Riportiamo in calce il testo dell’intervento di Francesco Musacchia, coordinatore dell’ANDU di Palermo, “La bufala dell’autonomia, riforma necessaria”, sulla prima pagina di Repubblica di Palermo di oggi, 26 ottobre 2008. Il testo e’ preceduto da alcune altre considerazioni. Musacchia si riferisce agli articoli comparsi su Repubblica ‘nazionale’ e ‘locale’ riguardanti il nepotismo nell’Universita’ di Palermo.
Ecco gli articoli pubblicati sull’edizione nazionale di Repubblica: – “Palermo, cento famiglie in cattedra”, su Repubblica del 24.10.08. Per leggere l’articolo cliccare:
http://www.stampa.cnr.it/ RassegnaStampa/08-10/081024/JN8SG.tif
– “Il rettore e lo scandalo parentopoli. ‘All’ateneo serve un codice etico’”, su Repubblica del 25.10.08:
http://www.stampa.cnr.it/ RassegnaStampa/08-10/081025/JNRG5.tif
– “La parentopoli di Palermo”, su Repubblica del 25.10.08:
http://www.stampa.cnr.it/ RassegnaStampa/08-10/081025/JNQ6N.tif
Ecco alcune considerazioni che vogliamo aggiungere a quelle contenute nell’intervento di Francesco Musacchia. La denuncia mediatica del nepotismo universitario, basata essenzialmente sui cognomi, rischia sia di prendere clamorose cantonate, sia di sminuire la portata e la gravita’ di un fenomeno ben piu’ vasto, piu’ complesso e piu’ dannoso. Infatti tra i principali problemi della formazione, del reclutamento e della carriera dei docenti dell’Universita’ italiana vi sono, insieme, quelli del nepotismo ‘puramente’ accademico, della ‘logica di scambio’ e del nepotismo parentale. Questi fenomeni sono connessi ad una carettistica che distingue l’Universita’ italiana dalle altre: il potere di cooptazione PERSONALE. Il fenomeno piu’ diffuso e’ quello del nepotismo ‘puramente’ accademico (non legato alla ‘logica di scambio’ e non parentale): il ‘maestro’ ha diritto di vita e di morte accademica sul suo allievo. Infatti, il futuro docente e’ coltivato da un ‘maestro’ fin dalla tesi di laurea, poi viene ‘sistemato’ in varie situazioni precarie, quindi viene immesso in ruolo con un concorso rigorosamente locale e totalmente controllato dal ‘maestro’. Fino a questo punto l’aspirante docente dipende scientificamente e umanamente dal suo ‘maestro’ ed e’ privato di ogni autonomia scientifica e didattica. Tale dipendenza continua sostanzialmente anche nell’avanzamento della carriera, perche’ dal ‘maestro’ dipendera’ il bando e il superamento dei concorsi ad associato e a ordinario. Altro fenomeno e’ quello legato alla logica di scambio di favori economico-professionali e a varie forme di ‘appartenenza’. Infine vi sono i legami parentali, quelli piu’ facili da intercettare e ‘agitare’ da parte di una stampa che, come quella italiana, non e’ molto abituata a praticare un vero giornalismo investigativo. Con rare eccezioni come quella dell’articolo di oggi di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella “Universita’, il business dei laureati precoci”, sul Corriere della Sera (v. nota). Di quest’articolo non condividiamo la richiesta di abolizione del valore legale dei titoli di studio, che incrementerebbe la gestione accademico-privatistica degli Atenei, un rimedio peggiore del male. La stampa che denuncia la parentopli universitaria e’ quella stessa che a livello nazionale non ha MAI dato alcuno spazio alle propoposte che, come quella dell’ANDU, porrebbero realmente fine al nepotismo universitario, mentre ha SEMPRE concesso amplissimo spazio a quegli opinionisti, quasi tutti professori universitari, che hanno supportato e supportano tutte le orme che rafforzano il sistema di potere nepotistico e baronale e, piu’ in generale, tutte quelle riforme che demoliscono l’Universita’ pubblica, di massa e di qualita’.
Nota. Per leggere l’articolo di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella “Universita’, il business dei laureati precoci”, sul Corriere della Sera del 26.10.08:
http://www.stampa.cnr.it/ RassegnaStampa/ 08-10/081026/JNZVP.tif
L’intervento di Francesco Musacchia “La bufala dell’autonomia, riforma necessaria”, riportato nella prima pagina di Repubblica di Palermo del 26
ottobre 2008:
“Voglio intervenire sul tema del nepotismo nell’Universita’ di Palermo perche’ avverto concreto il pericolo che si stia producendo un clima che conduca gli incolpevoli a solidarizzare con chi incolpevole non e’. Il fenomeno del nepotismo esiste e nella versione universitaria e’ ancor piu’ grave. E piu’ grave perche’ questa Istituzione dovrebbe, piu’ di altre, essere esempio di imparzialita’ e trasparenza per i giovani che la frequentano e dovrebbe alimentare in essi speranze e non frustrazioni. Ma questo fenomeno e’ ben piu’ complesso ed invasivo di quanto possa apparire a chi non conosce bene i meccanismi del reclutamento universitario che, come spieghero’ alla fine e’ la radice che lo alimenta. Sono ben convinto he questo uragano produrra’ un forte trauma, ma sono anche convinto che alla fine l’Universita’ non potrà che trarne un grande beneficio. Gli estensori dei servizi hanno dimostrato di essere stati bene (anche se in qualche caso maliziosamente) documentati soprattutto nel riferire quei casi che incrociavano soggetti non omonimi, ma hanno preso anche abbagli quando, facendo riferimento alla sola omonimia hanno incluso negli elenchi anche fratelli gemelli senza ascendenti universitari. Così come e’ poco credibile che il principe dei nepotisti dell’Universita’ di Palermo possa essere chi e’ giunto all’apice della carriera soltanto alla soglia del pensionamento. Le precisazioni specifiche le potranno fare e certamente le faranno i diretti interessati. Personalmente non sono assolutamente d’accordo con chi ritiene che questi servizi di Repubblica, specie in questo momento, siano un regalo per il Governo che vuole cancellare la Universita’ Statale. Il vero problema e’ il reclutamento nei ruoli universitari ed i meccanismi di progressione nella carriera troppo permeabili a pratiche nepotistiche Il dibattito e’ antico, i tentativi di riformarli anche, ma ogni volta che si e’ tentato di darvi maggiore trasparenza, questi tentativi si son o sempre arenati. La soluzione da molti prospettata e’ quella riproposta recentemente dalla CRUI ed indicata anche dal Rettore dell’Universita’ di Palermo nell’intervista di ieri su Repubblica nazionale. Sostiene il Rettore Lagalla che “la soluzione e’ il concorso di idoneita’ nazionale, al termine del quale gli atenei possono chiamare chi vogliono, assumendosi la piena responsabilita’ della scelta.” Il fatto e’ che – da sempre per il reclutamento dei ricercatori e dal 1997 per i concorsi ad associato e a ordinario gli Atenei “possono chiamare chi vogliono” e il risultato e’ stato il crescente fenomeno del nepotismo, del clientelismo e della cooptazione personale, cioé, di fatto, della ‘libera scelta’ da parte del singolo ‘barone’ del suo prescelto per il quale è riuscito a farsi bandire il posto. La previsione di una sorta di preselezione nazionale (l’idoneita’) non eliminerebbe affatto il nepotismo,
rimanendo l’ultima parola all’Ateneo, cioe’ a chi ha voluto il bando di un posto per il suo ‘prescelto’. Se si volesse cancellare veramente il nepotismo universitario, e non cambiare per lasciare tutto come ora, ritengo che l’unica soluzione valida
sia quella di una commissione nazionale che decida i vincitori dei posti banditi dagli Atenei. Una commissione composta da soli professori ordinari, tutti sorteggiati, della quale non dovrebbero far parte professori degli Atenei che hanno chiesto il bando. Insomma se non si pone fine alla bufala dell’autonomia dei singoli Atenei per difendere assetti di potere personali e di gruppo, nell’Universita’
italiana,non si riuscira’ mai a por fine a comportamenti che danneggiano la qualita’ della didattica e della ricerca, screditando una Istituzione centrale per lo sviluppo del nostro Paese.
Francesco Musacchia – responsabile palermitano dell’Associazione Nazionale Docenti Universitari”