L’analisi, anzi la ‘fotografia’, sulla situazione dell’Universita’ italiana fatta da Massimo Ammaniti su Repubblica di oggi, 17 dicembre 2008, (“Regole certe per gli atenei”) e’ in buona parte la stessa che da tanti anni fa l’ANDU.
Per leggere l’intervento di Ammaniti cliccare:
http://www.stampa.cnr.it/ RassegnaStampa/ 08-12/081217/K7RGZ.tif
Giustamente Massimo Ammaniti, tra l’altro, scrive che oggi “nei concorsi italiani vince inevitabilmente il candidato locale premiando la sua sottomissione e l’appartenenza e molto meno il merito”. Per superare cio’ Ammaniti pero’ ritiene che “occorre ritornare ad una valutazione nazionale dei candidati con una lista di idonei in cui le Universita’ locali possano scegliere il professore da chiamare. E per quanto riguarda la Commissione di Concorso questa dovrebbe essere designata attraverso un sorteggio dei Commissari, eventualmente integrandola con un Professore straniero”. Purtroppo la soluzione che propone Massimo Ammaniti in realta’ non risolverebbe proprio NULLA. Infatti continuare a dare l’ultima parola alle “Universita’ locali” nella scelta del ‘vincitore’ di un posto bandito
equivale a continuare a praticare la cooptazione personale, con tutti i ‘connessi’ fenomeni di localismo, clientelismo, parentopoli, ecc. Attualmente il ‘maestro’ prima ‘lavora’ per fare bandire il posto per il suo ‘allievo’, poi ‘organizza’ l’elezione della Commissione ‘concorsuale’ che dichiarera’ idoneo il ‘prescelto’ e infine la Facolta’ ne ratifichera’ l’assunzione. Sostanzialmente allo stesso risultato si arriverebbe con il ‘nuovo’ meccanismo proposto da Ammaniti. Infatti il ‘maestro’ prima ‘lavorerebbe’ per fare inserire nella “lista di idonei” il suo ‘allievo’ e poi
cercherebbe di farlo chiamare dalla sua Universita’. E fino a quando il suo ‘allievo’ non fosse inserito nella lista, il ‘maestro’ non farebbe occupare a nessun altro il posto per lui ‘ipotizzato’. Lo ripetiamo: l’unico modo per superare il nepotismo accademico e’ quello di fare DECIDERE da una Commissione nazionale i vincitori dei concorsi banditi dagli Atenei. Per evitare la sopraffazione dei gruppi ‘prevalenti’ sul piano nazionale nei vari settori, occorre il sorteggio ‘puro’ dei commissari, prevedendo che della commissione non possa fare parte piu’ di un professore della stessa sede ed escludendo quelli appartenenti alle sedi che hanno bandito i posti (v. in calce la proposta ‘integrale’dell’ANDU per la Riforma della docenza e dei concorsi). Un altro grave ‘difetto’ della proposta di Massimo Ammaniti sta nella non distinzione tra reclutamento e avanzamento nella carriera. Mentre per il
reclutamento, cioe’ l’assunzione in ruolo di chi ancora non e’ associato o ricercatore, occorre un CONCORSO, cioe’ una prova comparativa per scegliere il vincitore, per l’avanzamento nella carriera dovrebbe essere necessario ‘soltanto’ accertare, sempre attraverso una Commissione nazionale, che il candidato abbia INDIVIDUALMENTE raggiunto una ‘qualita’ della sua attivita scientifica e didattica tale da poterlo promuoverlo IMMEDIATAMENTE nella fascia superiore.
LA PROPOSTA DELL’ANDU DI RIFORMA DOCENZA UNIVERSITARIA E CONCORSI
L’ANDU da anni propone un modello di organizzazione della docenza e di riforma vera dei concorsi per l’ingresso in ruolo e delle prove per le promozioni.Una riforma imperniata su commissioni nazionali che DECIDONO i vincitori dei concorsi e le idoneita’ alle fasce superiori, togliendo TOTALMENTE il potere a quella”autonomia responsabile” degli Atenei che in Italia, COMUNQUE, ha dato e darebbe il potere assoluto di cooptazione al singolo ‘maestro’, che ‘lavora’ per ottenere un concorso per il suo prescelto che ne sara’ il vincitore. Una riforma quella dell’ANDU che, oltre a fine al nepotismo e a tutti i suoi ‘annessi’, finalmente lascerebbe ai docenti di qualsiasi livello la possibilita’ di svolgere piu’ liberamente, piu’ proficuamente e piu’ serenamente l’attivita’ di ricerca e di insegnamento. Invitiamo coloro che sono soliti affermare che per i concorsi tutto e’ stato gia’ (inutilmente) provato a riflettere sul fatto che per i concorsi di ingresso nel ruolo della docenza (dal 1980 quello a ricercatore) MAI si sono ‘provati’ i concorsi veramente nazionali e totalmente sganciati dal ‘maestro’ che ha ‘allevato’ il suo allievo e che ritiene di avere il diritto-dovere di farlo entrare in ruolo e poi di fargli fare carriera.
I CONTENUTI COMPLETI DELLA PROPOSTA DELL’ANDU
Stato giuridico nazionale dei docenti collocati in un ruolo unico, articolato in tre fasce con uguali mansioni. Ingresso (v. specificazioni sotto) nel ruolo docente per concorso nazionale (prevalentemente nella terza fascia) e passaggio di fascia per idoneita’ nazionale individuale (a numero aperto), con immediato e pieno riconoscimento della nuova qualifica, senza l’ulteriore chiamata della Facolta’ dove il docente gia’ lavora e continuera’ a lavorare. Per il passaggio di fascia e’ indispensabile prevedere uno specifico budget nazionale per i connessi incrementi stipendiali. Le commissioni nazionali, per i concorsi e per i passaggi, devono essere interamente sorteggiate e composte da soli ordinari. Periodo pre-ruolo massimo di 3 anni in un’unica figura definita da una legge che preveda adeguata retribuzione, diritti (malattia, maternita’, ferie, contributi pensionistici) e liberta’ di ricerca, con un numero di posti rapportato a quello degli sbocchi nel ruolo della docenza. Bando nei prossimi anni, su nuovi specifici e aggiuntivi fondi statali, di
almeno 20.000 posti di terza fascia, con cancellazione dell’attuale giungla
di figure precarie. Trasformazione del ruolo dei ricercatori in terza fascia di professore, prevedendo la partecipazione di tutti ai Consigli di Facolta’ e l’accesso ai fondi di ricerca anche per i professori di terza fascia non confermati. Distinzione tra tempo pieno e tempo definito con esclusione per i docenti a tempo definito dalle cariche accademiche e dalle commissioni concorsuali.
– Specificazioni sul reclutamento.
I concorsi per il reclutamento (cioe’ per l’assunzione in ruolo di chi non e’ gia’ ricercatore o associato) nella fascia iniziale della docenza (oggi la fascia dei ricercatori) o direttamente nelle fasce degli associati e degli ordinari devono essere espletati a livello nazionale, ‘concentrando’, con cadenza certa, i posti banditi in autonomia dai vari Atenei su fondi propri e/o ministeriali e prevedendo per ogni settore scientifico-disciplinare una sola commissione per tutti i posti banditi nello stesso settore. La scelta dei vincitori deve essere fatta da una commissione nazionale composta solo da ordinari direttamente sorteggiati, escludendo quelli degli Atenei che hanno bandito i posti e prevedendo non piu’ di un componente appartenente ad una stessa sede. Ai candidati devono essere adeguatamente riconosciuti i periodi di attivita’ didattica e scientifica svolti a qualsiasi titolo: dottorato, assegni, borse, incarichi, ecc.