L’AGENZIA DELLA “LEGGE MODICA-TOCCI”

L’intervento di Fiorella Kostoris “I limiti dell’Agenzia ministeriale.
Sull’universita’ il governo affonda la meritocrazia” (qui sotto riportato),
apparso sul Riformista del 28 novembre 2006, ha una cosa importante in
comune con il documento dell’ANDU “L’on. Tocci e l’Agenzia dei DS” del 24 novembre 2006 (nota 1). Fiorella Kostoris, come l’ANDU, individua nelle motivazioni delle dimissioni dell’on. Walter Tocci da una carica interna ai DS, il ‘nucleo’ accademico-politico della sua scelta: l’insoddisfazione per il ‘tipo’ di
Agenzia per la valutazione prevista nel Decreto fiscale recentemente approvato e il profondo disappunto per il fatto che non sia stata invece recepita l’Agenzia come prevista dal disegno di legge dei DS o “legge Modica-Tocci”, come la chiama Kostoris. Kostoris, come l’ANDU, coglie e sottolinea l’enorme differenza tra i due
tipi di Agenzia. Una differenza che deriva da due opposte visioni della natura e del ruolo dell’Universita’ italiana. Kostoris, con il suo intervento, ha il merito di sollecitare, come tenta da mesi di fare l’ANDU, il mondo universitario ad aprire gli occhi sulle questioni veramente centrali per l’Universita’, invece di guardarle – come fanno in troppi- attraverso il ‘prosciutto’ delle ‘logiche’ degli schieramenti politici o sub-politici. L’ANDU da mesi richiama l’attenzione sul disegno di legge dei DS, sul quale i promotori hanno condotto una loro specifica campagna elettorale, ‘a prescidere’ dal resto dell’Unione. Sulla loro ‘Agenzia forte’, i presentatori del disegno di legge e il gruppo accademico che lo sostiene, si “giocano la faccia”, come essi stessi hanno dichiarato gia’ nel febbraio di quest’anno. Il fatto e’ che, con quanto previsto dal disegno di legge dei DS, è
l’esistenza stessa dell’Universita’ statale, di massa e di qualita’, ad essere messa in gioco.
Alle considerazioni dall’ANDU, piu’ volte espresse, contro l”Agenzia
forte’ voluta dai DS, vogliamo aggiungere quelle contenute in un “Quaderno” (nota 2), elaborato nell’autunno scorso, dall’Associazione Astrid, presieduta da Franco Bassanini. A pag. 105 del “Quaderno” si legge: “La valutazione ha come obbiettivi fondamentali il continuo miglioramento degli atenei e la trasparenza della valutazione qualitativa e quantitativa delle loro attivita’ didattiche e di ricerca, NON quello di ripartire il finanziamento pubblico o di dare indicazioni cogenti sui criteri della ripartizione. Si rischia altrimenti di deformare la valutazione per tener conto delle complesse problematiche del sostegno pubblico alle universita’.
Sarà quindi IL MINISTERO che giudichera’ e stabilira’ come e quanto tener conto dei risultati della valutazione nella ripartizione del finanziamento, RISPONDENDONE POLITICAMENTE. Viceversa si garantira’ in questo modo che la ripartizione del finanziamento non diventi implicitamente il criterio unico di valutazione della qualita’, deformandone significato e portata innovativa.”
Abbiamo riportato questa opinione di Astrid sull’Agenzia – non lontana da
quella espressa dall’ANDU – anche perche’ Astrid e’ un’Associazione che per quasi tutto il resto delle questioni riguardanti l’Universita’ ha espresso posizioni ‘anticipatorie’ di quelle del gruppo accademico-politico che attualmente ‘fa’ la politica dei DS per l’Universita’.

28 novembre 2006

Nota 1. Per leggere il documento dell’ANDU “L’on. Tocci e l’Agenzia dei DS”: http://www.bur.it/sezioni/sez_andu.php 27 novembre 2006 oppure http://www.orizzontescuola.it/article12956.html

Nota 2. Per leggere e/o scaricare il Quaderno di Astrid “Universita’ e sistema dellaricerca. Proposte per cambiare”:
http://www.astridonline.it/L-universi/CARTELLA-P/Univ-e-Ric_Testo.pdf

dal Riformista del 28/11/06:

“I limiti dell’Agenzia ministeriale
SULL’UNIVERSITA’ IL GOVERNO AFFONDA LA MERITOCRAZIA

di Fiorella Kostoris

L’onorevole Walter Tocci, responsabile Ds per Ricerca e universita’, ha rassegnato le sue dimissioni perché il “risultato” della manovra e’ “insoddisfacente” nel campo di sua competenza, non solo e non tanto perche’ nella finanziaria “permangono tagli agli enti [di ricerca] e all’universita’”, quanto soprattutto perché “la parte normativa e’ inadeguata… L’istituzione dell’apposita Agenzia per la valutazione e’
ancora una semplice aggiunta al vecchio sistema burocratico e non e’ ancora assunta come la leva fondamentale per riformarlo. La strada del merito non solo sarebbe la piu’ adatta a governare lo specifico della ricerca, ma sarebbe anche la piu’ semplice da attuare”. Pur tra le molte differenze, questa impostazione e’ condivisa da numerosi, autorevoli professori universitari: per citarne uno, Francesco Giavazzi sostiene sul Corriere della sera del 14 novembre 2006 che se davvero volesse spostare i fondi per la ricerca “dalla mediocrita’ all’eccellenza. il ministro Mussi avrebbe un modo semplice per dimostrarlo: assegni una quota significativa delle risorse in base alle valutazioni che il suo stesso ministero tramite il Comitato di indirizzo per la valutazione della ricerca (Civr) ha appena svolto. Da quest’anno accademico, non “in futuro” come invece ha annunciato”.
Le parole chiave Civr e Agenzia richiedono un approfondimento. Con il decreto n. 2206 del dicembre 2003, il ministro Moratti affida al Civr il compito di svolgere il primo esercizio nazionale di valutazione ex post della ricerca italiana, relativo al triennio 2001-2003, sulla scia dell’inglese Research assessment exercise, giunto dopo 20 anni alla sua quinta edizione. La signora ministro si impegna poi ad allocare un terzo dei finanziamenti ordinari dell’universita’ e degli enti di ricerca secondo l’ordinamento meritocratico di tali strutture fornitole da un board di 7
membri del Civr; questo si appoggia sui giudizi di 20 panel di area appositamente creati, uno per ciascuno dei 14 settori di ricerca definiti dal Cun piu’ 6 aree speciali, i quali, a loro volta, si basano sulla valutazione indipendente di almeno due esperti, di cui un quarto stranieri, su ognuno dei migliori prodotti di ricerca autoselezionati, area per area, dalle strutture. L’esame da parte dei panel della performance scientifica nelle varie aree di ricerca delle 102 principali strutture del nostro Paese (incluse tutte le 77 universita’, tra statali e legalmente riconosciute)
termina nel dicembre del 2005, avendo coinvolto 150 panelisti, 6 mila esperti, circa 18 mila prodotti, con un costo complessivo di 3 milioni e mezzo di euro: per la prima volta nella storia del nostro Paese, nel gennaio 2006 un rapporto scritto identifica, per ognuno dei 20 settori disciplinari, un ordinamento quantitativo completo delle strutture, in ragione della valutazione ex post dei prodotti di ricerca di quell’area. Nonostante nel rapporto conclusivo dei panel emergano dalla valutazione, area per area, le migliori come le peggiori strutture, e ciascuna sia con piena trasparenza e inflessibilmente giudicata in un ranking numerico,
nessuna di esse lamenta ingiustizie. Anzi, da piu’ parti si esprime la speranza che innovazioni ancor piu’ profonde conseguano dal rapporto finale del board del Civr, destinato a dare un giudizio circostanziato delle strutture, dunque una valutazione non piu’ soltanto area per area (purtroppo tale rapporto finale e’ ancora in attesa di essere presentato al ministro Mussi, per poter poi divenire di dominio pubblico): ad esempio Gianni Toniolo scrive il 21 marzo 2006 sul Sole24Ore che, grazie al Civr, “enti, dipartimenti, facolta’ si stanno interrogando sui motivi dei propri successi e dei propri fallimenti. sui costi di una politica di assunzioni e
promozioni attenta a parametri (scuole, vicinanza ideologica, appartenenza alla sede, anzianita’ di servizio) diversi da quelli dell’eccellenza scientifica. Si tratta di novita’ non da poco. Ma i cambiamenti di mentalita’, di cultura, durano poco se non sono sostenuti da incentivi adeguati e necessari, il 1° [essendo] l’assegnazione dei finanziamenti alla ricerca sulla base delle valutazioni di un Civr trasformato in Autorita’ indipendente per la valutazione della ricerca”. Nell’iniziale giorno di primavera di quest’anno, quando Toniolo cosi’ si esprime, molti ritengono che, se il centrosinistra tornasse, di li’ a qualche giorno, al governo, il principio della valutazione nella ricerca uscirebbe rafforzato, perche’ la proposta di legge dei Ds del gennaio 2006 (con primi firmatari l’allora senatore, oggi sottosegretario al Miur, Luciano Modica e l’onorevole Walter Tocci) prevede l’istituzione di quella
specifica Autorita’, cui riserva la funzione sia di effettuare “sulla base dei risultati delle sue attivita’ di valutazione, la ripartizione tra le universita’ e tra gli enti di ricerca di una quota” dei loro finanziamenti ordinari, sia di determinare “procedure, metodologie e tempi operativi”, necessari alla valutazione periodica dell’attivita’ dei singoli ricercatori. Viceversa, il decreto legge n. 262 del nuovo esecutivo,
definitivamente convertito in legge il 23 novembre 2006, da un lato istituisce non un’Autorita’ indipendente bensi’ una mera Agenzia ministeriale (chiamata Anvur), solo dotata di “personalita’ giuridica di diritto pubblico” e, dall’altro lato, ne sancisce la diminutio, perche’ la priva dei principali compiti sopra menzionati nella proposta di legge Modica-Tocci. Rimane soltanto che “i risultati delle attivita’ di
valutazione dell’Agenzia costituiscono criterio di riferimento per l’allocazione dei finanziamenti statali all’universita’ e agli enti di ricerca”. In aggiunta, i fondi annui assegnati all’Agenzia sono di poco superiori a quelli per il 2006 di uno dei due Comitati (il Cnvsu), che, con il Civr, confluisce nell’Agenzia, mentre al Civr medesimo, cui nel frattempo si chiede di procedere al secondo esercizio di valutazione triennale della ricerca per il periodo 2004-2006, la Finanziaria non sembra dare alcun quattrino nel 2007. Infine, l’indebolimento dell’Agenzia e’
confermato dalla lettera che l’11 novembre 2006 il consigliere del ministro
Mussi, Giovanni Ragone, invia a una sigla sindacale, da sempre ostile alla
centralita’ della valutazione della ricerca nella proposta Modica-Tocci, affermando che “quote crescenti del finanziamento pubblico andranno distribuite fra le strutture in relazione ai risultati. su decisione del governo, non dell’Agenzia. L’Agenzia, almeno in un primo tempo, dovra’ provare a valutare i risultati delle strutture e dei progetti”, non (aggiungo io) dei singoli ricercatori. Dopo 440 anni pare, dunque, ancora prematuro il tentativo di concretizzare quell’aspirazione allegorica, magistralmente illustrata da Paolo Veronese nella lunetta affrescata della Villa palladiana di Maser, dove “l’Oblio scopre il Merito”.

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