BLOCCARE LE LEGGI MORATTI SI DEVE

Il Ministro per mesi non ha voluto prendere in nessuna considerazione la grandiosa protesta contro il suo DDL, che è andata crescendo in tutti gli Atenei. Collegi dei Presidi, Senati Accademici, Consigli di Facoltà e di Dipartimento, Assemblee di Docenti e di Studenti, Organizzazioni della docenza hanno chiesto il RITIRO del DDL, ritenuto mortale per l’Università statale e dannoso per il Paese. La mobilitazione, che ha raggiunto il suo culmine con la partecipazione senza precedenti allo sciopero e alle manifestazioni del 2 marzo, ha, tra l’altro, fortemente contribuito a convincere la CRUI a fare “sistema con tutte le comunità accademiche”, a denunciare “la scorrettezza di un atteggiamento politico confuso e contraddittorio che non tiene conto delle esigenze unanimemente espresse dal mondo universitario” e a interrompere le trattative con il Ministro nel “tavolo tecnico” (v. comunicato della CRUI del 2.3.05, nota 1). Nello stesso documento la CRUI fa propria, per la prima volta, la richiesta principale del mondo universitario: una terza fascia non ad esaurimento, nella quale continuare a effettuare il reclutamento della docenza, e con la quale riconoscere agli attuali ricercatori la piena docenza, che di fatto stanno svolgendo. Il Ministro, che continua a rifiutarsi di prendere in considerazione i motivi della protesta, continua invece a riferirsi ai contenuti del Documento della CRUI del 20 febbraio (nota 2); un documento ‘superato’ dalle nuove posizioni e dai nuovi comportamenti della CRUI stessa. Lo
stesso Ministro solo oggi prende atto della necessità “di un maggiore approfondimento” del DDL, ma pretende “al tempo stesso una rapida
approvazione del disegno di legge” (nota 3). È sempre stato chiaro che il Ministro è inaffidabile quanto incompetente e che il ‘suo’ DDL è il frutto dell’arroganza di un gruppo trasversale di potenti baroni, che in tutti questi anni hanno operato per smantellare l’Università statale, ‘forti’ anche del controllo della ‘grande’ stampa a
cui hanno esclusivo accesso sulle questioni universitarie e da cui pontificano al riparo da qualsiasi possibilità di replica. Oggi Aldo Schiavone sulla ‘sua’ Repubblica detta ai Deputati sei ‘comandamenti’, aggiungendo che ogni Università “dovrebbe darsi un particolare statuto per la propria docenza”. In altri termini Schiavone, già noto per la sua proposta di istituire la figura dei “professori
eccellenti”, vorrebbe di fatto abolire lo stato giuridico nazionale dei docenti universitari, con l’automatica conseguenza, a questo punto ‘logica’, dell’abolizione del valore legale del titolo di studio e quindi, di fatto, del Sistema nazionale delle Università statali. Troppo spesso i proclami lanciati dai professori-opinionisti hanno avuto ascolto in un Parlamento in cui buona parte della sua componente
accademica, di maggioranza e di opposizione, li ha ‘amplificati’. E troppo spesso pochi, ma ‘autorevoli’ professori, in nome di ‘superiori’ interessi, hanno manifestato, dentro e fuori il Parlamento, tutto il proprio ‘astio’ corporativo contro il riconoscimento della piena docenza ai ricercatori, salvo poi comprenderli tra le “figure dei docenti universitari a pieno titolo” quando si tenta di dimostrare che in Italia ci sono tanti docenti in ruolo rispetto agli altri Paesi europei (nota 4).

La pressione accademica da qualche tempo non è più subita dai Parlamentari
dell’Opposizione e da alcuni Parlamentari della Maggioranza, che sempre più
riconoscono la forza e le richieste di un movimento di protesta espressione
di tutte le componenti universitarie. Tra gli irriducibili portavoce in Parlamento dell’accademia che conta vi è il sen. Valditara (AN), che spesso ha mostrato di non conoscere il complesso della realtà universitaria, ma che difende gli interessi ‘forti’, soprattutto quelli presenti nelle Facoltà giuridiche alle quali appartiene.
Valditara, come il Ministro, non capisce perché “la Crui abbia deciso unilateralmente di interrompere le trattative” e sospetta “che su questo inaspettato irrigidimento” “abbiano influito pressioni politiche”. Lo stesso Valditara, che supporta un DDL respinto dalle Università e che è diventato un ‘mostro’ giuridico, ricorda, in una sorta di chiamata alle armi, che “alcuni esponenti della Crui” in passato “si erano detti personalmente favorevoli ad alcune soluzioni recentemente proposte dal relatore”.
Ad affiancare il Ministro c’è un Relatore, l’on. Mario Pepe (FI), incompetente e pasticcione, che già in passato si era detto sicuro dell’approvazione del DDL entro novembre (scorso) e che ora si è avventurato a dirsi certo che “entro mercoledì (9 marzo, ndr) la legge sarà approvata”, smentito l’indomani dal suo Ministro che ha di fatto preannunciato il ritorno del provvedimento in Commissione. Le capacità
inventive del Relatore hanno superato ogni limite nella seduta della Commissione Cultura della Camera del 3.3.05 dove ha proposto l’ennesimo estemporaneo emendamento: “i ricercatori” “che abbiano conseguito l’idoneità” “e siano stati inquadrati nei ruoli delle università come professori associati, conservano (sic!) il trattamento economico del posto di provenienza, che viene soppresso”. Dal canto suo, il Ministro, allo sbando, continua ad aggrapparsi alla CRUI (nota 5), nonostante la stessa CRUI si sia nel frattempo schierata con il movimento universitario, esprimendo “una posizione nettamente contraria” al DDL e dichiarando “necessario coinvolgere in un confronto aperto le diverse
componenti delle comunità accademiche”. Un Ministro che produce uno dietro l’altro provvedimenti scoordinati, ma sempre contro l’Università statale: la controriforma dello stato giuridico, la controriforma del CUN, il rinvio dell’elezione delle commissioni concorsuali, il blocco incostituzionale dei concorsi già banditi,
l’intervento per decreto-legge su elementi di stato giuridico, l’incostituzionale finanziamento delle Università private peraltro a discapito di quelle statali. Un Ministro micidiale, espressione di quei poteri forti dell’accademia che vogliono impossessarsi completamente delle risorse pubbliche per l’Università e la ricerca per dirottarli verso gli auto-proclamati centri di eccellenza.

La posta in gioco è enorme: la sopravvivenza stessa dell’Università statale e con essa uno dei pilastri fondamentali della democrazia nel nostro Paese. Occorre fare il massimo per impedire tutto ciò ed è diventato ormai improcrastinabile ricorrere anche a una forma di lotta analoga a quella che in Francia ha contribuito notevolmente a battere una legge di gran lunga meno grave per l’alta formazione e per la ricerca di quel Paese: le DIMISSIONI dei Rettori, dei Presidi, dei Presidenti dei Corsi di laurea e dei Direttori di Dipartimento per ottenere, come in Francia, il RITIRO dei provvedimenti governativi.

7 marzo 2005

NOTA 1.
– “La CRUI: in sintonia con la protesta dell’Università” del 2.3.05, in:
http://www.crui.it/link/?ID=2010
– “Promemoria per il signor Ministro”
http://www.crui.it//data/allegati/links/1939/ promemoria_crui_moratti_3marzo2
005.pdf

NOTA 2. “Mozione CRUI. Stato giuridico dei docenti universitari” del 24.2.05, in:
http://www.crui.it//link/?ID=1997

NOTA 3. “Il Ministro Moratti ai Rettori” del 3.3.05, in:
http://www.istruzione.it/prehome/comunicati/2005/0403.shtml

NOTA 4. “Tabella di raffronto quantitativo dei docenti universitari tra i principali paesi europei”, in:
http://www.istruzione.it/prehome/comunicati/2005/mso1F4.pdf

NOTA 5. “Il Ministro Moratti ai Rettori: ‘Troviamo insieme le soluzioni'”, in
http://www.istruzione.it/prehome/comunicati/2005/0603.shtml

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