DS PEGGIO DI MORATTI?

DS peggio di Moratti? Molto peggio, se dovessero essere confermate le posizioni contenute nel documento “alla base della discussione” del “Forum dei DS” (nota 1).Nel documento si prevede, di fatto, la CANCELLAZIONE del Sistema nazionale e statale delle Università. Infatti:                                                                      

1. sul piano della “strutturazione interna” si prevede che “ogni ateneo sceglierà come organizzarsi: l’esistenza e i mutui rapporti di facoltà, dipartimenti, corsi di studio, centri di ricerca e di servizi e dei relativi organi di gestione saranno interamente affidati agli statuti e ai regolamenti autonomi”;
2. sul piano del reclutamento dei docenti si prevede che “in prospettiva (.) le regole selettive rientreranno nella sfera di autonomia del singolo ateneo” e che “spetterà ai regolamenti dell’ateneo stabilire le procedure di chiamata (o di non chiamata)”.
Le principali ‘logiche’ conseguenze derivanti dalla delegificazione dell’organizzazione degli Atenei e del reclutamento dei docenti sono il previsto “progressivo affievolimento” del valore legale dei titoli di studio e la rimozione progressiva del “vincolo budgetario attualmente vigente sull’entità complessiva delle tasse e contributi universitari stabiliti da ciascuna università”. Ma non tutto però è lasciato alla ‘libera’ autonomia degli Atenei. Infatti si vuole che la legge preveda:
1. che il Rettore nomini un suo “Consiglio di ateneo non elettivo”, con compiti da “vero consiglio di amministrazione”, secondo “i modelli migliori della moderna cultura organizzativa”;
2. che “all’interno della carriera unitaria, uno status economico e giuridico particolare dovrebbe essere riservato a quei professori (gli ‘ordinari’) che avranno raggiunto risultati di importanza e notorietà internazionale”;
3. “una differenziazione (parallela alla carriera e non seriale) di merito e di responsabilità per i professori ordinari, anche allo scopo di rispettare il dettato costituzionale”;
4. la reintroduzione degli organici per fasce della docenza con “promozioni (.) entro i limiti del ‘profilo dell’organico docente’ che l’ateneo si è dato”.

Si scardina il Sistema nazionale delle Università, frantumandolo in Atenei diversi l’uno dall’altro e resi del tutto (quasi) indipendenti dalla legge, e ‘naturalmente’, per non “indebolire il ruolo del Ministero”, non si prevede la costituzione di un Organo di autogoverno nazionale, non frammentato e non corporativo, eletto direttamente da tutte le componenti dell’Università; un Organo indispensabile per difendere l’autonomia dell’Università dai poteri forti accademico-politici. A proposito della governance, il documento ripropone sostanzialmente quanto elaborato dalla Fondazione TreeLLLe (nota 2), della quale fanno parte esponenti del Centro-destra e del Centro-sinistra. Scopo della Fondazione è anche quello di svolgere “attività di lobby trasparente al fine di diffondere dati e informazioni, promuovere le tesi dell’Associazione presso i decisori pubblici a livello nazionale e regionale, i parlamentari, le forze politiche e sociali, le istituzioni educative.” A proposito dell’organizzazione della docenza il documento in sostanza prevede la figura del ‘professore eccellente’, la distinzione degli ordinari dagli altri professori, il passaggio da una fascia all’altra legata ad organici per fascia. Queste posizioni sono nettamente diverse da quelle emerse dal movimento di protesta universitario e da quelle elaborate da anni dalle Organizzazioni unitarie della docenza e, in particolare, dalle proposte dell’ANDU (nota 3). Se il progetto in discussione nei DS dovesse diventare programma del nuovo Governo e se l’Università e il Paese non dovessero riuscire ad impedirne la traduzione in leggi, si completerebbe l’opera di demolizione dell’Università nazionale e statale, di qualità e di massa, già iniziata
nelle precedenti legislature e proseguita dall’attuale Governo.
E’ bene ricordare, ancora una volta, che la lobby accademica trasversale, in poco più di un decennio, ha già imposto:
– l’ingestibile riforma della didattica (il 3 + 2) che sta portando alla dequalificazione della formazione universitaria. Una riforma ora finalmente contestata anche dagli studenti, ma ancora difesa contro ogni evidenza da chi l’ha voluta;
– la costituzione di un precariato senza precedenti per quantità (oltre 50.000 precari) e per durata media (10-15 anni);
– l’introduzione dei finti concorsi locali, alimentando oltre ogni limite il mercato dei concorsi e il controllo accademico e umano della carriera dei docenti fin da dopo la laurea;
– la finta autonomia finanziaria per fare gestire agli Atenei la progressiva riduzione dei fondi;
– la finta autonomia statutaria per mantenere immutato l’assetto degli Atenei, lasciando che i TAR ripristinassero l”ordine costituito’ quando richiesto dall’accademia che conta;
– la controriforma del CUN per negare al mondo universitario un Organo nazionale di rappresentanza democratica e di autogoverno.

Consegnare completamente le risorse pubbliche ai poteri forti accademici, di Ateneo e nazionali, è l’obiettivo finale di un gruppo ristretto, ma potente e trasversale, che controlla da sempre i Partiti, condiziona pesantemente il Parlamento e ha esclusivo accesso ai ‘grandi’ organi di informazione. Un progetto ‘a prescindere’ da ogni protesta, anche da quella espressa dal grandissimo movimento che nell’Università si è ribellato all’imposizione della controriforma sullo stato giuridico. Un movimento che vede ora anche la straordinaria partecipazione degli studenti, che finalmente tornano ad essere protagonisti e non più vittime passive di controriforme-pasticcio imposte da chi, impregnato di ‘cultura aziendalistica’, scimmiotta sistemi di altri Paesi. Un movimento che per la prima volta nella storia vede l’unità di tutte le componenti (professori, ricercatori, precari e studenti),degli Organi locali (SA, CdA, CdF, ecc.) e nazionali (CRUI, Conferenze dei Presidi) e delle Organizzazioni della docenza. Questo movimento non si farà strumentalizzare da parte di quell’accademia che vuole imporre lo smantellamento definitivo dell’Università statale.Lo ripetiamo ancora:è indispensabile, nell’interesse dell’Università e del Paese, sconfiggere subito, prima delle prossime elezioni, la lobby accademica trasversale che ha sempre dominato sull’Università.

2 novembre 2005

NOTA 1. Per scaricare il documento “alla base della discussione” del “Forum dei DS”, elaborato dal sen. Luciano Modica (ex presidente della CRUI), con il contributo dell’on. Walter Tocci (responsabile del settore universitario), prima cliccare qui.

NOTA 2.La proposta della Fondazione TreeLLLe prevede che il Rettore sia eletto da “tutti i professori e ricercatori dell’ateneo” e da una rappresentanza degli studenti e del personale tecnico-amministrativo pari rispettivamente al 15% e al 10% “del corpo elettorale totale”. Il Rettore nomina un Consiglio di Ateneo che “avrebbe inoltre la responsabilità diretta della selezione del personale docente, ricercatore e tecnico-ricercatore.” Il Consiglio di Ateneo sarebbe composto di 11-15 persone con “metà dei componenti, escluso il Rettore, scelti all’interno del personale dell’ateneo e metà all’esterno come rappresentanza dei portatori di
interesse esterni”: “Governo nazionale e regionale, comunità territoriali,
forze imprenditoriali e sociali.” Il Consiglio di Ateneo sarebbe sottoposto “ad una delibera di approvazione (fiducia) da parte del Senato Accademico, a maggioranza assoluta dei componenti. Con adeguata maggioranza qualificata, ad esempio tre quarti dei componenti, e non prima di metà mandato, il Senato Accademico potrebbe anche votare la sfiducia al Consiglio di Ateneo.” Tratto dal Quaderno n. 3 delle TreeLLLe, “Università italiana, università europea?” – settembre 2003, pp. 110-112. Per conoscere le posizioni e la composizione della Fondazione TreeLLLe:
NOTA 3. Posizione dell’ANDU su docenza e governance.
DOCENZA.Stato giuridico nazionale dei docenti collocati in un ruolo unico, articolato in tre fasce con uguali mansioni. Ingresso nel ruolo docente per concorso nazionale (prevalentemente nella terza fascia) e passaggio di fascia per idoneità nazionale individuale (a numero aperto), con immediato e pieno riconoscimento della nuova qualifica, senza l’ulteriore chiamata della Facoltà dove il docente già lavora e continuerà a lavorare. Per il passaggio di fascia è indispensabile prevedere uno specifico budget nazionale per i connessi incrementi stipendiali. Le commissioni, per i concorsi e per i passaggi, devono essere interamente sorteggiate e composte di soli ordinari. Periodo pre-ruolo massimo di 3 anni e bando nei prossimi anni, su nuovi specifici e aggiuntivi fondi statali, di almeno 20000 posti di terza fascia, con cancellazione dell’attuale giungla di figure precarie. Trasformazione del ruolo dei ricercatori in terza fascia di professore,
prevedendo la partecipazione di tutti ai Consigli di Facoltà e l’accesso ai
fondi anche per i professori di terza fascia non confermati. Distinzione tra tempo pieno e tempo definito con esclusione per i docenti a tempo definito dalle cariche accademiche e dalle commissioni concorsuali. GOVERNANCE. Gli Atenei devono essere governati da strutture elettive interne agli Atenei stessi e, in particolare, i Senati accademici devono essere composti esclusivamente da rappresentanze paritetiche di ordinari, associati, ricercatori, tecnico-amministrativi e studenti. I rappresentanti dei docenti devono essere espressi da poche aree (5-6) equivalenti, con elettorato attivo e passivo comune alle tre fasce. La composizione e i compiti delle strutture degli Atenei devono essere normati dalla legge. Il Sistema nazionale delle Università deve essere rappresentato da un unico
Organo di autogoverno composto da rappresentanti dei docenti espressi da poche aree (5-6) equivalenti, con elettorato attivo e passivo comune alle tre fasce. Di questo organismo devono fare anche parte consistenti rappresentanze dei tecnico-amministrativi e degli studenti, elette direttamente dalle rispettive categorie.

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