Riportiamo in calce la lettera inviataci da Giovanni Ragone, consigliere del ministro Fabio Mussi, in risposta all’intervento di Valeria Militello, che l’ANDU ha diffuso con il titolo “Il cantiere di Mussi” (nota) . In coda alla lettera di Ragone riportiamo la risposta di Militello. Giovanni Ragone sostiene, tra l’altro, che “la prima fase dell’autonomia universitaria ha visibilmente esaurito la sua spinta propulsiva”. La verita’ e’ invece che “la prima fase dell’autonomia universitaria” non ha ancora esaurito la sua spinta distruttiva. Gravissime sono infatti le conseguenze dell’autonomia finanziaria che e’ servita a far gestire la progressiva riduzione dei fondi, della finta autonomia statutaria congegnata per assicurare la conservazione degli assetti di potere esistenti, della controriforma del CUN attuata per disarmare il Sistema delle Universita’ nei confronti dei poteri forti, della autonomia concorsuale che e’ stata lo strumento per accrescere il localismo e il
nepotismo, dell’autonomia didattica che ha prodotto il peggioramento della formazione con il proliferare di corsi di studio, di facolta’ e di atenei. Il fatto e’ che gli stessi che hanno operato da oltre un decennio per demolire l’Universita’ statale, di massa e di qualita’, ora vogliono gestire la seconda fase dell’autonomia, dando maggiore liberta’ ai gruppi di potere locali e accentrando ancor piu’ in poche mani – le solite – il controllo delle risorse pubbliche per l’Universita’ e la Ricerca. Una gestione, prima e ora, piena di pasticci e sprovvedutezze, accompagnata da forti dosi di supponenza, arroganza e autoritarismo. A questo proposito va rimarcato ancora una volta come l’attuale Ministro abbia ‘superato’ tutti i suoi predecessori in materia di relazioni sindacali. Egli infatti ha prima impiegato ben quattro mesi per accogliere la richiesta di incontro avanzata dalle Organizzazioni della docenza e poi, nonostante si fosse impegnato a un confronto serrato su tutte le questioni
universitarie, ha smesso da mesi di incontrarle, annunciando ora di avere gia’ pronti innumerevoli provvedimenti mai sottoposti al confronto. Alla fine della sua lettera Giovanni Ragone fa riferimento a contrasti tra il “Partito Democratico” e la “Sinistra”. La verita’ e’ che per le questioni universitarie i Responsabili, a vario
titolo, del Ministero hanno finora gareggiato a chi e’ piu’ autonomista-aziendalista e, contemporaneamente, dirigista-centralista e hanno gestito lo stesso Ministero senza sostanziali distinzioni tra di loro. Al Ministero sembra invece esserci un conflitto tra ‘schieramenti’, una ‘lite’ in cui tra i due litiganti il terzo (l’Universita’) muore.
3 dicembre 2007
Nota. Per leggere l’intervento di Valeria Militello “Il cantiere di Mussi”:
http://www.orizzontescuola.it/orizzonte/article17360.html
oppure
http://unimoreinform.blogspot.com/2007/12/andu-il- cantiere-di-mussi.html
Da Giovanni Ragone, consigliere del ministro Fabio Mussi:
“Mi sembra utile replicare, nel merito, all’intervento di Valeria Militello. Una azione complessa e impegnativa di riforma e’ stata intrapresa dal governo. Un conto e’ che una parte dei colleghi non ne condivida l’ispirazione, un conto e’ sottovalutarne la portata, che a medio termine sara’ molto forte. E’ evidente che in questa legislatura, con una maggioranza cosi’ ristretta in Senato, non sono possibili (ovviamente) gli interventi legislativi di tipo “organico”, vagheggiati per esempio
dall’ANDU. E invece c’e’ un drammatico bisogno di risorse e di riforme. La
costituzione formale e materiale dell’universita’ e le sue pratiche non sono adeguate alle sfide di un paese in declino. La prima fase dell’autonomia universitaria ha visibilmente esaurito la sua spinta propulsiva. Evidenti tendenze degenerative si sono incrostate sulla mancanza di risorse. Occorre ripartire con una fase due, dai connotati almeno in parte diversi. E la responsabilita’ e’ della politica, per innestare movimenti di autoriforma. E’ quello che si sta facendo. Molti provvedimenti sono operativi, altri sono stati varati e attendono solo la finale registrazione degli organi di controllo (Consiglio di stato e Corte dei conti), altri ancora sono attesi nel prossimo mese.
1) E’ partita la revisione generale di tutti i corsi di laurea, di primo e secondo livello, che dovra’ adeguare la qualita’ delle nostre lauree, riducendo – con termine nel 2010-2011 – l’eccesso di frammentazione, in un quadro di sempre più stretta integrazione dello spazio europeo della formazione superiore. E’ in corso la riforma del dottorato di ricerca, ugualmente mirata alla valorizzazione della qualita’ e alla rigorosa selezione delle proposte istitutive delle nuove “scuole di dottorato”. Per
tutti e tre i livelli, e per la formazione permanente che per la prima volta e’ esplicitamente affidata alle universita’ da un ddl approvato dal Consiglio dei ministri – sulla base di un lavoro congiunto con il Lavoro, la Pubblica istruzione e l’Innovazione – , la qualita’ dei percorsi e’ incentivata e valutata, anche ai fini delle necessarie dinamiche premiali relativamente al finanziamento statale degli atenei. I testi sono tutti pubblici, basta andare sul sito del ministero.
2) Una strategia di rilancio e di maggior finanziamento delle universita’ richiede due novita’ essenziali: da un lato la definizione di nuovi meccanismi di finanziamento, che spingano verso azioni virtuose di miglioramento, anche nel quadro di obiettivi di sistema fissati nell’interesse generale del paese, e che portino ove necessario a piani di risanamento; dall’altro la costruzione di un efficiente sistema nazionale di valutazione dei risultati, legittimato e autorevole. Entrambi i passaggi sono definiti sul piano legislativo: il cosiddetto “patto per
l’universita’” nella legge finanziaria in discussione, che dara’ luogo al decreto attuativo entro il 31 gennaio 2008, e l’ANVUR, l’Agenzia di valutazione, che e’ al termine del percorso regolamentare e sta per essere costituita.
3) Il reclutamento di nuovi ricercatori, sostenuto attraverso un piano straordinario appositamente finanziato, e nuove regole per i concorsi costituiscono il terzo asse dell’iniziativa governativa. Le nuove regole per i concorsi a ricercatore stanno per diventare operative (su parere definitivo del Consiglio di stato), su quelle per i professori ordinari e associati si sta lavorando alla Camera, anche in vista della necessita’ di sbloccare i concorsi nel 2008 (la commissione ci lavorera’ in comitato ristretto dalla prossima settimana). Nello stesso ambito legislativo dovra’
trovare soluzione la definizione dell’organico docente in tre fasce.
4) E’ infine stata annunciata dal ministro Mussi una imminente iniziativa di riforma della governance delle universita’, tema considerato urgente, in coerenza con le necessita’ di una forte ripresa di slancio dell’autonomia nel quadro delle riforme avviate. Sara’ presentato in dicembre alla Crui, al CUN e alle associazioni di categoria e poi approvato in consiglio dei ministri. Molte altre cose sono state fatte, forse di rilievo minore, ma di un certo impatto. In diciotto mesi, del resto, si e’ varato un ciclo di riforme di portata assai piu’ vasta rispetto alle scorse due legislature. Sono stati inoltre compiuti innumerevoli atti di gestione improntati al rigore e al contrasto di pratiche degenerative, di cui molto si occupa la stampa,
necessari per valorizzare e rilanciare università e comunita’ scientifiche. Quelle che sono state in grado di resistere e rispondere con i risultati a troppi anni di definanziamento. Lamentarsi per il vero deficit di azione del governo, infatti, e’ giusto. Dal 2001 le risorse disponibili sono state dirottate verso altri interventi, con scarsi risultati in termini di crescita del sistema ricerca del nostro paese. Si doveva cambiare subito musica, ma la finanziaria 2007, a causa dello sforzo piu’ generale di risanamento del bilancio statale, non e’ stata in grado di invertire la
tendenza, e solo con la finanziaria 2008 vengono dati i primi segnali di un
trend positivo, che richiede sostanziali accelerazioni. L’Italia e’ agli ultimi posti tra i paesi Ocse, e lontanissima dagli obiettivi europei. Ora che si sono riconquistati dei margini economici, la ricerca e la formazione superiore pubblica devono essere considerati come parte e come motore essenziale di un processo generale di riconversione dell’economia e del lavoro verso le alte tecnologie e le alte
professionalità, e di riconversione generale dei servizi verso la qualita’. E il diritto di studiare, il principio del merito, sono gli unici strumenti per riavviare processi di mobilità sociale. Ma tutto questo, per la parte maggioritaria dell’Unione al governo sembra argomento da spendere nei convegni. Non c’e’ più neanche l’alibi di universita’ inefficienti: e’ che sembra piu’ popolare abbassare di qualche decimo di punto la pressione fiscale, o regalare incentivi di nessuna efficacia alla ricerca delle imprese. Intanto, il paese declina. Che fare allora? Intensificare la pressione. Su questo tema strategico, dall’area del nuovo Partito Democratico viene in questi mesi un assordante silenzio, salvo qualche critica a Mussi per “dirigismo”. Ma anche l’area della Sinistra deve impegnarsi in una vera assunzione di responsabilita’.
Giovanni Ragone
consigliere del Ministro per l’Universita’”
Risposta di Valeria Militello a Giovanni Ragone:
“Caro Giovanni Ragone,
nel ringraziarla per la sua tempestiva risposta mi permetta di descriverle la sensazione provata nel leggerla: ancora una volta molte condivisibili parole e pochi fatti. Infatti, le argomentazioni che lei porta come “azione complessa ed impegnativa” sono esattamente quelle che ci spingono a lamentarci, ovvero sono quelle che da almeno un anno leggiamo sui giornali e non sono seguite da fatti concreti. Ma mi dica: era davvero cosi’ terribile il dottorato a cui avete dato
priorita’ rispetto allo stato giuridico o alla governance? Argomenti questi ultimi che gridiamo oramai da anni e che sono stati anche sbandierati in campagna elettorale come urgenti. E poi, la revisione dei corsi di laurea non e’ un’invenzione, era gia’ prevista. Chiunque ci fosse stato al ministero l’avrebbe dovuta attivare.
Mi consola il fatto che lei stesso sostenga il “bisogno drammatico di risorse e riforme”. Ma piu’ si aspetta, piu’ quelle “tendenze degenerative incrostate” di cui lei parla, prenderanno il sopravvento. Per questo. In fondo il dottorato, cosi’ come quegli interventi che lei chiama “di rilievo minore ma di un certo impatto” avrebbero potuto aspettare. E mi potrebbe far ben sperare l’interessante ed accattivante punto due da lei riportato se, ancora una volta, non fosse cosi’ vago. Il fatto che siano state annunciate riforme o “cicli di riforme” rafforza l’idea di proclama giornalistico. Mi rendo perfettamente conto che per far fronte alla traballante situazione del governo sono necessari altri tipi di interventi. Ma vede, e’ proprio questo il punto, e lei e’ d’accordo con me come scrive alla fine della sua: in questo paese l’Universita’ e’ messa in secondo piano, al contrario di altri paesi dove e’ considerata il motore dello sviluppo culturale, economico e sociale del Paese ed e’ un investimento necessario. Solamente questa “ispirazione” puo’ rincuorarci ed il sapere che una squadra lavora per giungere a questo risultato o almeno ad una parte di questo risultato. Io nel mio piccolo, stia pur certo che mi battero’ per portare questo come punto essenziale all’interno del neonato Partito Democratico, che sta costruendo le sue fondamenta. Ma, nel frattempo, che il governo si occupi
di legge elettorale e quant’altro, ma che il Ministero dell’Universita’ e la sua squadra si occupino di UNIVERSITA’. E gente come lei, puo’ esercitare la giusta pressione.
La ringrazio per questo momento di confronto.
Valeria Militello”