DDL: Confindustria supporta e vigila

            Invitiamo a leggere la parte riguardante l’Università dell’intervento del Presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia, al Convegno di Parma del 10 aprile 2010 (v. sotto la trascrizione dal ‘video’ dell’intervento stesso). Il Presidente sostanzialmente ripete quanto precedentemente scritto sul Corriere della Sera dal Vice-presidente della Confindustria , la cui linea era stata prontamente apprezzata dal PD.

            Alcune brevi considerazioni:

  1. Viene il dubbio che il Presidente della Confindustria non abbia letto il DDL, come certamente non lo ha letto il Ministro. D’altronde a volte viene anche il dubbio che il DDL non sia stato letto nella sua interezza da coloro stessi che  lo hanno scritto e/o che hanno presentato emendamenti e/o che lo difendono (CRUI, opinionisti-accademici). Per non parlare poi della maggioranza dei giornalisti della ‘grande’ stampa che, quando ne parlano, spesso si limitano a ‘riscrivere’ comunicati e dichiarazioni ‘ufficiali’.
  2. Se il DDL “finalmente abbatte lo strapotere delle baronie dell’università che sono quelle che ammazzano la nostra università”, come mai la Conferenza dei Rettori  ha voluto e difende questo DDL? Evidentemente il Presidente della Confindustria non solo non ha letto il DDL che invece rafforza le “baronie dell’università”, ma evidentemente nemmeno sa che la ‘categoria’ dei Rettori, assieme agli altri accademici che contano, ha voluto e/o sostenuto le riforme che hanno “ammazzato la nostra università”: finta autonomia finanziaria, finta autonomia statutaria, controriforma del CUN, finti concorsi locali, devastante ‘riforma’ del “3 + 2”, espansione del precariato.
  3. Il fronte di coloro che stanno operando per confiscare l’Università pubblica, affidandone la liquidazione ai potenti gruppi accademico-politico-confindustriali (tanti Atenei-ASL all’interno di una ‘grande’ ASL nazionale), è vasto: Confindustria, CRUI, PD, PDL, IDV, ‘grande’ stampa. Allora non c’è più nulla da fare? Anche se in ritardo, la coscienza della posta in gioco e la protesta stanno crescendo nel mondo universitario: non si può assistere all’assassinio dell’Università che va invece riformata per renderla finalmente efficiente e democratica, senza più rettori-padroni, baronie e nepotismi, come da anni propone l’ANDU.

=====

 Trascrizione della parte riguardante l’Università dell’intervento svolto dal Presidente della Confindustria al Convegno di Parma del 10 aprile 2010.

 Dopo avere chiesto al Presidente del Consiglio lo stanziamento di almeno un miliardo ogni anno per i prossimi tre anni per la ricerca industriale, il Presidente della Confindustria ha aggiunto:  “L’università è molto importante per la ricerca e per la formazione del capitale umano. Do atto che il ministro Gelmini ha presentato una bella riforma dell’università. Noi l’abbiamo appoggiata. Questa è una riforma molto importante perché per la prima volta immette nell’università meccanismi di merito, di valutazione, di internazionalizzazione. Finalmente abbatte lo strapotere delle baronie dell’università che sono quelle che ammazzano la nostra università. Perciò noi dobbiamo appoggiare il ministro Gelmini. Però fai attenzione, Presidente, perché ci risulta che ci siano alcuni emendamenti (ma quali?, ndr) presentati in Parlamento che, se approvati, farebbero si’ che questa riforma innovativa venga annullata. Quindi vigiliamo. Una volta che si fa questa scelta di coraggio portiamola avanti fino in fondo. Noi ci siamo, la supportiamo.”

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Graziano
14 anni fa

Catania si allinea alla protesta

Facendo proprie le posizioni già espresse dai colleghi delle Università di Bari, Bologna, Cagliari,
Calabria, Firenze, Genova, Insubria, l’Aquila, Napoli Federico II, Napoli Partenope, Palermo,
Parma, Pisa, Roma Tor Vergata, Salento, Siena, Torino, Tuscia, Urbino, e tenendo conto dei
documenti prodotti dal CUN, Senati Accademici, Conferenze dei Presidi, Consigli di Facoltà,
Consigli di Corso di Studio e dalle Organizzazioni della Docenza, nonché della mozione approvata
all’unanimità dalla CRUI in data 25 Marzo 2010, i Ricercatori del Dipartimento di Fisica e
Astronomia e dell’Area 04 – Scienze della Terra dell’Università degli Studi di Catania firmatari del presente documento
DICHIARANO
– di ritirare la disponibilità a ricoprire incarichi didattici non obbligatori per legge per l’A.A.
2010/2011;
– di non esser disponibili ad esser inclusi negli elenchi dei docenti di riferimento e che
concorrono al raggiungimento dei requisiti minimi di legge per l’attivazione dei Corsi di
Laurea relativi ed affini alle Aree 02 e 04.
– di riconsiderare le posizioni sopra espresse solo se verranno apportate modifiche
significative al DdL N. 1905 Gelmini, finalizzate al raggiungimento delle legittime aspettative dei Ricercatori Universitari.

francesco di quarto
francesco di quarto
14 anni fa

PREZZO ‘ONESTO’, IDONEI SCELGANO LA SEDE, RETRIBUZIONE
di Francesco di Quarto dell’Università di Palermo

Credo che tre miliardi di euro (questa la richiesta confindustriale!) per uno spot pubblicitario a favore di una riforma che affama l’Universita’ pubblica sia tutto sommato un prezzo “onesto” per i due contraenti. In fondo abbiamo pagato solo 5 miliardi di euro per tenere il tricolore sulle carlinghe dell’Alitalia facendo finta di “salvare” duemilacinquecento posti di lavoro protetti, mentre non importa a nessuno dello stillicidio di ricercatori non protetti che vengono giornalmente licenziati in quanto cocopro! Forse bisognerebbe inviare alla Presidente della Confindustria i dati sul finanziamento alla ricerca da parte confindustriale (riportati in un precedente articolo sul sito ANDU).
Quanto alla meritocrazia e alla fine del localismo e/o nepotismo nei concorsi di ricercatore/professore continuo a non capire perche’ nessuno a sinistra, centro o destra raccoglie l’idea ANDU (modificandola come di seguito) che siano gli idonei nazionali a scegliere le sedi dove svolgere la attivita’ di insegnamento e ricerca (dopotutto il “first arrived first served” pare che funzioni per gli alberghi anche a cinque stelle e non capisco perche’ non debba funzionare per la Universita’ pubblica). Libere le sedi dopo un congruo numero di anni (4-5) di non promuovere, con parere motivato e votazione di facolta’, il ricercatore ad associato. Il meccanismo avrebbe il vantaggio di conservare il ruolo di ricercatore, come temporaneo nel migliore dei casi se tutti passano ad associato, abolirebbe la girandola di concorsi ad associato ed avvierebbe un meccanismo tipo tenure-track senza precarizzare o eliminare il ruolo di ricercatore. Questo meccanismo disinnescherebbe anche la giusta minaccia degli attuali ricercatori titolari di corsi di insegnamento i quali non si capisce perche’ debbano continuare a svolgere un compito ritenuto necessario ma non riconosciuto (economicamente) dalle Universita’ che non potrebbero funzionare senza il loro apporto didattico (resto in attesa di sapere quando i colleghi di Diritto del Lavoro si accorgeranno della violazione delle norme costituzionali in tema di retribuzione dei ricercatori e dei professori associati titolari di insegnamenti ed in possesso di idoneita’ nazionale a professore di prima o seconda fascia?)