L’ANDU ha già espresso, anche assieme alle altre Organizzazioni della docenza, l’esigenza di un Organismo di valutazione: “La legge deve disciplinare: a) un’autorità centrale politica (MIUR), che programmi e indirizzi (a monte), premi o sanzioni (a valle); b) un’autorità centrale tecnica (Authority), che valuti la qualità dell’attività svolta, secondo parametri noti e discussi con la comunità scientifica;” (da documento unitario “Cosa è urgente. Verso le elezioni”, diffuso nel febbraio 2006, v. nota 1).
Il ministro Mussi (DS), nella “web-intervista” del 5 settembre 2006 a Repubblica.it, ha dichiarato: “(…) dopo la positiva esperienza CNVSU e del CIVR, intendo mettere in Finanziaria la delega per la istituzione della Agenzia nazionale di valutazione. Se funziona potrebbe essere una rivoluzione.” (nota 2). Il Ministro, contrariamente a quanto da lui stesso dichiarato il 4 luglio 2006 alla Commissione Cultura della Camera (“Lo prometto: mai più ‘riformismo dall’alto’”) (nota 3), ha scelto di ricorrere a quegli stessi metodi ‘golpisti’ (finanziarie, decreti-legge, voti di fiducia, leggi-delega) con i quali i suoi predecessori hanno imposto molte delle ‘rivoluzionarie’ controriforme dettate da una oligarchia accademica che da decenni opera per demolire l’Università statale: falsa autonomia finanziaria, finta autonomia statutaria, abolizione di fatto del CUN, finti concorsi locali, imposizione della riforma didattica, aumento a dismisura del precariato, legge Moratti, etc. Il lavoro di smantellamento dell’Università statale che la lobby accademica trasversale vorrebbe portare a compimento in questa legislatura ha come tappa principale proprio l’istituzione di una “Agenzia per la valutazione”, come quella prevista dal DDL dei DS (in calce i contenuti principali del DDL, il cui testo invitiamo a leggere per intero e con molta attenzione). Uno strumento micidiale che darebbe ancor PIU’ FORTI POTERI a quei POTERI FORTI che da decenni fanno e disfano le leggi sull’Università per aumentare il proprio controllo sulle risorse pubbliche ad essa destinate. Un vero e proprio COMMISSARIAMENTO dell’Università statale, affidato di fatto a quelle stesse forze che stanno lavorando per demolirla. La natura centralistica e dirigistica dell’Agenzia che il Governo vorrebbe imporre è confermata da quanto ha scritto l’11 agosto 2006 il sottosegretario Luciano Modica (DS) sul Corriere del Mezzogiorno: “è fondamentale dotare il sistema universitario e della ricerca pubblica di una Agenzia nazionale di valutazione, indipendente dal finanziatore pubblico e dagli atenei, che effettui periodiche valutazione dei SINGOLI docenti e dell’attività didattica e di ricerca” e “SOLO sulla base di questa corretta valutazione, si stabiliscano ruoli, incarichi, avanzamenti di carriera.” (nota 4).
L’ANDU ritiene invece opportuna l’introduzione di un sistema di valutazione discusso con la comunità universitaria (“mai più riformismo dall’alto”!), basato su criteri e metodi che tengano conto della diversità degli ambiti disciplinari e della complessità del lavoro universitario, e che lasci alla responsabilità politica i conseguenti interventi. Un sistema di valutazione che non deve tradursi in un maggiore controllo gerarchico delle carriere e che non ‘subappalti’ l’autonomia universitaria ai poteri forti politico-accademici, come accadrebbe con l’istituzione dell’”Autorità per la valutazione” prevista dal DDL dei DS. Un’Autorità questa che, in contrasto con l’autonomia didattica e di ricerca garantita dalla Costituzione, condizionerebbe i contenuti stessi della ricerca.
7 settembre 2006
Nota 1. Per l’intero documento unitario “Cosa è urgente. Verso le elezioni”, diffuso nel febbraio 2006:
http://cnu.cineca.it/docum06/docunitario-02-06.pdf
Nota 2. Per la “web-intervista” del 5.9.06 (“Mussi risponde ai lettori. Niente tagli, rilanciamo”) su Repubblica.it: (non si deve spezzare la stringa di caratteri, altrimenti il collegamento fallisce!)
http://www.repubblica.it/scuola_e_universita/index.html
Nota 3. V. pag. 8 del testo dell’intervento del ministro Mussi svolto il 4.7.06 nella Commissione Cultura della Camera:
http://www.miur.it/comunicatistampa/2006/allegati/allegato_2006_07_04_2_a.pdf
Nota 4. Per l’intervento del sottosegretario Modica “Università, ci vuole un rendiconto su prof e attività” sul Corriere del Mezzogiorno dell’11.8.06:
http://www.selpress.com/unipr/immagini/140806r/2006081443676.pdf
I PRINCIPALI CONTENUTI DEL DDL DEI DS SULL’”AGENZIA PER LA VALUTAZIONE”
(per il testo del DDL: http://cnu.cineca.it/nazionale06/modica_24_01.doc)
La composizione dell’Autorità (art. 4 del DDL) dovrebbe assicurare che essa operi “in piena autonomia e con indipendenza di giudizio e di valutazione (comma 2, art. 3). All’A. lo Stato delegherebbe i compiti di “valutazione esterna della qualità”, di “indirizzo, coordinamento e vigilanza delle attività di valutazione interna” e di “valutazione” “dei programmi statali di finanziamento e di incentivazione” (comma 3, art. 3). L’A. ripartirebbe il 2% del fondo ordinario (in pratica il 20% delle somme non ‘vincolate’ dalle spese fisse) per il “finanziamento diretto di attività di ricerca nonché di alta formazione” (comma 5, art. 3). Inoltre “i corsi di studio universitari”, di cui l’A. stabilirebbe i requisiti minimi, sarebbero accreditati da “enti pubblici o privati indipendenti” inseriti in un albo gestito dall’A. stessa (comma 3, art. 8). Secondo il DDL dei DS, l’A. “determina le procedure, le metodologie ed i tempi operativi per la valutazione periodica dell’attività di ricerca svolta dai SINGOLI professori e ricercatori universitari” “con la partecipazione (NON la decisione, ndr) di commissioni nazionali espresse dalle relative comunità scientifico-disciplinari, prevedendo indicatori differenziati specifici per ciascuna area, nonché il coordinamento e la vigilanza sulla attività delle commissioni nazionali.” (comma 5, art. 7). All’A. spetterebbe anche “l’indirizzo e la vigilanza” sulla “valutazione periodica delle attività svolte da ciascun professore o ricercatore universitario” (comma 6, art. 7). Tale valutazione sarebbe svolta dall’Ateneo “ogni quattro anni”. “Nel caso di giudizio negativo, la progressione economica di carriera del docente interessato rimane sospesa fino alla successiva valutazione. Nel caso di due successivi giudizi negativi, l’interessato è trasferito ad altra amministrazione pubblica ovvero, ove ne ricorrano le condizioni previste dalla legge in termini di anzianità contributiva e anagrafica, collocato a riposo. Avverso al giudizio negativo è ammesso il ricorso all’Autorità, la quale può confermare il giudizio dell’ateneo ovvero chiederne motivatamente il riesame” (comma 4, art. 14).Le conseguenze di quest’ultima norma sarebbero devastanti perché con essa si accrescerebbe a dismisura il controllo anche umano dei docenti da parte dei ‘maestri’ che oggi già decidono chi, come e quando reclutare, e chi, come e quando promuovere. Con la possibilità di espulsione dalla Università dei docenti di ‘ruolo’ si produrrebbe una ancora maggiore gerarchizzazione della docenza, con un’ulteriore riduzione dell’autonomia didattica e di ricerca dei docenti ‘subalterni’ e il conseguente abbassamento della qualità di queste attività.