Legge mortale per l’Università statale

– 18 marzo 2011

1. “Per la democrazia negli Statuti” (documento unitario)
2. Confronto sui decreti attuativi della Legge
3. “Campagna di disinformazione”, ‘bocconiani’ e IIT
4. “L’Università che vorremmo”
5. “Crui, finisce l’era Decleva”
6.  Schema DPR regolamento abilitazioni
7.  Assegni prima e dopo

1. “Per la democrazia negli Statuti” (documento unitario).
        Le Organizzazioni universitarie dei docenti, dei tecnico-amministrativi, dei precari e degli studenti – ADI, ANDU, APU, CISL-Università, CONFSAL-SNALS-Cisapuni, CoNPAss, COSAU (Adu, Cipur, Cnru, Cnu, Csa-Cisal-Università), FLC-CGIL, LINK-Coordinamento Universitario, RETE-29 aprile, SNALS-Docenti Università, SUN, UDU, UGL-Università e Ricerca e UILPA-UR – hanno elaborato una articolata proposta di modifica degli Statuti che, pur all’interno dei pesanti vincoli previsti dalla Legge, va nella direzione della massima partecipazione democratica di tutte le componenti nella gestione degli Atenei.

2. Confronto sui decreti attuativi della Legge.
        Così come previsto dal documento unitario del 14 febbraio scorso, ADI, AND, ANDU, APU, CISL-Università, CONFSAL-SNALS-Cisapuni, ConPAss, COSAU (Adu, Cipur, Cisal, Cnru, Cnu), FLC-CGIL, LINK-Coordinamento Universitario, RETE-29 aprile, SNALS-Docenti Università, SUN, UDU, UGL-Università e Ricerca, UILPA-UR e USB-Pubblico Impiego hanno chiesto “al Ministro e alla Commissioni parlamentari un confronto preventivo sui provvedimenti applicativi della Legge”.
       Alla richiesta di confronto hanno finora risposto il Presidente della Commissione Istruzione del Senato e la Capogruppo del  PD nella Commissione Cultura della Camera.

3. “Campagna di disinformazione”, ‘bocconiani’ e IIT.
        Invitiamo a sentire un intervento di Francesco Sylos Labini su “Ricerca italiana nel panorama internazionale”. Sylos Labini analizza, tra l’altro, il ruolo dei ‘bocconiani’ e la qualità delle ‘private’ Bocconi e Luiss e dell”inventato’ IIT.

4. “L’Università che vorremmo”.
        Un gruppo di docenti, alcuni dei quali hanno notevolmente contribuito a ‘fare’ l’attuale Università, si è riunito a Camerino per discutere sull’Università che vorrebbero. Da parte sua la CRUI ha organizzato il seminario “Quale assetto organizzativo nella cornice dei nuovi statuti?”
       Per leggere e/o ascoltare gli interventi a Camerino cliccare qui. Per ascoltare gli interventi alla CRUI cliccare qui.

5. “Crui, finisce l’era Decleva”.
        “Il presidente Enrico Decleva lascia la guida della Crui con qualche settimana di anticipo” (da un articolo sul Mondo). Decleva “lascia” dopo avere portato in porto l’approvazione del DDL che ha sostenuto assieme alla Confindustria.

6. Schema DPR regolamento abilitazioni.
      Per leggere lo “Schema di Decreto del Presidente della Repubblica recante regolamento per il conferimento dell’abilitazione scientifica nazionale per l’accesso al ruolo dei professori universitari” cliccare qui.

7. Assegni prima e dopo.
          Interrogazione dell’on. Ghizzoni (PD) e risposta del Ministero.

 

– 18 febbraio 2011

1. Documento Organizzazioni universitarie
2. “Sul lastrico 36 università”
3. “3 + 2”
4. “Super poteri ai rettori”
5. Referendum abrogativo
6. Baroni e padroni

1. Documento Organizzazioni universitarie.
        Il 14 febbraio 2011 ADI, AND, ANDU, APU, CISL-Università, CONFSAL-SNALS-Cisapuni, ConPAss, COSAU (Adu, Cipur, Cisal, Cnru, Cnu), FLC-CGIL, LINK-Coordinamento Universitario, RETE-29 aprile, SNALS-Docenti Università, SUN, UDU, UGL-Università e Ricerca, UILPA-UR, USB-Pubblico Impiego hanno elaborato un documento sulla situazione dell’Università italiana dopo l’approvazione della Legge. Per leggere il documento cliccare qui.

2. “Sul lastrico 36 università”.
       “Per gli atenei in difficoltà assunzione bloccate e rischio commissariamento”, articolo su ItaliaOggi del 16 febbraio 2011.
 
3. “3 + 2”.
        “Ingegneri, su 230 mila iscritti solo 5 mila restano iunior”, articolo su ItaliaOggi del 12 febbraio 2011. “Le lauree triennali sono state un fallimento”. “Opinione peraltro condivisa anche dal Ministro Maria Stella Gelmini, che con un telegramma ha sottolineato l’inefficacia del ciclo di studio dei tre anni più due: “non in grado di assolvere quella richiesta di preparazione tecnico-scientifica che invece continua ad essere appannaggio del percorso a ciclo unico dell’ingegneria edile-architettura”.

4. “Super poteri ai rettori”.
         “Inizia l’era Gelmini. Super poteri ai rettori”, articolo sul Manifesto del 17 febbraio 2011. L’articolo comincia con: “A poco più di un mese dall’approvazione delle riforma Gelmini, l’aria che si respira negli atenei è tesa e malmostosa”. E più avanti, tra l’altro, si afferma che “in mancanza di una vittoria simbolica per la democrazia nell’università, cresce il sospetto che la cooptazione (nelle commissioni per gli statuti, ndr) trasformerà i ricercatori no-Gelmini nei guardiani della riforma.”
       “Ben venga il nuovo statuto ma bisognava fare le elezioni”, intervento sul Tirreno e la Nazione del 18 febbraio 2011. Nell’intervento di Pasqualino Albi, del PD di Pisa, tra l’altro, si legge: “Spiace che si sia scelto di nominare i membri della commissione per designazione e non per via elettiva.” “La responsabilità di questa scelta non è da imputare solamente all’amministrazione, ma anche alla parte del corpo docente strutturato e non strutturato che non ha sostenuto con sufficiente forza l’istanza della scelta elettiva.”

5. Referendum abrogativo.
        A Bologna “I docenti preoccupati preparano un referendum abrogativo della legge Gelmini”. Per leggere l’articolo su Ustation cliccare qui.

6. Baroni e padroni.
        “Intellettuariato. Dopo l’approvazione della Legge “Gelmini” sull’Università, il punto sullo stato dell’analisi attorno ai tagli a Formazione e Ricerca”, intervento di Andrea Martocchia.
  

– 12 febbraio 2011

1. Abrogare l’Università o la Legge?
       a. Tutto bloccato
       b. Rettori-commissari
       c. A Palermo
2.Legge: la CRUI assente?
3.Universitas. DDL: “Cronaca di un’approvazione”
4.Dopo DDL da Palermo
5. Associati indisponibili
6. Schema DPR Regolamento delle abilitazioni
 

1.Abrogare l’Università o la Legge?

       I primi preannunciati effetti della Legge sull’Università sono sotto gli occhi di tutti: blocco di qualsiasi bando e commissariamento degli atenei con l’ANVUR e i Rettori.

       L’obiettivo finale dell’operazione è la consegna alle oligarchie accademico-economico-politiche locali degli Atenei, la maggior parte dei quali saranno emarginati o chiusi:  non a caso Fiorella Kostoris, che “viene data (da chi?, ndr) come probabile presidente dell’Anvur” sostiene, come la Confindustria e l’accademia che conta, che “nel nostro Paese la vera riforma sarebbe l’abolizione del valore legale del titolo di studio e la fine di ogni appiattimento burocratico”: “in Italia le differenziazioni di status qualitativo o di salario tra università sono inesistenti” (dal CorrierEconomiadel 24.1.11).

       Con la Legge si vuole completare l’opera di smantellamento dell’Università statale, cancellandone completamente l’autonomia e la democrazia. Un disegno politico-affaristico portato avanti nel nostro Paese dalla Confindustria e da un gruppo di ‘baroni di stato’ che da oltre un ventennio operano, servendosi di tutti i Partiti, per devastare gli Atenei: finta autonomia finanziaria e statutaria, svuotamento del CUN e rafforzamento della CRUI, finti concorsi locali, dequalificazione degli studi con il “3 + 2”, progressivo taglio dei finanziamenti, blocco del reclutamento e delle promozioni, espansione e allungamento del precariato, messa ad esaurimento del ruolo dei ricercatori, progressiva eliminazione del diritto allo studio. 

       L’alternativa a tutto questo è il rilancio di una protesta per contenere i danni della Legge, arrivare alla sua abrogazione e attuare un vera riforma democratica e condivisa dell’Università.

a. Tutto bloccato.

       Dottorati, assegni, reclutamento in ruolo, avanzamenti di carriera: tutto bloccato. La conseguenza immediata sarà/è l’espulsione di tanti giovani ed ex-giovani precari che svolgono un ruolo indispensabile nella ricerca e nella didattica. Nel frattempo si stanno sempre più svuotando i ruoli della docenza e contemporaneamente ci si lamenta che l’accademia italiana è la più vecchia del mondo!

      Insomma, una vera e propria desertificazione che sta riducendo la qualità e la quantità della didattica e della ricerca, con danni irreparabili per il Paese.

 b. Rettori-commissari.

            In un ‘vecchio’ documentodel 30 ottobre 2009 l’ANDU scriveva:

       “Il DDL sulla ‘governance’ ha l’obiettivo di COSTRINGERE gli Atenei a modificare, secondo una logica aziendalistica, il proprio assetto istituzionale per accentrare nelle mani del Rettore e del ristretto numero di componenti del nuovo Consiglio di Amministrazione (con almeno il 40% di esterni, ora almeno il 30%, ndr) TUTTA la gestione dell’Ateneo, oggi formalmente esercitata dal SA, dal CdA, dai Consigli di Facoltà e di Dipartimento” “Il modello che si vuole imporre è quello ‘dettato’ da anni dalla Confindustria e dalla ‘sua’ lobby trasversale costituita dalla Fondazione TreeLLLe. Un modello che è condiviso dal PD, in un clima bipartisan che da decenni caratterizza l’attività governativa e parlamentare sull’Università.”

      E più oltre: “L’obiettivo principale del DDL è quello di azzerare la partecipazione democratica nella gestione degli Atenei, trasformandoli in aziende simili alle ASL.”

       E ancora: “Per essere certi della ‘corretta’ applicazione della controriforma è previsto che a predisporre il nuovo statuto sia un “apposito organo” composto dal “rettore con funzioni di presidente, due rappresentanti degli studenti, sei designati dal senato accademico e sei dal consiglio di amministrazione”. In ogni caso il nuovo statuto sarà “adottato con delibere del senato accademico e del consiglio di amministrazione.” Tutto questo va nella direzione opposta alla formazione di un Organo costituente di Ateneo (p.e., composto da rappresentanze paritetiche direttamente elette da ordinari, associati, ricercatori, tecnico-amministrativi e studenti), un Organo indispensabile se si volessero affidare le decisioni sul nuovo assetto dell’Ateneo all’Ateneo stesso e non alla sua oligarchia.”

       Nonostante le intenzioni della legge, c’era e c’è ancora la possibilità di praticare, formalmente e sostanzialmente, una elaborazione delle modifiche statutarie in maniera democratica.

       Invece la stragrande maggioranza dei Rettori e dei ‘loro’ organi di Ateneo hanno ubbidito allo spirito della legge determinando una composizione delle Commissioni NON su basi elettive, creando così le premesse per modifiche statutarie in linea con gli obiettivi antidemocratici della stessa Legge

c. A Palermo.

        Pochissime le scelte di segno opposto, che dimostrano però, come nel caso di Palermo, che sarebbe stato/è possibile, pur nel rispetto della lettera della Legge, percorrere strade diverse. A Palermo la Commissione sarà composta da tre ordinari, tre associati, tre ricercatori e tre tecnico-amministrativi.  I nove docenti saranno scelti da una rosa di 29 eletti da 5 aree, con elettorato attivo e passivo comune per le tre fasce.  Per leggere l’avviso ufficiale del Rettore sulla composizione della Commissione cìliccare qui.

2.Legge: la CRUI assente?

            Giulio Peruzzi, in un intervento sul Corriere di Verona (“Riforma Gelmini: la debolezza dei rettori”), confrontando i comportamenti dell’ANCI e della CRUI nei riguardi del Governo, scrive: “Peccato che la Conferenza dei rettori delle università italiane non abbia dimostrato la stessa determinazione dell’Anci. E anche la stessa capacità di dimostrare responsabilità nei confronti del Paese e dei suoi cittadini, al di là di minuti interessi di bottega e al di là delle diverse opinioni in ambito politico. “

            Roberto Lagalla, rettore di Palermo, in una recente letteraal Presidente della CRUI, tra l’altro, rimarca come “il silenzio della CRUI – nel corso del vasto ed aspro dibattito apertosi in coincidenza con la fase finale dell’approvazione parlamentare della legge di riordino dell’Università – ha destato nell’opinione pubblica la percezione di una Conferenza ingessata e totalmente acquiescente al decisore politico.”

            Primo. Il federalismo fiscale non prevedeva il commissariamento dei comuni attraverso i sindaci, mentre il DDL prevedeva il commissariamento degli Atenei attraverso i Rettori.

            Secondo. Non è completamente vero che ci sia stato “il silenzio della CRUI”. E’ invece vero che l’Assemblea della CRUI e la stragrande maggioranza dei Rettori non si sono dissociati pubblicamente dalle dichiarazioni del Presidente della CRUI a totale sostegno del DDL. Queste ultime dichiarazioni sono state esibite sulla ‘grande’ stampa per destare nell’opinione pubblica la percezione di una Conferenza totalmente e attivamente d’accordo con il “decisore politico”, sottolineando così come la parte più ‘qualificata’ del mondo universitario sostenesse fortemente un provvedimento che è stato addirittura  definito “l’ultima spiaggia” per l’Università italiana.

            La verità è che solo da poco – tardivamente e ancora poco pubblicamente – si sta sviluppando una contestazione della gestione della CRUI dove emergono “decisioni e volontà predeterminate”, come denuncia il Rettore di Palermo, che scrive anche: “Non è forse senza ragione se, in alcuni Senati Accademici, vengano rivolte ai Rettori critiche, anche severe, in merito alla loro incidenza politica e capacità di rappresentanza all’interno della CRUI, con l’invito a rivedere la posizione e la stessa presenza di questi Atenei in seno alla Conferenza.” 

3.Universitas. DDL: “Cronaca di un’approvazione”.

            Sul n. 118del dicembre 2010 della Rivista “Universitas – studi e documentazione di vita universitaria”, sono riportate le posizioni di Palla, Decleva, Scarascia Mugnozza, Magni, Andu, Livi Bacci, Tocci, Gentili, Cnsu, Fuci, La Spina sull’approvazione del DDL sull’Università.

            Nel riportare a pag. 29 la posizione dell’ANDU (“Una voce contro”) la Rivista sottolinea che “l’ANDU ha perentoriamente combattuto il disegno di legge auspicandone in toni spesso aspri il ritiro da parte del Governo” e che “la polemica dell’ANDU si è anche rivolta in termini accesi nei confronti del PD.”

4.Dopo DDL da Palermo.

            Il recente documentodell’Assemblea dell’Ateneo di Palermo ripercorre la protesta contro il DDL e rilancia l’obiettivo “di una vera riforma, elaborata e condivisa democraticamente” e, in questa direzione, anche “un referendum abrogativo della legge” e “ricorsi di carattere amministrativo e di legittimità costituzionale”. Nel frattempo è necessaria l’“introduzione nei nuovi Statuti di elementi di riequilibrio”. 

 5. Associati indisponibili.

      Gli Associati di Lingue dell’Università di Pisa si dimettono dalle cariche: “non vediamo nessun motivo per continuare a prestare collaborazione volontaria al funzionamento operativo dell’istituzione.” “Il nostro esempio venga seguito a Pisa e in Italia, affinché ci si renda finalmente conto che l’Università non può continuare a funzionare con sempre minori risorse, energie ed entusiasmi.” Per leggere l’intera lettera cliccare qui.

6.  Schema DPR Regolamento abilitazioni.

          Schemadi decreto del Presidente della Repubblica recante regolamento per il conferimento dfell’abilitazione scientifica nazionale per l’accesso al ruolo dei professori universitari.

 

= 24 gennaio 2011

1.Statuti: rettori-padroni

2. ANVUR: aggiungi due posti

3. La CRUI discute “fuori tempo massimo”

4.“Giù le mani dallo stato giuridico”

5.Sulla valutazione degli Atenei

6.Registrato DM “Requisiti necessari dei corsi di studio”

 

1.Statuti: rettori-padroni.

            La Legge sull’Università ha come principale obiettivo quello di sopprimere l’autonomia dell’Università attraverso l’ANVUR e di eliminare la già poca democrazia negli Atenei, concentrando tutto il potere nel Rettore e nel ‘suo’ Consiglio di Amministrazione, dove entreranno i rappresentanti delle oligarchie politiche-economiche locali (Atenei-ASL).

            L’adeguamento degli Statuti a quanto prescritto dalla Legge è stato di fatto affidato dalla Legge stessa agli attuali Rettori, buona parte dei quali si è battuta per la sua approvazione.

            E in quasi tutti gli Atenei i Rettori si stanno dando da fare per ‘comporre’ la Commissione (che sarà presieduta dal Rettore) che formalmente dovrà elaborare il ‘nuovo’ Statuto. Questa Commissione formalmente dovrà essere votata dal Senato Accademico (presieduto dal Rettore) e dal Consiglio di Amministrazione (presieduto dal Rettore). E ad applicare il nuovo Statuto sarà lo stesso Rettore.

            In quale altro ordinamento al mondo la stessa persona è presidente dello ‘stato’, presidente degli organismi ‘parlamentari’ e presidente dell’organo ‘costituente’?  

            In alcuni Atenei si sta decidendo, nel rispetto formale della Legge, di fare esprime la Commissione per lo Statuto attraverso la votazione, assicurando che siano rappresentate tutte le categorie. A Trieste e a Palermo si sta operando in questa direzione.

           A TRIESTE una partecipata Assemblea convocata dal Rettore ha votato una mozione che prevede che “i 12 componenti su 15 della Commissione statuto, che secondo il testo di legge dovrebbero essere nominati dal Senato accademico e dal Consiglio di amministrazione, verranno invece preventivamente scelti con formula democratica, e cioè saranno votati dall’intero corpo docente, su singole e libere candidature. La designazione degli eletti verrà di seguito ratificata dai due organi di governo accademico, rispettando in tal senso il dettato di legge.” (dall’articolosul Piccolo “Statuto, parteciperà tutta l’università”).

            Il Rettore ha poi sottolineato che  “l’assemblea si è espressa, con voto che ha sfiorato l’unanimità, a favore dell’elezione, a suffragio universale, dei candidati componenti la commissione “costituente” che redigerà il testo dello statuto, supportata da competenze tecniche dell’amministrazione.” (dalla “Lettera del Rettore all’indomani dell’assemblea generale dell’ateneo”).

            A PALERMO, dopo  la sottoscrizione di una petizione già sottoscritta da oltre un terzo dei docenti, “il Rettore ha proposto che venga eletta una rosa di 42 docenti, tra cui SA e CdA sceglieranno 4 ordinari, 3 associati e 3 ricercatori (cui si aggiungerebbero due tecnici-amministrativi). I restanti 32 docenti costituiranno un Comitato Consultivo, chiamato a interagire con la Commissione Statuto durante le sue attività.” (da una Notadei Promotori della Petizione).      

2. ANVUR: aggiungi due posti.

            E’ stato composto il Direttivo dell’ANVUR, organismo spacciato come una l’Agenzia indipendente che valuterà il buono e il cattivo degli Atenei e che punirà gli arbitrii e gli sprechi.

            In realtà ci sarà “di fatto il commissariamento dell’Università per mezzo di una Autorità che difficilmente potrebbe rimanere impermeabile ai poteri forti accademico-politici, i quali hanno ampiamente e continuamente condizionato pesantemente le scelte ministeriali e parlamentari e controllato la stampa.” Questo abbiamo detto e scritto già nel febbraio 2006 quando Luciano Modica e Walter Tocci hanno presentato in Parlamento la ‘traduzione’ in DDL di quanto pre-scritto nel 2003 dalla confindustriale e trasversale “lobby trasparente” TreeLLLe (v. più sotto il punto 2 del messaggio dell’ANDU del 6 gennaio 2011).

            Già allora abbiamo sostenuto che la terzietà dell’Agenzia non ci sarebbe stata nemmeno se i suoi ‘dirigenti’ fossero venuti da Marte: l’accademia italiana che conta li avrebbe comunque ‘umanizzati’.

            Fatto il Direttivo, ecco i primi ‘inconvenienti’: “il ministro dell’Economia Giulio Tremonti ha telefonato alla Gelmini, criticandola per avere scelto professori troppo vicini alla sinistra” (dall’articolo “Voti alle università, lite sull’agenzia. Tremonti: sono tutti di sinistra” sul Corriere della Seradi ieri). Su questa materia Tremonti è poco attendibile avendo già mostrato di vedere ‘comunisti’ ovunque come quando è arrivato a definire “sovietici” perfino i  Rettori!

            Più ‘serie’ le preoccupazioni di “Enrico Decleva, presidente della Conferenza dei rettori e Magnifico della Statale di Milano”,  che si è lamentato che “mancano (nel Direttivo dell’ANVUR, ndr) rappresentanti del Sud e non sono coperte le aree umanistiche e giuridiche.” “Per questo Decleva ha chiesto al ministro di aggiungere all’Anvur altri due componenti.”

            Insomma, ‘aggiungi due posti a tavola’ per “coprire” il Sud e altre aree: ma l’ANVUR non doveva essere al di sopra degli interessi settoriali o ‘geografici’?

            E non proprio fuori dalla mischia è chi “viene data (da chi?, ndr) come probabile presidente dell’Anvur”: Fiorella Kostoris. Nell’intervista di oggi “Kostoris: ‘All’Italia serve un Marchionne stile Usa’” sul CorrierEconomia, la “probabile presidente dell’Anvur”, oltre a fornire la sua ricetta per fare uscire dalla crisi l’Italia, sostiene, come la Confindustria e l’accademia che conta, che “nel nostro Paese la vera riforma sarebbe l’abolizione del valore legale del titolo di studio e la fine di ogni appiattimento burocratico”: “in Italia le differenziazioni di status qualitativo o di salario tra universita’ sono inesistenti”. Cominciamo, anzi continuiamo, bene! 

3. La CRUI discute “fuori tempo massimo”.

            Nella seduta del 20 gennaio scorso nella CRUI “si è sviluppata una ampia discussione critica sul ruolo svolto dalla CRUI in rapporto all’approvazione della legge”. “Gran parte degli intervenuti hanno sostenuto che si sono ridotti gli spazi dell’autonomia universitaria.”

            In particolare, “il Rettore de La Sapienza Frati ha lamentato la compressione e l’umiliazione del Sistema universitario dopo l’approvazione della legge di riforma che limita l’autonomia dei singoli Atenei. Si tratterebbe per certi versi di un vero e proprio rischio di commissariamento e di una libertà vigilata nell’approvazione degli statuti.”

            “Il Rettore di Foggia Volpe ritiene che le nuove norme rischiano mettere a repentaglio il principio di autonomia delle Università”. E, tra l’altro, ha aggiunto: E’ stato sostenuto da più parti che la CRUI ha perso l’occasione di produrre un documento significativo nei giorni delle proteste dei ricercatori e degli studenti nel dicembre scorso, si è limitata a un confuso balbettio o ad una vera e propria afasia. Si è adagiata completamente sul DDL”.

            “Il Rettore Attilio Mastino (di Sassari, ndr) ha lamentato la debolezza della relazione introduttiva del Presidente che ha innestato un dibattito frammentato e improduttivo. L’impegno per definire un nuovo ruolo della Conferenza CRUI arriva forse fuori tempo massimo, perché non basta dire ora che si vuole cambiare passo e si vuole rendere la CRUI più rappresentativa, dopo l’approvazione della legge.”(da  un resocontoriportato nel sito del CNU).

4.“Giù le mani dallo stato giuridico”.

            Invitiamo a leggere l’intevento “Giù le mani dallo stato giuridico dei docenti universitari” di Fulvio Vassallo.

5.Sulla valutazione degli Atenei.

            Invitiamo a leggere l’intervento di Franco Di Quarto “C’è del metodo in questa follia”. Sulla questione della valutazione delle Università italiane Di Quarto è già intervenuto nel dicembre 2009 (“Università italiana: non e la peggiore, anzi …”).

6.Registrato DM “Requisiti necessari dei corsi di studio”.

            Il DM 17/10 è stato registrato dalla Corte dei Conti in data 20 gennaio 2011. Per leggere il testo del DM cliccare qui.

 

= 14 gennaio 2011

1. Statuti e oligarchie: a Palermo e Trieste
2. Decreti attuativi
3. CNR ministeriale
4.I nemici di Decleva

1. Statuti e oligarchie: a Palermo e Trieste.
        Sono sempre più visibili a tutti i contenuti e le conseguenze devastanti di una Legge che conclude la lunga marcia sull’Università della Confindustria e dell’accademia che conta.

      L’ANDU già nel marzo scorso, quando il DDL aveva cominciato il suo iter parlamentare, nel documento “DDL: la confisca dell’Università” aveva denunciato:
      “Considerando anche gli emendamenti presentati dal PD e dall’IDV, risultano ancora più evidenti la natura e le finalità dell’operazione bipartisan in corso in Parlamento: scardinare e confiscare il Sistema nazionale delle Università statali, assegnando a una ristretta oligarchia nazionale la gestione delle risorse pubbliche e alle oligarchie locali la gestione degli Atenei.”

       E poi, analizzando i punti principali del provvedimento, sull’adeguamento degli Statuti alla Legge si proponeva “la formazione di un Organo costituente di Ateneo (composto solo da rappresentanze paritetiche direttamente elette da ordinari, associati, ricercatori, tecnico-amministrativi e studenti)”.
       Ecco l’analisi, il commento e la proposta di allora:
 “L’Organo ‘costituente’ del Rettore
       Art.2 comma 6 (ora comma 5, v. testo della Legge): saranno di fatto gli attuali Rettori a modificare gli Statuti per adeguarli alla nuova Legge. Infatti le modifiche saranno predisposte da un organo presieduto dal Rettore e nominato da SA e CdA, entrambi presieduti dal Rettore, e approvate dagli stessi SA e CdA. Il Rettore, il SA e il CdA resteranno in carica fino alla costituzione dei nuovi Organi (art. 2 comma 10, ora comma 9) e, grazie ad un emendamento del Relatore, molti Rettori anche oltre: il ‘vecchio’ Rettore, di fatto, decide i nuovi poteri del ‘nuovo’ Rettore, che in molti casi sarà lui stesso anche per diversi anni.
       Insomma, per essere certi della ‘corretta’ applicazione della controriforma, si prevede che a predisporre e approvare il nuovo Statuto siano Organi presieduti (‘egemonizzati’) dal Rettore in carica, invece di prevedere la formazione di un Organo costituente di Ateneo (composto solo da rappresentanze paritetiche direttamente elette da ordinari, associati, ricercatori, tecnico-amministrativi e studenti); un Organo indispensabile se si volessero affidare le decisioni sul nuovo assetto dell’Ateneo all’Ateneo stesso e non alla sua ristretta oligarchia, la stessa che, in tanti casi, ha contribuito alla sua devastazione.”

       ‘Ovviamente’ la proposta dell’ANDU non è stata nemmeno presa in considerazione da tutti i gruppi parlamentari. Ma rimane in qualche modo ancora possibile proseguire la battaglia per contrastare la cancellazione della democrazia negli Atenei.

        In questa direzione l’Assemblea di Ateneo di Palermoha avanzato la richiesta agli Organi di Ateneo di una procedura elettiva per la composizionne della Commissione che dovrà elaborare-adattare lo Statuto ed è ora in corso la sottoscrizione di una petizione in tal senso.
      In questa stessa direzione si muove anche l’iniziativa del Rettore di Trieste che convocherà “un’assemblea generale di Ateneo”, nell’ambito di “un largo coinvolgimento della comunità universitaria, in tutte le sue componenti” (v. Comunicato).

2. Decreti attuativi.
        Segnaliamo il riassuntoelaborato da Paolo Gianni del CNU sui diversi decreti attuativi e relativi tempi previsti nella Legge.

 3. CNR ministeriale.
        Su Repubblica di oggi: “”Ricerca, le nomine le decido io” diktat della Gelmini, rivolta al Cnr”.

4.I nemici di Decleva.
        Segnaliamo, senza commenti, l’intervista a Enrico Decleva “La riforma non è ancora al riparo dai suoi nemici”.

 

= 6 gennaio 2011

1. Napolitano invece ha firmato e non solo
2. L’ANVUR in UK e in Italia
3.Il rettore Profumo e l’ANVUR
4.“Scacco alla Gelmini in cinque mosse”
5.Messaggio di fine anno degli studenti
6. Si danno i numeri: 68, 77, 90, 95, 08
7. Tagli all’Ateneo dell’Aquila
8.Testo della Legge
9. Proposta per una vera riforma

1. Napolitano invece ha firmato e non solo.
       Nel precedente messaggio dell’ANDU del 26 dicembre 2010 era scritto: “Il Presidente della Repubblica, giustamente, ha ricordato che non può entrare nel merito delle leggi.” Inoltre si sottolineavano i gravi vizi formali e gli evidenti vizi di incostituzionalità che avrebbero dovuto indurre il Presidente a rinviare alle Camere la Legge sull’Università.
       Invece il Presidente ha non solo promulgato la Legge, ma ne ha anche accompagnato la firma con una lettera‘politica’, che entra abbondantemente nel MERITO del provvedimento.
     Nella sua lettera il Presidente della Repubblica fa riferimento a diversi punti della Legge sui quali sollecita un intervento DOPO la sua promulgazione; punti che invece avrebbero richiesto una correzione PRIMA della promulgazione stessa.
      Il Presidente ha anche sottolineato la ‘validità’ di due ordini del giorno, fatto questo che accentua il carattere ‘politico’ della sua missiva, tenendo conto che normalmente il valore concreto degli ordini del giorno è nullo, trattandosi molto spesso di ‘contentini’ dati in cambio della non approvazione di emendamenti proposti.
     La numerosità dei punti di “criticità” indicati nella lettera del Presidente fa risaltare ancora di più quelli non menzionati: il ruolo dell’ANVUR e la composizione e i compiti dei Consigli di Amministrazione degli Atenei. Questi contenuti sono contrari alla Costituzione che garantisce l’autonomia dell’Università e la libertà di ricerca e di insegnamento.
     Assente anche un qualsiasi riferimento alla messa a esaurimento del ruolo dei ricercatori che comporterà l’aumento del rapporto docenti precari/docenti di ruolo e il prolungamento della durata del precariato, oltre all’espulsione dall’Università di quasi tutti gli attuali precari.
       Il Presidente, all’inizio del suo documento, ricorda che “l’attuazione della legge è del resto demandata a un elevato numero di provvedimenti, a mezzo di delega legislativa, di regolamenti governativi e di decreti ministeriali”.  Ma non è anche questo un grave vizio di incostituzionalità? Infatti l’art. 33 della  Costituzione recita: “Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato”. Leggi, NON provvedimenti delegati!
       Alla luce delle ‘omissioni’ del Presidente della Repubblica, risulta fondato quanto fatto dichiarare al ministro Gelmini: “Appare evidente dall’analisi dei punti rilevati che nessuno di essi tocca elementi portanti e qualificanti della legge”. E il Ministro, trionfante, ha aggiunto: “aver approvato la legge sull’università è un segnale positivo per il Paese perché dimostra che, seppur tra mille difficoltà, è possibile realizzare le riforme”.
        Tra le “mille difficoltà” non ci sono state certamente quelle poste dai Partiti e dai Gruppi parlamentari, divisi in favorevoli e finti contrari. Nessuna reale difficoltà è venuta da un Parlamento di nominati i cui Capi avevano da tempo aderito alle richieste della Confindustria presentando disegni di legge sull’ANVUR, sulla governance e sul reclutamento ‘sovrapponibili’ a quanto trasversalmente scritto dalla lobby confindustriale TreeLLLe già nel 2003.
        Le difficoltà sono venute ‘solo’ dal mondo universitario e in particolare, soprattutto nell’ultima fase, da un movimento studentesco grandioso per partecipazione e consapevolezza. Difficoltà irrisorie rispetto agli ordini provenienti dai poteri forti (con in testa la Confindustria e l’accademia che conta) che da sempre hanno dettato le leggi sull’Università.
       Questi poteri forti hanno portato a compimento il lavoro di oltre due decenni di demolizione dell’Università statale, coperto da una ‘opinione pubblica’ costituita soprattutto da opinionisti-professori che l’hanno fatta da padroni nella ‘grande’ stampa.
       Ma con questa ultima legge, per la ‘violenza’ dei suoi contenuti e dei metodi usati per imporla, hanno forse esagerato: forse hanno finalmente gettato le basi per una rivolta culturale e politica contro un potere famelico, arrogante e pasticcione; una rivolta che, se riuscirà a informare e a coinvolgere la vera opinione pubblica, potrebbe trasformare la ‘scontata’ sconfitta dell’Università in una vittoria anche per la democrazia nel nostro Paese.  
 
2. L’ANVUR in UK e in Italia.
       Luciano Modica e Walter Tocci, prima di presentare al Senato e alla Camera nel febbraio 2006 i due paralleli e uguali disegni di leggeper la istituzione di un’Agenzia di valutazione, hanno promosso diversi momenti di confronto nei quali è stata coinvolta anche l’ANDU. Il loro modello di riferimento era esplicitamente quello inglese.
       L’ANDU, nel confronto diretto (‘profetico’ l’interventoal Forum di Milano) e nei documenti di allora (quasi cinque anni fa!), sostenne che con l’istituzione dell’Agenzia “si realizzerebbe di fatto il commissariamento dell’Università per mezzo di una Autorità che difficilmente potrebbe rimanere impermeabile ai poteri forti accademico-politici, i quali hanno ampiamente e continuamente condizionato pesantemente le scelte ministeriali e parlamentari e controllato la stampa.” E ancora: “Con questa sorta di esternalizzazione dell’autonomia dell’Università, si concentrerebbe in poche mani l’immenso potere di gestione della politica e delle risorse nazionali per le Università.” “Si tratta dunque di un progetto che porterebbe all’asservimento dell’Università ai poteri forti dell’accademia. Questo progetto è contrario al dettato costituzionale che garantisce l’autonomia dell’Università” (dal documentodell’ANDU del 2 febbraio 2006). Tutti gli interventi al Forum di Milano del 2006 possono essere ascoltati/visti cliccando qui.
       L’ANVUR inglese, modello dei DDL Modica-Tocci, ha determinato che “le università britanniche, Oxford e Cambridge incluse, sono sotto assedio da parte di un sistema di controllo statale che sta erodendo la cosa da cui dipende la loro reputazione mondiale: il calibro della loro scholarship.” Questo ha riportato ieri Mario Ricciardi nel suo interventosul Riformista. E ha scritto ancora Ricciardi: “sempre più spesso accade che gli accademici britannici modulino i propri progetti di ricerca e le proprie pubblicazioni avendo in vista le scadenze dei Research Assessment da cui dipende il finanziamento pubblico. Così facendo, essi si adeguano alle pressioni del management delle università che – avendo il dovere di far quadrare i conti – è interessato soprattutto a risultati di breve periodo e scoraggia lavori che richiedono un impegno di diversi anni.” Ricciardi aggiunge che della “follia di applicare meccanicamente modelli costruiti per misurare la produzione di merci e servizi alla ricerca, non si è parlato e non si parla nel nostro paese.” In realtà ne ha parlato e tanto l’ANDU e ne parlano –  quanto basta – coloro che condividono e sostengono, anche su questa materia,  le ‘direttive’ della “Lobby trasparente” confindustriale TreeLLLe. Ne ha parlato ieri anche il rettore Profumo (v. il punto seguente).

3.Il rettore Profumo e l’ANVUR.
        Francesco Profumo, rettore del Politecnico di Torino, ieri sulla Stampaha elencato, apprezzandoli, i principali provvedimenti sull’Università: autonomia statutaria per “rendere (in prospettiva) gli atenei autonomi e responsabili”, autonomia finanziaria (“responsabilizzazione dei centri di spesa”), autonomia didattica, autonomia nel reclutamento dei docenti. Grazie a tutto questo “ALCUNE delle nostre università competono con maggiore energia in campo nazionale e internazionale.” Quanto di negativo accaduto nelle altre Università (“bilanci in rosso”, eccessivo “numero di corsi di laurea”, “troppe sedi decentrate”, troppi ordinari a scapito di posti per ricercatori) è dipeso “dall’assenza di un sistema di valutazione che responsabilizzi gli atenei”. “Finalmente nel 2008, su proposta del ministro Mussi (sottosegretario Luciano Modica, ndr), fu istituita (all’interno di una Finanziaria, ndr) la nuova Agenzia di valutazione.” “Ecco il tassello mancante dell’intero processo” con il quale “si aprirà una nuova stagione dell’università italiana.”
       Insomma, sembra sostenere Profumo, per vent’anni si è data autonomia agli Atenei ‘dimenticandosi’ di costituire lo strumento con il quale valutarla-controllarla.  Se così fosse non sarebbe ‘dimenticanza’ da poco da parte di quel gruppo di ‘grandi’ riformisti, che si sarebbero comportati da apprendisti stregoni, e che ora avrebbero deciso di porre rimedio a tutto il loro malfatto attraverso la ‘aslizzazione’ degli Atenei e la costituzione,”finalmente”, dello strumento di valutazione (l’ANVUR) che individuerà i buoni e i cattivi.
       In realtà le autonomie sono state tutte finte: l’autonomia statutaria per lasciare le cose come stavano (nei Senati Accademici è continuata la gestione ‘condominiale’ dei presidi), l’autonomia finanziaria per gestire la progressiva riduzione dei finanziamenti, il “3 + 2” per imporre l’inesistente Europa di allora e dequalificare l’insegnamento, i finti concorsi locali per accrescere il nepotismo. Francesco Profumo ha dimenticato di ricordare la legge che ha svuotato il CUN per rafforzare la CRUI.
       E ora, “finalmente”, l’ANVUR, il deus ex machina che, se ha prodotto in UK i sopradetti risultati, chissà che cosa combinerà in Italia.

4.“Scacco alla Gelmini in cinque mosse”.
        Invitiamo a leggere l’interventodi Gaetano Azzariti, Alberto Burgio, Alberto Lucarelli e Alfio Matropaolo sul Manifesto di ieri che analizza la Legge approvata, sottolineandone i contenuti più vistosamente incostituzionali. In conclusione alcune indicazioni per “disinnescare” la Legge stessa.

5.Messaggio di fine anno degli studenti.
       Gli studenti della ”Rete della conoscenza” mobilitati contro il DDL hanno pubblicato su Youtube il loro messaggio di fine anno.

6. Si danno i numeri: 68, 77, 90, 95, 08.
        Gli ‘analisti’ non smettono di interrogarsi sulla ‘vera’ natura del movimento degli studenti che si è opposto al DDL sull’Università. Fanno confronti con i precedenti movimenti, ma in realtà sono  preoccupati principalmente di assicurarsi e di rassicurare che il movimento NON è in realtà contro il DDL, ma è l’espressione di un “disaggio delle giovani generazioni; disagio per esprimere il quale la protesta contro la riforma universitaria ha rappresentato poco più che un PRETESTO.” Così scrive Sergio Luzzatto sul Sole 24-oredel 2 gennaio scorso. E per non lasciare dubbi sulla sua principale preoccupazione, Luzzatto scrive anche che “i movimenti studenteschi e giovanili che sono scesi nelle piazze contro il ministro Gelmini non hanno saputo riconoscere i singoli aspetti positivi della riforma universitaria.”
       Ancora una volta, la tesi è: il movimento ha certamente ‘buoni’ motivi per esistere (e lì giù con analisi e confronti ‘sociologici’), ma tra questi non vi è – non deve esserci – quello per cui è nato, cioè l’opposizione a una legge che demolisce l’Università statale e la consegna a un gruppo di potenti che ne fara’ scempio.
      Insomma, il movimento può occuparsi di tutto, ma non dell’Università, a meno che non riconosca “i singoli aspetti positivi della riforma universitaria”.
      La verità è che coloro che hanno da sempre operato impunemente contro l’Università sono stati colti con le dita nella marmellata da un movimento che ha perfettamente riconosciuti i contenuti devastanti della loro legge e ha vissuto in diretta i modi con i quali le leggi sull’Università vengono imposte.
      E il terrore di questi potenti è che il movimento continui ad occuparsi della propria Università. Sarebbe la prima volta, finalmente.

7. Tagli all’Ateneo dell’Aquila.
      Segnaliamo l’articolo“Tagli all’Ateneo, di Orio ricorre al Tar. Il rettore: impedirò questo scempio, è l’ennesima pugnalata alla città” e l’intervista “Così uccidono l’università, unica risorsa dell’Aquila”.

8.Testo della Legge.
        Per leggere il testo della Legge sull’Università approvata e promulgata e che sarà a giorni pubblicata sulla G.U. cliccare qui.

9. Proposta per una vera riforma.
       Nel momento in cui i contenuti e gli effetti della Legge appena approvata sono diventati drammaticamente più ‘visibili’, cresce l’esigenza di un progetto di una vera riforma che sia complessiva e puntuale. A partire da questo progetto sarà più ‘agevole’ fronteggiare la definizione ‘centrale’ della controriforma e la sua applicazione negli Atenei.
       In questa direzione riproponiamo quanto elaborato dall’ANDU. Sul governo del Sistema nazionale universitario e sul governo e l’organizzazione dei singoli Atenei si avanza una proposta puntuale basata sul principio di una gestione democratica, responsabile ed efficiente. Sulla docenza si propone il superamento del precariato e il reclutamento e la carriera nel ruolo unico basati esclusivamente sul merito e non sul nepotismo, il localismo e il clientelismo.
       Per leggere le proposte dell’ANDU cliccare qui.  

 

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Graziano
13 anni fa

lo schema di regolamento dell’idoneità è a dirla breve è banale. Si spendono meno soldi è più efficace se ogni singolo ateneo adotta come criterio scientifico il proprio catalogo d’Ateneo,e il curriculum del candidato .Un Responsabile amministrativo laureato in giurispudenza controlla se l candidato possiede tutti i parametri che il ministero adotta successivamente Il rettore approva l’elenco degli Idonei. l’imparzialità è morta da lungo tempo.