di fatto sorpassate .
Ma non si potrebbe cambiare approccio alla questione della docenza , evitando i licenziamenti annuali e i ricatti attualmente in essere per adre spazio al valore delle ricerche, delle esperienze e delle capacità, valutandole con modalità più obbiettive?
Vergogna che fra i valitatori non esista nessun studioso di area umanistica. vergogna che i titoli pubblicati all’estero contino di più anche per gli italianisti. vergogna che òa curatela di un’ediz citica o commentata /per es, la divina comedia) sia dequalificata come la cura di una namale miscellanea.
sacrosanto il conocrso per ricercatori con soli ordinari sorteggiati eslusi quelli dell’ateneo che bandisce. vergogna che la gelmini abbia ceduto alle baronie tornando al reclutamento locale, trionfo di faccendieri e intrallazzoni per portaborse o peggio.
Al punto 5, INCENTIVI AI DOCENTI, il documento risulta illegibile. E’ possibile sapere che cosa intendete dire “Incentivi ai docenti”.
Grazie