PISA: Documento dell’Assemblea dei docenti dell’Ateneo

= Sulla situazione finanziaria dell’Ateneo di Pisa v. l’articolo sul Tirreno del 9 febbraio 2010

= Sulla decisione del Senato Accademico per i prepensionamenti anticipati v. gli articoli sul Tirreno e sulla Nazione del 10 febbraio 2010

= Riportiamo in calce un documento dei ricercatori della Normale che ha deciso di rottamare i ricercatori.

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DOCUMENTO APPROVATO L’11 FEBBRAIO 2010 DALL’ASSEMBLEA DEI DOCENTI DELL’UNIVERSITA’ DI PISA
convocata  da ADRUP-CNU, ANDU, FLC-CGIL, CISL-Universita’, UILPA-UR- AFAM

          L’Assemblea condivide le critiche al disegno di legge del Governo sull’Universita’ contenute nel documento delle Organizzazioni universitarie del 15 gennaio 2010 e, in particolare, la denuncia degli ingenti tagli che hanno già messo in ginocchio gli Atenei e che porterebbero a breve alla loro chiusura.
 Contro questa politica di smantellamento dell’Università pubblica occorre opporsi tempestivamente e con forza, con una protesta che deve vedere insieme tutte le componenti del mondo universitario. Spetta, in particolare, agli Organi rappresentativi, locali e nazionali, pronunciarsi contro un progetto che apporterebbe danni immensi e irreversibili al Paese e agli Studenti.
          Nell’ambito di una battaglia volta ad annullare i tagli e a richiedere risorse adeguate per una ricerca degna di questo nome e un insegnamento che assicuri agli studenti una preparazione dignitosa, è necessario che anche il nostro Ateneo riduca gli sprechi e valorizzi le risorse materiali e umane di cui dispone. In questa direzione è, in particolare, fondamentale assumere docenti in ruolo in misura tale da almeno compensare i pensionamenti recenti e futuri, rinunziando alla creazione di nuovo precariato.
         Rispetto alla recente decisione del Senato Accademico di invitare i docenti delle tre fasce ad un volontario prepensionamento, si ritiene che si tratti di una scelta che non può costituire certo una alternativa alla indispensabile abolizione dei tagli governativi e al finanziamento straordinario statale finalizzato soprattutto ad un adeguato reclutamento in ruolo.
          Rispetto a una  ipotesi di ‘rottamazione’ dei ricercatori con 40 anni di contributi, si esprime il più totale dissenso da una iniziativa che, all’interno di una logica perdente del far cassa a tutti i costi, è lesiva della dignità dei docenti e della qualità della funzione didattica e ricerca che questi svolgono ed hanno svolto alla pari delle altre fasce docenti. Sarebbe una scelta ingiusta che peraltro andrebbe nella direzione opposta a quella unità di tutti i docenti necessaria a far fronte al mortale attacco in corso contro l’Universita’ pubblica.
         L’Assemblea denuncia con forza il non rispetto da parte dell’Amministrazione il non rispetto del protocollo di intesa sindacale che prevede, tra l’altro,  la preventiva consultazione delle Organizzazioni per i problemi inerenti al personale.
         L’Assemblea tornerà a riunirsi venerdì 12 marzo 2010 alle ore 15.30

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ANCHE LA SCUOLA NORMALE VUOLE “ROTTAMARE” I RICERCATORI

I ricercatori universitari di ruolo della Classe di Lettere della Scuola Normale Superiore di Pisa, riunitisi in assemblea il 23 marzo 2010, associandosi alla protesta generale contro i recenti provvedimenti legislativi, hanno approvato il seguente documento.

Il 4 marzo 2010, il Collegio Accademico della Scuola Normale, con una decisione in contrasto con la linea fino ad allora sostenuta dalla Direzione, ha approvato la linea di indirizzo «di risolvere, a partire dal 1° novembre 2010 e con un preavviso di sei mesi, il rapporto di lavoro dei ricercatori universitari di ruolo in servizio presso la Scuola che hanno compiuto, o compiranno entro il 31 ottobre 2010, i quaranta anni di anzianità massima contributiva».

Le finalità dichiarate di tale linea di indirizzo sono: «l’esigenza di salvaguardare prioritariamente le questioni di interesse generale riconducibili all’alleggerimento del peso finanziario degli organici e la facilitazione dell’ingresso di giovani nella Scuola».

Le deroghe ai pensionamenti potrebbero essere concesse solo in base a «situazioni eccezionali riconducibili esclusivamente alle esigenze organizzative e funzionali collegate alla didattica e alla ricerca».

I ricercatori della Classe di Lettere dichiarano la loro contrarietà alla linea di indirizzo per le seguenti ragioni.

A) Per quanto riguarda le finalità, fanno notare:

            1) che il Collegio Accademico ha deliberato di estendere oltre i 70 anni la permanenza degli ordinari attraverso l’attivazione di contratti, in evidente conflitto con i conclamati criteri di contenimento della spesa;        

            2) che, come ha denunciato l’ANDU, nel decreto mille proroghe è previsto che gli Istituti a ordinamento speciale, tra i quali la Scuola Normale Superiore di Pisa, siano esonerati dall’obbligo di destinare i fondi “liberatisi” per i pensionamenti al bando di nuovi posti di ricercatore; 

            3) che l’attività di ricerca dei ricercatori universitari viene valutata dal Ministero ai fini dell’assegnazione di fondi. E che la Scuola Normale è tanto interessata a esibire a questi fini i risultati di tale attività da sollecitarne insistentemente l’indicazione agli Uffici.

B) Per quanto riguarda le deroghe ai pensionamenti, fanno notare:

1) che il criterio delle esigenze didattiche, privo com’è di parametri prefissati, dà spazio all’arbitrarietà più assoluta

2) che della ricerca non si guarda a contenuti e a risultati, ma esclusivamente alla fonte di finanziamento.

I ricercatori universitari di ruolo della Classe di Lettere sostengono:

            1) che la Scuola Normale esprime con questa scelta brutalmente contabile un implicito ma sostanziale disinteresse nei confronti dell’attività da loro svolta, in evidente contrasto con l’assetto e la funzione particolare di centro eminentemente dedicato alla ricerca che caratterizza la Scuola;

 

            2) che applicando tale linea di indirizzo, la Scuola Normale si alienerebbe ricercatori pienamente operosi, in attività svolte come coordinatori o come membri di gruppi di ricerca locali nazionali o internazionali, come organizzatori di convegni nazionali e internazionali, come autori di lavori scientifici. Si verrebbero così a interrompere attività di ricerca personali o anche di gruppo, programmate e finanziate dalla Scuola medesima, e che coinvolgono docenti e ricercatori di altre sedi universitarie;

            3) che la linea di indirizzo approvata nel Collegio Accademico è stata disposta con rapidità fulminea, senza la consultazione preventiva degli interessati, in contrasto con un pluridecennale rinvio di decisioni circa la carriera dei ricercatori universitari della Scuola, che ha di fatto precluso le loro possibilità di progressione e li ha gravemente danneggiati sul piano professionale e su quello economico. Per di più, tale fulminea decisione è stata assunta in un momento in cui non solo l’interpretazione della norma è ancora in discussione, ma altre Università italiane stanno riesaminando analoghe decisioni prese;

            4) che tale linea di indirizzo, qualora venisse applicata, risulterebbe particolarmente lesiva dei loro diritti: non comporterebbe infatti, come accade in altre sedi universitarie, un prepensionamento volontario proposto alle tre categorie dei professori universitari, ma un pensionamento coattivo imposto esclusivamente alla terza fascia di essi.

Tanto più gravi appaiono le decisioni del Collegio Accademico, se confrontate con le recenti delibere del Senato Accademico dell’Università di Pisa, il quale ha previsto, ad oggi:

– che il prepensionamento sia volontario, sia pure entro un termine prestabilito;

– che si applichi indistintamente a professori ordinari, associati e ricercatori di ruolo;

– che a coloro che vi aderiscano siano concessi incentivi economici e sia consentito di continuare le ricerche intraprese e di avvalersi degli spazi e delle attrezzature universitarie.

Con l’applicazione della linea di indirizzo approvata nel Collegio Accademico, la Scuola Normale creerebbe, nell’ambito di due istituzioni della medesima città, che sono legate da rapporti di collaborazione sul piano della ricerca scientifica e della didattica, una grave disparità di trattamento tra figure di ricercatori di ruolo che hanno il medesimo stato giuridico.

I ricercatori di ruolo della Classe di Lettere della Scuola Normale Superiore affermano dunque la decisa volontà di contrastare questa linea di indirizzo e qualsiasi tentativo concreto di darle applicazione, attraverso azioni di opposizione e di protesta, compreso il ricorso alle  opportune iniziative legali.

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Giancarla Oteri
Giancarla Oteri
14 anni fa

Cosa possiamo fare per intervenire tempestivamente e con forza?