= 25 novembre 2011. Sul Secolo XIX di oggi: “CGIL, I LAVORATORI DELLA CULTURA AL RETTORE «TENGA DURO SULLA DEMOCRAZIA IN ATENEO»
= 22 novembre 2011. Sul Secolo XIX di oggi: “Il caso statuto. Cda non eletto, i docenti accusano il rettore”.
= “Corsi a rischio in cinque Facoltà”: articolo sulla Repubblica di Genova del 14 luglio 2010.
= Su Frati. “Da che pulpito predica Fra’ Luigi”: intervento di Mauro Barberis sul Secolo XIX dell’11 luglio 2010.
= “I professori con i ricercatori”: articolo su Repubblica di genova del 19.6.10.
= Mozione del CdF di Scienze del 27.5.10 contro il DDL.
= Articolo del 6 maggio 2010 su Repubblica di Genova.
= Articolo del 14 aprile 2010 su “la mobilitazione di allarga: anche i professori in campo”.
= Articolo del 13 aprile 2010 su “l’ateneo rischia il blocco”.
VALE LA PENA DI SALVARE QUESTA UNIVERSITA’?
di Sergio Morra dell’Università di Genova
Già. Peccato però che a Genova (almeno in alcune facoltà) ci siano anche i professori, ordinari e associati, che in consiglio di facoltà votano le mozioni contro il DDL Gelmini, contro la manovra Tremonti, a favore dell’agitazione, e poi nei corridoi fanno opera di organizzazione del crumiraggio, premendo sui ricercatori che hanno aderito all’agitazione perché abbassino la cresta e prendano i loro bravi affidamenti gratuiti.
Non so se questo significhi che certi colleghi siano segretamente favorevoli al DDL Gelmini e alla manovra Tremonti, o se invece siano semplicemente desiderosi di “farsi belli” come tutori dell’ordine costituito, capaci di imporre ai propri vassalli e sudditi l’obbedienza ai voleri del governo. Penso piuttosto la seconda ipotesi. C’è di che vergognarsi di appartenere alla categoria dei professori universitari e personalmente comincio a vergognarmene un po’. Mi pare che certi colleghi abbiano un’autonomia di pensiero e una indipendenza dall’autorità governativa paragonabili a quelle di un tenente colonnello dei carabinieri.
Ma non sarebbe poi una gran novità: già nel lontano 1931 il governo (allora presieduto dal duce Benito Mussolini) chiese ai professori universitari di giurare fedeltà al fascismo e circa il 99% dei colleghi di quel tempo giurarono. Oggi non giurano pubblicamente fedeltà a Gelmini e Tremonti, ma la praticano di nascosto. E non pochi ricercatori cedono alle pressioni. Ma se la nostra università è questa, vale ancora la pena di cercare di salvarla? Mi viene voglia di andarmene in pensione, di trasferirmi all’estero, di riciclarmi come pescatore di merluzzi, pur di non appartenere più alla vile categoria dei professori universitari.
Utilizziamo i cookie per essere sicuri che tu possa avere la migliore esperienza sul nostro sito. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all’uso dei cookie.AcceptRead More
Privacy & Cookies Policy
Privacy Overview
This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may affect your browsing experience.
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.
VALE LA PENA DI SALVARE QUESTA UNIVERSITA’?
di Sergio Morra dell’Università di Genova
Già. Peccato però che a Genova (almeno in alcune facoltà) ci siano anche i professori, ordinari e associati, che in consiglio di facoltà votano le mozioni contro il DDL Gelmini, contro la manovra Tremonti, a favore dell’agitazione, e poi nei corridoi fanno opera di organizzazione del crumiraggio, premendo sui ricercatori che hanno aderito all’agitazione perché abbassino la cresta e prendano i loro bravi affidamenti gratuiti.
Non so se questo significhi che certi colleghi siano segretamente favorevoli al DDL Gelmini e alla manovra Tremonti, o se invece siano semplicemente desiderosi di “farsi belli” come tutori dell’ordine costituito, capaci di imporre ai propri vassalli e sudditi l’obbedienza ai voleri del governo. Penso piuttosto la seconda ipotesi. C’è di che vergognarsi di appartenere alla categoria dei professori universitari e personalmente comincio a vergognarmene un po’. Mi pare che certi colleghi abbiano un’autonomia di pensiero e una indipendenza dall’autorità governativa paragonabili a quelle di un tenente colonnello dei carabinieri.
Ma non sarebbe poi una gran novità: già nel lontano 1931 il governo (allora presieduto dal duce Benito Mussolini) chiese ai professori universitari di giurare fedeltà al fascismo e circa il 99% dei colleghi di quel tempo giurarono. Oggi non giurano pubblicamente fedeltà a Gelmini e Tremonti, ma la praticano di nascosto. E non pochi ricercatori cedono alle pressioni. Ma se la nostra università è questa, vale ancora la pena di cercare di salvarla? Mi viene voglia di andarmene in pensione, di trasferirmi all’estero, di riciclarmi come pescatore di merluzzi, pur di non appartenere più alla vile categoria dei professori universitari.