Da Minnaja su diplomi e crediti

12 novembre 2007 – ANDU

“Forse c’e’ ancora una particolarita’ italiana da segnalare. gli albi professionali.

Gli ingegneri quinquennali (del vecchio ordinamento, per intenderci, che ci mettevano in media 6-7 anni) non hanno mai voluto che i diplomati (triennali) di quando c’era il diploma si chiamassero ingegneri, e per quanto ne so non e’ mai stato creato un albo professionale di diplomati.

Questi diplomati poi sono stati considerati ancora meno degli attuali laureati triennali, tanto che per acquisire questo secondo titolo devono acquisire, almeno a Padova, altri 18 crediti. Fu sempre comica la proclamazione, almeno a Padova: ai laureati quinquennali del Vecchio ordinamento si diceva (e si dice, per i residui) “La proclamo dottore in ingegneria tal dei tali”, ai triennalisti attuali si dice “La proclamo laureato in ingegneria tal dei tali”. Ai diplomati, a seconda del presidente di Commissione la proclamazione suonava cosi’: “In nome e per delega del Magnifico Rettore La proclamo ingegnere diplomato in (ing) informatica (o quello che era)” oppure “La proclamo laureato in ingegneria (informatica, o quello che era)”. Dalla stessa stanza e con lo stesso curriculum uno usciva ingegnere (diplomato) e un altro no.

In Germania esiste il Vordiplom corrispondente alla nostra laurea triennale da 180 crediti, e chi ce l’ha si firma “Dipl. Ing.” Riguardo ai crediti, che dovrebbero garantire una unita’ di misura internazionale dell’impegno profuso dallo studente per ascoltare lezioni frontali, elaborarle a casa, prepararasi a un esame e sostenerlo, i dubbi di omogenenita’ sono forti.

Cito la Facolta’ di Lettere a Ca’ Foscari, dove, per la laurea triennale fino al 2004 un corso da 30 ore era contato 4 crediti e la tesi altri 4, con il 2005 lo stesso corso era contato 5 crediti e la tesi (mi pare) 17. Ovviamente chi si era immatricolato dopo faceva, per conseguire lo stessissimo titolo, meno dei tre quarti degli esami di chi si era immatricolato l’anno prima. In teoria chi si era immatricolato nel 2005 avrebbe dovuto portare circa 150 pagine di libro in piu’, ma siccome vari esami erano semplicemente scritti con domande aperte, era impossibile distinguere le matricole vecchie dalle nuove, e i professori stessi dicevano: “non riusciamo ad organizzare scritti diversi, ne’ tanto meno giudicare diversamente gli studenti a seconda del loro anno di immatricolazione”. Alla compilazione del verbale in cui si registrava il voto della prova scritta lo studente dichiarava: “per me questo esame e’ da tot crediti”.

Cito questo fatto solo per dire che anche i tentativi di standardizzare gli impegni di studio incontrano delle difficolta’ obbiettive e una gestione del transitorio estremamente complessa, che quindi viene poi risolta in modo un po’ soggettivo dai docenti (tutti ottimi, peraltro, almeno quelli che ho incontrato io).

Carlo Minnaja
Dip. Matematica Pura ed Applicata
PADOVA”

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