Concorsi e Docenza LA CONTRORIFORMA DEL PD LA PROPOSTA DELL’ANDU

L’ANDU ha gia’ cominciato ad analizzare alcune delle “Dieci proposte” per “il futuro dell’Universita’ italiana”, recentemente avanzate dal PD. Per leggere le proposte del PD v.nota 1. L’ANDU in un precedente documento ha affrontato la questione della cosiddetta governance e ha esposto alcune considerazioni sul significato complessivo dell’iniziativa del PD. Per leggere il precedente documento dell’ANDU v. nota 2. Nel presente documento l’ANDU affronta le questioni dei concorsi e della organizzazione della docenza, rinviando alla prossima ‘puntata’ la
importantissima questione del precariato.

I CONCORSI E LA DOCENZA DEL PD: IL RAFFORZAMENTO DEL POTERE BARONALE

Nella proposta n. 1 (“Concorsi piu’ rapidi, piu’ meritocratici, piu’ internazionali, con meno nepotismi, localismi e lobbismi disciplinari”), si comincia dicendo che “occorre innanzitutto distinguere tra concorsi per reclutare e concorsi per promuovere”. E si comincia proprio male, anzi malissimo!. Certamente e’ logico prevedere concorsi per fare entrare nel ruolo della docenza chi non ne fa ancora parte, ma prevedere “concorsi per promuovere”, significa volere mantenere in tre distinti ruoli la docenza, invece che prevedere un ruolo unico in tre fasce, con avanzamento da una fascia all’altra attraverso un giudizio INDIVIDUALE (quindi non un concorso), superato il quale il docente continua ad occupare il proprio posto con la nuova qualifica. Insomma, il PD e’ contrario al ruolo unico della docenza, chiesto da anni dalle Organizzazioni e dalle Associazioni della docenza.
Le regole per il reclutamento proposte dal PD sembrano ‘orecchiare’ in peggio il fallito regolamento sui concorsi a ricercatore voluto dal ministro Mussi e dal suo sottosegretario Modica. Continuare a sostenere, come fa il PD, che “la scelta e’ fatta da una commissione nominata dagli organi di governo dell’ateneo” equivale a volere mantenere quel localismo concorsuale che ha sempre caratterizzato il
concorso di ingresso nella docenza (ruolo dei ricercatori) e, dalla Legge Berlinguer in poi, anche i concorsi ad associato e a ordinario. In sostanza si vuole mantenere lo strumento principe della cooptazione personale (il ‘maestro’ sceglie come vincitore il suo allievo), con gli annessi fenomeni di clientelismo e nepotismo. E a poco vale spostare dalle Facolta’ agli “organi di governo dell’ateneo” la nomina della commissione concorsuale, se non a spostare l’interlocutore del ‘maestro’ che cerca un posto per farlo occupare dal suo allievo. Il meccanismo proposto “per promuovere un docente da una fascia a quella immediatamente successiva” (in realta’ da un ruolo all’altro), da un lato ripropone in qualche modo la vecchissima “libera docenza” (l'”abilitazione alla docenza nella fascia superiore”), dall’altro lato, prevedendo che “la valutazione e’ effettuata dalla università di appartenenza”, mantiene que carattere localistico che contraddistingue tutti gli attuali concorsi, con i fenomeni negativi gia’ richiamati, compresa la ‘sottospecie’ della parentopoli. Il mantenimento dei tre ruoli separati della docenza e’ ‘confermato’ da quanto previsto nella proposta n. 6 (“Valutare periodicamente i risultati del lavoro ed incentivare i migliori.”), dove si legge:
“In ciascuna universita’ i professori in servizio in una fascia dovrebbero essere in numero maggiore di quelli in servizio nella fascia immediatamente superiore.”
Insomma agli attuali tre ruoli distinti si aggiunge l’obbligo di tre distinti organici!
E per non lasciare alcun dubbio sulla volonta’ di accentuare pesantemente
la gerarchia accademica, con gravi ricadute sulla liberta’ di insegnamento
e di ricerca dei ‘subalterni’, sempre nella proposta n. 6 si legge: “Il rapporto di lavoro in ciascuna fascia inizierebbe a tempo determinato e sarebbe trasformato a tempo indeterminato solo a seguito di una valutazione della qualita’ e quantita’ del lavoro svolto dall’interessato.” Si introdurrebbe cosi’ “in ciascuna fascia” (cioe’in ciascun ruolo) un periodo di pre-ruolo “a tempo determinato”, un periodo di ‘precariato’ ben diverso dall’attuale periodo per la conferma in ruolo. All’interno di questa struttura iper-gerarchizzata della docenza, rischia di essere un’arma micidiale messa in mano ai ‘superiori’ la previsione, sempre nella proposta n. 6, di far dipendere “gli incrementi stipendiali” dall’esito di una valutazione. A tutto questo va aggiunta l’aberrazione che deriverebbe dal mantenere la docenza in tre ruoli distinti e dall’introduzione dell’abilitazione. Infatti con la non previsione di un passaggio da una fascia all’altra legato esclusivamente ad un giudizio nazionale sull’attivita’ del singolo docente, si potrebbero avere tanti casi di “abilitati alla docenza nella fascia superiore” (per esempio associati abilitati a ordinario) che dopo l’abilitazione svolgerebbero una attivita’ giudicata ‘da ordinario’ senza
averne alcun riconoscimento.E magari l’ipotetico associato ‘riconosciuto’ ordinario, ma rimasto associato si trova nello stessa stanza di un suo (ex) collega, anche lui abilitato a ordinario, ma che ha invece avuto la ‘fortuna’ di essere stato effettivamente promosso grazie ad una positiva valutazione locale (ma su che basi?) della “universita’ di appartenenza” e grazie anche ad un ‘buco’ nell’organico del ruolo degli ordinari. Pura ‘logica’ accademica!

LA PROPOSTA DELL’ANDU

A queste e a similari ipotesi di rafforzamento del potere e dell’arbitrio baronali, l’ANDU da anni contrappone un modello di organizzazione della docenza e di riforma vera dei concorsi per l’ingresso in ruolo e delle prove per le promozioni.
Una riforma imperniata su commissioni nazionali che DECIDONO i vincitori
dei concorsi e le idoneita’ alle fasce superiori, togliendo TOTALMENTE il potere a quella “autonomia responsabile” degli Atenei che in Italia, COMUNQUE, ha dato e darebbe il potere assoluto di cooptazione al singolo ‘maestro’, che ‘lavora’ per ottenere un concorso per il suo prescelto che ne sara’ il vincitore. Per evitare il prevalere dei gruppi forti nazionali, TUTTI i componenti delle commissioni nazionali devono essere direttamente sorteggiati e, per qualificarne al massimo il giudizio, devono farne parte SOLO ordinari, anche per i concorsi di ingresso dall’esterno nelle fasce dei ricercatori e degli associati e per le prove di idoneita’ ad associato.
Una riforma quella dell’ANDU che porrebbe fine al nepotismo e a tutti i suoi ‘annessi’ e finalmente lascerebbe ai docenti di qualsiasi livello la possibilita’ di svolgere piu’ liberamente, piu’ proficuamente e piu’ serenamente l’attivita’ di ricerca e di insegnamento. Invitiamo coloro che sono soliti affermare che per i concorsi tutto e’ stato gia’ (inutilmente) provato a riflettere sul fatto che per i concorsi
di ingresso nel ruolo della docenza (dal 1980 quello a ricercatore) MAI si sono ‘provati’ i concorsi veramente nazionali e totalmente sganciati dal ‘maestro’ che ha ‘allevato’ il suo allievo e che ritiene di avere il diritto-dovere di farlo entrare in ruolo e di fargli fare carriera.

DOCENZA UNIVERSITARIA E CONCORSI

Stato giuridico nazionale dei docenti collocati in un ruolo unico, articolato in tre fasce con uguali mansioni. Ingresso (v. specificazioni sotto) nel ruolo docente per concorso nazionale (prevalentemente nella terza fascia) e passaggio di fascia per idoneita’ nazionale individuale (a numero aperto), con immediato e pieno riconoscimento della nuova qualifica, senza l’ulteriore chiamata della Facolta’ dove il docente gia’ lavora e continuera’ a lavorare. Per il passaggio di fascia e’ indispensabile prevedere uno specifico budget nazionale per i connessi incrementi stipendiali. Le commissioni nazionali, per i concorsi e per i passaggi, devono essere interamente sorteggiate e composte da soli ordinari. Periodo pre-ruolo massimo di 3 anni in un’unica figura definita da una legge che preveda adeguata retribuzione, diritti (malattia, maternita’, ferie, contributi pensionistici) e liberta’ di ricerca, con un numero di posti rapportato a quello degli sbocchi nel ruolo della docenza. Bando nei prossimi anni, su nuovi specifici e aggiuntivi fondi statali, di
almeno 20.000 posti di terza fascia, con cancellazione dell’attuale giungla di figure precarie. Trasformazione del ruolo dei ricercatori in terza fascia di professore,
prevedendo la partecipazione di tutti ai Consigli di Facolta’ e l’accesso ai fondi di ricerca anche per i professori di terza fascia non confermati. Distinzione tra tempo pieno e tempo definito con esclusione per i docenti a tempo definito dalle cariche accademiche e dalle commissioni concorsuali.

– Specificazioni sul reclutamento.
I concorsi per i posti nella fascia iniziale della docenza (oggi il ruolo dei ricercatori) devono essere espletati a livello nazionale, ‘concentrando’, con cadenza certa, i posti banditi in autonomia dai vari Atenei su fondi propri e/o ministeriali. La scelta dei vincitori deve essere fatta da una commissione nazionale composta solo da ordinari direttamente sorteggiati, tutti appartenenti a sedi diverse, escludendo quelli degli Atenei che hanno bandito i posti e prevedendo non piu’ di un componente appartenente ad una stessa sede. Ai candidati devono essere adeguatamente riconosciuti i periodi di attivita’ didattica e scientifica svolti a qualsiasi titolo: dottorato, assegni, borse, incarichi, ecc.

6 novembre 2008

– Nota 1. Per leggere le “Dieci proposte del governo ombra del Partito Democratico” cliccare:
http://download.repubblica.it/ pdf/2008/PD-propo ste-universita.pdf
-Nota 2. Per leggere il documento dell’ANDU “Governance. La controriforma del PD e la proposta dell’ANDU”, del 4.11.08, cliccare:
http://www.orizzontescuol a.it/orizzon te/article21114.html

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