Mozioni di assemblea UNIPA e Senato Accademico UNIBA contro DL 112

18 luglio 2008 – ANDU

i ricorda che ADI, ANDU, APU, CISAL-UNIVERSITA’, CNRU, FEDERAZIONE CISL-UNIVERSITA’, FLC-CGIL, RNRP, SUN, UDU, UILPA-URAFAM hanno indetto per Martedì 22 luglio 2008 alle ore 10.30 nell’Aula Magna della Sapienza di Roma un’ASSEMBLEA NAZIONALE aperta a tutte le componenti e a tutte le rappresentanze universitarie.

Si riportano i testi dei seguenti documenti:
1. Mozione dell’Assemblea di Ateneo di Palermo del 16/07/2008
2. Documento del Senato Accademico sul Decreto Legge n. 112 del 25 giugno 2008

1. Mozione dell’Assemblea di Ateneo di Palermo del 16/07/2008

“L’Assemblea dell’Ateneo di Palermo, indetta dal Rettore e dal Senato Accademico e riunitasi presso la Facolta’ di Ingegneria per discutere i contenuti del DL n. 112, esprime unanime e forte preoccupazione per le gravissime conseguenze, immediate e future, che il provvedimento comporta.

Il taglio del FFO, che prevede nei prossimi cinque anni decurtazioni da 63,5 milioni nel 2009 fino ai 455 milioni nel 2013, insieme alla limitazione del turnover al 20% (art. 66) dei pensionamenti, dopo due anni di blocco dei concorsi, impediscono il rinnovamento del corpo docente in corrispondenza dell’imminente, ­ peraltro gia’ ampiamente previsto, ampio pensionamento del personale docente di ruolo ed azzerano le legittime aspettative di carriera dei giovani docenti e le speranze di un’intera generazione di precari.

Inoltre, il passaggio degli scatti stipendiali di anzianita’ del personale docente da biennali a triennali (art. 69), penalizza retribuzioni gia’ ampiamente al di sotto della media europea.

La possibilita’ che gli atenei si trasformino in fondazioni (art. 16) con il conseguente trasferimento del patrimonio degli atenei pubblici in mani private, insieme al trasferimento di fondi e all’attribuzione di progetti di ricerca d’eccellenza all’IIT (art. 17), introducono per decreto la privatizzazione dell’Universita’ e mettono il sistema universitario, ad oggi incontestabilmente primo protagonista della ricerca di qualità del Paese, atenei in posizione secondaria per quanto riguarda gli investimenti per la ricerca.

I rischi sono molti ed evidenti:
– la portata delle misure finanziarie contenute nel DL 112 avrà effetti dirompenti ed irreversibili sui bilanci delle Universita’ gia’ strutturalmente sotto finanziate;
– le Universita’ statali non avranno la possibilita’ di sviluppare una programmazione adeguata ne’ di garantire servizi didattici adeguati alle aspettative degli studenti e delle loro famiglie, e, in assenza dell’indispensabile ricambio generazionale, non potranno realizzare l’atteso incremento di produttivita’ ed una reale valorizzazione delle qualita’ e del merito;
– verra’ compromessa l’attuazione della recente riforma della didattica voluta col DM 270/04 dal Ministero dell’Universita’;
– per evitare lo scadimento dell’offerta formativa sara’ necessario procedere ad ulteriori e progressivi aumenti della contribuzione studentesca.

Pertanto, l’Assemblea dell’Ateneo di Palermo:
– indice lo stato di agitazione del personale docente e tecnico amministrativo e si unisce al dissenso che in questi giorni in tanti altri atenei viene portato avanti, con l’auspicio che il mondo universitario sia unito e compatto nel manifestare una profonda indignazione nei confronti di questo attacco al ruolo dell’Universita’ quale promotrice dello sviluppo culturale ed economico del Paese;
– intende contrastare in tutte le sedi, anche giudiziarie, la conversione in legge del DL 112 e chiede che vengano da esso stralciati le parti relative all’Universita’;
– propone di coinvolgere organi di stampa e cittadini per far comprendere lo stato di disagio di tutti gli universitari, personale docente e tecnico amministrativo, studentesse e studenti, che constatano la impossibilita’ di continuare a far fronte alle esigenze dell’Ateneo nelle condizioni prefigurate dal decreto 112;
– invita il Rettore a rappresentare ad ogni livello, politico ed istituzionale, nazionale e locale, i motivi della protesta;
– ritiene urgente portare all’attenzione degli organi collegiali dell’Universita’ l’intera materia, per valutare le forme di protesta piu’ opportune da mettere in atto immediatamente; – identifica come possibili forme di protesta l’autosospensione degli organi collegiali, il rifiuto a svolgere supplenze e ogni altro carico didattico superiore alle richieste giuridiche, la sospensione coordinata dalle cariche istituzionali dell’Ateneo, dai Direttori di Dipartimento ai Presidenti dei Corsi di Laurea, possibilmente in coordinamento con gli altri Atenei italiani;
– invita il SA e il CdA a prendere come base di discussione questa mozione e ad elaborare un documento definitivo da diffondere in tutte le sedi universitarie e di cui dare lettura in apertura delle sedute di tutti gli organi collegiali e delle sessioni di laurea.

Palermo, 16 luglio 2008″

2. Documento del Senato Accademico sul Decreto Legge n. 112 del 25 giugno 2008 da http://www.uniba.it/ateneo/doc-s.a.-d.l.-112-25-6.08/

“L’Universita’ di Bari, a’ di contribuire alla revisione dell’organizzazione di questa realta’ in una prospettiva di valorizzazione dell’efficienza e del merito attraverso forme condivise di valutazione respingendo ogni pratica auto-referenziale. Nello stesso tempo rileva con estrema preoccupazione che tali misure, se fossero applicate senza opportuni profondi correttivi, avrebbero gravissime ripercussioni sulle analizzate le misure di contenimento della spesa pubblica previste nel D.L. 112 e le implicazioni per il sistema universitario nazionale, conferma la propria volontattivita’ di didattica, ricerca e di gestione di un Ateneo, come il nostro, che opera in un contesto territoriale vasto e con notevoli esigenze di sviluppo e formazione difficilmente contraibili.

Punto principale della manovra di contenimento e’ la riduzione significativa del FFO che si sviluppa per i prossimi cinque anni e la possibilita’ di assunzione di personale solo pari al 20% di quello che cesserebbe dal servizio sino al 2012. Questo si configurerebbe in pratica come un vero e proprio blocco del turn over, che non terrebbe in considerazione le realta’ variegate dell’organico dei diversi atenei, le esigenze di mantenere il livello di docenza adeguato alla nuova offerta formativa varata da qualche settimana, i costi delle valutazioni comparative gia’ avviate.

Nel nostro ateneo, in cui e’ previsto in questo intervallo di tempo un picco di cessazioni dal servizio (tutta la generazione di docenti nati nell’intorno del 1940 che diede l’unico vero impulso di crescita alla nostra sede essendo stata reclutata nell’epoca dei “provvedimenti urgenti”), questo blocco implicherebbe un vero e proprio tracollo di organico, difficilmente rimediabile, tenendo anche conto dei tempi necessari per l’espletamento delle procedure concorsuali. Non ci spaventano le percentuali: gia’ dal 2007 abbiamo avviato una politica di contenimento della spesa e di risanamento limitando l’utilizzo delle risorse liberatesi con il turn over al 20 %. Ma la differenza, cioè ben l’80%, resta a disposizione dell’Ateneo per politiche di ripianamento, riequilibrio, adeguata programmazione.

Ora invece, in barba alla pur conclamata autonomia (in virtu’ della quale ci viene chiesto di “arrangiarci” nel reperimento di risorse) tali cospicue somme ci vengono forzatamente sottratte. Malgrado la nostra politica di reclutamento (davvero virtuosa) incentrata sull’ incremento dei ricercatori e sull’investimento per la creazione di opportunita’ per i cosiddetti ricercatori in formazione, prevediamo che l’improvvisa mancanza di docenza di maturita’ didattica e scientifica consolidata, difficilmente sostituibile, rechera’ un nocumento difficilmente arginabile alla qualita’ della nostra offerta formativa e alla capacita’ di esprimere ricerca di punta. Tutto cio’ in un contesto territoriale regionale in cui il nostro ateneo e’ praticamente l’unico a erogare formazione su un numero elevato di discipline di alto valore professionale (medicina, economia, chimica,…), sulle quali le competenze dei nostri docenti hanno raggiunto punte di eccellenza oggettivamente riconosciute e che ora sono irrimediabilmente condannate a scomparire.

Nessuna politica di riequilibrio d’ateneo potra’ mai sostituire in tempo utile competenze specifiche consolidate attraverso decenni di impegno di ricerca in Italia e all’estero. La dilatazione poi della durata degli scatti stipendiali, e’ ancora un altro elemento sciagurato di discriminazione tra i docenti: i piu’ giovani hanno di fatto una riduzione di stipendio proporzionalmente maggiore rispetto a quella dei colleghi piu’ anziani il cui scatto e’ più esiguo.

Oltre al divario di trattamento comunque si profila specialmente per i ricercatori (l’anello più debole della catena) un impoverimento oggettivo del trattamento economico che e’ gia’ tra i piu’ bassi d’Europa, e quindi una mortificazione insostenibile data l’attuale congiuntura economica di una classe di giovani che ha scelto consapevolmente e generosamente di rimanere e di non fuggire all’estero. In molti settori, se non in tutti, essi sostengono una frazione cospicua della nostra offerta formativa attraverso affidamenti di insegnamenti gratuiti, oltre a svolgere l’attivita’ di ricerca che per loro deve essere prioritaria.

Questa pesante manovra rende di fatto il FFO un parametro inutilizzabile per il calcolo della percentuale massima del contributo degli studenti alle entrate dell’ateneo: in questo caso dovrebbe essere utilizzato solo il complesso delle entrate finanziarie. Un’impostazione che poi vuole incoraggiare l’acquisizione di fondi propri rende poi di fatto poco credibile l’impiego del FFO come parametro di riferimento per la spesa del personale a tempo indeterminato. A tutto questo scenario fortemente critico per la sopravvivenza del sistema universitario, si aggiunge l’ipotesi di trasformazione delle universita’ in fondazioni, che si innesterebbe su una situazione di grande incertezza finanziaria del nostro ateneo indotta dal problema grave dell’organico e dalle difficoltà ormai storiche in termini economici ed infra-strutturali del nostro territorio.

Il disimpegno dello Stato verso il sostegno finanziario dell’istruzione e della promozione della ricerca e sviluppo in realta’ come la nostra dove il territorio ha cominciato a guardare all’universita’ come il motore dell’innovazione e del trasferimento tecnologico, non puo’ che accentuare la difficolta’ di un sistema debole e vacillante, in cui gli attori hanno da poco intrapreso il difficile cammino dell’integrazione degli sforzi per puntare ad una crescita mai favorita sinora, data la costante esiguita’ dei finanziamenti per la ricerca e lo sviluppo.

Le conseguenze di una così drastica obbligata riduzione delle attivita’ di ricerca e formazione saranno catastrofiche: per i giovani ricercatori, per gli studenti e le loro famiglie, per il personale, per il mondo produttivo, per gli Enti locali.

Pertanto l’Universita’ di Bari richiede una sostanziale revisione dei contenuti di questa manovra, ribadisce la sua disponibilita’ al confronto con gli organi parlamentari di concerto con la CRUI e il CUN, e si riserva ogni decisione per iniziative intese a richiamare l’attenzione del Paese su questa situazione che si profila devastante per il sistema universitario. Su questi temi impegna il CURC a pronunciarsi nella riunione del 21 p.v. anche assumendo iniziative volte a favorire un confronto con tutti i parlamentari pugliesi.

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