PER UNA UNIVERSITA’ DEMOCRATICA

LA PROPOSTA DELL’ANDU

  1. GOVERNO DEL SISTEMA NAZIONALE E ORGANIZZAZIONE DEGLI ATENEI
  2. DOCENZA E CONCORSI UNIVERSITARI

1. GOVERNO DEL SISTEMA NAZIONALE E ORGANIZZAZIONE DEGLI ATENEI

– Autonomia del Sistema nazionale degli Atenei

Occorre prevedere un unico Organo di autogoverno del Sistema nazionale delle Università direttamente eletto da tutte le componenti (docenti, tecnico-amministrativi, studenti) del mondo universitario, con una rappresentanza non frammentata (5 o 6 aree equivalenti) e non corporativa (elettorato attivo e passivo comuni) delle tre fasce della docenza.
Alle Conferenze nazionali dei Rettori, dei Direttori di Dipartimento e dei Presidenti dei Corso di Studi dovrebbero essere riconosciuti specifici ruoli.

– Organizzazione degli Atenei

PremessaLa riforma proposta dall’ANDU si basa sulla previsione, per la prima volta nell’Università italiana, di un gestione democratica degli Atenei attraverso un Organismo i cui componenti siano tutti direttamente eletti da tutte le categorie e che abbia poteri effettivi, riducendo quelli del Rettore. E’ proprio l’assenza di un Organo collegiale di Ateneo, democratico e realmente responsabile, che ha finora impedito una gestione rispettosa degli interessi generali dell’Università e della Società.

  1. Il Rettore deve essere eletto da tutti i docenti (professori e ricercatori), con una consistente partecipazione dei tecnico-amministrativi e degli studenti.
  2. Il Senato Accademico e il Consiglio di Amministrazione dovrebbero essere sostituiti da un “Consiglio di Ateneo” i cui componenti dovrebbero essere tutti direttamente eletti, con una rappresentanza dei docenti non frammentata e non corporativa. Il Consiglio di Ateneo dovrebbe eleggere al suo interno un Presidente.
  3. Potrebbe essere previsto un Organo di gestione (un “Esecutivo di Ateneo“), eletto dal Consiglio di Ateneo, da affiancare al Rettore.
  4. Il Rettore e tutti i componenti del Consiglio di Ateneo devono essere interni all’Ateneo stesso. Negli Atenei dovrebbero essere previsti specifici ruoli per i Collegi dei Presidi, dei Direttori di Dipartimento e dei Presidenti dei Consigli di Corso di Studio.
  5. Le strutture portanti dell’Ateneo devono diventare i Consigli di Corso di Studi per la didattica e i Dipartimenti per la ricerca. Nei Dipartimenti, rivedendone i criteri di formazione e le dimensioni, si dovrebbero ‘incardinare’ i docenti, togliendo ai Consigli di Facoltà la ‘gestione’ dei posti e assegnando loro compiti di coordinamento dei Corsi di Studio.
  6. La composizione e i compiti delle strutture degli Atenei devono essere normati dalla legge.

2. DOCENZA E CONCORSI UNIVERSITARI

PremessaCon la riforma proposta dall’ANDU si può porre veramente e immediatamente fine al precariato e al nepotismo accademico, consentendo finalmente ai docenti di qualsiasi livello di svolgere più liberamente, più proficuamente e più serenamente l’attività di ricerca e di insegnamento. Si sottolinea inoltre che l’introduzione dei concorsi nazionali per l’ingresso nella terza fascia della docenza (dal 1980 il ruolo dei ricercatori) rappresenterebbe una novità assoluta per l’Università italiana: per la prima volta ci sarebbero concorsi veramente nazionali, totalmente sganciati dal ‘maestro’ che ha ‘allevato’ il suo allievo e che ritiene di avere il diritto-dovere di farlo entrare in ruolo e di fargli fare carriera. .

  1. Stato giuridico nazionale dei docenti collocati in un ruolo unico, articolato in tre fasce con uguali mansioni e uguale regime pensionistico.
  2. Ingresso (v. specificazioni sotto) nel ruolo docente per concorso nazionale (prevalentemente nella terza fascia) e passaggio di fascia per idoneità nazionale individuale (a numero aperto), con immediato e pieno riconoscimento della nuova qualifica, senza l’ulteriore chiamata dell’Ateneo dove il docente già lavora e continuerà a lavorare.
  3. Per il passaggio di fascia e’ indispensabile prevedere uno specifico budget nazionale per i connessi incrementi stipendiali.
  4. Le commissioni nazionali, per i concorsi e per i passaggi, devono essere interamente sorteggiate.
  5. Distinzione tra tempo pieno e tempo definito con esclusione per docenti a tempo definito dalle cariche accademiche e dalle commissioni concorsuali.
  6. Periodo pre-ruolo massimo di 3 anni in un’unica figura definita da una legge che preveda adeguata retribuzione, diritti (malattia, maternità, ferie, contributi pensionistici) e libertà di ricerca, con un numero di posti rapportato a quello degli sbocchi nel ruolo della docenza.
  7. Bando a partire da subito, su nuovi specifici e aggiuntivi fondi statali, di almeno 20.000 posti di terza fascia, con cancellazione dell’attuale giungla di figure precarie.
  8. Passaggio, a domanda,  degli attuali ricercatori di ruolo nella terza fascia del ruolo unico di professore, prevedendo l’accesso ai fondi di ricerca anche per i professori di terza fascia non confermati.

– Specificazioni sul reclutamento

  1. I concorsi per i posti nella fascia iniziale della docenza (terza fascia) devono essere espletati a livello nazionale, ‘concentrando’, con cadenza certa, i posti banditi in autonomia dai vari Atenei su fondi propri e/o ministeriali.
  2. La scelta dei vincitori deve essere fatta da una commissione nazionale composta solo da professori direttamente sorteggiati, escludendo quelli degli Atenei che hanno bandito i posti e prevedendo non più di un componente appartenente a una stessa sede.
  3. Si potrebbe prevedere una graduatoria dei vincitori dei concorsi nazionali per il reclutamento, facendo scegliere ai vincitori stessi, seguendo l’ordine della graduatoria, la sede tra quelle che hanno bandito o hanno avuto assegnati i posti
  4. Ai candidati devono essere adeguatamente riconosciuti i periodi di attività didattica e scientifica svolti a qualsiasi titolo: dottorato, assegni, borse, incarichi, ecc.
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CARLA
CARLA
12 anni fa

Perchè terza fascia? I Ricercatori che hanno svolto un ruolo di docenza per più di sei anni, e perciò considerati all’altezza di coprire il ruolo di docente dalle facoltà e dagli studenti, perchè non hanno il diritto di accedere alla seconda fascia? Quale facoltà chiamerà in seconda fascia un docente che può pagare meno mantenendolo nella terza fascia? L’ANDU dovrebbe capire che abbiamo aspettato e aspettiamo da molte tempo, troppo tempo i concorsi in seconda fascia, molti di noi li hanno anche sostenuti, ma non era il loro momento! Capite non era il loro momento!!!! Allora la terza fascia serve solo a farci screditare come docenti di terzo livello. Sarebbe più dignitoso mantenere le due fasce dando ai ricercatori a tempo indeterminato che hanno già svolto regolare docenza (per affidamento o supplenza, ovvero corsi completi e non solo integrativi) da almeno sei anni la possibilità di accedere direttamente alla seconda fascia. Capisco che la terza fascia serve solo a giustificare uno stipendio inferiore, ma sarebbe per noi meno screditante mantenere lo stesso stipendio da ricercatore ed avere quella dignità di ruolo che per troppo tempo ci è stata negata. Che si “scervellino” per una soluzione legale che ci consenta senza ulteriori indugi a far parte di una categoria il cui ruolo ricopriamo da tempo!!!!

francesca valensise
francesca valensise
12 anni fa

Bene la proposta ANDU. Concordo con Elena Rubei e Ritengo importantissima la valutazione dell’attività di ricerca, docenza a contratto,etc., dopo un dottorato di ricerca che ci ha praticemente lasciati .
Importantissima l’esclusione dell’Ateneo di provenienza: ne abbiamo . Infine, la commissione di ordinari, garantisce, o almeno dovrebbe, un equivalente rapporto di “forza” che nel precedente assetto di ricercatore-associato-ricercatore era inevitabilmente subordinato alla decisione dell’ordinario/maestro, capace di imporre perfette nullità con la sola qualifica di esserne i magari legati da parentele trasversali o schifezze simili.

Elena Rubei
Elena Rubei
14 anni fa

La proposta dell’ANDU mi piace MOLTISSIMO. L’unica cosa che mi lascia perplessa e’ il fatto che l’abilitazione sia a numero aperto:
si rischia che in alcuni settori “meno seri” l’abilitazione venga data a tutti o quasi… (anche con la Berlinguer non tutti i settori e sottosettori si sono comportati nello stesso modo: c’e’ chi ha fatto una marea di concorsi e quindi di idonei, chi e’ stato piu’ equilibrato…; vedo che per esempio fra i vari sottosettori della matemetica c’e’ stata molta differenza..)

Inoltre il fatto di mettere l’abilitazione a numero aperto mi sembra anche un po’ in contrasto, dal punto di vista pratico, con l’esistenza (che trovo sacrosanta) di un fondo ministeriale per le promozioni. Come fa il ministero a sapere quanti soldi deve metterci se il numero delle abilitazioni non e’ fissato?

Io la metterei a numero chiuso e secondo me si deve tener conto della numerosita’ del settere ma anche della struttura piu’ o meno a piramide o piramide rovesciata, consentendo un po’ piu abilitati se la struttura e’ abbastanza piramidale un po’ meno se e’ a piramide rovesciata…

Graziano
Graziano
14 anni fa

La green economy è un arcipelago di cui non è facilissimo definire i confini. Essa cerca di coniugare l’esigenza di ridurre le emissioni di gas serra con la creazione di nuove opportunità di business e la domanda di prodotti con caratteristiche di sostenibilità radicalmente diverse rispetto al passato, basata sulle tecnologie rinnovabili, sostitutiva dei combustibili fossili.Il risparmio energetico che scaturisce è il miglioramento dell’efficienza.
Tale tecnologia investe settori tradizionali come la produzione di automobili, con la forte riduzione nelle emissioni di anidride carbonica, l’introduzione di combustibili alternativi , la ricerca sull’idrogeno, la diffusione delle auto elettriche.
Le nuove opportunità di business verde stanno già generando nuovi posti di lavoro (siamo a 3,5 milioni solo in Europa) e tutti gli osservatori ritengono che questa tendenza potrà incidere positivamente sull’economia mondiale.
In questo clima si rincorrono cifre e previsioni spesso non verificate e non verificabili. Esistono però due dati inoppugnabili.
-Innanzitutto una domanda crescente di beni e servizi sostenibili, che si abbina all’ingente investimento di aziende e istituzioni nella lotta al global warming. Questo fa della Green Economy uno dei pochi comparti sostanzialmente immuni dalla crisi economica.
-Il secondo punto riguarda la consapevolezza del sistema politico, sociale, industriale e intelletuale, che La Green Economy è l’unico modello praticabile per lo sviluppo dei prossimi venti anni, è una priorità di tutti, dall’Enea fino a centri Ispra della Commissione Europea .
Le domande che bisogna porsi sono semplici: può esistere una green economy senza l’industria? senza innovazione? senza formazione universitaria? Può esistere una green economy senza cultura? La risposta è decisamente no,semmai è dall’unione di queste spinte che dobbiamo ripartire.
I giovani e i laureati sono i più consapevoli del ruolo e della funzione della formazione, ritengono necessario integrare economia con ambiente, soprattutto investendo nelle tecnologie. L’ecologia viene quindi percepita come un valore proprio del vissuto comune. C’è una sensibilità già spiccata su cui lavorare ma molto resta ancora da fare. E soprattutto bisogna lavorare per far sì che le scelte eco-compatibili siano sempre più compatibili sia con i bilanci aziendali che quelli familiari.
Tuttavia, questo settore è ancora caratterizzato da una dimensione delle imprese molto piccola .
Lo sforzo in cui il settore pubblico può giocare un ruolo, è quello di aggregare le competenze e accettare fino in fondo la sfida, diventando innovatori .
Il sogno verde che sta attraversando l’economia mondiale fiaccata dalla recessione, insomma, non è un’ipotesi ma una realtà che genera profitti. E’ dovere dell’università star vicino alle industrie del settore e metterle nelle condizioni di crescere e svilupparsi.

paolo manzelli
14 anni fa

Progetto sulla Incubazione RICERCA ed IMPRESA di III* GENERAZIONE .
Firenze 14 GIU/2010 c/o IUF Polo-Sci.Sesto. Fno.

Il problema dei rapporti Universita /Impresa nel quadro degli sviluppi della crisi strutturale contemporanea , non risiede unicamente nel trasferimento tecnologico ne’ soltanto in attivita di incubazione di nuova impresa , tipo la creazione di spin off, che sono da considerarsi realizzazioni particolari rispetto alla esigenza generale di attivare una piu completa e complessa strategia di passaggio tra la societa industriale e la societa della conoscenza condivisa.
Quest’ultima complessa transizione necessita di favorire una stretta cooperazione progettuale tra ricerca e impresa per il cambiamento cognitivo ed economico integrato finalizzato alla dimensione sociale ed economica innovativa della Green Economy.
Per dare risposta ad una tale situazione di cambiamento epocale innanzitutto diviene necessaria una formazione manageriale per la condivisione di conoscenze tra impresa e ricerca ottenibile da un efficiente sistema collaborativo a rete.

Questa prospettiva che trovi delineata nel mio intervento al Convegno del 14/GIU/10 a Firenze presso lo IUF e’ quanto a mio avviso potrebbe essere di interesse per realizzare un Corso/ovvero un Progetto di Formazione innovativa fatto in collaborazione tra EGOCREANET ed il CERES ed altri partners. Vedi in http://www.edscuola.it/lre.html. Paolo Manzelli 10/06/10

trackback
14 anni fa

[…] = AGGIORNAMENTO del 19.4.10:  segnaliamo il documento dell’Associazione Venti Maggio che propone il ruolo unico della docenza in tre fasce. Su questa stessa tematica ricordiamo la Proposta dell’ANDU. […]

Miriam Del Salto
Miriam Del Salto
14 anni fa

COSA FARA’ L’ANVUR? E BASTA SLOGAN
di Miriam Del Salto

Caro Degli Esposti,
a parte l’esauriente ed ineccepibile risposta dell’ANDU, ancora non ci ha fornito risposte su cosa dovrebbe essere, al di là delle vuote parole, questa “chiamata diretta responsabile”. Ora sappiamo che di questo controllo ex-post dovrebbe occuparsi l’ANVUR, ma questo lo si poteva dare abbastanza per scontato. I punti sono: quali parametri utilizzerà l’ANVUR? Cosa accadrà ai dipartimenti che avranno scelto candidati inadeguati? E ai singoli cooptatori che si sono resi responsabili della scelta sbagliata? E al cooptato? Come si capirà se il cooptato X, pur essendo magari adeguato al ruolo, lo è meno dello scartato B molto più valido e capace?

Non penso che si possa pensare di fare politica seriamente lanciando slogan, parole d’ordine e forme completamente vuoti, tanto per sentirsi molto “international”.

Mauro Degli Esposti
14 anni fa

TUTTO DIPENDE DALL’ANVUR. COSA NE PENSA L’ANDU?
di Mauro Degli Esposti

(Degli Esposti chiede cosa ne pensa l’ANDU dell’ANVUR. Abbiamo tante volte scritto sull’Agenzia di valutazione. Più recentemente sull’ANVUR e sulla “chiamata diretta” abbiamo scritto commentando le posizioni dell’on. Tocci.
Cliccare:
https://www.andu-universita.it/2010/01/04/tocci-pd/
In particolare abbiamo scritto:
“Usando le parole di Tocci, basterebbe conoscere un po’ il mondo accademico per sapere che l’accademia italiana utilizzerebbe la totale libertà concessagli per fare di tutto e di più sul piano del nepotismo e dell’uso privatistico delle risorse pubbliche. Una devastazione annunciata che non sarebbe certo evitata dalla minaccia di essere puniti sulla base di una “valutazione” tutta da definire (organo, compiti, modalità) e i cui risultati non potranno che aversi dopo diversi anni dai misfatti commessi, sapendo che comunque le eventuali sanzioni riguarderanno le strutture, non certo i singoli ‘colpevoli’. L’Organo nazionale di valutazione, una sorta di angelo vendicatore, CERTAMENTE cadrebbe sotto il controllo (se non direttamente gestito) di quelle “lobbies accademiche, da sempre abituate a operare sulla scala nazionale”, di cui scrive lo stesso Tocci: i componenti di questo Organo non verrebbero da Marte, ma anche se così fosse l’Accademia italiana che conta sarebbe in grado di ‘umanizzarli’, adattandoli alle proprie esigenze.”)
==============

Cara Miriam Del Salto,
vedo che mi mette insieme al Sen. Quagliarello e il ministro Gelmini riguardo a questo tema. Non conosco esattamente l’opinione del ministro al riguardo, ma il suo ddl. 1905 in esame al Senato e’ veramente molto distante dal principio della chiamata diretta responsabile, richiamato invece (seppur vagamente, I agree) dal Sen. Quagliariello. Da parte mia sottolineo l’entrata in vigore dell’agenzia ANVUR, che il decreto milleproroghe appena firmato ha stabilito debba entrare in funzione entro il 30 giugno. In linea di principio, i meccanismi di controllo ex-post delle assunzioni e delle politiche accademiche dei vari atenei spetteranno all’ANVUR. Questo potrebbe egualmente valere se il reclutamento dei docenti si facesse per chiamata diretta responsabile, invece che per concorsi nazionali piu’ o meno complessi. Chiaro che dipende da chi e come verra’ gestita l’ANVUR, soprattutto in termini di terzeita’ rispetto agli interessi accademici (tutelati dal CUN e dalla CRUI, tra l’altro) ed al ministero stesso. Cosa ne pensa l’ANDU della terzeita’ e gestione dell’ANVUR che verra’?

Miriam Del Salto
Miriam Del Salto
14 anni fa

COSA E’ LA “CHIAMATA DIRETTA RESPONSABILE”?
di Miriam Del Salto

Caro Degli Esposti,

bisognerebbe abbandonare questo modo un po’ naif di fare politica universitaria e andare oltre gli slogan che a lei, Quagliarello e la Gelmini piace tanto.
Parlate di “chiamata diretta responsabile”, la Gelmini scrive di “valutazione ex-post delle assunzioni”, peccato che nessuno di voi spieghi come tutto ciò debba funzionare. Non delineate mai uno straccio di meccanismo credibile che mostri come tradurre in pratica le vostre parole d’ordine. Siamo al paradosso che perfino in un disegno di legge la “valutazione ex-post delle assunzioni”, come giustamente rimarcato dall’associazione venti maggio nel loro documento dei mesi scorsi, è introdotta in questa maniera: “Il Governo è delegato ad adottare .. uno o più decreti legislativi finalizzati a riformare il sistema
universitario per il raggiungimento dei seguenti obiettivi: d) introduzione di un sistema di valutazione ex post delle politiche di reclutamento degli atenei”. Ma che significa? Così siamo buoni tutti. Spiegate, come la maturità politica imporrebbe, in che modo queste cose dovrebbero essere introdotte. Fare leggi è una cosa seria, mica come scrivere volantini. Su questo fareste bene a prendere ripetizioni dall’ANDU.
ì

Mauro Degli Esposti
14 anni fa

CONCORSI: QUAGLIARELLO MEGLIO DELL’ANDU
di Mauro Degli Esposti

Ho letto la proposta di ANDU del reclutamento dei docenti universitari, che non conoscevo. Mi son venuti in mente i concorsi nazionali che feci anch’io agli inizio anni ’90, con commissioni ‘sorteggiate’ ma regolarmente manipolate dalle ‘scuole’. Questo metodo dei concorsi nazionali fu talmente screditato da scandali vari che poi fu cambiato con la idoneita’ seguita da concorsi a controllo locale – che adesso non sembra piu’ piacere a nessuno. Francamente non credo che la proposta ANDU, con tutti gli aspetti TEORICAMENTE positivi, possa risolvere il problema della selezione del personale docente, che solo in Italia rimane fuori dagli schemi internazionali. Per esempio in UK fuziona un sistema che equivale alla ‘chiamata diretta responsabile’, recentemente riproposta dal Prof. e Sen. Gaetano Quagliarello. Perche’ l’ANDU non ne considera l’applicazione per riformare sistema universitario italiano?

alberto sartocchi
alberto sartocchi
14 anni fa

VINCA IL MIGLIORE, CIOE’ IL PRESTABILITO
di Alberto Sartocchi dell’Università di Venezia

Mi dispiace, ma non sono affatto d’accordo sul commento “Vinca il migliore, ma specialista”. Purtroppo questi discorsi, tanto affascinanti sulla carta, finiscono inevitabilmente per favorire i peggiori costumi dell’università italiana. In un sistema nel quale una percentuale stratosferica di concorsi finisce con la vittoria del candidato stabilito già prima che l’ateneo pubblicasse il bando, creare distinguo tra migliori e specialisti non fa altro che fornire poderosi alibi e fantastiche autoassoluzioni a chi si rende responsabile di comportamenti riprovevoli. Prima introdurre trasparenza e merito nei concorsi, poi pensare al problema delle specializzazioni. L’ordine inverso finisce solo per favorire la perpetuazione di abitudini delle quali nessuno dovrebbe sentire il bisogno.

fini carla
fini carla
14 anni fa

NEPOTISMO E DINTORNI
di Carla Fini dell’Università di Roma 3

Sarebbe il caso che dopo aver tanto lavorato e pubblicato novità ed effettive scoperte ci dessero la possibilità, come propone l’ANDU, di passare alla fascia superiore, del resto i meriti di ciascuno, qualora ci sono parlano da soli, come si sa che la maggior parte dei colleghi, sono andati avanti solo per nepotismo e dintorni.
Simone Weil diceva che quando c’è un vulnus tutta la società soffre.
Per l’Università basata su vulnera, nepotismo, a volte mobbing e quant’altro, cosa dobbiamo sperare e soprattutto cosa vogliamo isegnare?
Ci resta la fede, la speranza e soprattutto la carità contro tanti fautori che hanno leso e intendono continuare a ledere i nostri interessi legittimi.
Firmato: CARLA FINI

Ezio Dolara Uniroma1
Ezio Dolara Uniroma1
14 anni fa

SONO D’ACCORDO
di Ezio Dolara dell’Università di Roma “La Sapienza”

Sono d’accordo su tutta la proposta.
Stesse mansioni per le tre fasce: da intedere come prioritaria la ricerca all’inizio e prioritaria la docenza alla fine.
Non è pensabile una ricerca senza insegnamento ed un insegnamento senza ricerca.

Tutti in pensione alla stessa età 67 anni.

Chi rimane dopo i 65 anni non può partecipare alle selezioni per i concorsi. Aiutiamo i sorteggi a rinnovare l’Università.

Ezio Dolara

Stefano Follesa
Stefano Follesa
14 anni fa

NO ALLO SCONTRO TRA RICERCATORI E PRECARI
di Stefano Follesa dell’Università di Firenze

La proposta che l’Andu porta avanti da diversi anni parte da una conoscenza specifica dello stato dell’università italiana ed ha il grande pregio di essere centrata sulle reali esigenze degli atenei dando numeri corretti (almeno 20.000 posti in terza fascia) e soluzioni applicabili (la proposta governativa lascia nel limbo l’attuale figura del ricercatore). Tuttavia è necessaria una maggior chiarezza sul rapporto ricerca-docenza e sulle specificità della terza fascia di docenza. Per quanto attiene i concorsi, sarebbe importante riconoscere il ruolo del personale precario nella attuale gestione delle sedi universitarie (a tal fine basterebbe valutare senza limiti di discrezionalità il percorso precario di ogni candidato in sede di concorso), ed evitare uno scontro tra ricercatori e precari. Senza l’istituzione della terza fascia infatti, i ricercatori confermati e i precari dei concorsi assenti, si troverebbero, nella proposta del governo, a concorrere per lo stesso posto (l’eliminazione del ruolo dei ricercatori porta ad un ingresso dei precari in seconda fascia) e ciò non sarebbe corretto per nessuna delle due categorie. Bisognerebbe dare una qualche forma di rappresentatività (ed eliminare la vergogna delle docenze gratuite)ai docenti a contratto che non possono rimaner fuori dalle decisioni sul proprio lavoro.

Stefano Follesa
Università di Firenze

giancarlo neri
giancarlo neri
14 anni fa

COMPLESSIVAMENTE BUONA PROPOSTA
di Giancarlo Neri dell’Università di Messina

Mi sembra complessivamente una buona proposta, non condivido la lista aperta per le idoneità ai fini dell’upgrade ad associato ed ordinario.
grazie per l’iniziativa
un cordiale saluto
G Neri

Giovanni de Simone
14 anni fa

UGUALI MANSIONI?
Giovanni de Simone dell’Università di Napoli “Federico II”

In generale, la vs proposta va in direzione opposta a quella del governo, che tende a restringere, se non ad annullare, la partecipazione democratica, che non ha dato brillante prova di sè, bisogna ammetterlo, oggetto di un mercato che ha visto protagoniste anche le organizzazioni sindacali. Ma il punto che rimane nell’assurdo, è l’idea che le “mansioni”, ammesso che io abbia capito che cosa sono, sono identiche per tutte e tre le fasce. La realtà del mondo, che io frequento, è diversa. L’inizio è ricerca, produzione della conoscenza, opportunamente guidati, poca, pochissima didattica, poi, nella posizione intermedia, alla produzione della conoscenza si affianca la sua trasmissione (didattica) che è in generale finalizzata alla generazione di nuovi ricercatori (o come diavolo vorrete chiamarli), con impegno, quindi, equilibrato tra la didattica e la ricerca, mentre la posizione apicale deve sostanzialmente comunicare, insegnare, trasmettere la conoscenza prodotta, organizzare e facilitare la creazione di flussi finanziari che dovrebbero sostanzialmente essere impiegati dalle altre posizioni, cioè dai più giovani. Perchè questo funzioni, bisogna capire che queste funzioni non rappresentano una gerarchia militare, ma solo una scala di responsabilità differenziate, che dovrebbero tra l’altro essere valutate con esiti premiali o punitivi, a tutti i livelli, carriera, funzioni, stipendio.
Infine, qualsiasi sia la riforma che si produrrà, il vero problema è la cultura generale che sta nel background dei nostri comportamenti. Nessuna riforma produrrà benefici, finchè saremo come siamo.

Ruggero Caminiti
Ruggero Caminiti
14 anni fa

VINCA IL MIGLIORE MA SPECIALISTA
di Ruggero Caminiti

I concorsi per la fascia iniziale devono tenere conto di quali tematiche di ricerca la sede che bandisce vuole sviluppare; i concorsi banditi per raggruppamento che per ovvi motivi sono generali) non permettono di risolvere questo problema. E’ giusto che vinca il migliore ma che sia il migliore specialista nel settore di interesse della sede. A titolo di esempio il raggruppamento CHIM02
al suo interno ha molti sottosettori (spettroscopici, elettrochimico, strutturistico, teorico, termodinamico etc.) se la sede è orientata a sviluppare un certo sottosettore di ricerca di CHIM02 non vedo la logica di assumere uno specialista di un altro sottosettore bravissimo ma inutile alla sede.

Ferdinando Corriere
Ferdinando Corriere
14 anni fa

PERCHE’ SOLO ORDINARI?
di Ferdinando Corriere dell’Università di Palermo

Perchè si vuole riservare la partecipazione alle commissioni ai soli ordinari?
Cosa hanno fatto gli associati per meritarsi anche la umiliazione di non essere più in grado di esprimere giudizi di merito partecipando alle commissioni concorsuali?

Un associato