STATUTI: IL MINISTERO HA RISPETTATO LA LEGGE?

= 30 novembre 2011.

1. Statuti: il Ministero ha rispettato la Legge?
Lettera del Rettore di Catania ai Rettori. A Genova, invece.

2. Richiesta di incontro al Ministro.

1. Statuti: il Ministero ha rispettato la Legge?
Lettera del Rettore di Catania ai Rettori. A Genova, invece.

     Come è noto gli Statuti degli Atenei devono essere “trasmessi al Ministro (Ministro, non Ministero, ndr) che, entro il termine perentorio di sessanta giorni, esercita il controllo di legittimità e di merito nella forma della richiesta motivata di riesame.” (comma 9 dell’art. 6 della Legge 9 maggio 1989, n. 168).

       Pertanto, gli Statuti, trascorsi “sessanta giorni” senza che siano pervenute osservazioni da parte del MINISTRO, dovrebbero essere emanati dal Rettore e inviati alla G.U. per la pubblicazione.

– A Catania

         Nell’Università di Catania, attenendosi alla Legge,  SA e CdA non hanno preso in considerazione la “nota” ministeriale NON firmata dal Ministro e, “preso atto della scadenza del termine di 120 giorni”, il Rettore l’altro ieri ha proceduto all’emanazione dello Statuto. Su questa questione il Rettore ha inviato ai Rettori una lettera.

– A Genova.

        Sembra invece che in alcuni Atenei si sia dato per valido “il controllo” ministeriale esercitato con “note” NON firmate dal Ministro e che quindi non dovrebbero avere alcun valore giuridico.

    A Genova si sta cercando un “compromesso per superare l’impasse generato dalla parziale bocciatura del suo nuovo statuto da parte del Miur” anche per “scongiurare qualsiasi rischio di eventuali ricorsi al Tar da parte del ministero” (dall’articolo “Compromesso sullo statuto per superare e il ‘no’ di Roma”, sul Secolo XIX di oggi).

In realtà:

       Sulla base di quanto previsto dalla Legge, tutte le modifiche apportate agli Statuti sulla base di “note” non firmate dal Ministro dovrebbero risultare ‘immotivate’.

      Inoltre il Ministro non dovrebbe potere, comunque, ricorrere “contro l’atto emanato dal Rettore” (v. norma sotto riportata) quando all’Ateneo non siano pervenute in tempo osservazioni di legittimità recanti la firma del Ministro.

= dal comma 10 dell’art. 6 della Legge 9 maggio 1989, n. 168:

 “Il Ministro (Ministro, non Ministero, ndr) può per una sola volta, con proprio decreto, rinviare gli statuti e i regolamenti all’università, indicando le norme illeggitime e quelle da riesaminare nel merito. Gli organi competenti dell’università possono non conformarsi ai rilievi di legittimità con deliberazione adottata dalla maggioranza dei tre quinti dei suoi componenti, ovvero ai rilievi di merito con deliberazione adottata dalla maggioranza assoluta. In tal caso il Ministro può ricorrere contro l’atto emanato dal rettore, in sede di giurisdizione amministrativa per i soli vizi di legittimità.”

2. Richiesta di incontro al Ministro.

    Il 24 novembre ADI, ADU, ANDU, CISL-Università, CNRU, CNU, CoNPAss, FLC-CGIL, RETE29Aprile, SUN, UDU, UGL-Università, UIL-RUA e USB-Pubblico impiego hanno inviato al nuovo Ministro una richiesta urgente di incontro “per affrontare i diversi temi che riguardano l’Università italiana, anche alla luce del processo attuativo della legge 240/10” (v. lettera sotto riportata).

== Lettera del 24 novembre 2011 al Ministro:

Al prof. Francesco Profumo
ministro dell’IUR

OGGETTO: Richiesta incontro

       Signor Ministro,

nel rivolgerLe i migliori auguri di buon lavoro, le scriventi Organizzazioni e Associazioni universitarie intendono evidenziare la stato di estrema criticità in cui versa l’Università italiana. In questo scenario appare necessario che il nuovo Governo avvii un confronto costante con le diverse componenti universitarie da noi rappresentate, riconoscendo il ruolo fondamentale dell’Università per lo sviluppo sociale ed economico del Paese.
Per questo chiediamo al più presto un incontro per affrontare i diversi temi che riguardano l’Università italiana, anche alla luce del processo attuativo della legge 240/10.
Distinti saluti.

ADI, ADU, ANDU, CISL-Università, CNRU, CNU, CoNPAss, FLC-CGIL, RETE29Aprile, SUN, UDU, UGL-Università, UIL-RUA, USB-Pubblico impiego

 

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CARLA
CARLA
12 anni fa

Sembra che in questo marasma politico reale e strumentale al tempo stesso ci abbiano messo a tacere. O meglio ci troviamo impegnati “impelagati” nelle trasformazioni, continuamente sollecitati al risparmio da un lato dall’altro ad aumentare la ricerca: internazionalità, peer review, case editrici di alto profilo, viaggi di ricerca. Lo abbiamo fatto, è normale e continueremo a farlo pagando con i nostri stipendi dato che di soldi per la ricerca non se ne discute!!! Di avanzamenti di carriera non se ne discute!!!E si perchè i soldi non ci sono per pagare gli stipendi “meschini”, avere una postazione di lavoro dignitosa, gli strumenti di base adeguati, ma ci sono per fare ricerca, no? Di alta qualità, no? Sempre più prestigiosa, no? Scrivere su riviste di eccellenza ed essere citati è un riconoscimento scientifico, no? Facciamo un lavoro prestigioso, no? Burattini. Siamo in piena manovra, ci sono questioni ben più importanti, no? Burattini.
E intanto noi ricercatori “a tenpo indeterminato” puah!!! stiamo lì, buoni buoni, ad attendere, scusandoci di esistere. Ma LA VOGLIAMO FINIRE? E’ VERAMENTE SCONCERTANTE!!!QUANTO ANCORA BISOGNA ATTENDERE PER AVERE RICONOSCIUTO I NOSTRI DIRITTI? ADESSO SIAMO AGGREGATI – PROFESSORI AGGREGATI. RICORDO CHE GLI ASSISTENTI MEDICI PASSARONO AD AIUTO MEDICO UNIFICANDO IL RUOLO. CHIEDIAMO L’UNIFICAZIONE DEL RUOLO SENZA SE E SENZA MA, è UN NOSTRO DIRITTO.CHIEDIAMOLO ORA!!!

Alessia Belmonte
Alessia Belmonte
12 anni fa

Quello che davvero sconcerta è il fatto che si continua a nascondere con malcelata ipocrisia che l’applicabilità dei nuovi statuti rappresenta un dramma per docenti, ricercatori, studenti.
Ancora oggi aree di varia natura si affannano a cercare il “dipartimento” giusto del nuovo statuto, vecchi dipartimenti combattono tra di loro per emergere nei nuovi, i presidi di facoltà in attesa di lasciare l’incarico non sanno cosa poter fare, i concorsi per ricercatore TD sono visti come delle borse che non garantiscano nulla in mancanza dei fondi, al di là di ciò che dice l’art. 24 della legge, dei concorsi di abilitazione nazionale e dei regolamenti degli atenei relativi non si vedrà per un bel pezzo nemmeno l’ombra….et cetera….
E anzichè centrare questi problemi ci mettiamo a discutere sulla valenza dei nuovi statuti emessi dagli atenei? Ma mandiamoli ad alimentar la fiamma dei caminetti questi nuovi statuti!!!!!
L’epoca di squallore dovrebbe essersi chiusa, gli ultimi squilli di assessori e consiglieri presi con le mazzette ne sta sancendo la fine…..cerchiamo di alzare la testa e guardiamo alla nuova era anzichè pensare ai nuovi statuti!

Marilena Giannetti
Marilena Giannetti
12 anni fa

Ciò che dovrebbe essere chiesto al nuovo Ministro è che rendesse inattuabile l’articolo 12 della legge 240/10 “Università non statali legalmente riconosciute”. E’ un articolo che non è mai stato portato in evidenza in nessuna discussione nè attraverso la stampa nè attraverso altri mezzi di divulgazione. Sinceramente non capisco il perchè. Ritengo che quello sia l’articolo che più di altri rende chiara la volontà del precedente governo, di confindustria, Trellle ecc., di distruggere il sistema unviersitario statale. Prevede che un ammontare crescente ogni anno, dei fondi statali per le università, venga dirottato sulle università non statali legalmente riconosciute, sulla base di criteri decisi dal Minisro e tenuto conto degli indicatori dell’ANVUR…..(quanti componenti dell’ANVUR hanno contratti di insegnamento, ricerca ecc.. con università non statali? forse potrebbe esserci un “conflitto di interesse”?).
I fondi alle università statali vengono ogni anno ridotti, mentre a quelle private, tra cui quelle telematiche “individuate dal ministro”!!!!!, i fondi vengono aumentati. C’è qualcosa che mi sfugge in questo processo….o forse invece è tutto molto chiaro?
Perchè nessuno ha mai parleto di questo articolo?
E cosa dire della reiterata possibilità data ai docenti universitari di svolgere attività privata oltre all’attività accademica? Non è questa possibilità che crea tanti uffici vuoti e tante “sostituzioni” nello svolgimento della didattica perchè impegnati in attività relative alla propria professione non-accademica?
E’ perchè non viene estesa a tutti i docenti la stessa normativa che regola lo svolgimento dell’attività privata dei medici universitari?
Lo si potrebbe applicare ai tanti Prof. (Ordinari, Associati o “Aggrgati”, quest’ultimo titolo, contentino a costo zero della Moratti, è a dir poco ridicolo!) che svolgono privatamente attività varie: avvocato, ingegnere, architetto, commercialista, ecc.
Scusate se mi sono dilungata, ma credo che tutte queste questioni non sono mai state sollevate e forse, se si riuscisse ad avere un colloquio con il nuovo ministro, sarebbe il caso di capire se veramente questo governo vuole lavorare per abattere i privileggi e ristabilire un po’ più di equità anche all’interno del mondo universitario!