I 13 ATENEI DI SERIE A E LA CRUI

     “Lo strappo di 13 università: siamo serie A”. “Verso la ‘secessione’ dalla Crui”. Sono questi il titolo e un sottotitolo di un articolo pubblicato sul Corriere della Sera del 9 marzo 2008 (nota 1).

     Nell’articolo si da’ notizia di un documento, “inviato a tutti i candidati premier”, firmato da 11 Rettori (Politecnico delle Marche, Bologna, Calabria, Milano-Bicocca, Politecnico di Milano, Modena e Reggio Emilia, Padova, Roma Tor Vergata, Politecnico di Torino, Trento, Verona). Al documento hanno aderito i Rettori di Ferrara e Parma. “Siamo università di ricerca, controlliamo i costi, guardiamo oltre i confini nazionali, e siamo pronti a firmare un patto con il futuro governo. Ma basta finanziamenti a pioggia: i fondi devono essere assegnati in base a criteri di meritocrazia”.

    Nello stesso giornale è riportata l’intervista al Rettore del Politecnico di Milano “Ballio: si rischia lo stop della ricerca” (nota 2). 

      Anche nel marzo del 2006, durante la precedente campagna elettorale, è stato chiesto di distinguere gli ‘atenei eccellenti’ da tutti gli altri. Allora a richiedere tale distinzione è stata la Confindustria nel corso della sua Conferenza stampa del 22 marzo 2006. Di quella Conferenza stampa diede notizia il Corriere della Sera che scrisse: “Eppure, secondo gli imprenditori, nel nostro Paese almeno quindici atenei hanno le potenzialità per scalare rapidamente le classifiche. ‘Il Politecnico di Milano – spiega ancora Rocca (allora vicepresidente della Confindustria, ndr) – deve essere messo in condizione di competere con i migliori atenei europei. Non ha molto senso che segua le stesse regole di un ateneo che non puo’ competere a livello internazionale'” (nota 3). Della stessa Conferenza stampa diede notizia anche il Sole 24-ore scrivendo che la Confindustria aveva presentato un piano per l’Università “in linea con il documento sottoscritto da 18 associazioni imprenditoriali”. Il Presidente della Confindustria aveva dichiarato: “Bisogna lavorare a un sistema forte e liberalizzato per completare la positiva riforma Moratti.” Alla fine dell’articolo del Sole 24-ore era scritto: “Soddisfatta anche l’opposizione: ‘Il piano va nella direzione giusta – hanno detto Andrea Ranieri e Walter Tocci dei Ds (ora del Pd, ndr) – perché individua in autonomia, valutazione e responsabilità le chiavi di riforma dell’università'” (nota 3).

     L’ANDU ha sempre sostenuto che la CRUI è STRUTTURALMENTE incapace di rappresentare il Sistema nazionale delle Università italiane. La CRUI è infatti la somma di Rettori eletti per ‘dirigere’ i singoli Atenei e per difenderne gli specifici interessi. La CRUI può ‘funzionare’, votando all’unanimità, solo per chiedere genericamente più fondi e per conservare l’esistente, come ha fatto recentemente a proposito del Regolamento dei concorsi a ricercatore e della stabilizzazione dei precari, provvedimenti contro i quali si è pronunciata senza proporre soluzioni alternative. E non a caso la lobby trasversale accademico-politica, che opera da anni per smantellare l’Università statale, di massa e di qualità, ha sempre ‘puntato’ sulla CRUI e si è sempre duramente opposta all’istituzione di un Organo di autogoverno del Sistema nazionale delle Università, direttamente eletto da tutte le componenti (docenti, tecnico-amministrativi, studenti) del mondo universitario, con una rappresentanza non frammentata (5 o 6 aree equivalenti) e non corporativa (elettorato attivo e passivo unico) delle tre fasce della docenza. Un Organo che rappresenti tutte le Università e in grado di difenderne l’autonomia dai poteri forti accademico-politici.

10 marzo 2008

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