Chiamata diretta e nepotismo dilagante

 1. Chiamata diretta e nepotismo dilagante

2. Attacco al Sapere

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1. Chiamata diretta e nepotismo dilagante

          Consigliamo la lettura dell’intervento di Lorenzo Fioramonti sul Manifesto del 21 febbraio 2010 soprattutto a quanti si ostinano a credere che si superi l’attuale nepotismo rendendo più lunga la condizione di precarietà prima dell’entrata in ruolo (dottorato, assegni, borse, contratti e ora anche ricercatore a tempo determinato) e rendendo ancora più locali (chiamata diretta, cioè in Italia cooptazione ancor più personale) gli attuali finti concorsi.

          Lorenzo Fioramonti descrive l’umiliante percorso accademico e umano di chi decide in Italia di tentare la carriera universitaria. Per vincere un concorso – che “in Italia vengono preconfezionati con un ‘nome e cognome’” – “devi essere sostenuto da qualcuno che conta. Un professore ordinario, meglio se uno di quelli potenti.” Vinto il finto concorso comincia “un graduale processo di asservimento nei confronti della gerarchia che ti ha ‘spinto’.” Con il DDL govervativo, con “meno soldi e chiamata diretta”, si avrà “una nuova fase di nepotismo dilagante.”

            Lo ripetiamo ancora: l’unico modo, in Italia, per debellare le piaghe del precariato e del nepotismo è quello prospettato dall’ANDU (v. punto 2 della PROPOSTA su docenza e concorsi universitari).

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 2. Attacco al Sapere

          Si segnala l’articolo di Vito Francesco Polcaro e Andrea Martocchia “Attacco al sapere. Dal neoliberismo degli anni 70 alla catastrofe Gelmini, i nodi sociali dietro l’attacco sferrato contro la cultura e contro la scienza”. L’articolo apparirà su L’Ernesto (www.lernesto.it) n.1 (gennaio-febbraio) 2010.

          Nell’articolo, a pag. 8, si evidenzia la “sostanziale convergenza ‘bipartisan’ e di Confindustria sulle linee-guida della ristrutturazione del settore. Il sistema “mercantile” dei “crediti formativi” è stato introdotto con la Legge Berlinguer del 1999; oggi lo stesso Berlinguer usa toni compiaciuti verso la Gelmini.Secondo il vicepresidente di Confindustria per l’Education (sic), Gianfelice Rocca, il decreto Gelmini è “un’occasione storica per i nostri atenei”. Le politiche dei governi in questo settore sono state di fatto dettate dai ministri dell’Economia – Tremonti e Padoa-Schioppa – ispirati al medesimo liberismo fatto di tagli nei servizi, compresa l’istruzione e la ricerca. Padoa Schioppa umiliò i pur timidi tentativi di ripresa che aveva promosso il ministro Mussi nell’era Prodi. Tanto per rimanere in area PD, più recentemente, il già senatore per il PDS-DS Franco De Benedetti – fratello del più noto Carlo – ad una conferenza pubblica ha chiesto esplicitamente la privatizzazione generalizzata delle università.”

         E’ però giusto ricordare che ‘l’esperimento Mussi’ ha dimostrato come la logica neoliberista-aziendalista dimori anche nella sinistra cosiddetta radicale. L’ANDU ha documentato le ‘esternazioni’ e le scelte del ministro Mussi, tutt’altro che alternative a quelle dei precedenti Governi. L’ha fatto subito (v. il documento del luglio 2006 “Dalla padella a Mussi?”) e man mano (v., per esempio, il documento del dicembre 2007 “Il ‘non ministro’ Mussi “).

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Giancarla Oteri
Giancarla Oteri
14 anni fa

NON COLTIVARE SOLO IL PROPRIO ORTO
di Giancarla Oteri dell’Università di Messina

Il problema non è chiamare il figlio o un qualsiasi parente ma è sapere se questo toglie il posto ad uno più meritevole o meno. Se non si comprende che il concetto è sempre lo stesso e vale a dire meritocratico “VERO” non costruito si commetterà l’errore di quelli che dicono che i figli dei professori universitari sono tutti degli incapaci, ma questo non è vero come non è vero che i figli di chichessia siano tutti meno capaci degli altri. In verità va risanata la società tutta che ha perso gran parte dei valori di riferimento morale, etico, religioso etc ed insegue un forsennato ideale di onnipotenza a favore di pochi e a discapito di moltissimi, assumendo gli atteggiamenti propri di qualunque associazione di stampo mafioso ove a prevalere è il senso di protezione della “famiglia” e non dell’umanità. Bisogna avere il coraggio di allargare gli orizzonti e non fossilizzarsi sulla coltivazione del proprio orto in modo tale che la creatività dia spazio a tutti anche secondo parametri diversi da quelli che i genitori tendono a programmare per i figli magari,così, facendone degli infelici che si sommeranno agli infelici dotati che vengono esclusi.
Ho già avuto modo di dire che, continuando di questo passo, frustrando gli ideali dei giovani disincentivandoli dal proseguire la strada secondo una dirittura morale, si creerà inevitabilmente un deserto assoluto! Noi siamo una catena e quando abbiamo spezzato un solo anello di essa abbiamo distrutto tutto. Giancarla Oteri

Francesco Musacchia
Francesco Musacchia
14 anni fa

DA BARI UN FILO DI SPERANZA?
di Francesco Musacchia dell’Università di Palermo

Accende un filo di speranza il rifiuto della facoltà di medicina di Bari di chiamare la figlia di un professore della stessa facoltà, che avrebbe prestato servizio nello stesso dipartimento del padre?
– “Bari, l’ateneo si ribella a parentopoli” su Repubblica del 23 febbraio 2010.
Cliccare:
http://www.stampa.cnr.it/RassegnaStampa/10-02/100223/Q30ZG.tif