Universita’ all’osso

11 settembre 2007 – ANDU

Riportiamo l’intervento di Luca Tomassini “L’universita’ ridotta all’osso”, comparso sul Manifesto del 9 settembre 2007, che analizza lo stato dell’Universita’ italiana.

L’Universita’ si trova impantanata anche a causa della ‘politica dell’apparire’ del ministro Mussi che non ha voluto confrontarsi seriamente con le proposte avanzate da anni dalle Organizzazioni della docenza e, in particolare, con quelle dell’ANDU riguardanti la docenza e l’organizzazione dell’Universita’ (v. in calce). La ‘crisi’ della politica universitaria di Mussi e’ stata recentemente ‘ratificata’ dal decreto-legge (v. nota) che ‘dirotta’ sull’Ffo i fondi destinati dalla Finanzia 2007 per il bando, entro quest’anno, di 2000 posti aggiuntivi di ricercatore, con concorsi da espletare impiegando nuove regole. Una scelta questa legata al fatto che non e’ stato ancora emanato il decreto ministeriale di riforma dei meccanismi concorsuali che per mesi il Ministro, in Tv e sui giornali, ha piu’ volte annunciato come imminente.

– Nota. Per leggere l’art. 3 (“Disposizioni urgenti per l’assunzione di ricercatori”) del decreto-legge contenente “Disposizioni urgenti per assicurare l’ordinato avvio dell’anno scolastico 2007-2008”, varato il 5 settembre 2007 dal Consiglio dei ministri:

http://unimoreinform.blogspot.com/2007/09/andu-ddl-ricercatori-rc-su-docenza .html

Dal Manifesto del 9 Settembre 2007: “L’universita’ ridotta all’osso LUCA TOMASSINI

“Quello che e’ certo e’ che non abbiamo tempo”. Cosi’ arringava, ancora fresco di nomina, alla Commissione Cultura della Camera il ministro dell’universita’ Fabio Mussi. Quasi due anni sono passati e quasi nulla e’ stato fatto, con l’eccezione di alcuni interventi per correggere le piu’ vistose storture provocate dalla riforma di Luigi Berlinguer.

Prima dell’estate Mussi ha annunciato un accordo con il ministro Padoa-Schioppa, teorico massimo dell’induzione di “comportamenti virtuosi” tramite strangolamento monetario. Si chiama “Patto tra governo e universita’” – ma forse sarebbe il caso di chiamarlo “Accordo tra governo e rettori” – ed e’ stato proprio in questi giorni ripreso nelle sei striminzite paginette che il “Libro verde sulla spesa pubblica” (www.mef.gov.it) dedica all’argomento.

Molti i mali indicati dagli austeri “esperti” del dicastero di Via XX settembre, con l’eccezione del dilagante precariato. Sono menzionati proliferazione dei corsi di laurea, moltiplicazione delle sedi universitarie, rapporto studenti/docenti del tutto inadeguato, piramide rovesciata nella composizione del corpo docente, meccanismi concorsuali inefficienti e cosi’ (giustamente) lamentando.

Risulta pero’ difficile sottrarsi all’impressione che i punti davvero al centro dell’attenzione siano ben altri: composizione “autoreferenziale” di Senati accademici e Consigli d’amministrazione, ovvero assenza nel loro seno dei privati, e “remunerazione rigida” dei docenti. Problemi enormi, che si propone di affrontare riattivando antiche norme che alle universita’ con problemi di bilancio imporrebbero drastiche riduzioni del reclutamento (sic!) e la possibilita’ di aumentare ulteriormente le tasse studentesche.

Sul fronte sensibile dei finanziamenti, poi, Padoa-Schioppa si limita a garantire la certezza di un aumento del Fondo di finanziamento ordinario (Ffo, la principale forma di finanziamento delle universita’) almeno in linea con l’inflazione. Ovvero niente. Non che dall’universita’ siano venute negli ultimi anni significative indicazioni di possibili vie d’uscita, ulteriore conferma che il degrado delle elite italiane non e’ certo circoscritto alla tanto vituperata classe politica (o casta che dir si voglia).

Accade pero’ che qualcuno, ben consapevole di questi limiti, abbia tentato di segnalare alcune ragionevoli misure. Il riferimento e’ al “Gruppo 2003”, un insieme di personalita’ (tutti scienziati, nessun “umanista”, tutti tra i piu’ citati nelle riviste internazionali) che tre anni or sono redasse un “Manifesto” con una serie di suggerimenti per rilanciare la ricerca scientifica italiana.

Inascoltati dall’allora ministro Moratti, ci hanno riprovato con un interessante volume dal significativo titolo ‘La ricerca tradita’ (Garzanti, pp. 250, euro 16,50) a cura del direttore dell’Osservatorio astronomico di Brera Tommaso Maccacaro. L’analisi della tragica situazione in cui versano universita’ e enti di ricerca e’ condotta con dovizia di dati nel saggio di Giuliano Buzzetti e Isabella Maria Gioa sui “Numeri della ricerca scientifica in Italia”, mentre interessanti osservazioni sulla “Mancata internazionalizzazione” e le sue conseguenze sono svolte dallo stesso Maccacaro e dal docente di patologia generale Alberto Mantovani.

Con conclusioni ormai largamente note al pubblico e infatti convergenti con quelle del “Libro verde”, ma che hanno il merito di smentire qualche dannoso luogo comune sulle salvifiche virtu’ del mercato. Al centro della loro attenzione, forse perche’ immediatamente legato al tema del “declino”, e’ il prevalere nel tessuto produttivo italiano di piccole e medie imprese sprovviste dei mezzi necessari. Sarebbe stato forse piu’ utile ricordare, come nel caso di un recente intervento su “lavoce.info”, che persino negli Usa circa il 95% del finanziamento alla ricerca e’ pubblico.

Tocca al fisico Giorgio Parisi e al direttore dell’Istituto Mario Negri Silvio Garattini l’onere della proposta. Il primo presenta con lucida pacatezza le richieste del Gruppo 2003: concorsi trasparenti e dunque nazionali, rapida istituzione di un’Agenzia per la valutazione del sistema universitario che possa orientare il flusso di risorse verso l’universita’, reclutamento straordinario ma senza ope legis. L’inerzia, denuncia Parisi, significa accettare di fatto l’esistenza di atenei di serie A e di serie B e conduce inevitabilmente alla fine del valore legale del titolo di studio. Ultimo ostacolo, questo, al dilagare della “formazione” privata. Garattini delinea invece i contorni dell’Airs (Agenzia italiana per la ricerca scientifica), nei suoi auspici organismo nel quale dovrebbero essere coordinati e unificati i troppi enti esistenti. Interventi sui quali Mussi ha piu’ volte confermato il suo accordo. Eppure la sua proposta sui concorsi conferma lo strapotere delle commissioni locali e dunque delle peggiori consorterie, il decreto che avrebbe dovuto istituire l’Anvur (l’agenzia per la valutazione) e’ stato bocciato dal Consiglio di stato, sull’Airs siamo ancora alle dichiarazioni di intenti. E ci sono addirittura 300 milioni di euro (fondi First 2007) non assegnati, mentre 20 milioni per il reclutamento di ricercatori saranno aggiunti al Ffo 2008 per via di un ritardo nella pubblicazione dei bandi.

Insomma, non riesce a spendere neanche i soldi che ci sono. Sarebbe infine ingeneroso non menzionare il contributo al volume di Luigi Nicolais. Quando lo ha scritto era “solo” un docente di Tecnologia dei polimeri a Napoli, oggi e’ ministro per le Riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione. Chi volesse saperne di piu’ di “Ricerca, innovazione e reti di competenze” non deve perdersi questa piccola perla, fatta di “stakeholders”, “shareholders”, “fenomenologia dell’innovazione” e “governance complessa”. Un vero e proprio viaggio nella “filiera della conoscenza” (sara’ come quella del pomodoro?), naturalmente “curiosity driven”.”

PROPOSTE DELL’ANDU SU ORGANIZZAZIONE E DOCENZA

GOVERNO DEL SISTEMA NAZIONALE E ORGANIZZAZIONE DEGLI ATENEI Occorre prevedere un unico Organo di autogoverno del Sistema nazionale delle Universita’ direttamente eletto da tutte le componenti (docenti, tecnico-amministrativi, studenti) del mondo universitario, con una rappresentanza non frammentata (5 o 6 aree equivalenti) e non corporativa (elettorato attivo e passivo comuni) delle tre fasce della docenza. Alle Conferenze nazionali dei Rettori, dei Presidi e dei Direttori di Dipartimento dovrebbero essere riconosciuti specifici ruoli. Il Rettore deve essere eletto da tutti i docenti (professori e ricercatori), con una consistente partecipazione dei tecnico-amministrativi e degli studenti. Il Senato Accademico e il Consiglio di Amministrazione dovrebbero essere sostituiti da un “Consiglio di Ateneo” i cui componenti dovrebbero essere tutti direttamente eletti e, anche in questo caso, con una rappresentanza dei docenti non frammentata e non corporativa. Il Consiglio di Ateneo dovrebbe eleggere al suo interno un Presidente. Negli Atenei dovrebbero essere previsti specifici ruoli per i Collegi dei Presidi, dei Direttori di Dipartimento e dei Presidenti dei Consigli di Corso di Studio. Potrebbe essere previsto un Organo di gestione (un “Esecutivo di Ateneo”), eletto dal Consiglio di Ateneo, da affiancare al Rettore. Il Rettore e tutti i componenti del Consiglio di Ateneo devono essere interni all’Ateneo stesso. Le strutture portanti dell’Ateneo devono diventare i Consigli di Corso di Studi per la didattica e i Dipartimenti per la ricerca. Nei Dipartimenti, rivedendone i criteri di formazione e le dimensioni, si dovrebbero ‘incardinare’ i docenti, togliendo ai Consigli di Facolta’ la ‘gestione’ dei posti e assegnando loro compiti di coordinamento dei Corsi di Studio. La composizione e i compiti delle strutture degli Atenei devono essere normati dalla legge.

– DOCENZA Stato giuridico nazionale dei docenti collocati in un ruolo unico, articolato in tre fasce con uguali mansioni. Ingresso (v. specificazioni sotto) nel ruolo docente per concorso nazionale (prevalentemente nella terza fascia) e passaggio di fascia per idoneita’ nazionale individuale (a numero aperto), con immediato e pieno riconoscimento della nuova qualifica, senza l’ulteriore chiamata della Facolta’ dove il docente gia’ lavora e continuera’ a lavorare. Per il passaggio di fascia e’ indispensabile prevedere uno specifico budget nazionale per i connessi incrementi stipendiali. Le commissioni nazionali, per i concorsi e per i passaggi, devono essere interamente sorteggiate e composte di soli ordinari. Periodo pre-ruolo massimo di 3 anni in un’unica figura definita da una legge che preveda adeguata retribuzione, diritti (malattia, maternita’, ferie, contributi pensionistici) e liberta’ di ricerca, con un numero di posti rapportato a quello degli sbocchi nel ruolo della docenza. Bando nei prossimi anni, su nuovi specifici e aggiuntivi fondi statali, di almeno 20.000 posti di terza fascia, con cancellazione dell’attuale giungla di figure precarie. Trasformazione del ruolo dei ricercatori in terza fascia di professore, prevedendo la partecipazione di tutti ai Consigli di Facolta’ e l’accesso ai fondi di ricerca anche per i professori di terza fascia non confermati. Distinzione tra tempo pieno e tempo definito con esclusione per i docenti a tempo definito dalle cariche accademiche e dalle commissioni concorsuali.

Specificazioni sul reclutamento.

I concorsi per i posti nella fascia iniziale della docenza (oggi il ruolo dei ricercatori) devono essere espletati a livello nazionale, ‘concentrando’, con cadenza certa, i posti banditi in autonomia dai vari Atenei su fondi propri e/o ministeriali. La scelta dei vincitori deve essere fatta da una commissione nazionale composta solo da ordinari direttamente sorteggiati, tutti appartenenti a sedi diverse ed escludendo quelli degli Atenei che hanno bandito i posti. Ai candidati devono essere adeguatamente riconosciuti i periodi di attivita’ didattica e scientifica svolti a qualsiasi titolo: dottorato, assegni, borse, incarichi, ecc.

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